Una porzione di necropoli preistorica, risalente all’età del bronzo, con sepolture entro contenitori fittili e strutture di tipo rituale, a pochi passi dal capolinea sud del tram, in via Bonino, Messina. Un ritrovamento casuale quello che nel 2011 ha riportato alla luce un reperto archeologico di eccezionale importanza, all’interno dell’erigendo complesso residenziale e commerciale denominato I Granai, nell’area dei Mulini Gazzi di via Bonino. Un’opera di indagine, compiuta grazie ad uno scavo di emergenza della durata di circa 4 mesi da parte della decima Unità operativa di base per i beni archeologici di Messina, guidata dalla dott.ssa G. Tigano. Dal lavoro di recupero è emerso un edificio funerario a tholos, costituito da una camera circolare del diametro di ca. 3,80 m, con blocchi lapidei legati a secco disposti in modo sapiente progressivamente aggettante, che si concludono con un profilo ogivale, cioè una copertura a pseudo-cupola. Attorno a questo nucleo centrale, un recinto di m. 6,80 di diametro che lascia un ampio corridoio d’accesso attorno alla struttura. Il tutto a una profondità di ca. 4,70 metri rispetto al piano stradale.
L’architettura tholoide dimostra stringenti legami con l’area egeo-micenea, con l’esempio del cosiddetto tesoro di Atreo a Micene. A partire dal 1500 a.C., questa tipologia edilizia si diffonde in tutto il Mediterraneo; in Sicilia oltre a quella dei Granai si ricorda il gruppo di 6 tombe a tholos con ricco corredo ritrovate da Paolo Orsi nel 1931 a S. Angelo di Muxaro( AG) e quella di S. Calogero a Lipari(ME).
“Si temeva un’incongruenza con quello che stavamo facendo, ma l’ottima collaborazione con la Soprintendenza ha reso il ritrovamento affascinante, e con piccole varianti abbiamo salvato una testimonianza storica di altissimo valore che per la nostra struttura rappresenta senza ombra di dubbio un valore aggiunto” così si esprime l’ing. L. Taranto, progettista del complesso I Granai, a proposito del ritrovamento del 2011. “Un ballatoio aggettante e protetto da ringhiera metallica sarà dedicato ai visitatori, nella parete sinistra saranno predisposte due finestre a nastro mentre la parete frontale sarà in muratura piena. In corrispondenza dello slargo di accesso ai box, a destra rispetto all’ingresso della tholos, verrà predisposta una vetrata antisfondamento fissa a tutta altezza. Un accesso pedonale, oltre a quello carrabile, renderà possibile al visitatore interessato di accedere direttamente al piano parcheggi e di fruire dei beni, evitando di dover chiedere un accesso autorizzato”, continua l’ing. Taranto a proposito del progetto che punterà alla valorizzazione del patrimonio archeologico. Attualmente la struttura imballata, situata sotto il cortile meridionale, è circondata e protetta da un’area di rispetto, costruita appositamente per preservarne l’insieme.
Si tratterebbe di un piccolo tassello virtuoso in una città dove i reperti archeologici non possono contare su uno spazio espositivo idoneo, ad eccezione della significativa sezione archeologica del nuovo Museo Regionale, e se opportunamente conservati o vengono in realtà ridotti ad insignificanti lacerti, spesso a favore di logiche edilizie, o divengono diletto esclusivo degli addetti ai lavori. Senza dimenticare i casi peggiori: discariche in pieno centro, come i resti della chiesa di S. Giacomo, beni invisibili, scantinati in luoghi inaccessibili.
Giuseppe Finocchio