H. Nitsch a Palermo: sangue, polemiche e cadaveri

Carcasse. Copri ormai inerti, deturpati e straziati. Pareti cosparse di sangue e riti orgiastici. Questo e molto altro sarà presto visibile ai Cantieri Culturali della Zisa, spazio espositivo comunale di un noto quartiere palermitano. Si tratta di una rassegna molto discussa e contestata, Das Orgien Mystherien Theater, che l’artista austriaco Hermann Nitsch inaugurerà fra pochi giorni. Dal 10 Luglio sarà possibile visitare la mostra, osservare cadaveri di animali crudelmente dilaniati, uomini imbrattati di sangue, rituali inquietanti e francamente spaventosi.

Risentimenti, polemiche e dissensi precedono la presentazione dell’evento, curato e patrocinato dal Comune di Palermo e dall’Assessorato alla Cultura. Parole di sdegno pervadono i social network, mentre animalisti e cittadini insoddisfatti prendono parte attiva alle sempre più numerose proteste: l’esibizione rappresenterebbe un’offesa alla sensibilità individuale, se non un’esplicita incitazione alla brutalità, all’efferatezza, alla crudeltà.

Alcuni fra gli animalisti della città si sono spinti ben oltre la semplice indignazione: Antonio Leto e Nicolina La Ciura hanno dato vita ad una petizione online per la soppressione della mostra, che in poco tempo ha raccolto ben 67.000 adesioni. I due, stanchi di assistere all’ennesima, ingiustificata forma di violenza, hanno voluto che fosse il popolo palermitano ad esprimersi in merito. Ed i risultati raggiunti non necessitano di ulteriori commenti. “Il fatto che gli animali siano uccisi per attività d’intrattenimento è un’offesa alla vita, come indicato dagli articoli 10 e 11 della Dichiarazione dei Diritti degli Animali dell’Unesco – spiega Leto – e la proiezione di video con sevizie sulle carcasse viola l’articolo 13 della suddetta Dichiarazione. Questa mostra è stata già annullata nel Febbraio di quest’anno: si sarebbe dovuta tenere a Città del Messico, ma è stata proprio una petizione ad impedirlo. Io e Nicolina ci auguriamo che anche a Palermo possa funzionare.”

Si tratterebbe dunque di biocidio, dell’uccisione di un numero affatto esiguo di animali, senza che ve ne sia alcuna necessità.

“Rispetto gli animali, da sempre. Le mie opere ne sono una testimonianza. – ribatte l’artista – Nel mio teatro l’animale morto viene consacrato e diviene forma d’arte. È vero, la carne non viene mangiata, ma viene destinata ad uno scopo più elevato”. Nitsch si considera un animalista, sostenitore della causa ambientalista ed amante delle specie più diverse. Le sue parole però non bastano agli agguerriti detrattori della sua arte. “Ho cercato di credere nella buona fede dei suoi intenti, probabilmente lui è davvero convinto di ciò che dice: la sua opera dovrebbe servire a renderci partecipi della violenza primordiale, per poi iniziarci ad un’esperienza catartica. Vorrebbe sensibilizzare il pubblico in merito a sevizie e maltrattamenti, ma non è affatto questo il modo giusto.” Nicolina, promotrice della petizione sulla piattaforma Change.org, non riesce a nascondere l’indignazione, nonostante tenti di comprendere le motivazioni dell’artista. “Gli animalisti non insegnano il rispetto uccidendo le creature che desiderano proteggere: non accetteremo mai simili violazioni alla Dichiarazione dell’Unesco, né riteniamo che questa possa essere considerata arte. Palermo – aggiunge poi la donna – ha già raggiunto il culmine dell’orrore, ha conosciuto violenza e crudeltà. Adesso ha solo bisogno di bellezza, affinché le nuove generazioni imparino a prendersene cura”.

Ma c’è anche qualche voce fuori dal coro: qualcuno si oppone alla cancellazione dell’evento, proponendo addirittura una petizione che si opponga alla precedente. “Desidero oppormi ad un atto di censura – afferma Pietro Pedone, studente di Architettura – Sarebbe senza dubbio un gesto di violenza culturale, specialmente in un caso come questo, in cui visitare la mostra è un atto assolutamente volontario. Niente è imposto ad alcuno e l’imposizione del veto per una questione di opinioni personali è del tutto inaccettabile”.

Pedone non è l’unico a credere che la censura rappresenterebbe un sopruso, testimonianza di un’arretratezza culturale non indifferente: Francesca Stassi, studentessa di Musicologia e amante di ogni forma d’arte, ne è altrettanto convinta. “Non mi esprimo in merito alla bellezza delle opere, non è affatto questo il punto. Piuttosto trovo assurdo che venga impedito al grande pubblico di fruirne: a ciascuno di noi deve essere data la possibilità di conoscere, di dar vita ad una personalissima ed indiscutibile opinione. – spiega la giovane – Questo atteggiamento mi sembra del tutto oscurantista ed irrispettoso, oltre che decisamente inefficace: l’enorme scandalo non farà altro che suscitare curiosità e interesse”.

Ma si tratta davvero di tutela della libera espressione? La soppressione della mostra rappresenterebbe una minaccia per un diritto così faticosamente conquistato? A questo proposito Leto ci ricorda che “la censura di solito viene esercitata dalle autorità, dallo Stato, non dal dissenso di comuni cittadini. Al contrario di ciò che si crede, non vogliamo nascondere nulla: stiamo rivelando cosa si cela dietro la tanto decantata arte di Nitsch, stiamo rendendo noti i suoi contenuti, per quanto discutibili. Non è questa la censura, questa è vera informazione.”