Il dolore e la frana

Circa 17.500 risultati ottenuti sul Web dalla ricerca di “ Frana di Giampilieri”. 48 milioni di euro in arrivo dallo Stato e dalla Regione. 37 morti accertati, un fiume di parole e retorica che da ricostruzione a protezione, da rimboscamento a riapertura dei negozi , cercano d’affogare e ottundere  l’urlo di dolore e disperazione degli abitanti delle zone disastrate o di lenire il dolore dei sopravvissuti.

 

Benvenuti all’Inferno.

 

L’evento è iniziato con l’intensificarsi di una perturbazione proveniente dalle Isole Baleari. Già tre ore dopo l’inizio del nubifragio si segnalavano danni alle strade e alla ferrovia, fino a quando, vicino alla mezzanotte, avveniva il crollo di alcune palazzine tra Scaletta Zanclea e Giampilieri Superiore.

Schopenauer scrisse che la psicologia dell’uomo oscilla continuamente tra due stati: la noia e il dolore. Quando non proviamo dolore ci annoiamo e per uscire dalla noia cerchiamo il dolore.
Il dolore è tutto ciò che gli uomini conoscono da’ senso alla loro esistenza. Li fa credere vivi.

La portata dei danni, alle prime luci dell’alba, si rivelava preoccupante e più seria del previsto: numerose le vittime sepolte sotto il fango, incerto il numero dei dispersi, molte le persone rifugiate sopra i tetti e alcune delle frazioni raggiungibili soltanto a piedi o per via aerea.

“Ho sentito un boato e poi un fiume di fango e rocce ha invaso la mia casa. Siamo vivi per miracolo”.

E tanti sono quelli che si stringono ad Antonio Lonia, al quale l’acqua ha portato via la moglie e i due figli, Lorenzo di due anni e mezzo e Francesco di sei. La tragedia, lui che era fuori per lavoro, l’ha vissuta al telefono, in diretta, quando, parlando con la moglie, ha sentito il boato, le grida e poi il silenzio. “

La dolorosità di questa condizione a poco a poco non si sente più. Come lo sferragliare del treno, che dopo qualche tempo non avvertiamo più, così la dolorosità diventa per noi tutt’uno con l’esistenza, una costante naturale e, per assurdo, una presenza rassicurante della vita.
Dolore ed insicurezza diventano componenti naturali della vita, ringhiere familiari, rassicuranti ad un Il canto di dolore. E’ straordinario osservare quanto spazio occupi il dolore nella nostra vita. E non ci riferiamo qui soltanto al dolore fisico, ma anche e soprattutto al dubbio, che e’ un dolore mentale, e a quel senso di incertezza, a quella costante sensazione di scarsità, che e’ un dolore nella coscienza. Se fossimo attenti e potessimo osservarci, studiare i nostri pensieri, le emozioni e le sensazioni che percorrono le buie foreste dei nostri neuroni, che si inseguono e si arruffano tra le pareti cave del nostro cranio, ci accorgeremmo che ben poco spazio della nostra esistenza resta fuori dal dolore, in ogni sua forma o manifestazione.

Il Consiglio dei ministri, successivamente, dichiarava lo stato di emergenza nelle zone colpite. Il 4 ottobre, le fonti di agenzia Adnkronos/Ign indicavano un bilancio, ancora provvisorio, di 23 morti e 35-40 dispersi, 29 feriti ricoverati e 564 sfollati ospitati negli alberghi della zona.

Le vittime recuperate erano divenute 25, secondo quanto comunicato il 7 ottobre dall’unità di crisi disposta a Messina. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, lasciava intendere di non nutrire speranze riguardo ai 10 ancora dispersi, portando così a 35 il bilancio presunto delle vittime. Altri tre corpi, di cui uno di una bambina di 4 anni, venivano ricuperati il giorno dopo, portando a 28 il numero delle vittime e a 7 quello delle persone ancora disperse.

“E’ stata la fine del mondo”, dice sconsolato un uomo seduto accanto alla moglie ed alla figlia nella palestra della scuola. Il piano terra della sua abitazione è stato completamente sommerso dal fango che ha raggiunto i due metri. “Per fortuna – dice con un filo di voce – siamo riusciti a scappare al piano superiore“.

Antonino, invece, deve la sua vita e quella della famiglia al figlio di 10 anni che da due anni non perde d’occhio un momento la montagna. Ieri l’altro ha visto qualcosa di sospetto e ha dato per tempo l’allarme consentendo ai suoi di chiudere il negozio di detersivi che hanno in paese e allontanarsi prima che venisse sommerso.

