ALFIA MILAZZO: CONTRO LA MAFIA, CON L’ARMA DELLA MUSICA

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Regalare ai bambini e ai giovani un futuro migliore, una coscienza civile e un forte senso di legalità. Il tutto con il teatro, la poesia e la musica. Questo è l’obiettivo perseguito da Alfia Milazzo, docente catanese da 6 anni alla guida della fondazione ‘La città invisibile’ di Catania. Una fondazione nata con lo scopo di recuperare i bambini dei quartieri ad alto tasso malavitoso del catanese, coinvolgerli con la musica e dar loro un futuro in cui scoprirsi cittadini fieri e consapevoli. Una lotta alla mafia che punta al futuro. Una battaglia che guarda al domani, per creare una cittadinanza sotto il segno della legalità e del rispetto.

A un anno dalla nascita della fondazione, viene formata a Biancavilla (Catania) la prima orchestra, composta interamente da bambini. Il forte coinvolgimento e i risultati raggiunti hanno portato, in un solo anno e mezzo, all’apertura di altri due centri di formazione, ad Adrano e San Cristoforo, ognuno con la sua orchestra. Tre formazioni in tutto, che si uniscono in un’unica grande orchestra  in occasione di manifestazioni antimafia, durante le quali la partecipazione di magistrati e forze dell’ordine è testimone di un grande e sincero sostegno. Conferma Alfia Milazzo: “Da parte dei magistrati, degli organi di giustizia e degli uomini di legge abbiamo avuto sempre un grande appoggio e una grande partecipazione. Non sono mai mancati alle manifestazioni e ai concerti. Hanno sempre dimostrato grande coinvolgimento”.

Per questi bambini, la musica non è solo una passione, ma un mezzo importante per crescere e formarsi con una sensibilità che rimarrebbe sopita, se lasciati abbandonati a loro stessi. Un modo per uscire dal proprio contesto e dalle proprie realtà locali, favorendo il confronto e diffondendo un messaggio importante. Continua la Milazzo parlando dei piccoli musicisti:  “loro si sentono testimoni dei valori che abbracciamo. Non è una testimonianza fine a se stessa, ma è utile per dare un messaggio agli altri”.

Al momento hanno formato 732 giovani, ma l’operato de ‘La città invisibile’ non si ferma ai diretti interessati al progetto. Il coinvolgimento dei giovani, al di là della musica, ma in riferimento alle iniziative legate alla legalità, si può tradurre in circa 5 mila presenze. Ma il calcolo preciso è, nei fatti, impossibile. Una tale partecipazione fa ben sperare nella formazione sociale di bambini che costituiranno la società del futuro. Come conferma la Milazzo: “lo scopo e la speranza sono quelli di formare i cittadini del futuro che abbiano il ruolo di protagonisti nella società. La mafia si può combattere abbattendo il muro della lamentela e della rassegnazione, terribili tratti tipicamente siciliani”. E a questo si unisce il valore della solidarietà che si sviluppa nelle coscienze dei bambini che vivono insieme. Il tutto si traduce in una lotta alla mafia che agisce su più fronti, colpendo il nemico nei suoi punti di forza. “La mafia agisce proprio su questo, – continua Alfia Milazzo –  sulla violenza e la mancanza di rispetto reciproco, puntando a dividere le persone”. E ‘La città invisibile’ opera su questi fronti: diffondendo ideali di legalità, rispetto e solidarietà, per creare una società del domani ‘vaccinata’ con valori sui quali è difficile agire.

Ma se per i bambini l’ingenuità e la purezza costituiscono punti di forza su cui poter far bene attecchire il seme della legalità, non altrettanto può dirsi dei genitori. Se da una parte si assiste a un coinvolgimento tale da spingere molti adulti a partecipare attivamente in qualità di volontari, dall’altra il cambiamento viene visto come una minaccia che porta molti genitori a ritirare i propri figli dall’orchestra. Ci racconta Alfia Milazzo con non poca amarezza: “I genitori reagiscono in due modi diversi. Chi in principio ha un approccio ‘tiepido’, per poi divenire entusiasta per i risultati raggiunti. Chi, invece, non accetta il cambiamento dei ragazzi che vengono di conseguenza ritirati dalle attività. Ma il risultato c’è comunque, perché una volta che si è inserito nella coscienza del bambino un germe positivo, il più è fatto.”

Ma ogni grande realtà, così come ogni valida iniziativa, gode di luci ed ombre. Continua la Milazzo: “noi siamo una realtà povera. Gli strumenti sono donazioni. Non abbiamo né un bene immobile, né un capitale e il nostro lavoro è supportato da donatori privati.  Ma per fare quello che facciamo è necessario del denaro: per la sede, per le diverse spese, soprattutto considerando che i ragazzi non devono affrontare alcuna spesa. Dalla corda che si rompe alla manutenzione dello strumento, è tutto a carico nostro. E’ per questo che abbiamo chiesto al comune di Catania, in possesso di molte strutture abbandonate site nei luoghi in cui operiamo, di concederci qualcosa anche per far rivivere un bene inutilizzato, per dare anche in questo modo un segnale importante sottraendo questi spazi al malaffare. Sono luoghi che con il nostro lavoro potrebbero essere strappati al degrado”. Ed è al sindaco Bianco che si rivolge l’appello della Milazzo, al quale si aggiunge il nostro: “Ci rivolgiamo al sindaco Bianco per l’ottenimento di una sede. La concessione ad utilizzare la sede attuale è stata ritirata perché i locali serviranno alla scuola comunale. Ciò significa che a settembre troveremo le stanze della sede attuale occupate. Chiediamo al sindaco di dar seguito alle promesse fatte ai ragazzi, non a noi. La cosa terribile è che un bambino di San Cristoforo possa pensare che quanto fatto finora sia stato inutile. Si stanno muovendo in tal senso, ma il problema è che agiscono più lentamente rispetto alla società e alla nostra realtà. Noi vorremmo solo poter svolgere il nostro lavoro. Vorremmo che a settembre la scuola riaprisse, altrimenti significherà, ancora una volta, che la criminalità è sempre la più forte”.

Gaia Stella Trischitta

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Nata nel 1987 a Messina, città verso la quale il senso di appartenenza e ammirazione è tale, da poter credere nel cambiamento. Laureata in Lettere moderne con una tesi in Letterature comparate su “Erzsébeth Bathory – La contessa sanguinaria come icona POP”.  Specializzata in metodi e linguaggi del giornalismo con una tesi in Etica dei media dal titolo “MADRE DEL DIVERSO – Pratica del materno e omosessualità”. Testarda come pochi, presuntuosa come troppi. Desiderosa di cambiare le cose, consapevole del fatto che, per farlo, il primo passo sia migliorare se stessi. Appassionata di De André, letteratura, arte, fotografia, vino rosso e tacchi alti … ma il momento in cui sento veramente i brividi sotto la pelle, è quando sono di fronte a un foglio bianco. 

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