Si è conclusa questa mattina, presso il Teatro Vittorio Emanuele di Messina, la visita messinese di Sua Santità il XIV Dalai Lama. Una due giorni iniziata ieri al Teatro Antico di Taormina, Messina, che ha visto una delle più eminenti autorità spirituali contemporanee impegnata in un incontro dialogo con una platea tanto coinvolta quanto composita. Messinesi, turisti e cittadini di diversa provenienza si sono uniti per assistere a un evento che può a buon diritto definirsi memorabile per la città di Messina.
Dopo aver ricevuto a Taormina l’onorificenza di città metropolitana, il premio Nobel per la pace ha oggi ricevuto dal sindaco Renato Accorinti il premio ‘Costruttori di pace, giustizia e non violenza’. Un premio nuovo, istituito per l’occasione e destinato a diventare tradizione per le future amministrazioni.
Prima di lasciare la parola all’ospite d’onore, l’intervento sul palco di Sua Eminenza l’Arcivescovo di Messina, Monsignor Giovanni Accolla, portatore di un messaggio di unione e solidarietà interreligiosa. “Il nostro mondo contemporaneo ha bisogno di modelli per fuggire dallo smarrimento in cui versa. I grandi della spiritualità rappresentano sempre dei modelli da seguire” dichiara Monsignor Accolla, che sottolinea come “il dialogo interreligioso rappresenti una grande occasione di crescita per ogni civiltà, a prescindere dalle ideologie di appartenenza”. Una presenza importante. Un’apertura che si fa portavoce della necessità di un dialogo che possa annullare le differenze e le ostilità che ne conseguono. “Voglio toccare il tema della compassione – continua l’Arcivescovo – e sottolineare come noi figure spirituali abbiamo il dovere di prevenire i dissensi. Il Dalai Lama, con il suo operato, è testimone della compassione che si è fatta storia”.
Commovente lo scambio di battute tra Monsignor Accolla e il Dalai Lama. Un dialogare sottovoce conclusosi con la consegna, da parte del premio Nobel, della khata, la sciarpa tibetana simbolo di buon auspicio. Una sintonia continuamente riproposta sul palco, dove Sua Santità il Dalai Lama ha spesso rivolto parole di affetto a Monsignor Accolla, tenendolo per mano e chiamandolo “fratello spirituale”. Dalla platea, si avverte la sensazione che, in fin dei conti, non sembra così lontana la possibilità continuamente auspicata. L’idea, ormai sempre più considerata utopia, che sia possibile una connessione, o “sintonia” per voler utilizzare le parole di Monsignor Accolla, tra religioni e culture diverse.
Paradigmi tanto lontani da una contemporaneità segnata dall’ostilità, ma così apparentemente facili da seguire se presentati con le parole del Dalai Lama. Presa la parola, il leader spirituale ha affettuosamente ricordato l’amicizia che lo lega al sindaco Renato Accorinti. Un legame che lo ha portato ad accettare l’invito nella città siciliana: “ho accettato questo invito con grande felicità – ha dichiarato – perché è basato su un’amicizia sincera, non sul denaro o sul potere”. Sua Santità ha poi raccontato con grande trasporto la precedente esperienza taorminese, descrivendo le forti emozioni provate all’interno del Teatro Antico, luogo in cui una cultura millenaria quale quella incarnata nella figura del Dalai Lama è entrata in contatto con la tradizione greca. “Ho pensato alla forte sinergia creata nel posto, abbiamo solo sofferto un po’ il caldo” ha dichiarato, confermando il proprio spirito goliardico di eterno giovane e, citando Lui stesso, “ostile alle etichette e alle formalità”. Già. Perché Sua Santità il Dalai Lama è anche questo: “uomo come tutti”, con la stessa voglia di ridere e di lasciarsi andare. Ed è così che scambia battute simpatiche con il pubblico che, come per Taormina, ha avuto l’occasione di porgere alcune domande. O ancora tirare goliardicamente la barba a un fotografo, o lasciarsi andare in sonore risate.
Un’atmosfera di dialogo informale quella che si è respirata all’interno del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Un incontro che ha unito la spontaneità e lo spirito promosso di fratellanza e uguaglianza, con una lectio magistralis basata sui due principali obiettivi del percorso del Dalai Lama: la promozione della felicità, da raggiungere con lo sviluppo dei valori interiori e non materiali, e il raggiungimento di un’armonia interreligiosa, materialmente rappresentata sul palco dalla sua mano saldamente stretta a quella dell’Arcivescovo.
Parole forti spese anche per l’Unione Europea, proposta come modello per un ipotetico e auspicato futuro in cui possa realizzarsi quella che Sua Santità ha definito una “Unione mondiale”. Una realtà in cui ogni popolo sia unito all’altro, e goda del benessere dell’altro. Un mondo in cui, non essendovi nemici perché tutti parte di un’unica realtà politica e sociale, non siano più necessari eserciti e forze militari. E arrivare così alla felicità: “nodo della sopravvivenza”.
Si esce cambiati. Viene da pensare che, forse, un domani, le idee perdano la valenza di utopia per divenire concretezza.
“Anche gli animali puntano naturalmente alla felicità. Ma è l’uomo che ha l’intelligenza, mezzo con cui diffondere l’amore e promuovere la pace”.
GS Trischitta