“Il dolore, quel senso schiacciante di morte e di costante sconfitta che l’uomo si porta dentro, sembra originarsi già al momento della sua nascita, anche se in realtà ha origini molto più lontane. Venendo al mondo la prima sensazione dell’essere umano è quella di soffocare, di venire sopraffatto. Nelle nostre società, cosiddette civili, la vita ha inizio secondo un rituale tra i più brutali, che potrebbe definirsi ‘un vero e proprio benvenuto all’inferno’. Partorito nel dolore, accolto dalle luci accecanti di una sala operatoria, dalle voci concitate dei medici e dalle grida della madre, sculacciato e sdraiato su una fredda superficie d’acciaio, il neonato incontra il dolore e la paura come prima impressione e da quel momento, come nell’imprinting delle oche, li seguirà come i suoi veri genitori. Da allora nulla ci apparirà più familiare del gusto dolciastro della paura e della presenza rassicurante del dolore..

Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso nella sua relazione alla Camera dei Deputati il 7 ottobre affermava tra l’altro:”..L’impegno è stato massiccio, con l’impiego di 2.386 uomini anche dell’esercito e delle Forze dell’ordine, 567 mezzi, 100 ore di volo con 150 “sortite” degli elicotteri…Al momento…tutte le frazioni sono state raggiunte dai soccorritori e tutte le strade sono state riaperte e riattivate. Sono in corso accertamenti sull’agibilità degli edifici…

I funerali di stato per le vittime dell’alluvione si sono svolti sabato 10 ottobre presso il Duomo di Messina, con una messa solenne officiata dall’arcivescovo Calogero La Piana, a cui hanno presenziato le più alte autorità politiche e religiose della città, oltre al premier Silvio Berlusconi, al presidente del Senato Renato Schifani chiamato a rappresentare il capo dello Stato e il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo; erano presenti inoltre i ministri Angelino Alfano e Stefania Prestigiacomo, il capo della protezione civile Guido Bertolaso e il presidente dei senatori del Partito Democratico Anna Finocchiaro. Complessivamente hanno preso parte alla celebrazione varie migliaia di cittadini, di cui circa 1.500 all’interno della cattedrale; i restanti, nel sagrato, hanno seguito la funzione religiosa da un maxischermo televisivo.

Forse l’abbiamo sempre saputo, in ogni caso ora non possiamo più fingere di ignorare una scoperta di tale importanza: le organizzazioni umane sono mortalmente tristi, vere e proprie industrie del dolore. Fabbriche ed uffici, e prima ancora, scuole ed Università, sembrano essere state disegnate, organizzate, per produrre ed alimentare sofferenze apparentemente inutili. Enormi quantità di energia sono spese in divisioni e conflitti tra gruppi e tra individui, in emozioni inutili e sgradevoli, in stati d’angoscia, di ansietà, in condizioni di preoccupazione, di incertezza ed irritabilità. Ed e’ facile verificare una verità paradossale: mentre le materie prime escono dalla fabbrica nobilitate e trasformate, gli uomini e le donne ne escono avviliti.

Il 13 ottobre venivano ricuperati i corpi dei due bambini di 2 e 6 anni ancora dispersi, morti assieme alla loro mamma, a centinaia di metri dalla loro abitazione, il che portava il numero delle vittime accertate a 30, mentre il numero degli sfollati aveva raggiunto il numero di 1054 persone. Ancora 4 uomini e 2 donne, dei quali uno di Altolia e 5 di Scaletta Zanclea mancavano all’appello. Il 19 ottobre il numero di vittime saliva a 31 in seguito al decesso al Policlinico di Messina di una ragazza di 28 anni gravemente ferita. Rimanevano ancora da trovare i resti delle 6 persone ancora disperse.

Oggi sappiamo che i morti definitivi furono 37.

Giampilieri appare come una donna a cui hanno strappato il vestito e l’anima, anche gli alberi sono stati portati via e le case sembrano essersi inchinate davanti ad un fiume di fango che le ha sommerse. Negli occhi delle persone che si incontrano nei vicoli è come se la frana fosse avvenuta ieri. Il paese sembra essere tagliato in due. La zona rossa è quella più devastata, sui muri dei pezzetti di case che rimangono, il fango ha lasciato la sua impronta.

