E io ti cancello dal gruppo facebook

Abbiamo tratto dalla pagina Facebook di Sandra Rizza questo suo post, perché ci ha particolarmente colpito.

Censura come elemento di dissenso, un modo estremo di mostrare la non condivisione di un pensiero, anche se questo proviene da una stimatissima giornalista, apprezzata anche per il suo modo di affrontare ogni tematica con correttezza e onestà

Vi dò l’ultimo aggiornamento: dopo aver subito stamane il blocco dei commenti e dei post, sono definitivamente stata cancellata dal gruppo “Quelli del liceo classico Garibaldi (1974-1983)”.

Che dire?

Negli ultimi trentacinque anni ho scritto per L’Ora, il manifesto, Panorama, Micromega, l’Ansa, il fatto quotidiano, e nessuno mai ha osato censurare una sola virgola del mio pensiero, pur avendo quasi sempre affrontato nei miei articoli argomenti assai delicati e scottanti.

Ci volevano gli amministratori del gruppo degli ex Garibaldini di Facebook, per farmi conoscere l’infamia della censura, scattata peraltro per ragioni tuttora a me non chiare.

Si parla di mie presunte offese, ma non credo di essere stata particolarmente offensiva, scrivendo quello che pensavo (dopo il veto alla possibilità di far girare alla festa del 24 maggio una petizione a sostegno della prof Dell’Aria e della libertà di espressione, con l’unica motivazione di non disturbare un momento goliardico) e che ancor più penso adesso: cioè di aver sopravvalutato “un gruppo che ritenevo ancora capace di ribellarsi al pensiero unico (fascista) della cultura dominante, e invece è fatto di gente desiderosa solo di stordirsi di musica e gin tonic per dimenticare come siamo diventati”.

Credo che impedire a qualcuno di dire la sua opinione, qualunque essa sia, anche antipatica, scomoda, anche provocatoria, anche urticante, censurando il contraddittorio e la discussione, sia la cosa più odiosa che si possa fare, in qualunque contesto, e soprattutto credo sia un comportamento inammissibile in una democrazia.

Quello che più mi amareggia è che gente con una simile mentalità possa spendere il nome del Garibaldi, glorioso liceo classico, palestra del pensiero libero e della coscienza critica, con la pretesa di parlare a nome di un’intera comunità studentesca trasversale a più generazioni. Ecco: oggi posso dire che chiunque si arroghi il diritto di sopprimere le libertà altrui, anche se per caso è passato dal Garibaldi, non mi somiglia e non ha nulla a che spartire con me.

Grazie alle tante, tantissime persone, gli amici, gli ex compagni di classe e gli ex garibaldini che mi hanno espresso la loro solidarietà, sia pubblicamente che in privato, sommergendomi di messaggi affettuosi.

Mi scuso con quanti sono stati bannati dal gruppo nelle ultime ore solo per aver manifestato sostegno nei miei confronti: mi dispiace di avervi messo in questa situazione, ma credetemi non ne avevo la minima intenzione.

Agli zelanti censori, che secondo me non hanno ancora minimamente capito la gravità dell’accaduto, ricordo l’articolo 21 della Costituzione, che è la base della nostra democrazia.

Detto questo, passo e chiudo. Buona festa a chi ci va, e a chi ha deciso di non andarci, buona dissociazione. Viva il Garibaldi, quello libertario e illuminista, quello in cui mi riconosco!

Ovviamente non mancano i messaggi di solidarietà da parte degli ex compagni di liceo, soprattutto dopo che all’apice dello scontro di battute gli amministratori del gruppo in oggetto hanno deciso di “bannarla” , escludendola di fatto dai rapporti con gli ex compagni di Liceo.

mala tempora currunt sed peiora parantur

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