Fango su Ingroia, questi i motivi

Chi ha interesse a farmi fuori? Chi sta gettando fango sulla mia persona e sulla mia onorabilità? La risposta è semplice. Ma è necessaria una premessa.

La società che sto amministrando, Sicilia e-Servizi, si occupa dell’informatizzazione della Regione Sicilia. I bilanci negli anni precedenti il mio arrivo avevano dai 30 ai 50 milioni di spesa annui. Con la mia gestione quei soldi sono stati risparmiati pur mantenendo inalterati i livelli occupazionali e migliorando sensibilmente i servizi. Questo vuol dire che in passato si è speso 50 quando si poteva spendere meno di 10? E’ esattamente così. E ho chiesto alla Procura di Palermo di indagare in tal senso con una denuncia dettagliata presentata l’11 febbraio del 2015. Di quella denuncia però non ho avuto alcuna notizia nonostante abbia chiesto di costituire la società come parte civile nell’eventuale processo.

Nella denuncia, conti economici alla mano, ricordavo che, considerata chiusa nel 2007 la fase di start up, che necessita di investimenti e dunque di maggiori spese, fu avviata la fase di strutturazione con una delibera del Cda all’inizio del 2008. Sicilia e-Servizi era una società mista pubblico-privato e secondo la delibera del Cda la partecipazione di un socio privato aveva come unico scopo, a tempo, quello di consentire a Sicilia e-Servizi di acquisire il know how e il personale dal socio privato. Insomma, nei tempi indicati la Spa pubblica doveva acquisire una propria autonomia funzionale e risparmiare così enormi cifre (si pensi che a fronte di un costo medio giornaliero di 120 euro a dipendente sostenuto attualmente grazie ai miei tagli agli sprechi, all’epoca il range del costo medio andava dai 470 ai 1030 euro a persona).

E’ in questa fase, all’inizio del 2008, che il processo di autonomia della società entra in stallo per fare addirittura un passo indietro clamoroso a metà 2009 quando, l’allora presidente della regione Raffaele Lombardo, anziché procedere al processo di strutturazione societaria consentiva al socio privato di minoranza, il colosso Engineering, di controllare la società attraverso un amministratore delegato, Giuseppe Sajeva, in un ruolo palesemente in conflitto di interesse.

Il nuovo Ad avrebbe brillato per una serie di atti fuori controllo. Passi per la delegittimazione ai limiti del mobbing dei dirigenti del socio pubblico e per le decisioni prese sempre al di fuori degli ambiti societari di competenza, ma quello che ho chiesto alla Procura di verificare con un’indagine è soprattutto la smisurata contrattualizzazione dei collaboratori a progetto per un totale di oltre 850.000 euro e il costante e smisurato aumento dei pagamenti verso il socio privato con un picco, in un solo mese, nel dicembre 2009 di quasi 80 milioni di euro. E se queste cifre non bastano voglio ricordare che, con l’avallo dell’allora presidente della società Spampinato, e senza alcun contratto, un avvocato esterno, Andrea Musumeci, ha chiesto alla società per una consulenza semestrale di cui non si è mai trovata traccia documentale quasi tre milioni e mezzo di euro.

Ma non è finita qui. Nel 2009 l’allora governatore Lombardo liquidava la società Sicilia e-Innovazione Spa, unico soggetto preposto al controllo e alla direzione lavori delle attività eseguite dal socio privato per il tramite di Sicilia e-Servizi. Insomma, una deregulation senza controllo che ha portato via alle casse dell’Amministrazione regionale milioni di euro, sui quali attendo ancora di conoscere l’esito dell’indagine per la denuncia che ho presentato ormai oltre due anni fa.

Questo è il quadro in cui sono stato chiamato a operare. Io trovo corretto che se ci sia anche un solo dubbio sul mio operato si indaghi sulle mie spese, sui miei compensi, sui miei rimborsi. Del resto, avendo rispettato sempre alla lettera la legge non ho assolutamente nulla da temere, né sul piano giudiziario né tantomeno su quello etico, convinto come sono, su questo secondo aspetto, che l’amministratore di una società importante e strategica per la Regione debba avere anche un ruolo di rappresentanza istituzionale verso l’esterno.

