La verita’ chiede di essere conosciuta. Terza ed ultima parte

Secondo il mio pensiero, sono considerati  grandi  e coraggiosi uomini tutti coloro che, nell’immediatezza della tragedia di Giampilieri e nei giorni successivi sono intervenuti con grande senso di altruismo e determinazione, aiutando tutta la popolazione al fine di alleviare il più possibile il dolore e i disagi che vi erano.

Ho ammirato l’impegno costante ed il sacrificio personale che ognuno di loro ha messo sino ai limiti delle umane possibilità.

Infatti  vedevo  queste persone, che nonostante fossero distrutte dalla fatica, continuavano a prestare  la loro opera con la massima dedizione ed impegno, senza mai curarsi del pericolo e del tempo che passava.

Infatti notavo, che a differenza di qualcuno,  prestavano se stessi  solo al fine di aiutare gli altri, lontani dai riflettori accesi.

Il mio racconto si limita a fatti di cui sono stato testimone o di cui ho avuto notizie certe, e mi scuso nei confronti di tutti  coloro che, nel “silenzio” tanto hanno fatto, e di cui io, stante la mia costante presenza nella via Puntale, non ho avuto modo di vedere.

Preciso che il criterio cronologico delle varie storie da me raccontate prende spunto da pensieri che passano nella mia testa, libero da ogni cosa e non determinato dall’importanza delle storie stesse.

– Una grandissima ammirazione ed un enorme senso di gratitudine provo nel pensare all’opera posta

in essere dai Vigili del Fuoco di Messina e provincia.

Il loro arrivo, alle ore 02.30 circa, mi ha riempito di gioia stante le condizioni del territorio completamente devastato e l’estenuante cammino necessario per raggiungere le zone della tragedia, che solo io posso comprendere avendo effettuato lo stesso accidentato tragitto qualche ora prima.

Gli stessi, una volta giunti alla fine di Via G. Piliero, resisi conto della drammaticità e delle condizioni catastrofiche e apocalittiche della zona, si sono immediatamente uniti a me, al fine di scendere nella voragine che si era creata nella via Puntale, dando a  loro  indicazioni  sui luoghi , in quanto lo stesso tragitto, era già stato da me transitato un paio di ore prima.

La squadra ivi giunta era composta C.S. Morabito Giacomo, C.S. Siligato Santi, e dai Vigili Todaro Domenico, Terrana Salvatore e La Vecchia Carmelo, unitamente ai suddetti vi era il Geometra Giosuè Carmelo e mio genero Santo Busà.

Dopo aver avuto comunicazione dal sottoscritto della presenza di un tubo rotto da dove fuoriusciva una enorme quantità di gas metano, decidevano di seguirmi oltre l’ostacolo, prestando la massima attenzione e cautela stante il pericolo di eventuali esplosioni,così li ho accompagnati e condotti  fino alle abitazioni dove vi erano persone che chiedevano aiuto (famiglia Neri – De Luca  “detto pinna”, famiglia Alongi, famiglia Oliveri).

L’intero gruppo iniziava a prestare soccorso alle suddette persone, ad eccezione di tre vigili del fuoco, di cui uno era il C.S. Siligato Santi, e gli altri vigili Santoro Antonino e Terrana Salvatore  ai quali riferivo  che tra le macerie di quella casa,  vi era una donna  completamente incastrata nel fango e detriti, e che era luogo da me conosciuto in quanto avevo in precedenza provveduto a portare in salvo un bambino ed avevo messo due peluche sotto la testa penzolante della donna, al fine di alleviare le sue sofferenze. Voglio porgere  un grandissimo ringraziamento al C.S. Siligato Santi che nei frangenti in cui indicavo la donna incastrata, grazie alla sua esperienza e prontezza di riflessi, sentito un cigolio proveniente dall’alto, esortava a gran voce “Via! Via! Via!” e spingendomi alla mia destra, spostandomi qualche metro più il là, evitava che un pezzo di una grossa trave in cemento, che si trovava sopra noi stessi  nell’abitazione ormai ridotta ad un cumulo di macerie della famiglia Panarello, di circa 3 – 4 quintali,  potesse travolgerci.

Subito dopo il crollo ci accorgemmo che la trave è caduta nell’identico posto dove noi eravamo  pochi istanti prima.

Di fatto, il descritto intervento ha salvato la vita  di tutti e tre.

L’intervento dei vigili del Fuoco è valso a soccorrere  le persone rifuggiate ai piani alti delle loro abitazioni, i feriti, e a prestare soccorso a Katia, che come tutti gli altri, ha cercato istintivamente riparo al piano più alto della propria abitazione, ma sfortunatamente trovandosi sotto la finestra della stanza del bimbo, è stata travolta unitamente a suo nipote Brian, dal fango e dai detriti che inesorabilmente gli hanno sventrato la finestra e tutta la casa. Bastava che Katia e il piccolo, con un po’ di fortuna, poco prima di essere  stati  investiti dalla frana, si fossero trovati  un metro più in là dal luogo dove io  li ho trovati,  il maledetto fango non li avrebbe raggiunti.

I vigili del fuoco, dopo circa tre ore di estenuante ed incessante lavoro sotto la pioggia, incuranti del grandissimo pericolo derivante dalla instabilità delle macerie e al costante timore di crollo improvviso, in un  metro quadrato di quello che era rimasto della stanza  del bambino al secondo piano di quella abitazione, utilizzando sia le mani che mezzi di fortuna (pezzi di ferro ecc.  ),  sono riusciti a liberare Katia.

