Il primo rapporto nazionale sui consultori familiari fotografa una realtà in preoccupante regresso: sono il 30% in meno di quelli previsti, sono calati del 10% in due anni, solo 1 su 4 ha un organico completo di tutte le figure professionali. Mentre le Regioni sembrano occuparsene soprattutto in modo ideologico, per farne una bandiera pro o contro l’aborto.
I consultori hanno 35 anni, ma non stanno tanto bene. Nelle realtà in cui sono diffusi nel territorio e hanno personale adeguato, funzionano e rispondono ai bisogni delle donne e delle famiglie. Ma negli ultimi anni sono diminuiti di numero, quasi 200 in meno nell’ultimo biennio, e lottano una cronica carenza di organico che ne limita gli interventi e ne vanifica spesso lo spirito.
Per effettuare la ricognizione il Ministero, in accordo con le Regioni, ha predisposto due schede per la rilevazione dei dati, una sugli aspetti normativi e gestionali allo scopo di delineare un quadro aggiornato delle normative vigenti nelle varie realtà regionali, e la seconda per illustrare gli aspetti strutturali, organizzativi e di attività dei singoli consultori familiari nelle varie Regioni italiane.
Uniche regioni in contro tendenza sono Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna che fanno registrare un incremento nel 2009. Il Piemonte, con 176 consultori attivi, presenta un calo minimo (-3 rispetto a due anni prima) ed è al quarto posto per numero totale dietro Emilia Romagna, Sicilia e Toscana, ma nel rapporto con la popolazione è soltanto nono con 1 struttura ogni circa 25.000 abitanti, mentre al primo posto c’è la Valle d’Aosta che per rendere i servizi fruibili in un contesto disagevole ha realizzato 1 consultorio ogni 6.000 cittadini.
Per lo svolgimento delle sue attività il consultorio dovrebbe avvalersi, di norma, di un organico multidisciplinare tra le seguenti figure professionali: ginecologo, pediatra, psicologo, ostetrica, assistente sociale, assistente sanitaria, infermiere pediatrico, infermiere professionale.
Nell’indagine, relativamente al personale si è riscontrata, nella maggior parte dei casi, l’assenza delle equipe consultoriali complete (così come previste dal Progetto Obiettivo Materno Infantile).
Nel 4% dei casi sono presenti le 8 figure professionali su elencate, nel 21% ve ne sono 6- 7; nel 45% sono 4-5 e nel 23% da 1 a 3.
Le figure più presenti sembrano essere, rispettivamente, quella dell’ostetrica, dello psicologo, dell’assistente sociale e del ginecologo, ma in molti casi non sono presenti contemporaneamente nello stesso presidio, così da rendere spesso difficile l’attività di equipe.
Tra i consulenti, il legale è presente Valle d’Aosta, Trento e Lazio con una presenza dell’84%, mediamente presente (38%) in Piemonte, quasi assente nella maggioranza delle regioni. Così come l’andrologo, facile a trovarsi in Valle d’Aosta e Lazio, quasi mai altrove.
Nonostante ciò, nella maggior parte dei casi si è lontani da un nastro orario di apertura continuativo: tra le varie regioni, si è riscontrato una omogeneità nell’apertura mattutina dai 3 ai 5 giorni alla settimana, mentre quella pomeridiana si riduce ad 1 o 2 giornate ed è molto rara anche l’apertura nel giorno di sabato.
La qualità della sede consultoriale è giudicata dagli operatori buona in un caso su due, mentre la dotazione informatica è presente ma in pochi casi inserita in una rete intranet predisposta a scambiare dati, condividere informazioni e facilitare la comunicazione tra diverse strutture, e quasi mai in grado di effettuare direttamente prenotazioni di interventi specialistici.
La legge n. 194/78 ha ampliato la gamma di competenze del consultorio familiare assegnandogli un ruolo importante in materia di interruzione volontaria di gravidanza.
A questo proposito, l’indagine si sofferma sull’effettuazione di colloqui e sul rilascio delle certificazioni.
Sono infine molto ridotti gli incontri post- IVG, addirittura assenti in molte Regioni: si tratta di visite di controllo sanitario, ma anche di un momento che potrebbe essere importante per l’elaborazione del vissuto e l’offerta di un metodo anticoncezionale.
Il rapporto non indaga il dato fondamentale della percentuale di obiettori di coscienza tra il personale sanitario né delle misure organizzative con cui i consultori affrontano queste problematiche, da sempre oggetto di forti tensioni. Allo stesso modo non vengono prese in considerazione le collaborazioni con il volontariato, tema altrettanto scottante e al centro oggi di aspre polemiche in varie regioni che stanno assumendo indirizzi fortemente antiabortisti come Lazio e Piemonte. In ogni caso, l’eterna disputa su questo tema monopolizza da tempo il dibattito politico sui consultori, mettendo da parte le molte problematiche che questo rapporto invece ha il merito di sollevare.
