Giardini diversi nel tempo della pandemia globale

La sosta lunga e sempre incerta a cui ci ha costretti la pandemia, tra prima e seconda ondata, non ha chiuso i nostri Giardini delle Giuste e dei Giusti in ogni scuola.

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La sosta lunga e sempre incerta a cui ci ha costretti la pandemia, tra prima e seconda ondata,  non ha chiuso i nostri Giardini delle Giuste e dei Giusti in ogni scuola. Anzi, ci ha portato ad  una nuova percezione dello spirito del nostro progetto. 

Ha dato voce al desiderio e al bisogno  di aria aperta a contatto con la natura, dopo una lunga chiusura in casa; alla gioia della condivisione, dopo lunghi distanziamenti; al piacere della socialità, dopo il necessario isolamento; al senso del legame con la terra, dopo aver toccato con mano la nostra infinita fragilità di esseri viventi legati indissolubilmente alla natura; alla bellezza di scoprire umanità aiutante dell’umanità nel tempo  dell’aggressione di un virus letale.

Così, dal disastro della pandemia sono fioriti progetti preziosi, frutto della versatilità di un’idea condivisa, della tenuta delle scuole e soprattutto della passione tenace delle e degli insegnanti,  della loro capacità di coinvolgere ogni studente, di rimodulare le forme dell’insegnamento e  rinnovare il gioco infinto dell’educazione   alla parità di genere, alla  cittadinanza, alla cura della natura.

Si è aperto soprattutto il dialogo sugli  equilibri della natura, sulla  responsabilità umana e sulla solidarietà: abbiamo bisogno di immaginare e progettare risalite  ed una nuova umanità che scopra la normalità di  dedicarsi a chi ne ha bisogno.

“Aiutare gli altri aiuta ancor prima te stesso” dice Salvatore  Tomarchio, Giusto nel Giardino dell’I.T.T. “Marco Polo”  di Firenze,  uno delle migliaia di giovani  che partirono da tutto il mondo per soccorrere Firenze piegata dall’alluvione del 1966.

“Cercato” senza posa, per mesi, anzi  rincorso, il signor Salvatore è stato infine  raggiunto in Svizzera attraverso una ricerca collettiva, partita da Firenze, accolta da Catania, finita sulle pagine dei giornali, che ha aperto una nuova pagina nella storia del nostro progetto.

Ed ecco la prima novità:  da quest’anno nel nostro progetto non ci saranno soltanto  solo le donne  e gli uomini giusti di cui cerchiamo notizia sui libri e sui documenti o attraverso le testimonianze di chi le ha conosciute in vita, ma anche le persone giuste viventi: incontrarle e ascoltarle è fonte di un’emozione indicibile, ricrea circuiti di bene, fa sperare che questo mondo in cammino possa ancora risalire.

I tempi del progetto si sono dilatati e sono stati anch’essi rimodulati, com’era naturale,  in questo tempo imprevedibile, di chiusure e riaperture, di apparenti risoluzioni e nuove cadute.  Restano aperti i progetti di Stoccolma, Milano  e di Istanbul, con l’impegno di riprenderli alla riapertura delle scuole.

Pur nella precarietà dell’ emergenza, altre scuole  hanno concluso il loro percorsi,   adattandoli ai tempi incerti e alle sue  interruzioni e alle necessarie rimodulazioni.

Coperti i visi da mascherine, distanziati quanto si può,  piantano ad aprile alberi e fiori le ragazze ed i ragazzi del Liceo “E. Majorana” di San Giovanni La Punta e li dedicano alle giuste e ai giusti contro le mafie. La leggerezza ed anche i sorrisi  dopo tanta pesantezza si leggono nei loro sguardi.

Le bambine ed i bambini dell’Istituto comprensivo   di Trino  raccontano in un prezioso  libriccino il lavoro di ricerca che li ha portati ad “imparare la Resistenza” e, come dice la dirigente Angela Alessandra Milella,  ad apprendere in modo nuovo la storia. Raccolgono   testimonianze e storie inedite, realizzano un murale, intervistano lo storico locale Bruno Ferrarotti. Siedono  in cerchio su una panca di pietra nel giardino della scuola   mentre disegnano i volti del partigiano Silvano Andorlini e della staffetta partigiana Margherita Combetto Ferraris, di Adolfo Tricerri e Caterina Tavano che per 20 mesi accolsero 4 ebrei nella loro casa rischiando di essere uccisi dai nazifascisti.  

