FLORINDA SAIEVA, LA RINASCITA’ DI FAVARA

“È proprio da qui che bisogna partire, da una terra troppo spesso dimenticata e da cui molti fuggono. Noi non andremo via, non ne abbiamo alcuna intenzione.

Scappare non è la soluzione, molto meglio impegnarsi, dar vita a qualcosa di nuovo. In fondo, sono le nostre radici.” Florinda Saieva, ideatrice del Farm Cultural Park (FCP) con sede a Favara, ci parla del progetto con entusiasmo ed incontenibile ottimismo. “L’iniziativa nasce nel 2010: per me e Andrea, mio marito, era giunto il momento di scegliere dove trascorrere il resto della nostra vita. Del resto la nostra Carla aveva già compiuto tre anni, era necessario regalarle un po’ di stabilità. E così abbiamo optato per la nostra Sicilia, nonostante la consapevolezza che forse altrove sarebbe stato più semplice.” Già, eppure i due coniugi hanno scelto un piccolo centro dell’agrigentino, un borgo abbandonato dai turisti, un antichissima oasi di civiltà di cui per secoli non è rimasto altro che qualche rudere dimenticato. “Abbiamo avuto fiducia nelle risorse che Favara avrebbe potuto offrire. Bastava solo un po’ di olio di gomito, impegno e dedizione. Ci siamo rimboccati le maniche, mettendo da parte i luoghi comuni. Non potevamo fare una scelta migliore.” Oggi il paese ha un nuovo volto: i sette cortili che compongono la Farm, popolati da artisti di ogni genere e adibiti a moderne e accattivanti gallerie, ospitano mostre, presentazioni di libri e workshop per grandi e piccini. Ad avvertirne i benefici è stata la popolazione, che ha assistito ad una graduale ma costante ripresa delle attività commerciali e ad un evidente incremento delle iniziative culturali: da qualche anno il centro storico è tornato ad essere luogo d’incontro elettivo per architetti e giovani artisti, mentre l’intera cittadina si è tramutata in una fra le mete turistiche più ambite dell’agrigentino.

“Io e Andrea abbiamo sempre avuto un sogno – ci confida Florinda, quasi sottovoce – creare una struttura interamente dedicata ai più piccoli, un Children Museum. Per realizzare un progetto simile ci è stato chiesto un investimento di circa un milione di euro. È senza dubbio una cifra ingente, ma non abbiamo gettato la spugna: ad un’attività di foundraising abbiamo preferito la ricerca di finanziamenti in loco, che avrebbe aiutato a sensibilizzare la popolazione in merito a quanto avevamo progettato. Purtroppo il denaro raccolto non si è rivelato sufficiente, quindi ci siamo visti costretti a rivolgerci alle banche, ma senza alcun successo. Non ci restava altro che adibire parte della nostra struttura a scuola di architettura per bambini, che aprirà i battenti questo Settembre.”

Florinda non sembra disposta a capitolare, ad arrendersi di fronte al deciso rifiuto di chi nel suo progetto non crede abbastanza. La mancanza di fondi è solo l’ennesimo ostacolo da aggirare, ma non basterà a far sì che la donna rinunci al suo sogno.

“Abbiamo già inaugurato lo spazio fisico, adesso ci stiamo occupando del comitato scientifico. Le lezioni verteranno su design e agricoltura urbana, ma è bene precisare che la missione della scuola è quella di stimolare la creatività e la progettualità nei bambini. Il nostro obiettivo è quello di spingerli ad immaginare un miglioramento, di far sì che desiderino divenirne parte attiva. Saremo coadiuvati da esperti del settore, che selezioneranno i contenuti più adatti ad incuriosire e coinvolgere i nostri giovanissimi allievi.”

Un progetto di ampio respiro, che ha preso forma per volere di un manipolo di idealisti, visionari che non hanno ceduto all’endemico pessimismo. Se c’è chi si ostina a sostenere che l’unica scelta ragionevole sia fare le valigie, Florinda e Andrea sono pronti a dimostrare il contrario. “Abbiamo ricevuto parecchie richieste, il pubblico ha risposto positivamente e anche gli abitanti delle aree limitrofe a Favara hanno scelto di iscrivere i propri figli. Non potevamo desiderare di meglio.”

Florinda non ama parlare di riscatto, piuttosto di riscoperta. “Il riscatto – spiega – presuppone una condizione di soggiogamento, di subordinazione che non penso ci riguardi. Troppo spesso si ricorre al vittimismo, alla convinzione che non c’è nulla che il comune cittadino possa fare, che la Sicilia non sia altro che una terra ingrata da cui fuggire. Ebbene, non credo affatto che le cose stiano così.”

La donna, avvocato con spirito d’iniziativa e fiducia nel domani, non può dunque che fare affidamento sui più piccoli. “Sono loro il nostro futuro – afferma con grande convinzione – ed è proprio per questo che la nostra iniziativa si rivolge alle nuove generazioni: vorrei che imparassero a non gettare la spugna, a darsi da fare per migliorare ciò li circonda. Per questo immaginazione e inventiva sono assolutamente necessarie.”

“Mi auguro che un giorno possa visitare il FCP in veste di ospite, curiosa spettatrice attratta dalle tante e sempre nuove iniziative – conclude Florinda, speranzosa – sarà allora che il progetto avrà raggiunto una sua indipendenza, divenendo finalmente parte integrante della comunità.”