Il nome di battesimo di questa suora di clausura, dalla storia assai particolare è Laura, ma quello spirituale è Maria in rispetto della vergine Madre a cui tutte le sorelle del Monastero di Santa Rita da Cascia sono devote. Suor Maria Laura ha trascorso i primi vent’otto anni della sua vita nella sartoria di famiglia dove come stilista cuciva anche abiti da sposa. “Quegli abiti che io confezionavo li ho indossati più volte -racconta – ma non ho mai provato trasporto per nessuno di questi nonostante alcuni mi stessero abbastanza bene”. Un fidanzato, una vita agiata ma un grande vuoto che solo la fede avrebbe potuto colmare. Il 15 agosto 1993 arriva la scelta radicale, ma la data non è casuale. Coronamento di un percorso che arriva dopo un pellegrinaggio a Lourdes, e in concomitanza con una data particolare, il quindici appunto, che è la data di morte della nonna di Laura, considerata una donna santa.
La conversione vera e propria arriva con la nascita della prima nipotina: “Guardando quel corpo meraviglioso, Maria Laura si sente fortemente attirata verso Dio, lo percepisce come Bellezza. In pochi secondi, capisce di non avere di Lui un’idea corretta, e nasce dentro di sé un forte desiderio di conoscerlo”. Conosce il messaggio di Dio attraverso la bellezza della natura, frequentando una scuola teologica, e con l’ascolto di un inno sacro che la commuove fortemente “t’amai Bellezza infinita, tardi t’amai Bellezza così antica e così nuova”. L’abito bianco che indossa da vent’anni è quell’agostiniano e l’amore che brucia è quello verso il creatore. La storia però non si esaurisce qui. Dagli anni ’50 il monastero dove vive suor Maria Laura vive porta avanti un’iniziativa benefica:la raccolta di abiti da sposa, donati dalle devote di Santa Rita, per tutte quelle donne che non hanno la possibilità di spendere cifre esose per il giorno più bello della loro vita o che comunque vogliono celebrare il loro matrimonio all’insegna della sobrietà. Gli abiti sono custoditi in una stanza all’interno del monastero per taglia e tutte le coppie, anche chi sceglie di sposarsi con rito civile, possono farne richiesta, e decidere se lasciare un’offerta al monastero.
L’incontro tra suor Maria Laura, “sposa di Cristo” e la “promessa in moglie” avviene in uno dei parlatori in cui è possibile comunicare con l’esterno. La consegna per la prova avviene tramite una finestra e nonostante le regole della clausura non permettano ampi contatti con l’esterno suo Maria Laura ricorda l’emozione di incontrare tante spose che si accingono a consacrare il loro amore con il matrimonio. Noi de ilcarrettinodelleidee abbiamo intervistato proprio suor Maria Laura, una delle principali artefici dell’iniziativa di beneficienza.
Che cosa è l’amore per suor Laura?
È il “Fuoco Nascosto” che mi abita per Dono ricevuto dall’Alto, al quale posso continuamente attingere e lasciarmi ispirare. Se entro nella sua sintonia e lo assecondo, facendomi dono per l’altro, sperimento la mia verità più profonda, ritrovando la mia vera immagine a somiglianza di Dio-Amore. L’Amore è per me il bisogno fondante della mia vita, quello che mi fa vivere, che mi fa gustare la gioia, la bellezza, la diversità dell’altro, anche il dolore, perché solo quando si ama davvero si soffre veramente; ma è anche esigenza senza sconto perché ha un prezzo alto da pagare, la moneta sei tu stesso, continuamente ti chiede la morte del tuo egoismo per dare vita a chi vive accanto a te, a chi Dio mette sul tuo cammino. L’amore è ciò che rende la mia vita “nascosta” una vita bella, felice, perché la libera dal peso della tristezza donandole orizzonti di apertura e di libertà; dilata lo spazio del mio cuore rendendolo aperto alla novità che ogni giorno porta.