I suddetti vigili del fuoco oltre a prestare la loro opera con immensa diligenza e professionalità si sono distinti soprattutto per la loro grande umanità e sensibilità, infatti nei giorni successivi i C.S. Morabito e Silicato, avendo appreso della morte di Katia Panarello presso l’Ospedale Policlinico di Messina, si mostravano addoloratissimi, tanto da dirmi che la loro opera e quella dei loro colleghi non è valsa a nulla, vedevo nei loro volti, scorrere lacrime.

Il C.S. Siligato,  pieno di dolore, ha dedicato a Katia una poesia molto toccante, di cui io sono  in possesso.

Come loro, anche il sottoscritto provava il medesimo dispiacere stante l’affetto che è nato in conseguenza delle vicende accadute il giorno della tragedia, ricordo, infatti che mi recavo spesso all’ospedale a farle visita,  anche se nessuno poteva comunicare con la stessa, in quanto si trovava nella reparto di  rianimazione con prognosi sintomi da schiacciamento, e quindi solo attraverso il vetro la si poteva osservare, molto spesso ho chiesto informazioni sul suo stato di salute  ai  medici.  Purtroppo, una sera, mentre le  facevo  visita, ho appreso della sua morte. Triste e addolorato ho pianto, e in quel momento, il mio pensiero era rivolto a “Dio”, in quanto  almeno  Lei, dopo tutte quelle sofferenze, poteva risparmiarla!

Per il dispiacere che provavo, ho voluto, dopo aver assistito ai funerali unitamente al mio Comandante Provinciale e Autorità varie, renderle l’ultimo omaggio accompagnandola a spalla dalla Cattedrale fino alla macchina che doveva condurla al cimitero.

In seguito,  incredulo e incuriosito,  ho  raccolto appesa nell’unica  parete della stanzetta del bimbo Brian, un’immagine della Madonna di Fatima, che aveva una lacrima di fango . Qualche giorno dopo, ho provveduto ad incorniciare la Stessa e a consegnarla alla zia Rossella, facendomi promettere che un giorno, sarà consegnata a suo nipote Brian.  Nessuno mai potrà dimenticare quello che è successo in quel luogo. “Dio sà”.

 

-Nel profondo del mio cuore rimarranno per sempre le gesta di Giovanni De Luca (non parente), lo stesso mentre si trovava all’interno della propria abitazione in Via Lena, nell’immediatezza dell’alluvione, riceveva una telefonata da sua Madre, residente a circa 30 metri dalla propria abitazione, quest’ultima gli riferiva che il Padre era sceso nello scantinato per asciugare dell’acqua e fango entrato in conseguenza delle forti piogge e che non lo vedeva risalire.

In conseguenza di tale telefonata il De Luca Giovanni, allarmato, decideva di recarsi immediatamente presso l’abitazione dei genitori, ma, dopo aver percorso pochi metri, appena fuori dalla propria porta di casa, veniva investito da un fortissimo vortice di fango proveniente sia dalla via Vallone che dal giardinetto retrostante la propria abitazione.

Lo Stesso riusciva a mantenere l’equilibrio e  a non farsi soccombere dalla furia maledetta del fango; con prontezza di riflessi riusciva ad entrare in una abitazione alla quale la forza distruttiva della frana aveva già divelto la porta; pochi attimi, necessari per riprendersi,  e con coraggio e maggiore accortezza, si immetteva nuovamente nella via Lena, riuscendo a raggiungere con grandi difficoltà l’abitazione dei propri genitori.

Ivi giunto, trovava la porta già abbattuta dalla feroce valanga, e entrando rapidamente  scendeva nello scantinato dove vedeva il Padre avvinghiato dalla melma assassina fino all’ombelico;

decideva quindi di liberarlo con tutte le proprie forze e in tutti i modi possibili, senza riuscirvi, in conseguenza di ciò, lo stesso scivolava cadendo anche lui nel fango, e con forza estrema dopo aver fatto una capriola nello stesso, riusciva a liberarsi e salire le scale andando al piano superiore dove si trovava la Madre; spogliandosi dagli abiti lerci,  e rimasto in mutande,  ritenendo che così avesse maggiori possibilità di liberare il padre, in modo che, la melma gli potesse scivolare  più facilmente dal proprio corpo, ritornava nello scantinato, e  ritentava ancora di estrarre suo Padre intrappolato; non riuscendovi, preso dalla disperazione, chiamava suo cugino  Orazio Restuccia, che sopraggiunto  immediatamente gli ha dato una mano per cercare di disincastrarlo.

Nonostante i grandi sforzi, non hanno potuto far nulla per liberarlo.

Il tempo passava e il fango continuava a salire e a pressarlo.

A questo punto il Padre De Luca Francesco “detto Gino” costatando la impossibilità di essere liberato esclamava verso il proprio figlio “figlio mio…, non c’è più niente da fare per me, sono morto”, ma il figlio non arrendendosi all’idea di perdere suo Padre, continuava nel suo disperato  tentativo.

Nell’immediatezza sono giunte due persone, residenti in Giampilieri, Leo Vitale e Carmelo Lo Conte, quest’ultimo vigile del Fuoco libero dal servizio.

Anche loro hanno cercato di disincastrarlo mettendoci la massima forza, purtroppo, senza riuscirvi.

Gli intervenuti, addolorati e  avendo capito che non vi era  piu’  nulla da fare, continuando nella loro opera, utilizzando pentole e contenitori vari , lavoravano con tutte le loro forze affinché la testa, dello sfortunato Gino, non fosse ricoperta dal maledetto fango che gli ha portato via la vita, cosa che è riuscita loro.

Giovanni ……. non riesco a trovare parole per esprimerti l’ammirazione che  meriti. Hai fatto un grande gesto, che sarà sicuramente ricordato dai posteri.

