Arcigli confermato alla guida della nazionale disabili‏

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Il messinese Alessandro Arcigli ha 42 anni e già nel 1988, a soli 20 anni, era stato nominato allenatore della squadra nazionale under 15 di Tennistavolo con la quale ha partecipato a 6 edizioni dei Campionati Europei Giovanili, a 21 Open Internazionali ed a numerosissimi Stages  di preparazione tecnica all’estero. Nel 1995 e 1996 è stato Capo Allenatore della Nazionale Assoluta Femminile ed in questa veste ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 con ben tre atlete che conseguirono un più che dignitoso nono posto. Dal marzo del 2005, ha sposato  la causa della disabilità e gli è stata affidata (prima dal CIP ed ora dalla Fitet) la direzione tecnica delle squadre nazionali di tennistavolo per disabili. Con questo ruolo ha diretto la  nazionale azzurra alle Paralimpiadi di Pechino 2008 conseguendo ben 2 Argenti e 1 Bronzo.

Il suo palmares da allenatore dei disabili inizia già  dai  Campionati Europei  Assoluti 2005 (2 Ori; 2 Argenti e 2 Bronzi); per poi passare ai Campionati Mondiali CP-ISRA 2005 (Bronzo a Squadre);ai Campionati Mondiali Assoluti 2006 (2 Bronzi);al Campionato Mondiale IWAS 2007 (1 Oro; 3 Argenti; 2 Bronzi); ai Campionati Europei  Assoluti 2007 (1 Oro; 3 Argenti e 3 Bronzi); ai Campionati Europei  Assoluti 2009 (2 Oro; 3 Argenti e 2 Bronzi).Numerosissime sono le vittorie ottenute dai suoi atleti agli Open di Italia, Svezia, Norvegia, Slovenia nel 2005; Slovacchia, Serbia, Slovenia, Polonia e Italia nel 2006; Giordania, Irlanda, Slovenia, Romania, Italia, Serbia, Argentina e Croazia nel 2007; Inghilterra, Germania e Venezuela nel 2008; Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Romania e Brasile nel 2009.

Nel 2010 il massimo impegno saranno i Campionati Mondiali a Guenzau in Corea che si svolgeranno il prossimo ottobre, ma altre gare importanti saranno in Slovenia, Slovacchia, Romania, Spagna, Costarica, Brasile e Turchia.

INTERVISTA AD ALESSANDRO ARCIGLI

CHI SONO GLI ATLETI DELLA TUA NAZIONALE?

Ci sono ragazzi che, nonostante i più svariati limiti fisici, non rinunciano a inseguire i loro sogni partecipando alle gare per sportivi con disabilità.
Queste manifestazioni negli ultimi anni hanno fatto grandissimi passi avanti, il clima di “solidarietà” , che poco ha a che vedere con il vero senso dello sport, ha lasciato spazio ad un sempre più elevato livello tecnico delle competizioni.

COME E’ CONSIDERATO LO SPORT PER DISABILI IN ITALIA E NEL RESTO D’EUROPA?

Per i rappresentanti di nazioni dove molto si è investito nello sport per disabili la popolarità e il supporto di carattere economico e tecnologico riservato a un campione disabile sono gli stessi di cui può usufruire un olimpionico “normodotato”, anche in Italia le cose stanno migliorando. La copertura televisiva senza precedenti riservata nel nostro Paese alle Paralimpiadi ha permesso infatti una significativa crescita “culturale”, consentendo a chi ha seguito le gare di apprendere qualcosa in più del gesto tecnico di questi atleti.

COSA RAPPRESENTA LO SPORT PER I TUOI ATLETI DISABILI?

Avvicinandosi e conoscendo meglio le varie disabilità e le diverse difficoltà che incontrano questi ragazzi, si riesce poi ad andare al di là del pur comprensibile stupore iniziale derivato dal fatto di vedere gareggiare un atleta  senza una gamba o senza le braccia, para o tetraplegico, e alla fine ci si lascia pienamente coinvolgere dal clima della competizione.
Certo, le Paralimpiadi sono una vetrina privilegiata per scoprire le vicende umane particolarmente toccanti di chi ha saputo, anche attraverso lo sport, superare i propri limiti fisici, ma sono pure altro. Perché, anche per loro, lo sport è essenzialmente una sfida agonistica.
Come per i nostri atleti (disabili per le conseguenze di un incidente stradale e per altri motivi) che hanno  una lesione spinale ed hanno trovato inizialmente nello sport un’opportunità, un veicolo straordinario per l’integrazione con gli altri, accorgendosi così di poter ottenere delle soddisfazioni che aiutano a riprendere fiducia in sé stessi.Il messaggio che ci arriva da loro è che in fondo nello sport vi sono solo abilità diverse e non minori abilità.

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