All’asta i beni confiscati alla mafia

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Sono passati 13 anni dalla legge n 109 che ha permesso di utilizzare i beni confiscati alla mafia per uso sociale.

Una legge che è stata un importante passo avanti nella lotta alla mafia.

La nuova Finanziaria, ancora in fase di approvazione, porterà uno sconvolgimento nella questione dei beni confiscati, in quanto contiene un emendamento riguardo la vendita di questi beni.

Fino ad oggi si era capito che un buon mezzo per indebolire la mafia era sequestrare e confiscare i suoi immensi capitali,ma con il nuovo emendamento le cose saranno un po’ diverse probabilmente.

La norma prevede infatti che i beni confiscati alla mafia se non assegnati entro 90 giorni a fini sociali vengano messi all’asta,venduti. E molto spesso si supera questo termine visto che non sono procedure facilmente sbrigabili.

E qui si avanza una domanda importante: chi avrà abbastanza liquidità da poterseli comprare?

Non sarà certo difficile per i clan attraverso mezzucci e prestanome ritornare in possesso dei propri capitali, purtroppo.

Lotta contro la mafia?

Sì, sicuramente stiamo assistendo in questi mesi ad importanti arresti, ma anche ad uno scudo fiscale che porta dei dubbi; per non parlare del quadro delineatosi negli ultimi giorni che ci presenta un fitta rete di intrighi ancora poco chiari tra mafia e politica.

La legge Rognoni – La Torre, che prende il nome da Pio La Torre parlamentare della commissione antimafia ucciso nell’aprile del 1982 e l’allora ministro dell’interno Rognoni, ha portato tra le altre misure alla confisca dei capitali mafiosi.

Ed è stato il primo passo che ha permesso di mettere le mani sui patrimoni di Cosa Nostra. In seguito, la legge 109 del ’96, legge di iniziativa popolare,(i cittadini hanno aderito alla raccolta firme organizzata dall’associazione Libera)ha permesso di riutilizzare i beni confiscati alla mafia per finalità di carattere sociale (comunità di recupero, realizzazione di scuole, ecc…).In questo modo si è in pratica permesso di far ritornare nelle mani della popolazione, degli enti locali beni di cui la mafia si era impossessata illegalmente.

Il ministro dell’interno Maroni ha lanciato la proposta che vi sia un’agenzia ad occuparsi della vendita, e che possa valorizzare i beni sequestrati fino a quando non verranno confiscati e utilizzare al meglio quelli confiscati in attesa della vendita.

Afferma il Ministro che i beni confiscati sono 8.933 e di questi 5.407 hanno trovato impiego ma i restanti sono inutilizzati e questo è un deficit per l’impegno dello Stato.

C’è però anche da dire che il 36% dei beni confiscati non utilizzati è sotto ipoteche che le banche hanno posto a garanzia dei mutui serviti per gestire i beni confiscati.

Inoltre l’emendamento contiene anche delle precisazioni inserite in extremis: nelle aste la priorità dovrà andare agli enti locali della zona interessata e alle cooperative edilizie facenti capo alle forze di polizia.

Però, se gli enti locali stanno subendo una politica di tagli e di trasferimenti, come faranno ad acquistare praticamente questi beni?

Domande che sorgono e che portano ad ipotizzare un quadro che non incoraggia.

Il nuovo emendamento ha l’aria di un regalo di natale ai mafiosi che potranno così ritornare in possesso dei capitali conquistati con traffici illegali e per cui si sono battute e sono morte delle persone.

Si oppongono all’emendamento associazioni come Libera, ma anche gli esponenti del PD.

Secondo Walter Veltroni ad esempio questo è proprio un regalo del governo alle cosche oltre che grave violazione della legge 109.

Insomma,i dubbi riguardo l’emendamento ci sono e le ipotesi di chi avrà in mano questi beni non sono certo positive.

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