I mezzi di informazione non hanno dato risalto a questo tuo disperato tentativo di salvare tuo Padre, ma, io, come tutta la cittadinanza di Giampilieri sappiamo, ti ammiriamo. Sei un esempio di luce. “Lui sa”.

-Un pensiero particolare ho per il Comandante ed il Vice Comandante  del Comando Stazione dei Carabinieri di Giampialieri Marina M.LLI Curcio e Boscaglia.

Persone splendide e sensibili, si sono prodigati senza guardare mai alle ore che passavano inesorabilmente al fine di aiutare tutta la cittadinanza di Giampilieri, mettendo a disposizione tutte le loro conoscenze; c’erano per tutti; erano come due fari accesi e punti di riferimento; sempre presenti; gli unici attimi liberi che si concedevano erano quelli di una veloce doccia e di un  frugale pasto, e immediatamente tornavano nel paese per dirigere, trasportare, identificare corpi estratti dalle macerie (fra gli altri anche il corpo di mia Madre)  e  aiutare persone bisognose; collaboravano e provvedevano a tenere informati costantemente delle varie problematiche, i loro Superiori.

Ho visto gli stessi Comandanti, passare nel fango con le barelle e con anziani a bordo per portarli alla costituita unità di crisi nella scuola elementare Leonardo Da Vinci; davano sicurezza e consigli utili a tutti; provvedevano al riconoscimento delle vittime, grandi uomini e grandi Comandanti che meritano il più alto riconoscimento possibile; mi auguro che, tutta la cittadinanza di Giampilieri, Messina e i vertici dei Carabinieri, gli attribuiscano i giustissimi riconoscimenti e meriti; ce ne fossero come loro. Vi  ricorderemo  per tutta la vita.

Non so se nessuno se ne è accorto, li avete visti in volto in quei giorni? erano una maschera di sofferenza e dolore.

Grazie Comandanti Curcio e Boscaglia, sicuramente al cospetto di Dio la vostra opera avrà il giusto riconoscimento.

Sappiate che, amici come voi, vorrei sempre averli al mio fianco; mi sentirei onnipotente e più sicuro. Un sentito grazie anche ai vostri grandi uomini e colleghi tutti.

-Un’ulteriore sentito grazie rivolgo all’amico Eliseo Scarcella, “immenso”.

Lo stesso sin dalla nottata si è prodigato ad aiutare chiunque aveva bisogno, con estrema facilità si arrampicava nei balconi delle abitazioni, riuscendo così ad aiutare e spessissimo anche a trasportare tutte quelle persone che erano impossibilitate ad uscire di casa.

Ha rotto balconi, porte, finestre e tutto quello che gli capitava davanti al fine di raggiungere persone che avevano bisogno di aiuto.

Ha collaborato costantemente con il R.I.S. dei Carabinieri mettendo a disposizione tutte le sue conoscenze riguardanti i luoghi ed i residenti.

Non ci sono pensieri e vocaboli sufficienti per esprimere il massimo ringraziamento e l’enorme gratitudine.

 

– Altre persone che hanno fatto tanto sono Leo Vitale e Carmelo Lo Contro Vigile del Fuoco libero dal servizio, entrambi residenti in Giampilieri.

Gli stessi sono le prime persone che ho visto al mio arrivo a  Giampilieri e precisamente sotto la focacceria a Piazza Pozzo (già descritto nella relazione dei fatti accaduti).

Oltre al già descritto intervento volto al tentativo di liberazione di Francesco De Luca “detto Gino”, gli stessi si sono prodigati molto nella sera del disastro.

In particolare, il Vigile Lo Contro ha provveduto  a chiudere, con grande difficoltà, due bomboloni contenenti Gas nel proprio complesso, evitando il peggio.

-Altra persona che vorrei ricordare è Matteo Bottari, per tutti “Matteo”, lo stesso è stato presente 24 ore su 24, mettendosi a disposizione sia della cittadinanza di Giampilieri che degli intervenuti soccorritori.

Un immenso grazie, anche Salvatore Busa’ “detto Turi bello”, che si è messo a disposizione per tutti, 24h. su 24h., distribuendo viveri e collaborando con la Croce Rossa italiana  all’interno della costituita unità di crisi, presso il plesso scolastico Leonardo da Vinci di Giampilieri.

-Una menzione particolare va al Maresciallo dei carabinieri Jovine e  ai suoi colleghi ( circa 10 – 12 uomini), questi si recavano, (dopo aver svolto il loro turno regolare di ufficio e quindi, liberi dal servizio), in località Giampilieri mettendo a disposizione tutta la loro esperienza acquisita negli anni di lavoro.

Mi ricordo che mentre mi trovavo nella mia Via Puntale, si è avvicinato al sottoscritto lo stesso collega Jovine da me visto per la prima volta, e accortosi che non riuscivo a telefonare con il mio cellulare datomi da mia figlia, in quanto i miei erano inutilizzabili a causa del fango preso precedentemente, spontaneamente vedendo una persona presa immensamente dal proprio dolore

mi chiedeva quale fosse il mio numero di cellulare e al fine di trasferirmi un credito dal suo cellulare al mio.

Rimasto incredulo e dopo averlo ringraziato, una riflessione è passata nella mia mente, le grandi persone si vedono anche dai gesti semplici.

-Sul Comitato avrei molto da dire, ma, mi limito a sottolineare che seppur è stata una buona cosa costituirlo, la loro opera si è limitata al minimo e indispensabile.

Il mio rammarico principe e che lo stesso non ha fatto da tramite, come doveva, tra le Istituzioni e la cittadinanza.