Una parola merita la scarsa attenzione mostrata dalla ricerca, pure ricchissima di dati, alla partecipazione dell’utenza alla gestione, un tema così importante nei primi anni di attuazione della legge che istituiva i consultori.
“In diversi casi l’interesse intorno al loro operato è stato scarso ed ha avuto come conseguenze il mancato adeguamento delle risorse, della rete dei servizi, degli organici, delle sedi. Contemporaneamente, si è spesso parlato dei consultori familiari solamente per sottolineare carenze ed inadeguatezze, senza approfondire i motivi che hanno causato tali limiti”. In ogni caso, conclude il rapporto, “prerequisito fondamentale di un processo di riqualificazione dei servizi consultoriali dovrebbe essere il completamento degli organici, calcolato in modo oggettivo sui carichi di lavoro, e, possibilmente, la loro stabilizzazione”.
DUE MONDI OPPOSTI E CONTRAPPOSTI
Questi ultimi cento anni di storia sono stati caratterizzati da una crescita esponenziale della violenza, della paura, della crudeltà; e della mortalità
Un’escalation sistematica dell’orrore che non ha eguali nella storia dell’umanità;. Due guerre mondiali, il nazifascismo e la bomba atomica, sono state le prove tecniche che hanno anticipato il debutto, della più inimmaginabile tragedia umana che, nel liberismo relativista, incarna quint’essenza del maligno al potere. In questa guerra al massacro le armi tradizionali, spade, alabarde, balestre, archi, frecce e olio bollente sono state bandite per sempre, a favore delle più moderne e funzionali, di distruzione di massa. Frutto insperato dello sforzo congiunto di autorevoli scienziati, studiosi e ricercatori che nell’efficacia delle loro “scoperte” si sono garantiti l’esclusiva e la protezione del potere.
E’ evidente (a parte il sarcasmo) che ogni parallelo con il passato è a dir poco imbarazzante e volutamente miope. Ogni tentativo di azzardare un corrispettivo fra ieri e oggi, è sinonimo di ignoranza, ipocrisia, inconsapevolezza e disonestà intellettuale.
Questi due mondi, sono opposti e contrapposti. Nulla li accomuna e ogni possibile affinità addotta, è un esercizio di mistificazione. Uno è il bene e l’altro il male. Uno è la vita e l’altro la morte – un mondo biofilo e l’altro necrofilo.
Definirli, diversi, sarebbe un’ingenuità imperdonabile. La diversità prescinde da ogni omologazione, per attestarsi come valore imprescindibile della condizione umana e di ogni altra forma di vita. Anche parlare di due mondi, è improprio e inesatto. Prima della rivoluzione industriale esisteva una realtà che definiva il mondo in ogni suo aspetto, regole, valori e principi etici, imperituri e non opinabili – oggi questo mondo si è spento per sempre, per trasfigurare in un inconscio vuoto permeato di nulla e di relativismo; un non mondo.
DUE MONDI OPPOSTI E CONTRAPPOSTI
Questi ultimi cento anni di storia sono stati caratterizzati da una crescita esponenziale della violenza, della paura, della crudeltà; e della mortalità
Un’escalation sistematica dell’orrore che non ha eguali nella storia dell’umanità;. Due guerre mondiali, il nazifascismo e la bomba atomica, sono state le prove tecniche che hanno anticipato il debutto, della più inimmaginabile tragedia umana che, nel liberismo relativista, incarna quint’essenza del maligno al potere. In questa guerra al massacro le armi tradizionali, spade, alabarde, balestre, archi, frecce e olio bollente sono state bandite per sempre, a favore delle più moderne e funzionali, di distruzione di massa. Frutto insperato dello sforzo congiunto di autorevoli scienziati, studiosi e ricercatori che nell’efficacia delle loro “scoperte” si sono garantiti l’esclusiva e la protezione del potere.
E’ evidente (a parte il sarcasmo) che ogni parallelo con il passato è a dir poco imbarazzante e volutamente miope. Ogni tentativo di azzardare un corrispettivo fra ieri e oggi, è sinonimo di ignoranza, ipocrisia, inconsapevolezza e disonestà intellettuale.
Questi due mondi, sono opposti e contrapposti. Nulla li accomuna e ogni possibile affinità addotta, è un esercizio di mistificazione. Uno è il bene e l’altro il male. Uno è la vita e l’altro la morte – un mondo biofilo e l’altro necrofilo.
Definirli, diversi, sarebbe un’ingenuità imperdonabile. La diversità prescinde da ogni omologazione, per attestarsi come valore imprescindibile della condizione umana e di ogni altra forma di vita. Anche parlare di due mondi, è improprio e inesatto. Prima della rivoluzione industriale esisteva una realtà che definiva il mondo in ogni suo aspetto, regole, valori e principi etici, imperituri e non opinabili – oggi questo mondo si è spento per sempre, per trasfigurare in un inconscio vuoto permeato di nulla e di relativismo; un non mondo.