La rabbia qui va tenuta stretta tra i denti, perché il nemico è qualcosa di invisibile che può ritornare da un momento all’altro. La natura ha tracciato i propri nuovi confini, senza permesso si è infilata nelle camere da letto e ha portato via le storie e i sogni. La frana, è un fantasma che ha rosicchiato montagna e case, riempito il fiume e macchiato il mare. Niente si poteva prevedere e tutto si è verificato in poche ore, dalle 19.45 alle 21.

Sui volti degli scampati, riuniti nella scuola del paese in attesa che i soccorritori aprano un varco tra il fango per portarli negli alberghi di Messina, si legge tutta la paura di queste ore. Occhi lucidi, rigati dalle lacrime, volti stanchi e sconsolati per un futuro che non si può prevedere, gli scampati alla tragedia cercano di farsi forza sostenendosi a vicenda.

La pioggia non ha fatto franare solo il costone della frazione superiore. Anche la zona marina di Giampilieri è stata colpita, soprattutto per quanto riguarda la viabilità. Per ore, dunque, gli unici mezzi di soccorso, oltre agli elicotteri, sono state le motovedette della Capitaneria di porto. Oltre 60 i feriti soccorsi e portati negli ospedali di Messina.

“E’ stato uno spettacolo terribile”, dice uno dei componenti l’equipaggio di una motovedetta. “Uno spettacolo impressionante e orribile”.

C’è una foto, o meglio un fotomontaggio, che ritrae il Sindaco Buzzanca e il Presidente della Regione Sicilia che ridono di fronte a delle macerie. Io non lo so se quella foto è vera, o se ridevano in un’altra occasione e per un’altra circostanza ma una cosa è sicura: ridevano. Come al solito molteplici interpretazione sono state date. Totò e Peppino ridono perché si prendono a braccetto, come fanno i siciliani a passeggio. Totò e Peppino ridono perché hanno il giubbottino che li ripara dal freddo, anzi, dal fresco. Totò e Peppino ridono perché sono tra i pochi privilegiati a non limitarsi a guardare le cose, ma a viverci dentro. Come quelli del Grande Fratello, insomma. Totò e Peppino ridono perché sono complici. Giocano.

Poi ripenso alla Frana, a cosa significa. Con il termine frana si indicano tutti i fenomeni di movimento o caduta di materiale roccioso o sciolto, a causa dell’effetto della forza di gravità su di esso. Le frane possono dare luogo a profonde trasformazioni della superficie terrestre, e a causa della loro alta pericolosità, in alcune aree abitate, devono essere oggetto di attenti studi e monitoraggi. Per frana o dissesto è da intendersi qualsiasi situazione di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi, compreso fenomeni di intensa erosione superficiale, o fenomeni franosi che interessano i pendii in profondità, tali movimenti sono controllati dalla gravità.

Poi penso al dolore della gente e a quel costante stato di dolore che rimane fermo nel tempo ed in fondo all’anima dei sopravvissuti .

Continuo a pensare ai volontari, o meglio ai volontari che ho conosciuto io, quelli che si sono lanciati sui soldi dell’emergenza e della ricostruzione, che tra straordinari, benefit, buoni pasto e premi di produttività, oggi sono più ricchi di prima.

E penso hai tecnici, alle loro profumate e gonfiate parcelle per onorari e competenze che i progetti di messa in sicurezza delle parti disastrate hanno generato.

E continuo  con le Ditte e le Società di rimozione dei detriti. Nei primi giorni del disastro sui luoghi se ne contavano più di 25 con l’unico intento di salvare delle vite e sgombrare le strade dal fango. Oggi sono tutte impegnate a richiedere, anzi a pretendere, il pagamento delle fatture emesse per il lavoro svolto ed ad azionare le varie procedure di recupero del credito.

E’ vero non abbiamo imprenditori che ridono al telefono pensando ai guadagni della ricostruzione dovuti al terremoto dell’Aquila ma mi sembra che per il resto non ci manchi niente. Anzi possiamo dire che siamo riusciti a nobilitare il concetto di volontariato trasformandolo da solidale e partecipativo a rimborso delle spese sostenute e retribuzione dell’attività prestata.

Le uniche parole che mi continuano a girare nella testa riguardano una montagna ma non è quella di Giampilieri. Una montagna vecchia di duemila anni che cela le uniche parole che conosco contro il dolore. Parole di speranza. “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati”.

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