Accesso all’ insegnamento: la riforma. Cosa cambia ?

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Di questi tempi in Italia si fa un gran parlare di Scuola Pubblica, viste le novità introdotte dagli ultimi governi. L’argomento più scottante, riguarda senza dubbio la questione dell’ accesso all’insegnamento . La riforma della Buona Scuola voluta dal Governo Renzi ne ha cambiato come è ben noto le modalità, per rendere più semplice l’immissione in ruolo dei neolaureati e dei precari storici inseriti nelle GAE ( Graduatorie ad esaurimento ) .

 

Addio quindi al ‘caro’ TFA! Il Tirocinio Formativo Attivo, vecchio e discusso percorso di abilitazione a pagamento, lascerà il posto al nuovo FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio).

La legge 107/13 Luglio 2015 e il decreto legislativo n.59/13 Aprile 2017 dispongono infatti che il TFA venga abolito e ad esso sostituito un nuovo percorso “ FIT “  ( Formazione Iniziale e Tirocinio ). Un concorso pubblico a cadenza biennale regolare ( il primo previsto entro il 2018/19 )  e a base regionale ( per evitare casi simili al cosidetto “Concorsone” nazionale del 2016 e il conseguente “esodo” di insegnanti meridionali al Nord), superato il quale si accederà ai tre anni di tirocinio, e quindi al tanto auspicato ‘ruolo’ .

Ma quali sono i requisiti d’accesso per accedere al concorso a base regionale ?

Innanzitutto il diploma di Laurea Magistrale, o titolo equipollente (come il diploma AFAM, Alta Formazione Artistica e Musicale); il conseguimento dei crediti formativi universitari ( di seguito cfu ) richiesti dalle rispettive classi di concorso.

Ed eccoci alla vera novità: il conseguimento di ulteriori 24 cfu nelle discipline antropologiche, psicologiche, pedagogiche e delle tecniche didattiche. Una questione che ha destato preoccupazioni proprio tra studenti e neolaureati, aspiranti insegnanti, visto che in molti atenei italiani non è previsto inserire un numero così abbondante di crediti nel proprio piano di studi in maniera gratuita . Al momento dipende tutto dalle regole dei singoli atenei, in molti casi infatti tali crediti, non coperti tra le materie a scelta, andrebbero acquisiti attraverso l’iscrizione a corsi singoli a pagamento . Il MIUR ( Ministero della Pubblica Istruzione ) non ha ancora chiarito pienamente la situazione, ma si è impegnato da tempo ad emanare un futuro decreto attuativo che chiarisca anche sulla eventuale gratuità dei crediti. Dal comunicato stampa emanato dallo stesso Ministero lo scorso 23 giugno, arriva l’annuncio della pubblicazione di un decreto attuativo entro fine luglio  .

Il MIUR chiarisce anche che “ nel frattempo, nell’esclusivo interesse delle potenziali candidate e dei potenziali candidati, e per evitare affidamenti mal riposti o ingiustificati, si ritiene indispensabile sottolineare che i corsi attualmente pubblicizzati da diverse istituzioni, formative e non, sono promossi in totale mancanza dell’atto ministeriale che determinerà le inderogabili condizioni per il conseguimento e il riconoscimento dei crediti necessari quale requisito di accesso alle prossime procedure concorsuali. ” Questo significa che nessun ente può erogare alcuno dei 24 cfu . Infatti non si conoscono i ssd ( settori scientifico-disciplinari ) delle singole materie. In sintesi, non ne conosciamo titoli e codici … qualunque studente voglia acquisirli adesso, brancola nel buio e rischia di rimanere con le pive nel sacco .

Ma come si svolge il concorso e come è strutturato il tirocinio ?

Il concorso prevede tre prove, più una specifica prova scritta per i posti di sostegno: due prove scritte, la prima su una delle materie pertinenti alla classe di concorso cui si vuole accedere (ad es., Storia per la classe Storia e Filosofia); la seconda sulle discipline Antropologia, Psicologia, Pedagogia e Tecniche didattiche ( insomma le stesse dei 24 cfu ) ; la terza orale, su tutte le discipline appartenenti alla propria classe di concorso .

I tre anni di tirocinio e formazione sono invece così organizzati : il primo anno verrà trascorso all’interno di una scuola di specializzazione, dove si conseguiranno ulteriori 60 cfu in lezioni, seminari e tirocinio ‘diretto’ all’interno della scuola, e ‘indiretto’ in Università. Al termine di ogni anno una commissione giudicherà il tirocinante, ammettendolo in caso positivo all’anno successivo, ed al superamento del primo anno, si otterrà un diploma di specializzazione . Il secondo e terzo anno  consisteranno interamente in tirocini, il secondo però sarà di ulteriore aggiornamento con lezioni e seminari di formazione. Al termine del terzo anno si sarà immessi definitivamente in ruolo.

Ma la domanda che sorge spontanea è : QUALE SARA’ LA RETRIBUZIONE ?

Le commissioni bilancio di Camera e Senato hanno stimato in circa 400 Euro la retribuzione per i primi due anni . Troppo poco per un tirocinante fuori sede e teoricamente indipendente dalla famiglia .Il terzo anno verrà valutato quanto una supplenza annua (circa 34000 Euro lordi annui ) .

Il Governo ha in più stabilito le tre fasce delle nuove Graduatorie d’Istituto e si è impegnato a provvedere ad aprire al più presto ai neolaureati quelle di terza fascia, appunto aperte a chi ha il titolo universitario ed i requisiti d’accesso alle classi, ma non è abilitato. Le graduatorie d’Istituto consentono ai dirigenti scolastici di attingere ad esse per le lacune nel personale, quindi permettono a molte persone di accedere alle supplenze, temporanee o annuali . Le graduatorie sono state aperte con decreto D.M. n. 377 del 1° Giugno, con un bando, e sono state chiuse il 24 Giugno, nemmeno un mese per le speranze di qualche fortunato laureato .

Insomma, c’è molta carne al fuoco, tanti cambiamenti, forse qualche certezza in più per i futuri insegnanti, con un po’ di confusione che non guasta mai . Insomma, come si suol dire, “tutto a posto e niente in ordine”. 

Michele Bruno

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