Informare per Resistere

Oggi, a Palermo, si è svolto un sit-in davanti lo storico Tribunale della Città, che ha visto già in passato giudici del calibro di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, onorare a loro volta altri giudici che come loro hanno perso la vita in attentati mafiosi nel vano progetto di indurre la Magistratura al silenzio.

Oggi, non si è commemorato nessuno dei tanti morti di Mafia.

Oggi, è stato il popolo, tanta gente composta, commossa e fermamente decisa a proteggere i principi di libertà e di giustizia che fanno grande una Nazione.

La manifestazione “ADOTTA UN MAGISTRATO”, ha riunito alcune centinaia di giovani e di meno giovani che rispolverando gli slogan sessantottini hanno urlato “fuori la mafia dalla politica”.

Una politica assente, non un rappresentante della Regione, della Provincia o del Comune, non un rappresentante di questo Governo centrale, troppo impegnato a proteggere dall’arresto uomini come Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino o Salvatore Cuffaro e ad approvare riforme del processo penale con il preciso intento di distruggere LA GIUSTIZIA.

Oggi c’erano Salvatore Borsellino, ed i giudici Antonio Ingroia, Nino Di Matteo, Gaetano Paci, Domenico Gozzo che indagano sulle stragi del ’92, insieme, uniti in un unico grande e tenace abbraccio.

La manifestazione è stata documentata grazie a decine di fotoamatori e blogger che come consuetudine, sono quelli che in alternativa al tragico silenzio della TV di Stato, permettono alla gente comune di informarsi.

Non c’era la RAI ne tanto meno la FININVEST, ma in compenso c’era SKY del noto magnate Rupert Murdoch, grande antagonista del Biscione e TeleJato e poi c’eravamo noi di Informare per Resistere.

La Manifestazione di oggi è stata un grande abbraccio tra uomini e donne di uno Stato prigioniero della mafia, che ‘uccide’ ogni giorno l’informazione e la giustizia. Ma non solo: ha rappresentato anche la volontà, ferma e decisa, di tanti cittadini che hanno capito che con le loro parole, le loro opinioni, la loro presenza possono “proteggere” questi magistrati che operano nell’interesse di quella parte pulita del nostro paese che non vuole rendersi complice con il silenzio e l’indifferenza.

Noi, oggi, siamo stati “La Scorta” di Ingroia, Di Matteo, Paci e Gozzo … i NOSTRI EROI !!!

 

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28 comments

  1. QUESTA NOSTRA, UNA VITA APPARENTE

    Sull’onda dell’entusiasmo e di una novità fatta di, promesse, aspettative e speranze, per una qualità di vita migliore e più felice, è stata definito, rivoluzionario, quel processo di industrializzazione che, nel solo arco di un secolo, ha sbaragliato dal campo le società contadine per imporsi come parametro assoluto di riferimento.
    Ma le rivoluzioni, sono portatrici di fratellanza, uguaglianza e libertà (sinonimi di felicità), in netta antitesi con quella “industriale”, equivalente di, omologazione, licenza, schiavitù e catastrofe ambientale. Una mera illusione, avallata, mitizzata e propagandata da quel primitivo gruppo di “furbetti del quartierino” che, alla fatica dei campi e all’intelligenza, aveva anteposto (per facilità di applicazione) le più congeniali e caratteriali, inettitudine e furbizia. Tutte le promesse e le speranze, sbandierate in questo secolo, sono state disattese e umiliate. Quel processo di semplificazione che ha traghettato l’uomo da un passato industrioso a un presente industriale, è miseramente fallito. L’autonomia di un tempo, presupposto di libertà e decoro, è degenerata in dipendenza dal Sistema e, la salutare e appagante fatica dell’uomo contadino, in lavoro meccanico, frustrante e senza dignità. Per tali motivi, l’individuo umano del passato, cosciente e responsabile, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si attiene rigidamente alle regole stereotipate di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. A un tale uomo è negata la felicità.
    Gli individui ben differenziati delle società contadine, proprio in virtù della loro autonomia, disponevano di quel tempo libero (indispensabile e necessario), che dava un senso alla loro esistenza ed era motivo di socializzazione, tradizione, fantasia, pura introspezione e svago. La variabilità del tempo, li costringeva per lunghi periodi, ad abbandonare la fatica dei campi, potendo così concedersi lunghe pause di rigenerante riposo, e in occupazioni manuali/artigianali, fonte di creatività, ispirazione e consapevolezza. Oggi, con il Sistema industriale, ogni più remoto barlume di dignità è stato per sempre cancellato. Un uomo, costretto a lavorare otto ore, ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese non solo, è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico.
    Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo.
    L’uomo ragionevole, muore per un calcio sferrato dal suo cavallo, per essere caduto ubriaco dal fienile o, colpito da un fulmine in una notte di tempesta, mentre cerca di radunare il suo gregge di pecore. L’uomo ragionevole, muore annegato, dopo essere caduto con la sua bicicletta in un fossato, di notte, tornando dall’osteria verso casa. Muore di fatica, dopo avere dissodato, con la sola forza delle sue braccia, un campo di patate. L’uomo ragionevole, muore soffocato dall’ultimo boccone della sua cena o, avvelenato dalla puntura di una vipera – muore per un colpo di pugnale al cuore, sferratogli dal suo acerrimo nemico, per una parola di troppo. L’uomo ragionevole muore da uomo, perché la memoria delle sue azioni, sia da conforto per tutti quelli che lo hanno amato. L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione di autenticità, e di qualità della vita
    Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone e che fosse la carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni. L’uomo di quest’epoca insensata si deve ribellare, e riappropriare dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra. La Terra, è il vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente sottometterci sapendo che, domani, per noi sarà un altro giorno. Un giorno nuovo, pieno di aspettative e di speranze, di sana fatica, sereno riposo e felicità.

