Omaggiare
un capolavoro con la modestia, la riverenza e il rispetto dei grandi. Ci sono
riusciti gli allievi dell’accademia di musica, danza e recitazione ‘On stage’.
La rappresentazione ‘Opera rock Judas’
death’ andata in scena il 25 gennaio 2019 al Palacultura di Messina è
riuscita in un’impresa non facile: coinvolgere conoscitori e non di quel
caposaldo del genere musical internazionale quale è il Jesus Christ
Superstar dei maestri Webber e Rice.
La vecchia generazione cresciuta con le melodie della Maddalena e la nuova,
trascinata dagli incalzanti ritmi corali.
Tutti
protagonisti, da Pietro a Ponzio Pilato, fino al coro di hippies. La
rappresentazione a cura dei maestri Acacia, Lanza e Gravina è riuscita a costruire
per ogni singolo allievo una cornice che potesse dare il giusto spazio a un
gruppo di giovani il cui talento si è dimostrato indiscutibile.
Impossibile
non soffrire con Giuda, non entrare in sintonia empatica con la tenerezza
contenuta della Maddalena, o non compatire il giovane Pietro.
Un
gioco di luci di forte impatto, che sopperiva alla mancanza di una scenografia
la cui sobrietà non ha fatto che concentrare l’attenzione sugli attori. Come
conferma Paride Acacia che, sottolineando come sia stata una produzione che non
potesse contare su un apporto economico esterno, afferma come sia stato
importante “concentrarsi sull’aspetto attoriale, su un grande disegno di luci e
su una messa in scena sobria, ma efficace”.
E
cosa dire delle coreografie? Coinvolgenti, anche volontariamente e
azzeccatamente spinte. Sicuramente di effetto, con riuscitissime metafore che
rievocano la simbologia intrinseca nella narrazione degli ultimi giorni del
Cristo.
Poche cose, ma perfettamente selezionate. Chiunque, veterani e non del genere, poteva cogliere ciò che si celava dietro una corda tesa, o un abbraccio che si compone in una croce.
GS Trischitta