 

-Un altro pensiero va verso Giovanni De Luca “detto sceriffo”, da me visto alle ore 02.30 circa del giorno 2 ott.09 (come già raccontato nella relazione sui fatti accaduti nel mese di dicembre 09) davanti alla porta divelta dal fango della propria abitazione, sita di fronte  a quella dei miei suoceri, e alla mia domanda dove si trovasse la Sig.ra Restuccia Giuseppa “detta Pippinedda”, stante la mia preoccupazione per i danni già subiti dalla sua abitazione già invasa dal fango, lui mi rispose che era già  in salvo, in quanto  l’aveva portata nel balcone retrostante.

-Un pensiero particolare va all’umile e persona squisita Roberto che avendo appreso la notizia da mio fratello Aurelio e vedendolo disperato, decideva senza pensarci due volte, di accompagnare lo stesso da Guidonia, (Roma), a Giampilieri, ed ivi giunto, è stato sempre vicino allo stesso aiutandolo nella ricerca di mia Madre.

Con mio fratello, si sono limitati  a dormire  poche ore per notte  nelle brandine che provvisoriamente erano state sistemate nelle aule della scuola, dove fino al giorno precedente, gli alunni della Leonardo da Vinci  avevano i loro banchi. Mangiavano un boccone, e via in mezzo al fango a proseguire l’angosciante ricerca. Stante l’impossibilità a farsi una doccia, non si sono potuti cambiare gli abiti per alcuni giorni; “sapevo che il loro pensiero volava verso mia Madre”.

Lo stesso affranto dal dolore che vedeva intorno, ha apportato il suo contributo di aiuto in base alle sue possibilità.

Dopo tre giorni è andato via con rammarico per non aver ancora trovato mia Madre per motivi di lavoro. Ricordo di averlo visto piangere.

-Di Santo Busa’  e di mia figlia Dalila, avrei moltissime cose che vorrei dire per la grande determinazione e impegno che hanno messo nella sera del disastro; non si sono mai risparmiati un minuto, Santi, come lo chiamano tutti, ha rischiato  la propria vita, uscendo da casa propria  nelle prime ore del diluvio del 1 ottobre 2009. (Leggasi 2^ parte già pubblicata su il carrettino delle idee.com ” Cuori che Lacrimano”, dove si evincono le gesta dello stesso.

– Altra vicenda che ricordo e quella relativa all’opera di soccorso prestata alla Sig.ra Laura Muscarà, residente in un vicolo della Via Vallone, subito dopo la Via Puntale Bassa.

Nella nottata del 2 ottobre  il Vigile del Fuoco Carmelo Lo Conte, libero dal servizio e Croitoru Ciprian e Carare Bogdan detto “Daniele” sentendo le richieste di aiuto provenienti da parte della signora, che si trovava bloccata nella propria abitazione in conseguenza all’acqua e fango che le inondavano l’abitazione, penetrando attraverso la porta di ingresso  e uscendo dal balcone, gli stessi, si portavano nel vicolo, e giunti sotto il balcone della stessa, nel vedere la Sig.ra terrorizzata, decidevano di arrampicarsi al fine di raggiungerla.

Una volta arrivati sopra  il balcone,  provvedevano a portarla in salvo.

Un ricordo sentito per il volontario della Protezione Civile Sciamone Pietro che dopo esser giunto a piedi da altro paese in Giampilieri Superiore ha iniziato la sua opera coadiuvato dal proprio cane, un rotweler femmina di nome fiona,  contribuendo al ritrovamento di diversi corpi.

Altra immensa persona che si è impegnata oltre le umane possibilità è Andrea Oliveri, ragazzo cresciuto nel porticato della Via Vallone, che una volta giunto alla fine della Via G. Piliero alla guida del suo Bob-cart vedendo un suo collega in difficoltà in quanto riteneva molto rischioso scendere con il suo mezzo di lavoro nella voragine  creatosi nella Via Puntale, senza pensarci un secondo ed incurante del pericolo, spinto dalla disperazione e dal grande dolore, si apriva un varco tra i detriti e fango (circa 8 metri),  riuscendo così a creare una rampa che ha permesso a tutti gli altri soccorritori di salire e scendere tra le macerie della Via Puntale.

Lo stesso per parecchi giorni provvedeva a spostare, al fine di favorire il ritrovamento dei corpi, un’enorme quantità di materiale, il suo impegno era incondizionato, non guardava orari, non sentiva fatica “grandioso”,”assoluto”.

Rammento che al quarto giorno, mentre provvedeva ad aprire un varco al fine di arrivare alla cucina dell’abitazione della Sig.ra Calogero Santa, posta al pianterreno, quando era ormai  giunto a circa un metro dal posto in cui si trovava la piccola Ilaria De Luca,  ed a circa 3 metri da mia Madre e della stessa Sig.ra  Calogero Santa, è stato costretto a fermarsi  in quanto, due ingegneri dei Vigili del Fuoco, dovendo rispettare il protocollo di sicurezza, gli hanno intimato di fermarsi.

Detta intimazione ha fatto si, che lo stesso Andrea andasse su tutte le furie, in quanto mancava poco per completare lo sgombero da fango e detriti.

Infatti 3 giorni dopo in quella stessa cucina, sono stati ritrovati i tre corpi  da noi cercati.

Mi  sono rimaste impresse le sue parole contenute in una  intervista ad un cronista di una TV nazionale dove affermava “mai e poi mai avrei pensato di dover scavare e tirare fuori i corpi dei miei paesani. Questa era la mia Via, io sono nato e cresciuto qui, il dolore per me è immenso”.

