Il cielo sopra Riace

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“Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste.
Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione.
Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italiano, terra di
sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia.”

Mimmo Lucano al passaggio del corteo

Mimmo Lucano non ama scrivere, lo dice lui stesso, ma – costretto da una assurda detenzione ai domiciliari a stare lontano dalla sua gente – è riuscito, sabato scorso a trovare le parole giuste a scaldare i cuori delle migliaia di persone di ogni età giunte a Riace a manifestargli vicinanza e piena solidarietà.
Ed è stata veramente una giornata storica quella che ha visto un piccolo borgo della Calabria jonica riempirsi fino all’inverosimile per sostenere non solo l’innocenza di una singola persona ma la giustezza e l’efficacia di pratiche di accoglienza che hanno trasformato un comune destinato a scomparire in un pezzo di mondo multicolore e umano.
A Riace infatti la storia si fa da quindici anni circa e non nel tempo limitato di una singola manifestazione. L’ associazione Città Futura, culla dell’esperienza politica che ha portato Mimmo a rivestire la fascia tricolore, nasce e si sviluppa nei primi anni duemila attorno a poche semplici intuizioni: Riace si svuota ? Allora si recuperano gli antichi mestieri artigiani, si chiedono alle famiglie degli emigrati ,sparse per i quattro angoli del mondo, le vecchie case del Borgo in comodato d’uso , si aggiustano e si utilizzano per promuovere l’ospitalità a turisti rispettosi e desiderosi di passare alcuni giorni vivendo i ritmi lenti e sereni di una antica comunità contadina. Su questo tessuto, che ha già dato una prospettiva di vita e dignità a diversi giovani disoccupati del luogo, si inseriscono i primi profughi Curdi e poi via via di altri paesi colpiti dal dramma della guerra o della fame . Tutto questo è accaduto negli anni , senza clamori , senza mai diventare un business per nessuno. Mimmo non si è mai arricchito e persino i suoi figli e l’ex moglie vivono al nord. In una terra e in un periodo storico in cui spesso “ politica “ è sinonimo di interesse personale la sua storia rischia di apparire come quella di una mosca bianca o di un nemico.
Un nemico da abbattere con ogni mezzo necessario per quelli che hanno costruito facili carriere alimentando e sfruttando la paura dell’altro ma anche per gli imprenditori del dolore , che con gli appalti legati alle forniture per i Cara, i Cie e i centri di prima accoglienza hanno accumulato ricchezza e potere.
Anche a sinistra c’è chi diffida di Mimmo il Curdo e di Riace. Sono quelli che dicono che il modello non è esportabile o , peggio , che alimentano l’illusione che “ parlare al popolo “ significhi inseguire il discorso pubblico della Lega di Salvini.
Invece Lucano, con i suoi tre mandati, sta lì a dimostrare che una politica popolare a sinistra non ha alcun bisogno di fare figli e figliastri fra “ autoctoni “ e “ migranti “ per avere non solo il consenso degli intellettuali radical come Wim Wenders ma quello dei disoccupati e delle famiglie povere calabresi. Per cui è particolarmente importante che intorno al suo nome e alla sua esperienza si ritrovino in tanti. Tutti quelli che da qualche anno a questa parte non sanno a che santo votarsi o sono costretti a scegliere fra i troppi partitini di sinistra, divisi su tutto, confusi sul che fare.
È la prima volta in tanti anni che ciò accade, non attorno a un mito lontano, come Alexis Tsipras o a un martire come Peppino Impastato.

Mimmo Lucano è in mezzo a noi ed è rimasto sempre a distanza di sicurezza dalla retorica . Quando uscirà da casa a testa alta, e siano certi che accadrà molto presto, dovremo dirgli grazie perché ci sta aiutando a riprendere la parola per fare la sinistra che ci manca .
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