Dalla legalita’ all’emergenza abitativa: ogni citta’ e’ Sicilia

L’espressione di Sonia Spallitta sullo schermo è seria e composta. Legge le notizie dai fogli che tiene in mano. Niente gobbo per la “giornalista per un giorno” che ha aderito all’iniziativa di solidarietà “Siamo tutti Pino Maniaci”, promossa da diverse associazioni in seguito alle gravi minacce ricevute da Pino Maniaci, direttore dell’emittente palermitana TeleJato. Questa è forse una delle prime immagini attraverso le quali, chi non vive nel capoluogo siciliano, conosce Sonia.

Quarantenne avvocato nata ad Agrigento, vive a Palermo da anni ed è stata nominata dal sindaco Orlando consulente a titolo gratuito in materia di legalità prima ed emergenza abitativa poi. Figlia di Elio Spallitta, da procuratore capo nel capoluogo agrigentino negli anni Ottanta a magistrato nel pool antimafia diretto da Gian Carlo Caselli, e sorella di Nadia, vice presidente del consiglio comunale di Palermo, racconta del ruolo fondamentale del ruolo svolto dalla propria famiglia nella propria formazione umana.

Sempre più spesso siamo abituati a scindere una antimafia “dei fatti” ed una “delle parole”. Aderendo all’iniziativa “Siamo tutti Pino Maniaci” si è schierata con la prima. Questo sentimento quando nasce?

Nasce da un padre magistrato, che ci ha fatti crescere secondo dei principi di legalità ben chiari. È come se avessi “respirato” fin da piccola questi valori, vivendoli nel quotidiano e quindi non legandoli necessariamente a grandi azioni. E provo a farlo anche oggi nella gestione del mio studio legale, nell’esercizio della politica, cercando di stare sempre dalla “parte giusta”, tutelando i più deboli. Perché chi ha avuto la fortuna di costruirsi un presente solido, grazie alla provenienza sociale e non alle raccomandazioni, è giusto che aiuti il prossimo affinché possa avere gli strumenti per raggiungere posizioni pari alla propria struttura morale, a prescindere dalla ricchezza.

In piena crisi economica, il sindaco di Palermo le affida un incarico di consulenza per l’emergenza abitativa. Da dove si può cominciare?

In questi casi si comincia da buone prassi già sperimentate altrove. Soluzioni innovative per sfruttare il patrimonio immobiliare comune che non viene utilizzato a causa della mancanza di agibilità o abitabilità. Una situazione frutto del degrado che si è perpetrato per molti anni. Inoltre la mancanza di adeguate risorse finanziare rende impossibile una ristrutturazione a carico dell’ente. La soluzione potrebbe essere l’autorecupero, ossia affidare gli edifici, senza danni strutturali, a cooperative di famiglie senza casa, al cui interno siano presenti individui con specifiche competenze. Il consiglio comunale di Palermo ha già stanziato 50 mila euro del bilancio per l’avvio di un progetto pilota. In questo modo si cerca di coiniugare le esigenze dettate da risorse scarse alla possibilità per famiglie in difficoltà di avere una casa.

Un altro ambito che le è stato affidato è quello della tutela della legalità. Cosa significa “tutela della legalità”?

In realtà mi preoccupa parlarne, troppo. Il concetto di legalità è così ampio che il rischio che esiste sempre il rischio di svuotarlo di contenuti. In questi anni la crisi economica ha acuito un fenomeno già radicato nel nostro territorio. Il fatto che si debba pagare qualcuno nella pubblica amministrazione per ottenere un diritto, e non un favore, è nella nostra tradizione culturale. Non possiamo negarlo. È necessario esercitare controlli maggiori e più diffusi, ma si tratta anche di scardinare un principio culturale. Se non si fa questa opera di bonifica della mentalità, non cresceremo

A proposito di illegalità nella pubblica amministrazione, la cronaca di questi giorni riporta l’arresto di un  “paladino” dell’anti-racket palermitano. Si tratta di Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio e vice presidente dell’ente di gestione dell’aeroporto Falcone-Borsellino.

Ecco, questo è l’esempio in cui anche controlli preventivi più stringenti sulle nomine in ruoli di gestione del denaro pubblico, magari escludendo coloro che abbiano dato già segnali di avere un quadro etico distorto, non sarebbero stati efficaci. Helg si è fatto promotore di numerose attività a sostegno delle vittime di usura e racket. E se fosse confermato quanto riportato dai giornali, la gravità di questo comportamento dal punto di vista sociale ed etico, oltre che penale, è enorme.  Confermerebbe l’esistenza di un sistema che protegge sé stesso, che rende vano delegare tutto alla sola magistratura.

Da un decennio ormai esistono associazioni che agiscono in favore della legalità. Potremmo dire che vivono e respirano di  questo. Pensa che abbiano raccolto dei frutti?

Penso che molte associazioni si impegnino davvero tanto e diano un grande contributo, soprattutto entrando nelle scuole. È chiaro che non si può generalizzare. Alcune fingono di portare avanti attività a favore della legalità per veder concesso un bene confiscato o altre agevolazioni fiscali. Per fortuna, molte hanno solo per passione. Tuttavia senza l’apporto essenziale delle istituzioni e sino a quando non emergerà tutto il nero della nostra società, anche queste piccole gocce nell’oceano non saranno sufficienti a modificare il tessuto sociale. Per questo è fondamentale che chiunque rivesta ruoli pubblici o collabori con le istituzioni trasmetta negli atti e nelle proposte anche la propria etica. Se tutti agissero con spirito solidaristico, interpretando la politica non come l’uso pubblico delle risorse pubbliche per bisogni personali, ma come amministrazione in favore della comunità, allora verrebbero meno anche il disinteresse ed il distacco dei cittadini.  Ed è innegabile che questo sia un problema, perché è necessaria una assunzione di responsabilità collettiva.