    Gianni Tirelli

  2. QUESTA NOSTRA, UNA VITA APPARENTE

    Sull’onda dell’entusiasmo e di una novità fatta di, promesse, aspettative e speranze, per una qualità di vita migliore e più felice, è stata definito, rivoluzionario, quel processo di industrializzazione che, nel solo arco di un secolo, ha sbaragliato dal campo le società contadine per imporsi come parametro assoluto di riferimento.
    Ma le rivoluzioni, sono portatrici di fratellanza, uguaglianza e libertà (sinonimi di felicità), in netta antitesi con quella “industriale”, equivalente di, omologazione, licenza, schiavitù e catastrofe ambientale. Una mera illusione, avallata, mitizzata e propagandata da quel primitivo gruppo di “furbetti del quartierino” che, alla fatica dei campi e all’intelligenza, aveva anteposto (per facilità di applicazione) le più congeniali e caratteriali, inettitudine e furbizia. Tutte le promesse e le speranze, sbandierate in questo secolo, sono state disattese e umiliate. Quel processo di semplificazione che ha traghettato l’uomo da un passato industrioso a un presente industriale, è miseramente fallito. L’autonomia di un tempo, presupposto di libertà e decoro, è degenerata in dipendenza dal Sistema e, la salutare e appagante fatica dell’uomo contadino, in lavoro meccanico, frustrante e senza dignità. Per tali motivi, l’individuo umano del passato, cosciente e responsabile, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si attiene rigidamente alle regole stereotipate di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. A un tale uomo è negata la felicità.
    Gli individui ben differenziati delle società contadine, proprio in virtù della loro autonomia, disponevano di quel tempo libero (indispensabile e necessario), che dava un senso alla loro esistenza ed era motivo di socializzazione, tradizione, fantasia, pura introspezione e svago. La variabilità del tempo, li costringeva per lunghi periodi, ad abbandonare la fatica dei campi, potendo così concedersi lunghe pause di rigenerante riposo, e in occupazioni manuali/artigianali, fonte di creatività, ispirazione e consapevolezza. Oggi, con il Sistema industriale, ogni più remoto barlume di dignità è stato per sempre cancellato. Un uomo, costretto a lavorare otto ore, ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese non solo, è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico.
    Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo.
    L’uomo ragionevole, muore per un calcio sferrato dal suo cavallo, per essere caduto ubriaco dal fienile o, colpito da un fulmine in una notte di tempesta, mentre cerca di radunare il suo gregge di pecore. L’uomo ragionevole, muore annegato, dopo essere caduto con la sua bicicletta in un fossato, di notte, tornando dall’osteria verso casa. Muore di fatica, dopo avere dissodato, con la sola forza delle sue braccia, un campo di patate. L’uomo ragionevole, muore soffocato dall’ultimo boccone della sua cena o, avvelenato dalla puntura di una vipera – muore per un colpo di pugnale al cuore, sferratogli dal suo acerrimo nemico, per una parola di troppo. L’uomo ragionevole muore da uomo, perché la memoria delle sue azioni, sia da conforto per tutti quelli che lo hanno amato. L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione di autenticità, e di qualità della vita
    Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone e che fosse la carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni. L’uomo di quest’epoca insensata si deve ribellare, e riappropriare dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra. La Terra, è il vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente sottometterci sapendo che, domani, per noi sarà un altro giorno. Un giorno nuovo, pieno di aspettative e di speranze, di sana fatica, sereno riposo e felicità.

    Gianni Tirelli

  3. LA DESTRA E CULTURA DELL’ACQUA SPORCA

    Possiamo tranquillamente dire che, oggi, la cultura, è una sorta di depuratore, che intende liberare dalle contaminazioni degenerative, immesse nel pensiero libero, i rifiuti inquinanti, tossici ed omologanti, quale risultato della contraffazione della realtà e quindi, della verità, addotti dal Sistema Liberista e Relativista.
    Oggi, parlare di una cultura di destra, corrisponde a bestemmiare. E’ come a volere sostenere il primato dell’acqua sporca sull’acqua pulita, della guerra sulla pace, del regime autoritario, sullo stato di diritto, della devastazione dell’ambiente sulla qualità della vita.
    In realtà, la cultura, è di chi la fa.
    La cultura è una presa di coscienza, di consapevolezza; un bene di prima necessità. E’ un bisogno che non si può eludere e, come l’arte, in tutte le sue forme, abbisogna di impegno, continuità e passione. E’un atto dovuto alla vita.
    Non rammento, nonostante gli sforzi, il nome di un uomo di cultura di destra (già di per se, un ossimoro) che, in questi decenni, sia arrivato agli onori della cronaca, per meriti, relativi alla musica, al teatro, alla letteratura, alla poesia o all’impegno sociale e civile
    Persone, che si identificano in una certa ideologia, sono di per se fuori dalla cultura, a meno che, come oggi, l’acqua sporca, la guerra, il regime mediatico e la devastazione dell’ambiente, siano i nuovi criteri di una nuova cultura.
    La sinistra, non si accampa l’esclusiva della cultura, ma è la stessa che, per incompatibilità, si dissocia da chi, cultura non produce. All’inverso si comporta l’ignoranza.
    Un uomo di cultura, che ha raggiunto la fama per meriti assodati, non si pone il problema di dare un colore politico al suo impegno intellettuale, ma è la stessa cultura che lo assorbe al suo interno.
    Potrei portare l’esempio di una trasmissione come “Report”, che rientra (a detta della maggioranza di governo), nella lista di proscrizione dei programmi ideologici di sinistra.
    L’equivoco che nasce da tali affermazioni (per non dire altro), sta proprio in questo pasticcio verbale, e in una lapalissiana malafede. La stessa destra, dovrebbe, al contrario, esultare per un tale programma, vista l’entità dei crimini che denuncia, degli abusi e dell’illegalità imperante, al fine di allertare la popolazione, e renderla consapevole della realtà che la circonda. La stessa destra, per stringente logica, dovrebbe investire sempre di più su questo tipo di informazione.
    Ma tutto ciò è utopico, visto, che sarebbe in netta contraddizione con la loro cultura; quella dell’acqua sporca, della guerra, del regime, e della devastazione dell’ambiente.