Un immenso grazie Andrea a nome di tutta la cittadinanza, i tuoi valori sono quelli di una volta.

– Voglio spendere poche parole anche per i miei fratelli Giovanni e Aurelio, mia sorella Anna ed i miei nipoti Lino e Daniele, tutti  provenienti da altre città ad esclusione di mio fratello Giovanni, che appresa la notizia e non avendo potuto rintracciare in nessun modo nostra Madre, presi dall’ansia e dalla preoccupazione si sono catapultati a Giampilieri.

Sono rimasto sorpreso di vederli sui luoghi così rapidamente, e la loro presenza mi ha riempito di gioia,  non facendomi più sentire solo.

Gli stessi, come il sottoscritto, erano straziati dalla fatica e dal dolore, con la paura  di non dover più vedere nostra Madre. Li ho visti piangere spesso.

voglio ricordare un episodio di mio fratello Aurelio,nei primi giorni, mentre i soccorritori se ne erano andati, preso dal dolore,  con la pala, iniziò ha scavare nella direzione della cucina, dove si supponeva che ci fossero i corpi abitanti di quella casa ed anche quello di nostra Madre,due palate, e all’istante scorge un piede di una persona sommersa dal fango, subito, chiama i Vigili del Fuoco che hanno rinvenuto il corpo di Teresa, moglie di Pippo De Luca e mamma di Ilaria.

– Un fatto incredibile che voglio raccontare è quello relativo a sogno di mio figlio Devyn.

Lo stesso, nella nottata tra giorno 1 e 2 ottobre, si svegliava improvvisamente piangendo, mia moglie, avendolo sentito,  gli ha chiesto cosa fosse successo, lui gli rispondeva “mi è venuta in sogno la nonna Maria che mi diceva, ” a chi aspettate a venirmi a prendere”, sono vicino ad un muro”.

Dopo essere stato tranquillizzato da mia moglie, il ragazzo si riaddormentava, ma qualche ora dopo, si risveglia con lo stesso pianto, e nuovamente,  mia moglie gli chiedeva cosa fossa successo ancora,  lui gli riferiva  mi è venuta nuovamente in sogno la nonna, e mi ripeteva, “digli a tuo padre che sono vicino ad un muro, di  fare  presto a venire a prendermi, che sono stanca e  non c’è la faccio più a restare qua”.

Purtroppo, mia moglie non mi ha riferito immediatamente il suddetto sogno, in quanto non voleva aggravare ancor di più i miei pensieri.

La stessa mi riferiva del sogno il 3 ottobre notte, ed io in conseguenza di quanto raccontato, raggiunto il luogo del disastro, indirizzavo le mie ricerche dove erano i muri della Via Puntale prima dell’alluvione.

Il sogno del ragazzo era veritiero, infatti mia Madre è stata ritrovata sotto un paio di metri di fango nella cucina della Sig.ra Santa Calogero, appoggiata al muro con la testa rivolta verso i gradini che portavano ai piani superiori, verso la salvezza.

– Un attestato di stima per il gruppo Kookaburra Band della città di Palermo che hanno ricordato le 31 vittime ed i sei dispersi della tragedia con una toccante canzone; un ulteriore grazie a una ragazza che ha documentato la tragedia creando un sito per non dimenticare i 37 angeli.

– Negli anni settanta ho conosciuto un grande Dino, grande atleta e grande uomo, che tutti noi ricordiamo per le gioie sportive che ci ha dato, ho conosciuto un’ altro grande uomo di nome Dino, qui vicino a me e vicino a tutti, che nei giorni della tragedia si è  prodigato e sacrificato, ha svolto il proprio lavoro con la massima serietà e onestà documentando e raccontando l’evolversi dei fatti che in quei giorni si stavano verificando.

E’ stato molto vicino a me e a tanti, la mia figura gli ha fatto molta tenerezza; persona buona che  ho visto  spesso piangere; anche lui distrutto dal profondo dolore che in quei momenti attanagliava i paesi e le persone che disperate si aggiravano. Non so  come e quanto ringraziarti per quello che hai fatto,  ti  giungano anche per questa ragione i sensi della  mia, nostra, grande  stima e ammirazione personale per il modo esemplare come tu svolgi la tua professione;  non dimenticandomi mai, a nome di tutte le cittadinanze colpite, grazie Dino.

GRIDA….. DI  DOLORE

La parte finale di questo mio racconto dei fatti accaduti la voglio dedicare a coloro che hanno perso il bene più prezioso.”LA VITA”.

Ho deciso di chiudere così, questi miei ricordi, non per mancanza di rispetto nei confronti di tutti coloro che non ci sono più, ma perché così facendo e quanto narrato penso che rimarrà più marcato e indelebile  nella mente dei lettori.

Il dolore che mi attanaglia  non può che farmi ricordare mia Madre che è morta, come quasi tutti sanno, perché si trovava da una amica li vicino a circa 30 metri dalla sua abitazione.

In mente mi viene l’ultima volta che l’ho vista viva, era il giorno prima dell’alluvione, ed io mi ero recato, come sempre facevo, alla sua abitazione, me la ricorderò sempre così contenta e premurosa ed affabile verso noi tutti i figli.

Un ricordo piacevolissimo è quando a qualsiasi ora della sera o notte mi accingevo nel ritornare a casa mia, e lei, con qualsiasi condizione climatica ci fosse, si affacciava dal terrazzino, salutandomi con la mano e gesticolando, mi comunicava: ” quando arrivi a casa telefonami”, ed io, rispondevo mandandogli più baci con la mano.

