Ergastolo per il carceriere del bambino sciolto nell’acido.

E’ recente la conferma dell’ergastolo per Angelo Longo, ritenuto capo della famiglia mafiosa di Cammarata, nell’Agrigentino. Accusato di essere stato uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino. Il bambino, rapito del 1996, venne strozzato e poi sciolto nell’acido dopo oltre 300 giorni di sequestro. In primo grado Longo, che secondo l’accusa nascose il piccolo in una masseria, era stato condannato a 10 anni per mafia.

La notizia ed è forse una delle poche volte che capita, viene riportata dell’Avvocato difensore del Longo, Maria Brucale su FB. Notizia accompagnata da parole che più che fare appello all’errore giudiziario assumono il tenore di un atto d’accusa nei confronti dei giudici di secondo grado e della Cassazione. Parole forti e dure che partendo dal primo grado del processo, che aveva visto il Longo essere condannato a “soli” dieci anni, passa per l’Appello e la Cassazione che riconoscono, invece, il sequestro aggravato e l’ergastolo. Parole che non solo aprono un velo sul mondo giudiziario, ma si soffermano sulla sofferenza e su un mestiere, quello dell’Avvocato, molto spesso vituperato.

Abbiamo chiesto all’Avvocato Maria Brucale il permesso di riprendere le sue parole e le riportiamo integralmente con il convincimento che se uno invece di dieci anni deve passare il resto della sua vita in carcere, per un reato che ha commesso, almeno che il Giudice che lo condanna all’ergastolo abbia la compiacenza di non essere “indifferente alla vita”.   

“In viaggio. Vado da Angelo Longo, un mio assistito a cui voglio bene. Innocente! Devo dirgli che la Cassazione ha consacrato a verità giudiziaria una sentenza di condanna all’ergastolo. Devo dirglielo io che lo difendo da sempre. Devo dirgli che un relatore assonnato che sbagliava nomi e circostanze, in pochi minuti ha cancellato la sua vita onesta, la serenità dei suoi familiari. Ha distrutto delle persone e le loro speranze. La sentenza di condanna di secondo grado aveva stravolto una assoluzione in modo subdolo con l’utilizzo strumentale di collaboratori…di giustizia… La non colpevolezza era evidente leggendo gli atti…tantissimi…corposi. Ma avevano tempo questi giudici? Avevano voglia di sottrarre spazio alle loro cose per occuparsi di una vita chiusa in carcere ingiustamente…per sempre? Il ragionevole dubbio… Il superamento del dubbio evidente, marcato, scritto e la sensazione di un giudizio che si vuole sottrarre ad ogni responsabilità nell’idea malsana che…meglio un innocente in carcere che un colpevole fuori. Rispetto per le sentenze definitive? No, questa volta no. Contenendo a forza impeto e parole, auguro a questi giudici che i carabinieri li strappino al sonno, di notte, per portarli in galera svegliando le loro famiglie, i loro figli. Che non sappiano, non capiscano perché questo accade. Che da uno scranno un giudice indifferente alla vita spezzi la loro, per sempre, per noia, per incompetenza, per mancanza di coraggio”.

PG