    “Report” è di sinistra, per il solo fatto che porta alla luce i comportamenti illeciti, dei quali, la stessa destra è corresponsabile e complice. Non esiste altro motivo. “Gallina che canta ha fatto l’uovo”.
    Oggi la destra italiana, tutela il crimine e la criminalità, e sdogana l’illegalità come moderna regola relazionale, essendone parte integrante, nella nuova veste di procacciatore di affari e cassaforte di profitti.
    Per essere chiaro, porto l’esempio di milioni di tonnellate di rifiuti tossici, e mortali, dispersi sul territorio italiano che, non sono l’opera di organizzazioni operaie di metalmeccanici, ma bensì, di potenti imprenditori, sostenitori dell’attuale destra italiana. Potrà mai la cultura allinearsi con questa gente?
    Potrei aggiungere, inoltre, che i motivi che aggregano questa particolare specie di individui, e che rendono così, apparentemente coesa, la loro formazione, vanno ricercati nella loro condizione psicologica e patologica, che interviene in maniera devastante sulla loro capacità e libertà di giudizio.
    I loro comportamenti ( totale sudditanza verso il loro capo, compattezza ideologica, sprezzo per le istituzioni), vanno ricercati nell’incapacità di doversi confrontare con gli altri, essendo totalmente riversi e concentrati su frustrazioni, egoismi e complessi di inferiorità, atavici, mai risolti e sempre elusi.
    Il loro tempo è occupato dal pensiero di tutto ciò che può, o potrebbe succedere loro, e nell’affinare strategie di difesa ad un ipotetico attacco verbale, da parte di coloro, che credono sia il nemico.
    Vivono al di la di una muraglia, innalzata per difendersi dagli attacchi dell’uomo ragionevole, che combattono con le armi del populismo, della mistificazione della verità e della contraffazione della realtà – avvalendosi della televisione commerciale e di al cune reti di stato, messe sotto scacco dallo sporco commercio della altrui dignità.

    Non possiamo, dunque, ridurre la destra italiana a un colore politico o ad un programma di governo; sarebbe ingiusto, poco serio e culturalmente disonesto. La destra significa imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, faccendieri, media, TV commerciali, corporazioni, consorterie, lobby e criminalità organizzata. Tutta questa brutta cricca, non solo è responsabile della deriva etica è morale del nostro paese ma, da decenni, indisturbata, (come se ottemperasse ad un diritto inviolabile), avvelena fiumi, torrenti, laghi, mari, falde e territorio; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
    La pubblicità televisiva, che ad ogni ora del giorno e della notte, si scaraventa, senza bussare, dentro le nostre case, è l’orrendo, scomposto e dissonante vociare di questa gente che, in veste di apprendisti benefattori, cercano in tutti modi di svuotare le nostre tasche in cambio della loro effimera mercanzia. Questi nuovi barbari della libertà, hanno fatto scempio delle nostre, già malconce città, impestando di becera pubblicità lo spazio pubblico, oggi trasformato in un’industria privata; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
    Ma l’intento vero di questa moderna e oscura borghesia del profitto (sempre e ad ogni costo), é di fare piazza pulita della cultura, che sia arte, tradizione o letteratura, avvertita come il solo, unico e vero ostacolo al loro piano di omologazione degli individui. Tutto questo mi ricorda un film avveniristico e profetico di Francois Truffaut, “FAHRENHEIT 451”

