Il Sud? Una realtà con la potenzialità di risorgere

«Il Sud non è una zavorra ma un’occasione e uno strumento per risolvere i problemi del Paese». Questo è ciò che ha dichiarato sabato mattina Guglielmo Epifani, segretario nazionale della Cgil, in occasione della manifestazione nazionale per il Mezzogiorno svoltasi a Messina. I partecipanti, secondo la Cgil, si attestavano intorno ai trentamila, mentre le forze dell’ordine ne hanno contati appena la metà.

«Il Sud non è una zavorra ma un’occasione e uno strumento per risolvere i problemi del Paese». Questo è ciò che ha dichiarato sabato mattina Guglielmo Epifani, segretario nazionale della Cgil, in occasione della manifestazione nazionale per il Mezzogiorno svoltasi a Messina. I partecipanti, secondo la Cgil, si attestavano intorno ai trentamila, mentre le forze dell’ordine ne hanno contati appena la metà.

Partito alle 11 da Piazza Antonello, il corteo ha invaso alcune tra le principali strade cittadine, come la via Cesare Battisti, il viale San Martino e la Via Tommaso Cannizzaro. A guidare questo lungo serpentone è stato Epifani che, rilasciate le dichiarazioni ai giornalisti di fronte a Palazzo Piacentini, si è tuffato in mezzo alla gente, scortato dalle forze dell’ordine. Accanto a lui, il segretario generale della Cgil di Messina Lillo Oceano e poi vari personaggi che si sono succeduti, tra i quali il pacifista Renato Accorinti e le operaie della camiceria Castello.

La scelta della nostra città come luogo da cui far levare le richieste e le voci di dissenso non è un caso: «E’ già dimenticata la tragedia di qualche settimana fa – ha dichiarato Epifani – chi dovrebbe occuparsene finora ha fatto il minimo del minimo di quello che sarebbe stato indispensabile. Quando si doveva intervenire non si è intervenuto, vogliamo sapere perché dobbiamo sempre piangere dopo per non mettere in sicurezza prima. Sappiamo che le risorse sono poche ma non è questo, nella tragedia, il momento di avere il braccino corto, di lesinare». E queste parole non potevano che trovare conferma nelle prime file del corteo, dove si trovavano gli alluvionati del primo ottobre.

Il segretario è stato molto chiaro: in un momento come questo, in cui in Sicilia e nel resto del Mezzogiorno non c’è possibilità di impiego e la criminalità dilaga, il governo non può e non deve abbandonare i cittadini, con promesse di fondi fantasma o con infrastrutture che non hanno la priorità: «Quei 100 milioni di euro potevano servire. Viene prima il Ponte o viene prima la sicurezza delle persone? Invece di pensare a come ricostruire quello che è venuto giù, si pensa di costruire qualcosa di nuovo: new town sembra il termine capace di risolvere tutto. Ieri il governatore della Banca d’Italia ha usato parole molto vicine a quello che noi pensiamo: il Governo fa troppo poco per la crisi, non si sta facendo quello di cui il paese avrebbe bisogno».

Presenti al corteo, oltre agli alluvionati, anche altri protagonisti di questioni “delicate” della Sicilia, come gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il segretario nazionale ha affrontato anche questo tema: «E’ una delle ragioni forti della giornata di mobilitazione di oggi. Perché è il simbolo di ciò che si deve evitare. Se chiude Termini non risorge un altro stabilimento in grado di dare lavoro a tremila persone. Il governo, quando lo scorso anno ha varato il provvedimento sulla rottamazione, avrebbe potuto chiedere certezze per gli stabilimenti di Termini e di Pomigliano».

Il corteo è giunto a Piazza Lo Sardo (per i più Piazza del Popolo) intorno alle dodici e trenta. Qui, sul palco montato al centro, Epifani ha tenuto il suo discorso, preceduto dalla presentazione dei partecipanti al corteo: da Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia, a Mariella Maggio, segretaria della Cgil Sicilia; dal Wwf all’associazione “Messinasenzaponte” e molti altri.