4600 partecipanti provenienti da 90 Paesi tra cui moltissimi e noti astrofotografi, questi i numeri con cui lo scatto “Eclissi di luna che si specchia sull’Etna” ha dovuto confrontarsi prima di ottenere il suo posto tra i candidati all”Astronomy Photographer of the Year“, il più importante concorso di fotografia astronomica.
Ad immortalare l’immensità di quel preciso momento del 15 gennaio scorso la modicana Alessia Scarso, già soprannominata “astroregista” e nota al grande pubblico per aver diretto il lungometraggio «Italo», storia vera di un Golden Retriever che conquista l’affetto di un paese della Sicilia da cui i randagi sono stati banditi a seguito di un terribile fatto di cronaca.
Alessia è l’unica siciliana e unica donna in Italia a essere stata selezionata per il prestigioso concorso fotografico. Con lei abbiamo parlato di cinema, fotografia, emozioni, legami e bellezza.
Dalla regia cinematografica alla fotografia, come cambia la comunicazione e come si gestisce?
Se non riuscissi a gestire un fotogramma non riuscirei a gestirne 24 al secondo no? Il gusto dell’inquadratura e dell’esposizione c’è anche nell’attività fotografica dove però hai la sintesi in un unico fotogramma e in questo aiuta tantissimo il ruolo di regista-montatore. Il montatore cosa fa? Ha tantissimo materiale e lo sintetizza nel minino comune multiplo. In pochissime inquadrature dico quello che devo dire. E’ l’estremizzazione del regista – montatore.
In questo momento storico quanto aiuta essere una donna?
In questo momento storico desta molta curiosità. Non ci si aspetta che venga da una donna questo genere di risultati. Questo stupisce e lo stupore diventa notizia. Paradossalmente in questo momento fa notizia e quindi aiuta. Chiaramente essere donna mi ha sempre un po’ penalizzata, non mi si è mai data l’attenzione che invece era riservata al collega di genere maschile, ma ultimamente stanno cambiando un po’ di cose. Molte donne stanno facendo grandi cose e l’attenzione mediatica nasce da questo improvviso stupore sul fatto che” le donne sono capaci”.
Lo avevi già dimostrato ampiamente con Italo.
Italo era tutto al femminile: produttrice donna, sceneggiatrice donna, costumista donna, direttore della fotografia donna. Era un set al femminile.
Quanto è stato difficile parlare il linguaggio dei cani?
E’ stato difficile perché il cane non fa quello che vuoi tu, il cane fa quello che vuole lui e quindi il trucco sta nel cercare di intuire cosa ti regalerà, nel cercare in lui le azioni che diventeranno quelle del film.
Hai dimostrato di esser capace di comunicare emozioni, sia in fotografia sia in cinematografia. Quale emozione non sei ancora riuscita a comunicare.
Ultimamente sto studiando tantissimo perché non credo di essere riuscita ancora ad approfondire il concetto di bellezza, quello con la B maiuscola, quello che rimane uguale dall’antichità fino ad ora. In questo momento, ad esempio, sto studiando teologia perché secondo me l’uomo nella ricerca di Dio ha cercato il concetto di bellezza, l’uomo sente qualcosa che è bellezza ma è anche Dio. Teologia non solo a livello cristiano-cattolico, c’è tutta la civiltà orientale che non è stata sufficientemente approfondita e secondo me, l’uomo cercando Dio ha cercato la bellezza e cercando la bellezza ha cercato anche Dio. E’ un concetto unico.
Quanto è importante un messaggio di bellezza in un momento in cui sembrano prevalere odio e repressione?
C’è un incattivimento generale e proprio per questo sto studiando e cercando di approfondire questo concetto, perché rispetto a ciò che vedo, penso che solamente la comunicazione della bellezza ci può salvare come umanità.
Una regista come te che ha mostrato un alto rispetto per ogni forma di vita riesce a trovare uno staff che la supporti nell’esprimere i suoi pensieri?
E’ una domanda realmente difficile perché devo rispondere “no”. Questi sentimenti sono miei, poi sta a me riuscire a tradurli a persone che mi diano una mano per esprimerli ed è difficile trovare persone con un certo tipo di sensibilità. Io vengo dalla post produzione e li ho uno staff molto energico e aperto alle proposte ma riuscire a trovare qualcuno che sia il tuo braccio destro, ad esempio nella produzione… lì non trovo appoggi.
Tornando al concetto di bellezza sei privilegiata perché vivi nel ragusano. Quanto c’è di te nella tua terra e quanto la tua terra ti aiuta ad esprimerti?
Stiamo parlando di un concetto dove io sono la mia terra e la mia terra è me. Italo mi ha dato la possibilità di girare il mondo, di confrontarmi e di aprire tantissimo i miei orizzonti e mi sono resa conto che ci sono tantissime cose belle in giro per il mondo. Australia, Indonesia, Russia … ognuna di queste terre esprime la propria civiltà, umanità, cultura ma questo mi ha fatto da specchio e mi sono resa conto di aver vissuto metà della mia vita nel ragusano circondata dalla bellezza della Val di Noto, del barocco maestoso, della bellezza che non si nasconde ma che si mostra in maniera anche eccessiva.

L’altra metà della vita l’ho vissuta a Roma dove ovunque ti giri c’è cultura, civiltà, bellezza, la Roma turistica antica intendo. Sono diretta emanazione di quello che ho visto. In Australia ad esempio c’è il salto dalla civiltà aborigena a quella moderna. Nel mezzo nulla. Ti viene a mancare qualcosa passeggiando per strada, quindi io sono diretta emanazione di ogni civiltà che è passata in Sicilia e non arrivo ai pensieri politici diffusi in Italia in questo momento, non arrivo proprio a pensare all’estraneo come diverso. Io sono siciliana, una terra dove lo straniero porta ricchezza.
Continui a lavorare nella tua terra ma il sogno più grande qual è? Restare o lasciarla?
Sto sviluppando una sorta di ” il mio corpo è casa mia”, dov’è il mio corpo ho tutto quello che mi serve. Ovviamente in Sicilia mi sento confortata, però la casa te la porti con te. A un certo punto il concetto di casa svanisce. Casa sei tu.
Sempre più persone si approcciano alla cinematografia. Qual è il tuo consiglio per chi vuole realmente esprimersi attraverso il cinema?
Posso dirti cosa ha premiato me, la tenacia! Una grandissima tenacia. Non ho mai smesso di ricercare la mia forma di espressione con tutte le difficoltà del caso, essere donna, decentrata, il non avere “padrini”. E’ fondamentale avere un punto di vista tuo, ricercare il tuo segno originale. Se riesci ad averlo poi il segno viene ricercato.