    Gianni Tirelli

  4. LA DESTRA E CULTURA DELL’ACQUA SPORCA

    Possiamo tranquillamente dire che, oggi, la cultura, è una sorta di depuratore, che intende liberare dalle contaminazioni degenerative, immesse nel pensiero libero, i rifiuti inquinanti, tossici ed omologanti, quale risultato della contraffazione della realtà e quindi, della verità, addotti dal Sistema Liberista e Relativista.
    Oggi, parlare di una cultura di destra, corrisponde a bestemmiare. E’ come a volere sostenere il primato dell’acqua sporca sull’acqua pulita, della guerra sulla pace, del regime autoritario, sullo stato di diritto, della devastazione dell’ambiente sulla qualità della vita.
    In realtà, la cultura, è di chi la fa.
    La cultura è una presa di coscienza, di consapevolezza; un bene di prima necessità. E’ un bisogno che non si può eludere e, come l’arte, in tutte le sue forme, abbisogna di impegno, continuità e passione. E’un atto dovuto alla vita.
    Non rammento, nonostante gli sforzi, il nome di un uomo di cultura di destra (già di per se, un ossimoro) che, in questi decenni, sia arrivato agli onori della cronaca, per meriti, relativi alla musica, al teatro, alla letteratura, alla poesia o all’impegno sociale e civile
    Persone, che si identificano in una certa ideologia, sono di per se fuori dalla cultura, a meno che, come oggi, l’acqua sporca, la guerra, il regime mediatico e la devastazione dell’ambiente, siano i nuovi criteri di una nuova cultura.
    La sinistra, non si accampa l’esclusiva della cultura, ma è la stessa che, per incompatibilità, si dissocia da chi, cultura non produce. All’inverso si comporta l’ignoranza.
    Un uomo di cultura, che ha raggiunto la fama per meriti assodati, non si pone il problema di dare un colore politico al suo impegno intellettuale, ma è la stessa cultura che lo assorbe al suo interno.
    Potrei portare l’esempio di una trasmissione come “Report”, che rientra (a detta della maggioranza di governo), nella lista di proscrizione dei programmi ideologici di sinistra.
    L’equivoco che nasce da tali affermazioni (per non dire altro), sta proprio in questo pasticcio verbale, e in una lapalissiana malafede. La stessa destra, dovrebbe, al contrario, esultare per un tale programma, vista l’entità dei crimini che denuncia, degli abusi e dell’illegalità imperante, al fine di allertare la popolazione, e renderla consapevole della realtà che la circonda. La stessa destra, per stringente logica, dovrebbe investire sempre di più su questo tipo di informazione.
    Ma tutto ciò è utopico, visto, che sarebbe in netta contraddizione con la loro cultura; quella dell’acqua sporca, della guerra, del regime, e della devastazione dell’ambiente.

    “Report” è di sinistra, per il solo fatto che porta alla luce i comportamenti illeciti, dei quali, la stessa destra è corresponsabile e complice. Non esiste altro motivo. “Gallina che canta ha fatto l’uovo”.
    Oggi la destra italiana, tutela il crimine e la criminalità, e sdogana l’illegalità come moderna regola relazionale, essendone parte integrante, nella nuova veste di procacciatore di affari e cassaforte di profitti.
    Per essere chiaro, porto l’esempio di milioni di tonnellate di rifiuti tossici, e mortali, dispersi sul territorio italiano che, non sono l’opera di organizzazioni operaie di metalmeccanici, ma bensì, di potenti imprenditori, sostenitori dell’attuale destra italiana. Potrà mai la cultura allinearsi con questa gente?
    Potrei aggiungere, inoltre, che i motivi che aggregano questa particolare specie di individui, e che rendono così, apparentemente coesa, la loro formazione, vanno ricercati nella loro condizione psicologica e patologica, che interviene in maniera devastante sulla loro capacità e libertà di giudizio.
    I loro comportamenti ( totale sudditanza verso il loro capo, compattezza ideologica, sprezzo per le istituzioni), vanno ricercati nell’incapacità di doversi confrontare con gli altri, essendo totalmente riversi e concentrati su frustrazioni, egoismi e complessi di inferiorità, atavici, mai risolti e sempre elusi.
    Il loro tempo è occupato dal pensiero di tutto ciò che può, o potrebbe succedere loro, e nell’affinare strategie di difesa ad un ipotetico attacco verbale, da parte di coloro, che credono sia il nemico.
    Vivono al di la di una muraglia, innalzata per difendersi dagli attacchi dell’uomo ragionevole, che combattono con le armi del populismo, della mistificazione della verità e della contraffazione della realtà – avvalendosi della televisione commerciale e di al cune reti di stato, messe sotto scacco dallo sporco commercio della altrui dignità.

    Non possiamo, dunque, ridurre la destra italiana a un colore politico o ad un programma di governo; sarebbe ingiusto, poco serio e culturalmente disonesto. La destra significa imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, faccendieri, media, TV commerciali, corporazioni, consorterie, lobby e criminalità organizzata. Tutta questa brutta cricca, non solo è responsabile della deriva etica è morale del nostro paese ma, da decenni, indisturbata, (come se ottemperasse ad un diritto inviolabile), avvelena fiumi, torrenti, laghi, mari, falde e territorio; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
    La pubblicità televisiva, che ad ogni ora del giorno e della notte, si scaraventa, senza bussare, dentro le nostre case, è l’orrendo, scomposto e dissonante vociare di questa gente che, in veste di apprendisti benefattori, cercano in tutti modi di svuotare le nostre tasche in cambio della loro effimera mercanzia. Questi nuovi barbari della libertà, hanno fatto scempio delle nostre, già malconce città, impestando di becera pubblicità lo spazio pubblico, oggi trasformato in un’industria privata; e questo è un dato di fatto, incontrovertibile e assolutamente non politico.
    Ma l’intento vero di questa moderna e oscura borghesia del profitto (sempre e ad ogni costo), é di fare piazza pulita della cultura, che sia arte, tradizione o letteratura, avvertita come il solo, unico e vero ostacolo al loro piano di omologazione degli individui. Tutto questo mi ricorda un film avveniristico e profetico di Francois Truffaut, “FAHRENHEIT 451”