Ancora oggi, ricordo le ultime parole di mio Padre morente a letto che mi diceva: “ti affido tua Madre” oggi, sono molto triste e mi domando “perché Dio non mi ha fatto arrivare prima a casa da  mia Madre, perchè! l’unica risposta che mi viene in mente, che tutto era scritto  così, ma certamente non serve ad alleviare la mia sofferenza.

Mia Madre è spirata soffocata viva sotto due metri di fango, e quando  l’ho trovata,aveva la lingua fra i denti  e le chiavi di casa strette nella mano destra. Successivamente ho fatto in modo  che, tenesse le stesse chiavi in mano  anche per l’ultimo viaggio che l’attendeva,( questo mio gesto, sta ad indicare che quella è sempre la sua casa, e che sempre può tornare ed entrare in qualsiasi momento).

E pensare che, mia Madre sentiva la necessità di dormire con lo sportello della finestra aperta, in quanto sentiva l’esigenza di vedere le prime luci dell’alba ed evitare così un senso di soffocamento. Ciao Mamma, ciao “bambola mia”; questa era per me mia Madre, la mia Bambola, il gioiello della mia vita che qualcuno mi ha voluto portare via.

-Altra sfortunata vittima della tragedia era l’anziana amica di mia Madre donna Santa Calogero, morta anch’essa soffocata viva, e probabilmente sbattuta dalla forza del fango contro la parete del bagnetto della  stessa cucina al pianterreno della sua abitazione, quella sera si trovava nella cucina con mia Madre, in quanto  provvedevano quasi sicuramente  ad accudire la piccola Ilaria.

Conoscevo la signora  da decenni, la stessa ha sofferto tanto in passato,   in conseguenza della perdita del  marito e per la perdita, un paio di anni fa, del figlio Orazio.

-Teresa, persona proveniente da altro paese, morta anch’essa in quella cucina, soffocata, coperta e schiacciata ancora viva dal fango.

La stessa si trovava nella parte bassa del paese in una zona completamente sicura, con il marito ed il figlio Dennis, quando stante la pioggia decideva di salire nella via Puntale per prendere il giubbotto del figlio contro il parere  del marito che gli diceva di non salire in quel momento con quella pioggia fortissima ma di aspettare che smettesse di piovere.

la stessa decideva ugualmente di prendere il giubbotto e portarlo ad una amica in Via Lena che a sua volta doveva portarlo al bimbo, e preoccupata per la figlia Ilaria,immediatamente  risaliva la Via Puntale dove purtroppo ha trovato la morte.

Ho visto e ricordo che il suo corpo, è stato rinvenuto  con la porta color verde della stanzetta vicino alla cucina, attaccata alla parte anteriore del suo corpo.

-Un momento struggente è stato quando il bob-cart ha rinvenuto in quella maledetta cucina, il  divanetto  con la piccola Ilaria De Luca coperta da metri di fango, che presumibilmente dormiva, infatti, la bimba era con il pigiamino e avvolta da un piccolo lenzuolo. La conoscevo come anche gli altri bimbi che abitavano li vicino. Spesso si recava da mia Madre, e la stessa gli dava qualche cioccolatino e qualche brioche, “un angelo”.

-Don Turi Scionti è stato rinvenuto con il capo e le gambe sotto terra, e con la sola schiena libera rivolta verso l’alto, nei pressi del cortile della casa di mia Madre.

Abitava nella prima casa della Via Puntale alta, ed era una persona che ha conosciuto la sofferenza della vita in conseguenza della grave e lunghissima  malattia che gli ha portato via la moglie qualche anno addietro, una brava persona.

-Maria Letizia Scionti, figlia di Turi,   anch’essa abitante nella prima casa della Via Puntale alta, è stata rinvenuta flagellata vicino all’ abitazione di don Paolo “detto Zucchero” accanto al Bar di Angelo Rizzo a Piazza Pozzo, sotto due metri di fango.

Madre solare e piena di vita. Aveva 33 anni sposata con Nino Lonia che nel giorno del disastro,  si trovava in viaggio per motivi di lavoro.

Ho appreso dalla sorella Francesca  che, mentre diluviava,  Maria Letizia parlava con il cellulare con Lei  e gli diceva “senti, qua sta diluviando forte, il cielo è nerissimo, sembra che voglia scendere la montagna, ti faccio sentire come piove” e immediatamente si è interrotta la comunicazione, sicuramente a causa della montagna che le investiva e travolgeva la casa,  trascinandosela via.

-I bimbi, Lorenzo Lonia di anni due e Francesco di anni sei, hanno seguito le sorti della madre Maria Letizia Scionti, in quanto si trovavano in casa con lei; i loro corpi si sono ritrovati  dopo tredici giorni, sotto metri di macerie  a poca distanza l’uno dall’altro, ai piedi dell’abitazione di Don Turi De Luca “detto Pinna”.

Sono molto contento, come tutta la cittadinanza,  che le Autorità abbiano deciso di dedicare ai tre angeli volati in cielo in quella notte (Ilaria Francesco e Lorenzo) tre aule della scuola elementare di Giampilieri Superiore Leonardo Da Vinci.( I bimbi non dovrebbero mai morire, perchè tutti sono esenti da peccato).

-Pasquale Simone Neri è stato trovato morto nella sua abitazione al pianterreno a causa dello scoppio del gas.

Per lo stesso, ho già scritto nella parte prima del carrettino delle idee. com la verità chiede di essere conosciuta , e  hanno già abbondantemente parlato tutti gli organi di stampa e della televisione. Posso aggiungere che era un ragazzo solare e  amicone di tutti.

-La Sig.ra Oliveri Carmela, di origine calabrese,  dopo essere stata spazzata via dalla furia del fango ed acqua dalla sua abitazione, il suo corpo martoriato è stato trovato  dalle parti di Roccalumera.

