Figlio di un pensiero donna che guarda alla collettività

Le pareti sono coloratissime, il nastro rosa e azzurro chiude come un pacco regalo l’ingresso, in attesa di essere tagliato, e la mano di Giuseppe Pecoraro è lì, pronta a farlo, affiancato da Antonella Cocchiara, Rosalba Ristagno e Giovanna Spatari, con il volto sorridente e soddisfatto di chi tocca con mano un progetto che si temeva restasse “uno dei tanti”, fra le scartoffie di cui sono piene le scrivanie di Comune, Provincia e Regione. Si tratta del Micro-nido Gaetano Martino, inaugurato all’interno dell’Azienda Ospedaliera del Policlinico di Messina: il primo asilo nido in un’azienda pubblica in tutta la Sicilia. Il Poli-nido, come è stato già ribattezzato, realizzato di fronte al reparto di pediatria medica d’urgenza, potrà ospitare 24 bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi, figli di operatori sanitari, medici, ma anche di medici in formazione.

E se qualche malpensante, nel venire a conoscenza nel numero limitato dei posti,  può esclamare “Certo, tanti posti quanti quelli dei medici che lo hanno richiesto!”, si può immediatamente controbattere che, no, coloro che potranno usufruire del servizio Micro-nido saranno scelti, tra chi ne farà richiesta, previa valutazione del reddito e degli orari lavorativi.

Nonostante sia stata vinta una battaglia e non la guerra, oggi il Comitato Pari Opportunità, sulla spinta del quale è partito il progetto nel 2006, può sicuramente permettersi qualche festeggiamento. Anche se, come sottolinea la stessa professoressa Antonella Cocchiara, non è solo a quest’ultimo che va il merito, ma alla Regione, che ha concesso i finanziamenti per la realizzazione del progetto, e soprattutto all’azienda Policlinico, che lo ha affiancato e finanziato nella restante parte. Cosa che non era da darsi per scontata, come potrebbe sembrare, se si pensa che un’azienda come l’Atm, addirittura ricevuti già i soldi dalla Regione per un simile progetto, vi ha poi rinunciato. Quando già dieci anni fa, la legge 448 (d.l. 448/2001) prevedeva l’incremento di asili nido aziendali, in particolar modo nel Mezzogiorno d’Italia. “Perchè – come sottolinea lo stesso Dottore Pecoraro, direttore generale dell’azienda ospedaliera  –  nonostante non sia d’obbligo in alcun contratto di lavoro, è giusto poter venire incontro, laddove possibile, alle necessità lavorative e familiari dei dipendenti, il 40% dei quali, al Policlinico, è costituito da donne”, alle quali il mondo del lavoro pone spesso l’aut-aut tra la carriera e la maternità. Anche se in realtà, come dichiara la professoressa Cocchiara, “il progetto nasce, sì, da un pensiero donna, ma è tutto fuorchè autoreferenziale poichè va incontro ai bisogni dell’intera collettività”. E fra essi, non nascondiamolo, c’è anche il bisogno del Policlinico di Messina di combattere l’assenteismo, “figlio” di una riconosciuta difficoltà nel conciliare vita lavorativa e vita familiare.

Una difficoltà che, ci viene confermato anche dallo stesso Comitato Pari Opportunità, si presenta dinanzi a noi inconfutabile, scientifica come una formula matematica, attraverso i dati statistici in possesso. A Messina, infatti, gli asili sono al di sotto della media nazionale prevista, per la quale dovrebbe esserci un asilo ogni ventimila abitanti. E “al di sotto” è anche il tasso di natalità: il più basso non solo di tutta la Sicilia ma dell’intera nazione. E se una ragione sono le mancate prospettive future per i giovani, “l’altra motivazione è sicuramente la mancanza di adeguate strutture familiari di supporto”, afferma Antonella Cocchiara, che invita le istituzioni non solo a prestare maggiore attenzione ai bisogni della cittadinanza, ma soprattutto a “intercettare sapientemente i finanziamenti giusti”. A questo punto il messaggio viene quindi rilanciato, passato, come in una staffetta ad altre amministrazioni, “perchè – come sostiene il Rettore dell’Università di Messina, Francesco Tomasello – si deve diffondere questa tipologia di realizzazione in quanto la donna deve tranquillamente poter svolgere, insieme al suo lavoro, la sua funzione di mamma”.

E allora è proprio al Rettore che passiamo il testimone: chissà che presto non si possa vedere quanto realizzato al Policlinico anche nei diversi dipartimenti universitari!?