    Gianni Tirelli

  5. UN RITORNO AL PASSATO E L’ASSENZA DI FUTURO
    Il Sistema Liberista Relativista, demonizza il posto fisso che, afferma, essere un ritorno al passato. 
Anche ripulire l’aria delle nostre città e, l’acqua delle nostre falde è un ritorno al passato.
    Non disperdere rifiuti tossici, speciali, radioattivi sul territorio e nelle profondità del nostro mare, è un ritorno al passato – recuperare i valori morali, i principi etici, il buon senso e la ragionevolezza, é un ritorno al passato.
    Oscurare le tre reti del grande diseducatore sarebbe un bel ritorno al passato – una classe politica responsabile e consapevole, sobria e ragionevole all’interno dello scontro politico, che si occupi dei problemi, delle necessità dei cittadini, e ne tuteli i diritti, è un ritorno al passato.
    I benefici indiscutibili che il posto fisso apporterebbe alle famiglie dei lavoratori e alla società tutta, non è, per il Sistema, che un ritorno al passato. Un passato che garantiva ai lavoratori quella continuità necessaria per portare avanti una famiglia, e la serenità di guadare al domani, con fiducia e ottimismo.
    Presto, quando la cassa di integrazione, la mobilità, i sussidi assistenziali ed altro, avranno prosciugato le ultime speranze di sopravvivenza dei lavoratori, il Sistema dichiarerà candidamente che il lavoro è un ritorno al passato, e la morte per inedia, il futuro.

    Gianni Tirelli

  6. UN RITORNO AL PASSATO E L’ASSENZA DI FUTURO
    Il Sistema Liberista Relativista, demonizza il posto fisso che, afferma, essere un ritorno al passato. 
Anche ripulire l’aria delle nostre città e, l’acqua delle nostre falde è un ritorno al passato.
    Non disperdere rifiuti tossici, speciali, radioattivi sul territorio e nelle profondità del nostro mare, è un ritorno al passato – recuperare i valori morali, i principi etici, il buon senso e la ragionevolezza, é un ritorno al passato.
    Oscurare le tre reti del grande diseducatore sarebbe un bel ritorno al passato – una classe politica responsabile e consapevole, sobria e ragionevole all’interno dello scontro politico, che si occupi dei problemi, delle necessità dei cittadini, e ne tuteli i diritti, è un ritorno al passato.
    I benefici indiscutibili che il posto fisso apporterebbe alle famiglie dei lavoratori e alla società tutta, non è, per il Sistema, che un ritorno al passato. Un passato che garantiva ai lavoratori quella continuità necessaria per portare avanti una famiglia, e la serenità di guadare al domani, con fiducia e ottimismo.
    Presto, quando la cassa di integrazione, la mobilità, i sussidi assistenziali ed altro, avranno prosciugato le ultime speranze di sopravvivenza dei lavoratori, il Sistema dichiarerà candidamente che il lavoro è un ritorno al passato, e la morte per inedia, il futuro.

    Gianni Tirelli

  7. UN’INGENUITA’ GROSSA COME UNA CASA

    L’evoluzione è quella capacità intrinseca in ogni individuo di sapersi dissociare dall’eredità genetica e dalle imposizioni e dipendenze psicologiche. Ma questo succedeva quando la terra era piatta e gli uomini erano autonomi, liberi e consapevoli. Una libertà che prescindeva da ogni schiavitù fisica, appartenenza religiosa e razza, per attestarsi come carattere di unicità irripetibile e irrinunciabile. In quest’epoca insensata, per brevità definita moderna, questa capacità si è spenta ed estinta per sempre, sostituita da un’omologazione massiccia dei comportamenti e del pensiero. Oggi, ogni ribellione, personalismo e atto rivoluzionario ci sono negati, per attenerci scrupolosamente alle regole di un libretto di istruzioni che il Sistema ci da in dote al momento della nostra venuta al mondo. L’immagine che l’attuale società liberista ci vuole spacciare del passato, è vergognosamente falsata e inattendibile sotto ogni punto di vista.
    Lo scopo ultimo di una tale opera di mistificazione è teso a giustificare le abnormità e le nefandezze di un presente assente e di una realtà, unica nella storia del mondo, per aberrazione, profanazione e violazione.

    Credere di potere cambiare il Sistema, è un’ingenuità grossa come una casa, che denota inconsapevolezza e senso della realtà. La vera tragedia sta nel fatto che, gli individui moderni non riescono, nemmeno lontanamente, ad immaginare una realtà diversa da quella che solitamente vivono, essendo stato loro precluso ogni oggettivo punto di riferimento, di comparazione e autentico slancio rivoluzionario e di ribellione.
    Non immaginano, neppure per un istante, un’esistenza senza cellulare, computer e televisione quando, solo mezzo secolo prima, la stessa sfera dell’immaginazione non li contemplava. E’ quindi impraticabile qualsiasi riconversione. Le stesse nuove generazioni (solitamente forza propulsiva del cambiamento), sono private della necessaria forza di volontà per rinunciare alle abitudini e alle dipendenze di un modus vivendi da tempo conclamato. La presa di coscienza che i giovani hanno di questa realtà, è solo culturale e approssimativa ma non in grado, nei fatti, di stimolare un’azione congiunta di vera contrapposizione e rivoluzionaria. Le nostre moderne battaglie virtuali tramite la rete, rimangono lettera morta, se non le traduciamo in fatti concreti e in rinuncia.
    Il Sistema bestia, può contare sul potere politico, economico e temporale. Può contare sulle forze dell’ordine, sulle forze armate e sulla sudditanza di una perversa rete di servi e ruffiani che hanno mercificato la dignità e l’onore al prezzo di privilegi e denaro.
    A noi, ignari complottisti dell’ultima ora, non sono rimasti che consunti ideali e logore parole, ma per tutto ciò che serve per la “dichiarazione di guerra”, siamo in “braghe di tela.” Una sola e unica arma abbiamo a nostra disposizione: LA RINUNCIA!

