Buona giornata contro la violenza sulle donne anche a te

Riuscivo a sentire solo il rumore dell’acqua in quell’immensa oscurità. Era inutile, vano, aprire agli occhi, tutto sarebbe rimasto oscuro. E quell’immagine riflessa nello specchio, in quello specchio appannato di un bagno che era diventato l’unico rifugio, non era più la mia.
Adoravo quel letto perché nessuno lì sotto mi vedeva quasi mai, era tanto appartato che quasi mi rendeva invisibile, ed era proprio così che volevo essere: invisibile.

La mia immagine non era più quella di sempre, un po’ più grande, un po’ più sporca. Non serviva a niente continuare a lavarsi, non serviva a niente sentire sulla pelle l’acqua che scorreva. Quello sporco restava, perché quello sporco, io, ce l’avevo dentro.

Quando hai iniziato a toccarmi, quando le tue mani hanno iniziato a scivolare sulla mia pelle lo stupore era così tanto che non riuscivo a capire, non riuscivo a pensare, a realizzare ciò che stava accadendo. Tu stavi abusando di me. E io non riuscivo a comprendere perché lo stessi facendo.

Era colpa mia questo senso di disagio, era colpa mia perché tu stavi solo dimostrando il bene che provavi nei miei confronti. Ero io a sbagliare, a essere troppo piccola per non apprezzare le tue attenzioni. Quelle attenzioni che mi procuravano solo dolore.

Ogni mattina, per cinque giorni, la storia si è ripetuta. Hai posato quelle tue mani sudice su di me e adesso quello sporco non va più via. Hai inciso a fuoco il tuo marchio, contaminando irrimediabilmente la mia esistenza, che adesso non può che essere sempre un pizzico più sporca rispetto alle altre.

Non ti ho mai denunciato, non ho avuto il coraggio di farlo. E così ho portato da sola questo fardello, fardello che tu mi hai ceduto, per anni, e lo sorreggo ancora sulle mie spalle. Per questo sono un po’ ricurva quando cammino. Ma la mia schiena non si è spezzata, nonostante tu abbia provato a farlo, io ho avuto la forza per affrontare il tuo atto ignobile ed essere ancora felice.

Grazie zio.

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