Mi ricordo che, quando mi recavo da mia Madre, spesso la vedevo sull’uscio di casa che cordialmente mi salutava.

-Katia Panarello è morta, dopo essere stata estratta viva in quel che restava della propria abitazione, diciassette giorni dopo all’ospedale Policlinico di Messina.

Splendida ragazza, solare e molto decisa nel carattere, sempre disponibile, la stessa era molto presente verso il nipote Brian.

-Zagami Salvatore fidanzato di Katia Panarello, ragazzo non molto fortunato nella vita, abitava unitamente al padre e ai fratelli,  nella salita della chiesa  Delle Grazie, è stato trovato flagellato,   travolto dai detriti e fango a Piazza Pozzo sotto la focacceria di Eliseo Scarcella. Si ipotizza che, al momento in cui è scesa la maledetta frana, lui si potesse trovare nell’abitazione della fidanzata Katia, e che abbia tentato di prendere la suocera nel momento in cui la stessa stava per essere trascinata a valle dalla furia delle acque.

Rammento che  era un appassionato di calcio e tifava in modo particolare per la Juventus, lo chiamavano “Cuccureddu” come il grande difensore degli anni 70 della squadra torinese.

-Cristian e Leonardo, detto “Leo”, Maugeri, abitanti nella Via Puntale Bassa (accedevano nella  loro abitazione dal porticato), anch’essi trovati morti schiacciati dalla parete della loro stanza e coperti da metri di fango.

Assistendo io alle operazioni di recupero dei corpi da parte dei Vigili del Fuoco di Pisa, a cui faccio un plauso per la grande professionalità prestata in quei momenti terribili, constatavo che dell’immobile dei suddetti non era rimasto più nulla, solo mezza parete della loro stanza era scivolata verso il porticato a circa sei metri dal punto originario.

I loro corpi martoriati,  sono stati rinvenuti in nottata del 2-3 ott., dapprima quello di Leo, di anni 23, con una mano ed un piede incastrato sotto la parete spostata dalla frana e con la porta di entrata attaccata nella parte anteriore dello stesso, segno inconfutabile che i  ragazzi hanno tentato di fuggire e mettersi in salvo, e poco dopo, a circa mezzo metro di distanza, quello di Cristian, di anni 21, anch’esso incastrato con un piede ed una mano sotto la medesima parete, entrambi erano coperti da svariati metri di fango che aveva invaso e travolto l’intera zona.

Un ricordo che io ho verso questi Angeli, è l’estrema allegria e cordialità che avevano con tutti, nonostante gli eventi negativi che  in passato hanno  dovuto affrontare; ricordo infatti un gravissimo incidente stradale del padre con la moto,  in sella seduto dietro, c’era il figlio Leo. Purtroppo il  padre perdeva la vita. Anche Cristian, anni dopo coinvolto in un incidente con la moto, è rimasto in coma e con tanta forza e volontà,  riusciva a superare i traumi conseguenti e tornare un’altra volta a condurre una normale esistenza, ma purtroppo il destino a continuato a perseguitarlo sino al punto da portargli via la vita in quel ferale primo ottobre.

-L’anziano Don Lillo Maugeri, trovato morto nel giardinetto in via lena, di proprietà degli eredi di don Giovanni “u sartu”, sottostante la propria abitazione.

Presumo che lo stesso si fosse coricato, infatti è stato ritrovato da me in mutande e canottiera, e quasi certamente  sentendo il trambusto derivante dalla montagna che scendeva, preoccupato per i nipoti Cristian e Leo, si era affacciato dalla porta e stante la grande quantità di fango che lo ha investito,lo ha spinto nel sottostante giardinetto.  Alle ore 02.30 circa del 2 ottobre,  lo stesso è stato  coperto sempre da me con un lenzuolo che mi  sono fatto buttare dal balcone dalla Sig.ra Emanuela.  Il povero don Lillo, era con le spalle adagiate sul fango vicino alla ringhiera del giardinetto. Ricordo che il corpo era completamente pulito per la pioggia che cadeva; purtroppo non sono riuscito a riconoscere la figura dello stesso, stante la trasformazione che il corpo ha avuto.

In seguito qualche  abitante li vicino, mi ha  riferito che don Lillo si è lamentato sino ad una certa ora della serata e che non erano stati in grado di soccorrerlo in quanto impauriti e con le porte delle  loro abitazioni bloccate dal fango.

Don Lillo lo conoscevo da una vita ed era una persona da me  apprezzata perché molto umile, come tutte le persone della sua generazione.

– Gli anziani don Peppino Tonante e donna  Maria Restuccia,  anch’essi abitanti nella Via Puntale bassa sopra l’abitazione di Cristian e Leo, morti in quanto la loro abitazione è stata spazzata via, come scomparsa nel nulla, dalla  furia malvagia della natura.

Il corpo di don Peppino è stato rinvenuto a pochi metri di distanza dal luogo dove li accanto vi era l’arco del porticato, sotto qualche metro di fango e detriti, mentre il corpo della povera Sig.ra Maria è stato trovato, dilaniato a  circa duecento metri più a valle vicino alla farmacia del paese della Piazza Pozzo.

Ricordo che quest’ultima è stata la prima vittima che ho visto in quel drammatico primo ottobre e rammento il dolore che ho provato nel vedere una persona ridotta in quella condizione.

Gli sfortunati coniugi da me conosciuti da decenni erano persone semplici e genuine, ed i miei ricordi si ricollegano anche all’amicizia e frequentazione continua di mio fratello Aurelio con i loro figli.