    “Potrai educare tuo figlio nel migliore dei modi e insegnare lui tutto il bene del mondo ma, un giorno, la fuori, la “bestia liberista” farà carta straccia di tutto il tuo lavoro, impegno e sacrificio.
    E se mai tuo figlio, miracolosamente, dovesse sopravvivere alla “bestia”, allora sarà accusato di complottismo, messo all’indice e alla gogna, come eretico, sovversivo e terrorista. E per lui sarà la fine.”

    Per tanto, rinunciare alle lusinghe e alle seduzioni del Sistema è il solo modo per poterlo spegnere. Così, dovremmo smetterla di consumare questa montagna di minchiate (futuri rifiuti di discarica) e di inseguire i subdoli e seducenti canti delle sirene liberiste!
    Questo, e solo questo, ci resta fare! Dobbiamo agire adesso, oggi stesso, perché domani non ci sarà più il tempo. Io lo avevo detto!!

    Gianni Tirelli

  8. UN’INGENUITA’ GROSSA COME UNA CASA

    L’evoluzione è quella capacità intrinseca in ogni individuo di sapersi dissociare dall’eredità genetica e dalle imposizioni e dipendenze psicologiche. Ma questo succedeva quando la terra era piatta e gli uomini erano autonomi, liberi e consapevoli. Una libertà che prescindeva da ogni schiavitù fisica, appartenenza religiosa e razza, per attestarsi come carattere di unicità irripetibile e irrinunciabile. In quest’epoca insensata, per brevità definita moderna, questa capacità si è spenta ed estinta per sempre, sostituita da un’omologazione massiccia dei comportamenti e del pensiero. Oggi, ogni ribellione, personalismo e atto rivoluzionario ci sono negati, per attenerci scrupolosamente alle regole di un libretto di istruzioni che il Sistema ci da in dote al momento della nostra venuta al mondo. L’immagine che l’attuale società liberista ci vuole spacciare del passato, è vergognosamente falsata e inattendibile sotto ogni punto di vista.
    Lo scopo ultimo di una tale opera di mistificazione è teso a giustificare le abnormità e le nefandezze di un presente assente e di una realtà, unica nella storia del mondo, per aberrazione, profanazione e violazione.

    Credere di potere cambiare il Sistema, è un’ingenuità grossa come una casa, che denota inconsapevolezza e senso della realtà. La vera tragedia sta nel fatto che, gli individui moderni non riescono, nemmeno lontanamente, ad immaginare una realtà diversa da quella che solitamente vivono, essendo stato loro precluso ogni oggettivo punto di riferimento, di comparazione e autentico slancio rivoluzionario e di ribellione.
    Non immaginano, neppure per un istante, un’esistenza senza cellulare, computer e televisione quando, solo mezzo secolo prima, la stessa sfera dell’immaginazione non li contemplava. E’ quindi impraticabile qualsiasi riconversione. Le stesse nuove generazioni (solitamente forza propulsiva del cambiamento), sono private della necessaria forza di volontà per rinunciare alle abitudini e alle dipendenze di un modus vivendi da tempo conclamato. La presa di coscienza che i giovani hanno di questa realtà, è solo culturale e approssimativa ma non in grado, nei fatti, di stimolare un’azione congiunta di vera contrapposizione e rivoluzionaria. Le nostre moderne battaglie virtuali tramite la rete, rimangono lettera morta, se non le traduciamo in fatti concreti e in rinuncia.
    Il Sistema bestia, può contare sul potere politico, economico e temporale. Può contare sulle forze dell’ordine, sulle forze armate e sulla sudditanza di una perversa rete di servi e ruffiani che hanno mercificato la dignità e l’onore al prezzo di privilegi e denaro.
    A noi, ignari complottisti dell’ultima ora, non sono rimasti che consunti ideali e logore parole, ma per tutto ciò che serve per la “dichiarazione di guerra”, siamo in “braghe di tela.” Una sola e unica arma abbiamo a nostra disposizione: LA RINUNCIA!

    “Potrai educare tuo figlio nel migliore dei modi e insegnare lui tutto il bene del mondo ma, un giorno, la fuori, la “bestia liberista” farà carta straccia di tutto il tuo lavoro, impegno e sacrificio.
    E se mai tuo figlio, miracolosamente, dovesse sopravvivere alla “bestia”, allora sarà accusato di complottismo, messo all’indice e alla gogna, come eretico, sovversivo e terrorista. E per lui sarà la fine.”

    Per tanto, rinunciare alle lusinghe e alle seduzioni del Sistema è il solo modo per poterlo spegnere. Così, dovremmo smetterla di consumare questa montagna di minchiate (futuri rifiuti di discarica) e di inseguire i subdoli e seducenti canti delle sirene liberiste!
    Questo, e solo questo, ci resta fare! Dobbiamo agire adesso, oggi stesso, perché domani non ci sarà più il tempo. Io lo avevo detto!!

    Gianni Tirelli

  9. gianni tirelli

    LA SCIENZA DELL’INCOSCIENZA

    Oggetto: il gene Myh16, definito responsabile della mutazione genetica dell’uomo.