L’IIS “Raeli” di Noto rinnova il suo impegno multiplo, continuando a costruire un progetto che dalle storie approda alla rete, con la creazione di una mappa digitale, e alla realizzazione di  audiovisivi. Il loro Giardino crescente, di 21  alberi,  quest’anno accoglie la memoria di Ebru Timtik, l’avvocata attivista per i diritti umani, di Carlo Urbani, il medico che ha identificato la Sars, di  Gertrude Elion,  farmacologa e biochimica statunitense, Nobel per la medicina nel 1988, di Mathilde Krim,  scienziata e filantropa statunitense.

Per  Rosa Parks e  per il  giudice Scidà piantano alberi, scrivono un testo  teatrale e realizzano un corto le ragazze del Liceo “F. De Sanctis” di Paternò. Nella giornata in cui piantano il loro olmo indossano orgogliose una maglietta che porta il logo dei nostri Giardini, segno di un progetto comune.

Come negli anni precedenti è una festa ricca di colori, arti e voci diverse il percorso del Giardino delle Giuste e dei Giusti della Scuola Media “Q. Maiorana” di Catania che rinnova riconoscenza a Lidia Menapace, partigiana, politica, femminista; a  Carmelo Salanitro, intellettuale antifascista che non conosce compromesso;  alla pastora Agitu Gudeta, coraggiosa pioniera di un’idea di integrazione in cui le radici incontrano nuova cultura; all’ambientalista e difensore dei diritti degli Indios Chico Mendes e  all’intellettuale pacifista ed ambientalista Alexander Langer.

Staranno insieme nel Giardino delle Giuste e dei Giusti  del Liceo “Ugo Foscolo” di Canicattì, gli olivi dedicati al giudice Rosario Livatino e  alla professoressa  Ida Abate, sua  insegnante e biografa. Nella scuola in  il giudice crebbe e si formò, nel  giorno della beatificazione riemergono storie, ricordi vissuti, una partecipazione giovane ed emozionatissima,  nel segno della continuità, della corrispondenza, della gratitudine.

L’IC “L. Capuana” di Avola, appena prima della prima ondata di pandemia, riesce a piantare i suoi alberi per la pasionaria contro la mafia, Rita Borsellino, e per il testimone instancabile dell’orrore dell’olocausto, Venazio Gibellini. Sfiora la pandemia il melograno dell’IIS”Marconi” di Catania: dedicato a Graziella Giuffrida, partigiana catanese.

Sono del tempo del primo lockdown i giardini dell’I.C. “Dantoni” di Scicli, dedicato ai  più fragili, a chi tenta vie di risalita, tanto più faticose ed incerte nel tempo della pandemia: il  melograno è “Sine nomine” per il quattordicenne del Mali, annegato nelle acque del Meditarraneo,  che portava in una tasca la pagella;  l’alloro è per l’atleta somala Saamiya, anche lei mai approdata sulle rive della terra della speranza.  L’IIS ”Artale” di Mazzarino dedica alberi di mimosa a due coraggiose ed intrepide donne: a Felicia Impastato e alla botanica Iynes Mexia.  

Alberi diversi, portatori di valore simbolico   -l’alloro, il limone, la rosa, il bosso, la citronella ed il melograno nel Giardino delle Giuste e dei Giusti dell’ISISS ”G. Falcone” di Barrafranca, sono dedicati a donne e uomini di luoghi diversi del mondo, di tempi diversi, impegnati nella comune battaglia per la libertà e la giustizia: a Rosa Parks, a Wangari Muta Maatai, Calogero Marrone, Nicolas George Winton, Hevrin Khalaf, Valerij Alekseevic Legasov.

È  dedicato alle donne e agli uomini della Resistenza catanese il  gelso del Liceo “G.B. Vaccarini” di Catania”: albero-simbolo di rinascita in questo tempo difficile, di rinascita in ogni tempo delle nostre vite.

Ed ecco la seconda novità: dal Giardino delle Giuste di Catania   nasce la proposta di creare aule permanenti a cielo aperto, salutari nella scuola post-covid, dove si guardi  cielo, si respiri aria aperta.

Si, perché piantare alberi è ricreare la vita,  partecipare e contribuire al rito della rinascita e  della vita che si rinnova.  Far scuola in giardino è terapeutico, balsamo dell’anima, crea uno stato di benessere che contribuisce   a vivere e far vivere la scuola con gioia.

 Come dice il  direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger: «Il giardino è il mondo reso ideale, la natura rispettata, la natura arricchita, pacificata, reimmaginata dalla cultura”. Siamo nel segno dei Giardini delle Giuste e dei Giusti.

 

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