Farmaci generici, cambiano le regole: “attenzione al prezzo, una parte è a carico del cittadino”

Entra in vigore l’elenco che determina il costo di circa 4 mila farmaci fuori brevetto: prezzi ridotti anche del 40%. Il Sistema sanitario nazionale se ne farà carico solo entro quella cifra: in farmacia, dunque, a seconda del farmaco commerciale prescelto, la quota restante dovrà essere pagata dal cittadino. Almeno finché le ditte non provvederanno ad abbassare i prezzi. Per lo Stato è un risparmio notevole, ma le associazioni di malati e anziani protestano

 

Entra in vigore a partire da oggi il taglio del prezzo di circa 4 mila farmaci generici cioè quelli fuori brevetto. Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco è visibile la cosiddetta “lista trasparenza”, che contiene l’elenco dei nuovi prezzi di riferimento di tali medicinali. Si tratta di un elenco di 4189 specialità il cui prezzo è stato ridotto, così come previsto dalla manovra estiva 2010, sulla base del confronto con i prezzi vigenti in altri paesi europei, in particolare Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Il prezzo dei nuovi farmaci è scontato fino ad un massimo del 40%. È stato calcolato che il risparmio potrebbe ammontare fino a 800 milioni di euro l’anno, solo per l’anno in corso di 625 milioni di euro.

La novità comporta un risparmio per lo Stato ma potrebbe riservare sorprese poco positive per i singoli cittadini. A partire da oggi infatti per ritirare i farmaci a brevetto scaduto che sono a carico del Servizio sanitario nazionale, i cittadini sono chiamati a pagare di tasca propria una quota che corrisponde alla differenza tra il prezzo al pubblico del farmaco ricevuto e il nuovo prezzo di rimborso stabilito dall’Agenzia italiana del farmaco. In sostanza, il costo dei farmaci generici è quello stabilito dall’Aifa: se le confezioni di quel farmaco prodotte dalle diverse case farmaceutiche costano di più, la differenza di prezzo è a carico del cittadino. Lo Stato coprirà solo la quota prevista dall’elenco dell’Aifa.

Come ricorda Federfarma, associazione dei farmacisti titolari, la novità “è prevista dalla legge 122/2010, che ha modificato il meccanismo del sistema del prezzo di riferimento dei medicinali equivalenti: nei prossimi giorni – prosegue Federfarma – i produttori di farmaci equivalenti potranno adeguare il prezzo dei propri farmaci ai nuovi prezzi di riferimento, stabiliti dalla delibera Aifa in attuazione della legge n.122/2010”. Ma l’adeguamento, aggiunge l’associazione dei farmacisti “richiede tempi tecnici per la pubblicazione dei nuovi prezzi in Gazzetta Ufficiale, II Parte”. Da qui la sottolineatura del fatto che “ovviamente, l’imposizione di questo onere come l’entità della quota richiesta ai cittadini non dipendono affatto dalla farmacia”.

Farmaci generici. Federanziani: “la variazione dei prezzi peserà sulle tasche dei cittadini”

 

Secondo il centro studi dell’associazione, l’entrata in vigore del provvedimento che consentirà risparmi per lo Stato sui farmaci generici rischia di essere uno “tsunami” per le famiglie e per i malati cronici in particolare. Messina: “Le aziende devono subito adeguare i prezzi al ribasso”

 

 Dai 126 ai 240 milioni di euro. E’ questo, secondo il centro studi Sic di Federanziani, il prezzo che i cittadini potrebbero trovarsi a pagare per la manovra del taglio dei prezzi di rimborso sui farmaci a brevetto scaduto, approvata dall’Aifa. Il provvedimento entra in vigore oggi e dovrebbe comportare un risparmio per le casse dello Stato fino a circa 800 milioni di euro, ma – fa notare l’associazione – rischia di colpire anzitutto i cittadini. Federanziani si dice certa che il risparmio per le casse dello Stato sarà pagato soprattutto dalle fasce dei malati cronici, ad iniziare dagli anziani che sono “grandi consumatori di farmaci, non per sport ma per necessità”.

Criticando il fatto che non è stata data grande pubblicità alla questione, Federanziani chiede all’Aifa e alle associazioni delle aziende farmaceutiche di illustrare con chiarezza gli scenari che potrebbero aprirsi con l’adozione del provvedimento. In effetti, il rischio che i cittadini si trovino a dover pagare di tasca propria una buona parte della spesa per il farmaco, anche generico, è dovuto al fatto che le aziende non hanno ancora abbassato o adeguato i prezzi ai nuovi valori di riferimento.

“Qualora le industrie farmaceutiche non adeguino i listini prezzi a quanto stabilito dall’Aifa – afferma il presidente di Federanziani, Roberto Messina – un vero e proprio tsunami si abbatterebbe sulle famiglie italiane. Se le aziende produttrici di farmaci decidessero di non adeguare i listini chi pagherà la differenza? Il centro studi Sic di Federanziani è convinto che sarà a carico dei cittadini, costretti a sborsare somme rilevanti per farmaci che certo non vengono assunti per il semplice piacere di farlo”, sottolinea. Secondo le stime Sic, “almeno il 30% dei 4.188 prodotti interessati dalla misura non subirà nessun adeguamento. Ciò significa che con certezza questo 30% peserà sulle casse già esangui delle famiglie. Prendendo in considerazione la forbice dei 420-800 milioni di risparmio ottenibile, Federanziani è convinta che il 30% sarà l’onere che il cittadino malato e bisognoso di cure farmacologiche si assumerà di tasca propria. Ovvero da un minimo di 126 milioni a un massimo di 240 milioni di euro, pagando in contanti la differenza direttamente in farmacia”, spiega la nota. L’associazione chiede perciò “all’Aifa, a Farmindustria e ad Assogenerici di informare i cittadini sulle ipotesi paventate. Ci auguriamo di essere seccamente smentiti – prosegue Messina – e se non fosse così chiediamo quali azioni l’Aifa intenda adottare a tutela dei cittadini anziani e malati. Non possiamo restare in silenzio di fronte a un provvedimento che, nel mezzo di una crisi congiunturale come questa, va a colpire le fasce più deboli, ovvero gli anziani in quanto maggiori consumatori di farmaci, e che spesso vivono di pensioni ridicole”.