Un’occasione per fare il punto sull’anno appena passato e per pianificare il futuro. Così il direttore della Direzione investigativa antimafia, Arturo De Felice, descrive il motivo della sua visita alla Dia di Messina. «La mia gestione è iniziata da poco, ma posso già dire che avrà tre direttive: intensificazione della prevenzione, maggiore accesso e controllo dei cantieri e collaborazione con le forze dell’ordine» ha detto. Quella di oggi è per De Felice uno dei primi incontri ufficiali, visto che si è insediato a capo della Dia lo scorso 1 novembre.
Davanti alla stampa cittadina vengono snocciolati i dati dell’ultimo anno di lavoro della Direzione investigativa di Messina: beni sequestrati per oltre 53 milioni di euro, sei provvedimenti a carico di persone ritenute contigue alla criminalità organizzata di tutta la provincia e confische per 237 milioni di euro. Vengono ricordati i casi degli imprenditori Lamonica di Caronia, cui il 29 marzo 2012 sono stati sequestrati beni immobili, quote societarie e depositi per circa 30 milioni di euro, e quello dei due esponenti del clan dei “barcellonesi” Giovanni Rao e Giuseppe Isgrò, già detenuti a seguito dell’operazione “Gotha” del 2011 e destinatari di un provvedimento di sequesto da 20 milioni di euro.
«C’è un percorso avviato da vent’anni di collaborazione fra la Dia e le istituzioni» ha spiegato De Felice, che ha anche aggiunto di essersi incontrato con il procuratore Guido Lo Forte «da cui ho avuto piena disponibilità a cooperare». In testa alle zone “calde” cui prestare attenzione, secondo il neo-direttore, c’è Barcellona Pozzo di Gotto, sede di un clan radicato nel territorio e fra i più pericolosi della regione. «La proposta dell’onorevole Sonia Alfano di istituire una commissione di controllo della Dia a Barcellona è senz’altro un’idea autorevole, che viene da un membro autorevole del Parlamento europeo. Ma non è facile da applicare, per quanto quella parte della provincia messinese sia già oggetto di una nostra particolare attenzione».
De Felice parla anche di un’azione «incisiva sul fronte del monitoraggio degli appalti pubblici» con particolare attenzione «alle grandi opere pubbliche in corso di completamento nel territorio provinciale», come i lavori preliminari alla realizzazione del ponte sullo Stretto. Un monitoraggio sul quale, però, non vuole entrare nel dettaglio perché «questo tipo di controlli non si conclude mai».