L’amore per me è tutto e, in tutto ciò che faccio, cerco di rispondere a questo Amore che mi precede attraverso l’amore. Non sempre ci riesco, per debolezza, per poca memoria, per incoerenza ecc., i motivi possono essere molti e vari, ma ogni volta che cado, l’Amore mi viene incontro e, dandomi la mano, mi fa rialzare. Così riparto alla sua scuola con una nuova grinta e una gioia sempre più vera. Solo quando amo mi sento realizzata.
Quali sono i punti di contatto tra l’amore verso Dio e quello fra una coppia di sposi?
L’amore ci precede e ci accompagna come una sorgente che continuamente fa scaturire acqua sempre nuova. Se voglio bere, devo avvicinarmi alla sorgente, devo attingere, solo così posso dissetarmi, gustare la freschezza e la purezza dell’acqua. Se mi tengo lontano, la mia idea d’amore non è più giusta. Così gli sposi possono arrivare al matrimonio felici ma con idee sbagliate, che poi con il tempo rivelano l’impossibilità di creare una unione profonda fatta di dono reciproco. L’altro, in questa idea sbagliata, è per me, per la mia soddisfazione; se mi delude, non c’è più speranza. La Sorgente è la stessa per amare Dio. Ho bisogno dell’amore di Dio che ho ricevuto nel battesimo, per dono, ma lo devo riconoscere e usare; per amare l’altro ho bisogno sempre dell’amore di Dio che mi riempie e mi rende capace di essere dono, guarendomi dall’egoismo che mi fa usare l’altro. L’Amore è uno solo è lo Spirito che il Signore ci ha donato morendo sulla croce perché noi potessimo guarire dall’egoismo ed entrare in comunione con Lui e con li Padre e tra di noi. Questo apre la nostra vita alla felicità vera e ci rende ricchi, perché con l’amore possediamo già ora la vita eterna, già ora vinciamo la morte, quella fisica e tutte le piccole morti che la vita ci offre inevitabilmente, che noi stessi offriamo agli altri e gli altri ci offrono spesso senza volerlo.
Quanto è importante la scelta di un abito da sposa?
Il giorno del matrimonio è un giorno importante pieno di attese verso il futuro. La sposa sente molto tutto questo e l’abito ha un po’ questo significato. La moda, in questo caso, mi sembra che eserciti meno il suo influsso. L’abito viene scelto come espressione della persona. La sposa si vuole sentire a suo agio, anche se riconosce che un abito forse è più bello di quello che lei sceglie. Si vede dagli occhi quando è quello giusto.
Quali sono i ricordi più belli della giovinezza quando confezionava gli abiti?
Porto nel cuore tantissimi ricordi belli. Il lavoro in sartoria era strutturato in modo che ognuna di noi lavorava in modo indipendente, così sapevamo tutte fare tutto. Anche se ci aiutavamo nelle varie difficoltà. Gli abiti da sposa, invece, li facevamo insieme e prima di tagliare c’erano sempre animate discussioni su come procedere. Chi ci vedeva da fuori si spaventava, ma per noi era naturale; presa la decisione, iniziavamo a ridere. Sono stati anni molto felici, anni bellissimi, anche per il rapporto con le clienti, ci volevano bene. Spesso, quando passavano davanti al negozio, si fermavano e stavano un po’ con noi. Mentre lavoravamo, si parlava, molto spesso si condivideva il nostro cammino di fede. Con mia sorella c’è sempre stato un bellissimo rapporto. Questa è stata un’occasione anche per conoscere meglio mia madre, una donna davvero straordinaria, era una sarta di una bravura unica. Lei amava tantissimo questo lavoro, adesso ha problemi agli occhi e non riesce più a cucire.
A cosa servirà il ricavato?
Le offerte che lasciano le spose vengono date alla Madre Badessa che, a sua volta, le usa per le necessità varie del Monastero e per le opere di beneficenza.
Per richiedere informazioni su come funziona il servizio degli abiti da sposa o prenotare un incontro per la prova dei vestiti, basta scrivere a Suor Maria Laura all’e-mail [email protected]