    Signori scienziati e ricercatori, inizio col dire che io, non so nulla del gene Myh16 (questione di mandibola), la provocatoria ipotesi, avanzata da un team di biologi e chirurghi plastici dell’Università di Pennsylvania e del Centro pediatrico di Filadelfia che, secondo le ultime teorie, sarebbe la causa della mutazione genetica che ha determinato la separazione tra uomo e scimmia. Anche perché non credo siano questi gli strumenti, i riferimenti, per la comprensione della verità e della conoscenza. I miei, sono l’osservazione, l’intuizione, la filosofia applicata e il pensiero libero. Un modello logico, applicato al buon senso, e che definirei, ragionevole.
    Per tanto, la supposta proteina Myh16 (o chi per lei), non ha alcuna rilevanza sullo sviluppo del cervello nell’uomo, non essendone la causa ma l’effetto indotto da un’alterazione della coscienza. Nei fatti non esiste scienza senza l’intervento della “coscienza” ma solo, violazione e profanazione, che si attestano come errore primitivo di base, compromettendo, dall’origine, ogni supposta ricerca, teoria e ipotesi. Le teorie scientifiche non possono in nessun modo provare o affermare la verità, ma mortificarla nella sua sostanza e interezza. Le controindicazioni e gli effetti collaterali gravi, relativi alle scoperte di questi ultimi cinquant’anni, sono la dimostrazione inequivocabile di una scienza miope e autoreferenziale che ha anteposto, alla verità oggettiva e al limite etico, la vanità, l’interesse particolare e la sudditanza verso il Sistema Liberista Relativista . Il sapere non è della scienza ma della filosofia e, per tale e semplice motivo, non può essere oggetto di mercificazione. Parlare di certezza scientifica, è un ossimoro; un grottesco inganno, intrinseco alla locuzione medesima. Dall’origine dell’uomo ai giorni nostri, è tutta una lunga lista, di strampalate teorie e ipotesi, la sommatoria delle quali, ha prodotto quella che oggi è la nostra realtà; un’immensa cloaca asfittica e maleodorante che ha compromesso ogni vera gioia, felicità e futuro.