– Don Ciccio  De Luca detto “Gino” stritolato lentamente dal fango e morto dopo una estenuante agonia all’interno del proprio garage tra le braccia del figlio.

Purtroppo si è verificato il descritto tragico epilogo nonostante che la sua abitazione sia stata solo in parte invasa dal fango.

Rammento che era un grandissimo lavoratore e persona molto umile, seria e riservata, un uomo di altri tempi con i valori di una volta che ha trasmesso ai propri figli.

– Merita un ricordo, perché è giusto così, anche la donna, ancora non identificata in quanto è stato rinvenuta e recuperata  da me e da un vigile del fuoco il giorno 2 ottobre, solo la parte inferiore del corpo.

L’identificazione, ad oggi  non è stata possibile, in quanto non è stata denunciata la scomparsa di nessuno, si presume che si tratta di una donna straniera di circa 50 anni, di statura bassa e di corporatura robusta,  indossava generalmente un cappellino, ed aveva sempre il sorriso sulle labbra, la stessa è stata vista diverse volte percorrere la via Puntale.

Nonostante che le fonti di informazione non l’abbiano quasi mai menzionata come vittima della tragedia, la stessa ha pari dignità e deve essere ricordata come tutte le altre vittime.

Spero, innanzitutto che sia recuperata la parte superiore del corpo mancante, che la stessa sia identificata, così da poter comunicare ad eventuali familiari la sua morte, ed infine  di attribuirgli il giusto tributo con un funerale ed una sepoltura come merita, come hanno avuto quasi tutti, e che abbia sempre, qualcuno che possa piangerla e portarle un fiore.

– Infine voglio ricordare anche Sciliberto Bartolo detto “Uccio”, abitante nel villaggio di Altolia anch’esso morto per colpa di una frana che ha colpito  il suddetto paese. Allo stesso,  la melma maledetta,  gli invadeva l’entrata della sua abitazione, dove in quel momento si trovava e lo trascinava nel torrente sottostante; ad oggi, il suo corpo malgrado  le enormi ricerche effettuate,  non è stato ancora ritrovato.

Conoscevo il povero Uccio in quanto proprietario di un piccolo negozio in Giampilieri Marina, che vendeva prodotti vari per la campagna, ricordo che dopo circa 20 giorni dalla tragedia autonomamente ho tentato una improbabile ricerca volta al suo ritrovamento, ho percorso  partendo dal mare, il lato destro del torrente, sino ad arrivare sotto il ponte della piazza del paese di Altolia,  poi ho fatto il percorso inverso sul lato sinistro.

Malgrado tutto, le mie ricerche non hanno avuto l’esito sperato.

Il mio tentativo è stato spinto dal fatto che Uccio era un ragazzo di indole buona, generoso e “amicone di tutti”.

Spero che il suo corpo  sia ritrovato,  in quanto la madre è straziata dalla circostanza di non avere un posto dove andare a piangere il proprio figlio e portagli un fiore.

 

-Ad oggi, a circa sei mesi dalla tragedia, vi sono ancora 5 dispersi nel paese di Scaletta Zanclea ed è speranza di tutti, anche se è difficilissimo, che i loro corpi vengano ritrovati al fine di dargli anche a loro, la giusta sepoltura e dare pace a loro e ai loro familiari, così quest’ultimi possano piangerli presso le loro tombe e portargli un giusto fiore.

-Un pensiero anche a tutte le altre vittime delle altre zone colpite ed ai loro familiari a cui sono accomunato da un profondo sentimento di dolore.

-Come ultimo,voglio ricordare il funerale di Stato delle vittime che è stato celebrato nella Cattedrale di Messina dall’ Arcivescovo Monsignor La Piana, con la presenza del Presidente del Consiglio, Presidente della Camera, vari Ministri della Repubblica ed Autorità tutte.

La celebrazione è avvenuta in data 10 ottobre 2009, la cattedrale era stracolma, erano accorse migliaia  persone che si erano assiepate all’esterno, spinte dal dolore provocato dalla tragedia.

Mi ricordo i momenti strazianti e commoventi relativi all’ultimo saluto alle vittime e l’orazione del Monsignor La Piana, a tratti struggente, ed in altri molto duri, soprattutto nei confronti di tutti coloro che potevano fare e non hanno fatto, lo stesso esortava quest’ultimi, ad impegnarsi affinché tali drammi non vengano più a ripetersi, e si augurava che quella fosse l’ultima volta che commemorava vittime di una catastrofe che si poteva evitare.

Un ricordo struggente, per me e per tutti, è stato quello dell’uscita dalla cattedrale delle bare, e  io ho voluto rendere l’ultimo omaggio a mia Madre, portandola a spalla unitamente ai miei colleghi della Guardia di Finanza fino all’autovettura per poi accompagnarla  al Cimitero centrale, dove e rimasta alcuni giorni in attesa di essere tumulata nel piccolo cimitero di Giampilieri.

Voglio ringraziare in maniera unanime, tutti coloro che in questa immane tragedia, si sono impegnati e sono stati vicino ai luoghi del disastro.

Sento di ringraziare anche, in maniera particolare, il mio Comandante Provinciale di Messina, tutti gli altri Comandanti di Reparto dello stesso Comando Provinciale, i Vertici di Palermo, nonché tutti i colleghi  di Messina per la grande presenza e conforto che mi hanno dato in quei giorni terribili.

A distanza di tutti questi mesi, voglio esternare con rabbia e dolore l’unico pensiero che passa per la mia mente “che nessuno dimentichi!”.

Messina, lì  18 Marzo 2010                                           
     brig.Giuseppe De Luca