Genetliaco di Petrolini

Metti una  fredda sera d’inverno , per le strade  semivuote e un po’spettrali del centro di Messina, un ometto piccolo coi baffi a manubrio , il frac ed  un cappello a cilindro, accompagnato da una giovane che suona l’organetto.

Metti che l’ometto, giovane anche lui, inviti le ragazze e i ragazzi ,che sciamano dai locali e guardano distratti e un po’ straniti, a seguirlo e che uno di loro, invece di andargli dietro, cerchi la sua immagine su Instagram.

Metti che l’ometto , beffardo, a precisa domanda risponda di chiamarsi Gastone e di venire direttamente dal “millenovecentodiciannove” ed ecco che un angolo di Piazza Duomo si trasforma per magia in un caffè concerto del secolo scorso mentre lo strano personaggio riattacca bottone con i passanti scatenandosi in nonsense e giochi di parole.

E’ cosi che domenica scorsa Antonino Vitarelli e Francesca Saffioti, lui attore, allievo dell’Accademia On Stage di Paride Acacia; lei musicista e performer, entrambi messinesi, hanno voluto rendere omaggio ad Ettore Petrolini e ai suoi personaggi in occasione del 135 compleanno dell’artista romano, nato nella capitale , in via Giulia, a due passi da piazza Navona, il 12 gennaio 1884.

Vitarelli non  è nuovo ad esperienze di teatro leggero adattato alla rappresentazione in piazza e in strada. Nella primavera scorsa  è stato fra i protagonisti di un divertente omaggio alla trilogia cinematografica  Amici Miei, di Mario Monicelli.  In occasione dell’anniversario petroliniano ha pensato di indossare i panni di Gastone e di riproporre il suo celeberrimo monologo inframmezzandolo con brevi flash tratti da altri testi di Petrolini.

 Il suo Gastone , sarcastico e malinconico, si presenta come un viaggiatore nel tempo giunto per caso ai nostri giorni, parla dell’autore romano come di un padre e cita ogni tanto i suoi “fratelli “ :   Nerone , Fortunello, il signore che ha comprato i “Salamini”,  ben supportato dalle note dell’organetto di Francesca Saffioti, che non rinuncia a interagire con l’attore, nella migliore tradizione del teatro di rivista e del cabaret.

La scelta di riportare in vita parole e gag di Petrolini con il metodo del teatro di strada e del teatro “invisibile” non è stata casuale.  I suoi personaggi nascono dalla dura gavetta delle piazze e dei palcoscenici  popolari di cento anni fa e farli rivivere lì dove sono nati , a contatto diretto con un pubblico che nel frattempo è molto cambiato è un’operazione non banale.

 Antonino Vitarelli sa bene che le persone che fanno capannello davanti a un artista di strada quasi sempre non   colgono le sottigliezze di  un umorismo antico e i suoi rifermenti a un mondo irrimediabilmente scomparso, , tuttavia preferisce correre il rischio di non farsi capire piuttosto che quello di imbalsamare un repertorio alla base di tutta la comicità successiva, per cui  lo propone così, in maniera “selvaggia” , senza mediazioni . Come quando si fanno vedere ai bambini i film di Totò o di Laurel & Hardy e loro ridono sempre , come se fossero stati girati ieri . 

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