E capisco anche che faccia più notizia che Antonio Ingroia abbia speso 70 euro per una cena di rappresentanza o sia andato a dormire in un albergo a cinque stelle. Ma qualcosa non mi torna. In passato ho spesso denunciato le distorsioni di una stampa più attenta al gossip che alla sostanza delle cose. Quando ho denunciato le spese di Sicilia e-Servizi, definendola tante volte un carrozzone mangiasoldi prima del mio arrivo, ho trovato ad ascoltarmi solo qualche giornalista annoiato. E la notizia dei milioni sperperati non è di fatto mai uscita al di fuori dei confini regionali. Ora finisco sulle prime pagine dei giornali e dei siti di tutta Italia per 30.000 euro di rimborsi in due anni, tra l’altro tutti dovuti e certificati (anche se poi la cifra è ben inferiore perché, alla fine della rendicontazione, una parte di quella cifra è rimasta a carico mio).

Del resto, se siamo al 77esimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa un qualche motivo deve pur esserci.

Dunque, che si continui pure a spulciare nei miei compensi e nei miei rimborsi per vitto e alloggio e si continuino a ignorare le centinaia di milioni spariti nel nulla prima del mio arrivo, e dei risparmi per svariate decine di milioni l’anno che ho assicurato ai siciliani. La mia battaglia per la legalità continua, oggi come allora. E poiché so perfettamente che quando l’indagine sarà archiviata non troverà spazio su alcun giornale – le archiviazioni, come le assoluzioni, non hanno mai fatto notizia – sto provvedendo a querelare per calunnia tutte le testate che hanno scritto falsità su questa vicenda, restando comunque a loro disposizione se per caso volessero sapere che fine hanno fatto quelle centinaia di milioni spariti prima del mio arrivo, quelli sì sottratti ai siciliani che, in cambio di tasse sempre più esose, hanno ricevuto in cambio solo disservizi che con la mia gestione stiamo provvedendo finalmente, e con grande fatica, a sanare sia sotto il profilo tecnico che del risparmio.

Un’ulteriore annotazione mi si deve concedere perché, pur non avendo mai apprezzato Giulio Andreotti, gli ho sempre riconosciuto un discreto acume. A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina, diceva. E mi viene in mente che l’Unione Europea ha stanziato 400 milioni per l’informatica siciliana da spendere nei prossimi anni. Forse qualcuno ci ha messo sopra gli occhi e le mie battaglie di legalità sono un ostacolo insormontabile. Perché mi rifiuto di pensare che tutte le falsità che ho letto in questi giorni sul mio conto siano solo frutto dell’odio covato contro di me, in Sicilia e fuori dalla Sicilia, per le tante magagne, abusi e corruzioni che, in quasi 30 anni, ho smascherato da Pm prima, e da amministratore di Sicilia e-Servizi, poi. 

Ma attenzione. Questa diffusa inclinazione al tiro al bersaglio contro di me, che spesso, soprattutto in questi giorni, ha superato i limiti oggettivi del diritto di critica, ha anche una sua componente di psicologia collettiva intrisa di corruzione e illegalità: più colpevoli trovi (e oggi è giudicato colpevole anche chi semplicemente è informato di un avviso di garanzia), più facile è l’autoassoluzione dei colpevoli veri. Il famoso detto “il più pulito ci ha la rogna” ha alla radice questo movente: tutti colpevoli, anche gli innocenti, e così nessun colpevole, tutti assolti. Il vero scopo è quello di creare confusione. Ebbene, io a questo gioco al massacro non ci sto. Pretendo che i colpevoli rispondano delle loro colpe e che gli innocenti meritino i riconoscimenti dovuti e non vengano offesi per salvare i colpevoli.