La munnizza che vale oro

Bagnarole, valigie, giocattoli, palloni scoppi e carcasse di motorini. Questo è lo scenario dell’ex officina Amam di via Pietro Castelli che oggi è diventato un vero e proprio munnizzaio. “Il degrado, a pochi passi dal centro cittadino, è sotto gli occhi di tutti ma nessuno fino a questo momento ha fatto nulla. Tutto è iniziato quando nei primi anni del duemila il comune ha chiesto all’Amam di restituirgli questo bene dato in affitto. L’idea originaria era di vendere per rinsaldare le perenne asfittiche casse comunali, come racconta l’ingegnere Luigi La Rosa: ” Allora questi locali servivano da officina e ci sono stati chiesti per essere venduti. Probabilmente non sono stati trovati acquirenti. Ricordo però ad esempio che l’area del Pozzo Marullo, in località Torrente Trapani è stata immediatamente venduta”. L’idea di partenza quindi era nobile, meno nobile, scusate il gioco di parole, resta lo spettacolo che è stato offerto ai residenti: “Questo palazzo è diventato una discarica abusiva- racconta Tiziana- non riusciamo davvero a capire perché nessuno abbia pensato alla riqualificazione di quest’aria. Potrebbe dare lavoro a un sacco di poveri disgraziati che non sanno come arrivare a fine mese”. Le parole di Tiziana, invece meglio di altre restituiscono il clima di malumore che aleggia nell’altra Messina. La sua è una storia particolare, perché condivide con suo marito e i suoi quattro figli una casa che è sufficiente per solo quattro persone. I muri sono umidi, ma il momento assai critico non gli permette di poter affittare una casa più grande.” In questo momento in cui si fatica a trovare lavoro non possiamo pensare di abbandonare questa casa per affittarne una più confortevole. Anzi, vi dirò siamo talmente stanchi di tutte le problematiche quotidiane e delle promesse mai mantenute che troviamo conforto solo in Dio, perché se non rimaniamo fedeli a lui cosa ci rimane”. Singolare però è il fatto che queste persone non possono nemmeno tenere il balcone di casa aperto perché devono difendersi dai ratti dal lezzo della spazzatura. Ma il l’incuria che acceca dalla finestra da queste abitazioni richiama altre questioni come il recupero degli spazi abbandonati che sono stati uno dei capisaldi dalla campagna elettorale, ma è doveroso precisarlo che la giunta Accorinti ha ereditato una città sull’orlo del collasso. Un nodo cruciale resta comunque la risposta che si potrebbe dare, mettendo da parte gli anni bui che Messina ha vissuto. Una prima suggerimento l’abbiamo chiesto al direttore del Servizio Cosap del Dipartimento Patrimonio e Demanio Dott.Vincenzo Palana, conosciuto per le mille battaglie istrioniche che ha chiarito che né questa amministrazione né quella precedente hanno dato direttive su come si intende fronteggiare questa annosa questione e in particolare ha tuonato contro l’assoluto immobilismo in cui versa questa città: ”Descrivo questa città come una bacinella popolata da tartarughe che si arrampicano per ottenere qualcosa. La vicenda del palazzo dell’ex Amam è solo uno dei tanti posti che gridano riscatto. Ora, dopo il fallimento della vendita dei gioielli di famiglia, ed i vari tentativi di riduzione della spesa, l’unico modo che ha questa amministrazione per pensare alla riqualificazione è recuperare fondi dalle entrate tributarie ed extratributarie. Oggi i dipartimenti devono fronteggiare con un forte sotto organico ed una pessima organizzazione diverse questioni ma non possiamo sul serio – senza interventi seri – dare concrete risposte ai cittadini”.

Ad oltre cento giorni della nuova giunta quello che preoccupa maggiormente è il bilancio ma in attesa di dedicare un secondo atto a queste vicende, dando voce alla politica è doveroso dire che la città dello Stretto è costellata da luci e ombre. Luci che troppo spesso sono accese sui palazzi del potere, sulle polemiche inutili mentre delle ombre, che come in questo caso si impongono prepotentemente nei palazzi, degli edifici lasciati completamente all’abbandono cala il silenzio. La domanda che in tanto facciamo è questa: Se questa area rientra nelle zone di dismissione, come è possibile vedere negli atti pubblici del comune, cosa vogliamo farne ? Sicuramente non è sempre possibile mettere la “polvere” sotto il tappeto soprattutto se il valore stimato è 770.000 euro. Claudia Benassai

 

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