Il Ministero chiede integrazioni su Edipower

Il Gruppo istruttore del Ministero dell’ambiente incaricato dell’istruttoria tecnica relativa al progetto di Edipower/A2A di realizzare un termovalorizzatore alimentato a Css (combustibile derivato dai rifiuti, ndr) all’interno della centrale termoelettrica di San Filippo del Mela ha sollevato alcune osservazioni richiedendo la necessità di acquisire approfondimenti relativi alla documentazione già prodotta»

Lo scorso 21 giugno si è riunita la Commissione del Ministero dell’ambiente incaricata dell’istruttoria sul progetto di Edipower/A2A di realizzare un termovalorizzatore alimentato a Css (combustibile derivato dai rifiuti, ndr) all’interno della centrale termoelettrica di San Filippo del Mela presentato lo scorso settembre. Nel Gruppo istruttore dell’ISPRA, presente anche il Comune di San Filippo del Mela, rappresentato dal chimico Eugenio Cottone, che ha presentato un documento do osservazioni, solo in minima parte recepite dal Ministero. «Approfondimenti» e «integrazioni» Dal provvedimento inviato, oltre che all’Edipower, anche al Ministero dei Beni culturali – che aveva già espresso parere negativo, su cui è pendente al Tar del Lazio un ricorso per l’annullamento – alla Regione siciliana, all’ex Provincia di Messina e al Comune di San Filippo del Mela, si evince come il Ministero richieda «approfondimenti» e «integrazioni» necessari «per una corretta e compiuta valutazione degli impatti ambientali attesi a seguito della realizzazione del progetto». Nello specifico si chiedono chiarimenti in merito all’approvvigionamento del Css che dovrebbe alimentare le due caldaie a griglia mobile di 200 Mwt di potenza e funzionanti per 7800 ore l’anno. Come si ricorderà nello studio di impatto ambientale l’Edipower affermava che il Css «verrà approvvigionato sul mercato ed in via prioritaria dagli impianti di trattamento meccanico-biologico presenti in un raggio di 200 km, ovvero tendenzialmente quelli delle provincie di Messina, Catania ed Enna.» Da dove arriverà il Css? Allo stato dei fatti però – senza considerare la quasi totale carenza di impianti del genere in Sicilia, da cui l’ennesima crisi di questi giorni –, entro i 200 Km di percorrenza stradale ricade solo l’impianto della Sicula Trasporti. L’altro impianto esistente, quello nuovo di zecca di Bellolampo (Palermo) sta a 210 km.

Tutto dipende da cosa si intende per “raggio” di 200 km. Se lo si dovesse considerare “in linea d’aria”, si prende quasi tutta la Sicilia. Pur reputando il dimensionamento del termovalorizzatore tale da giustificare la scelta del raggio d’azione indicato», il Mattm chiede di dettagliare «maggiormente anche con indicazione di impianti che possono fornire Css indicandone, inoltre, le potenzialità produttive, le fonti di approvvigionamento tenuto conto che detto Css dovrà rispettare prefissate classi di Css definite dalla Norma EN15359:2011, in funzione delle quali è stata effettuata la progettazione dell’impianto». Chiesti anche approfondimenti sull’impatto derivante dal «traffico indotto dalla realizzazione del progetto sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio e la viabilità che si intende utilizzare». Viene inoltre richiesto di fornire «ulteriori elementi quali-quantitativi che consentano di apprezzare la valenza del progetto nell’ambito del quadro di programmazione energetica nazionale e regionale» evidenziando altresì «le conseguenze derivanti dalla non realizzazione» dello stesso. Ma le emissioni? Il Gruppo istruttore si sofferma poi sulla «componente ambientale» sottolineando come Edipower non abbia fornito «informazioni relativamente alle emissioni non convogliate», chiedendone «la identificazione e la valutazione delle emissioni delle stesse». Chiesta anche un’analisi dell’impatto delle emissioni odorigene a valle del nuovo impianto. Relativamente ai serbatoti previsti dal progetto si evidenzia che «per i nuovi serbatoi interrati devono essere previsti sistemi di contenimento a doppia parete con il controllo in continuo dell’intercapedine con allarme sonoro e luminoso». Mentre per i serbatoi fuori terra dovranno «essere previsti bacini di contenimento correttamente dimensionati».

Edipower pertanto dovrà fornire «idonea relazione descrittiva di tali sistemi e del sistema di gestione delle acque meteoriche presenti nei bacini». E le scorie? Di un certo rilievo la richiesta di un piano di gestione dei rifiuti (speciali) prodotti che si integri con le previsioni di Edipower/A2A. E infatti, al fine di poter valutare la corretta gestione dei rifiuti in fase di cantiere e di esercizio il Mattm chiede «di fornire già ora, un piano di grstione dei rifiuti che identifichi i codici CER (il catalogo europeo dei rifiuti, CER, classificazione i tipi di rifiuti secondo la direttiva 75/442/CEE, I codici CER sono delle sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in coppie (es. 03 01 01 scarti di corteccia e sughero), volte ad identificare un rifiuto, di norma, in base al processo produttivo da cui è originato. Il primo gruppo identifica il capitolo, mentre il secondo usualmente il processo produttivo, ndr), che si prevede di trattare ed i possibili impianti di trattamento/smaltimento delle tipologie di rifiuti individuate.» Considerato che il “cosiddetto piano dei rifiuti regionale” non ne prevede, Edipower/A2A, se vuole l’impianto, potrebbe doversi accollare pure questi impianti. È stata anche ritenuta «non esaustiva la trattazione delle terre e rocce da scavo effettuata nel SIA». La Commissione pertanto «reputa necessario valutare una alternativa progettuale allo smaltimento in discarica indicato.»

Infine, si chiede di «integrare le valutazioni dell’impatto paesaggistico effettuate nel Sia, tenuto conto del parere negativo del Mibact». Edipower adesso avrà trenta giorni (a decorrere dal 14 luglio scorso, ndr) per fornire le integrazioni richieste.