Di Tonino Cafeo
Un incendio lo scorso anno e numerosi atti vandalici, ma “la musica non si tocca”. Il Museo degli strumenti musicali riparte dalla stazione.
E’ stato dato alle fiamme poco più di un anno fa, la notte del quattro novembre 2013, e continua a subire intimidazioni e atti vandalici. Non si tratta della sede di una grande impresa taglieggiata dal racket né di un’associazione antimafia ma del Museo dello Strumento Musicale (MuStruMu) di Reggio Calabria. Un’istituzione che “espone, conserva, valorizza, studia strumenti musicali provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alla cultura musicale etnica, a quella tradizionale popolare e a quella occidentale colta.”
Nato dalla passione e dalle ricerche di Demetrio Spagna, il Museo è ospitato dal 1997 presso l’ex stazione ferroviaria di Reggio Lido e non si limita a raccogliere ed esporre circa ottocento strumenti musicali, ma svolge un’intensa attività culturale e didattica ospitando concerti acustici, rassegne cinematografiche, incontri con artisti e ricercatori. Nello spazio espositivo, circa 200 metri quadrati, sono passati, in quasi vent’ anni di attività a Reggio Calabria, musicisti di prim’ordine come Baba Sissoko o i siciliani fratelli Mancuso, mentre per i visitatori era anche possibile suonare alcuni degli strumenti esposti. “Poco prima dell’incendio” -racconta il direttore Pasquale Mauro, cresciuto a Scampia e reggino d’ adozione- “avevamo organizzato un seminario di Berimbau, ospitando un esperto costruttore di questo strumento della tradizione musicale brasiliana” Un’idea di museo, dunque, tutt’altro che statica e puramente “conservativa” che non è andata perduta insieme a quella parte delle collezioni andata in fumo nel rogo dell’autunno scorso.
“Abbiamo perso circa duecento strumenti e tutte la collezione di registrazioni etnografiche, feste popolari e altro” prosegue Mauro “ma l’attività di ricostruzione è ripartita immediatamente coinvolgendo istituzioni e cittadini” nella convinzione che la musica faccia parte del patrimonio comune a tutti gli abitanti di una città complicata come Reggio Calabria. Gli incontri del direttivo del Museo sono aperti a tutti e il lavoro di catalogazione e conservazione del materiale superstite, come pure quello di pulizia e ristrutturazione della sede, è stato portato avanti grazie ai volontari che hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze oppure donato soldi e materiali utili. “Al MuStruMu” fa notare Mauro “volontari siamo anche noi che lo gestiamo. Paghiamo anche l affitto alle ferrovie dello stato per l’immobile che ci ospita”
Tuttavia un aiuto concreto, in termini economici, da parte delle istituzioni fino ad oggi non è stato possibile ottenerlo.
“Avremmo diritto ad accedere al fondo straordinario che la Regione Calabria ha previsto per enti e soggetti vittime di intimidazioni mafiose” continua a raccontare il direttore del Museo. Si tratta di circa 15.000 euro che, “non basterebbero a coprire le spese per riparare i danni che abbiamo subito” e in ogni caso “vengono erogati solo a titolo di rimborso per spese già effettuate e documentate.” Ma non è una cosa semplice oggi in Calabria trovare una cifra simile, specialmente per un’istituzione che si regge quasi esclusivamente sul volontariato. “Le regole tuttavia sono queste” conclude amareggiato Mauro.
Neanche sul fronte delle indagini emergono novità significative. Nessuno al Museo si sbilancia più di tanto nelle ipotesi, ma il comunicato diramato in occasione del primo anniversario dell’incendio una cosa la dice chiaramente: “non abbiamo mai creduto, e continuiamo a non credere, al piromane casuale. Oggi come allora sappiamo bene quello che volevano colpire: uno spazio fisico inaccessibile a dinamiche mafiose, tassello di quell’altra città che si costruisce sulla partecipazione, sulla condivisione, sulla cultura.”
Che i maestri di scuola fossero efficaci nella lotta alla mafia quanto e più dei commissari di polizia lo si sapeva dai tempi di Danilo Dolci, ma davvero un museo degli strumenti musicali può essere percepito dalle famiglie mafiose come un pericolo immediato? Forse più che al valore formativo delle tradizioni popolari e dei quartetti di Beethoven bisognerebbe guardare ai possibili interessi lesi e la mente va subito alla collocazione geografica del MuStruMu.
Il lungomare di Reggio è un area notoriamente pregiata ed esistono progetti per il suo prolungamento “Il progetto di completamento del waterfront reggino è giunto alla fase finale ed è già cantierabile” segnala sempre Mauro. “I lavori passerebbero proprio dietro la sede del museo”. “Ci hanno proposto diverse sedi, anche fra gli immobili confiscati alla mafia, ma fra questi ultimi non ci sono strutture adatte all’attività di un soggetto come il MuStruMu e –comunque- la gente di Reggio che ci sostiene ci vuole qui”.