    Se voi scienziati (tornando all’oggetto in questione), foste più attenti e meno presi dalle vostre stravaganti ambizioni, ma soprattutto dall’arsura nevrotica di dare frettolosamente una spiegazione scientifica ad ogni cosa, capireste che l’anomalo, innaturale aumento del cervello nell’uomo, non è dipeso dell’azione del gene Myh16, ma da un’alterazione della coscienza e della consapevolezza. E’ la coscienza che alimenta il cervello, ma la sua degenerazione, può innescare una “infezione” così grave (iperplasia o ipertrofia), da indurre l’individuo, all’autodistruzione. Questo è ciò che accade oggi all’uomo delle società moderne. Questo processo ha avuto inizio sicuramente qualche milione di anni fa, milione più, milione meno.
    E’ possibile che l’uomo dei primordi (scimmia o non scimmia che fosse), abbia subito un trauma devastante, a tal punto inimmaginabile, da destabilizzarne e alterarne la sua coscienza di base, che utilizzava semplicemente per soddisfare le sue necessità e interagire socialmente. Tutto questo, potrebbe essere imputato all’impatto di un meteorite di grosse dimensioni con la crosta terrestre – una pioggia radioattiva – uno spavento oltre ogni capacità di comprensione; insomma, la visione sensoriale e traumatica di un fatto, talmente apocalittico da compromettere per sempre la capacità di codifica del cervello – di contemplare e quindi di assorbire un tale straordinario evento e, in seguito, di poterlo rimuovere. Il solo modo a disposizione dell’uomo “per incassare il colpo”, è stato di alterare la sua coscienza di base in un’altra di natura relativistica. Prova ne è che, negli ultimi decenni, fra guerre, olocausti, visioni apocalittiche di ogni genere, notizie raggelanti sullo stato dell’ambiente, i vari accadimenti hanno, in brevissimo tempo, modificato le nostre coscienze in coscienze malate. Il cammino comincia da molto lontano e, oggi, siamo all’apice di una sorta di iperplasia degli avvenimenti.
    E’ una coscienza sana che nutre in maniera funzionale il cervello ma, una coscienza malata, lo distrugge e lo fa implodere. E poi, chi ci dice che, all’aumento di volume del cervello corrisponda, necessariamente, un aumento della scatola cranica? In una logica evolutiva naturale, questo è sicuramente possibile, ma nell’ipotesi di un’anomalia, di una alterazione provocata da un trauma spaventoso, questo non lo è più. Chi ha vissuto l’orrore dell’olocausto e la prigionia nei campi, di concentramento nazisti ha, inevitabilmente, modificato la propria coscienza in una coscienza ipertrofica, che ha prodotto una tale infinità di pensieri schizofrenici e di domande vane, da costringere il proprio cervello ad una inevitabile pressione contro le pareti della scatola cranica. La scatola cranica come reagirà? Quanti suicidi ci sono stati dopo la liberazione dei deportati, e quanti soldati al ritorno dal Vietnam hanno fatto la stessa fine? L’uomo ha rinunciato alla terra per le macchine e questo, è segno di pura necrofilia, risultato di una coscienza frustrata e squilibrata.
    Io sono convinto che la verità sia figlia della bellezza, e l’orrenda visione del mondo tecnologico che é sotto i nostri occhi, non può che condurci ad una inevitabile conclusione.
    E’ dall’analisi del presente, dell’attuale, e da una oggettiva e leale comprensione del passato, non pregiudiziale, che possiamo fissare i termini di una vera conoscenza e di bellezza. La vera tragedia si evince dal fatto che gli uomini, non riescono a vedere, considerare una realtà diversa da quella che sono soliti vivere. Questo è il vero dramma! Scienziati, ricercatori, studiosi e affini, si sforzano in ogni modo e sempre, a volere ricondurre tutto a qualcosa di tangibile e determinabile scientificamente. Questo errore di base, condiziona per sempre il processo di verità, dando origine, in seguito, a scoperte monche e illusorie che, nelle loro controindicazioni, attestano la loro inefficacia e dannosità.
    E’ la coscienza che controlla e determina ogni cosa. Il gene Myh16 ( e vorrei tanto sapere, come siete arrivati a partorire questa sigla), non è, che un miserabile strumento – un servo al comando della coscienza. Per tanto, è falso affermare che a un grande cervello (e parlo di dimensioni), corrisponde una viva intelligenza. Mi sembra una conclusione infantile e riduttiva. E’ un grande pensiero o un’infinita moltitudine di pensieri che possono determinare l’aumento del volume del cervello, e di conseguenza, in ultima ipotisi, della scatola cranica. Questo è il vero casino! Sono ormai decenni che state lavorando al contrario, e i risultati si vedono.
    La conoscenza illumina. Come ne usciremo? Con un suicidio di gruppo? Perché è questo, oggi, il fine ultimo di una tale coscienza.
    Così, non è una proteina (come stupidamente affermate) la causa della depressione – No! E’ questo mondo insensato, il solo responsabile di questo male oscuro. Lo stesso, valga per gli attacchi di panico, l’ansia, le infinite turbe nevrotiche, e per quell’istinto di autodistruzione, oramai geneticamente prolifico nel cervello degli uomini. Come del resto, è del tutto fantasiosa la “leggenda” che vi vuole (scienziati e ricercatori), depositari delle verità e della conoscenza. Balle spaziali!! I veri asini, siete proprio voi, assoldati dal potere economico in cambio di privilegi, visibilità e perversione; narcisi e vanesi per definizione e naturali responsabili della catastrofe umana, ambientale e di valori, in cui avete trasformato le nostre “moderne” società.
    Ogni quarto d’ora, nel mondo, c’è una nuova scoperta, e ogni quarto d’ora sul pianeta si estingue una specie animale o vegetale. Come vi sembra l’equazione? Non vi fa un po’ riflettere, e rabbrividire al tempo stesso?
    Combattere il cancro con, la cobalto, la chemio e la radioterapia, è come volere guarire il paziente da una pericolosa indigestione, prescrivendogli una dieta a base di funghi velenosi e topi morti. Una macabra e disgustosa barzelletta! Avete rastrellato per 50 anni danaro pubblico in nome della ricerca, speculando sulla buona fede della gente, sul loro dolore e senso di responsabilità, tradendo ogni loro speranza e illusione. Questo del ‘cancro” è l’affare degli affari, e ve ne guardate bene (oltre a non esserne in grado) dal trovare una risolutiva cura. A sti prezzi!! “In verità vi dico” che il vero cancro delle nostre “moderne” società, siete proprio voi.
    Il cancro è si una potenzialità reale del nostro organismo, ma latente e remota, se noi non lo svegliamo dal suo torpore. Le sue origini sono di varia natura, le sue cause innumerevoli che vanno da una cattiva alimentazione, ad una qualità della vita inadeguata, innaturale, non sostenibile dalla nostra struttura psicofisica – praticamente la realtà che ci circonda! Nel passato, salvo le solite eccezioni, con il cancro ci si poteva convivere tranquillamente: una sorta di simbiosi, di scambio mutualistico, fino al nostro ultimo giorno. E’ lo stile di vita la causa scatenante dell’insorgere di questa vergognosa patologia. Tutto questo mette in attività quel complesso meccanismo che porta all’iperplasia e all’ipertrofia dei nostri organi. Anche la sua rimozione, attraverso interventi invasivi, chirurgici, può innescare l’esplodere della sua potenza distruttiva. Per tale motivo: “Non svegliare “cancr” che dorme.”
    Inviterei tutti a ricominciare da zero, consigliandovi, se mi é permesso, di partire dall’anima, dal cuore, dallo spirito e dalla coscienza di base. Allora si, che farete passi da gigante, voi che, oggi, non siete altro che dei piccoli puffi, senza coscienza.

    Tanto vi dovevo. Gianni Tirelli

  10. gianni tirelli

    LA SCIENZA DELL’INCOSCIENZA

    Oggetto: il gene Myh16, definito responsabile della mutazione genetica dell’uomo.

    Signori scienziati e ricercatori, inizio col dire che io, non so nulla del gene Myh16 (questione di mandibola), la provocatoria ipotesi, avanzata da un team di biologi e chirurghi plastici dell’Università di Pennsylvania e del Centro pediatrico di Filadelfia che, secondo le ultime teorie, sarebbe la causa della mutazione genetica che ha determinato la separazione tra uomo e scimmia. Anche perché non credo siano questi gli strumenti, i riferimenti, per la comprensione della verità e della conoscenza. I miei, sono l’osservazione, l’intuizione, la filosofia applicata e il pensiero libero. Un modello logico, applicato al buon senso, e che definirei, ragionevole.
    Per tanto, la supposta proteina Myh16 (o chi per lei), non ha alcuna rilevanza sullo sviluppo del cervello nell’uomo, non essendone la causa ma l’effetto indotto da un’alterazione della coscienza. Nei fatti non esiste scienza senza l’intervento della “coscienza” ma solo, violazione e profanazione, che si attestano come errore primitivo di base, compromettendo, dall’origine, ogni supposta ricerca, teoria e ipotesi. Le teorie scientifiche non possono in nessun modo provare o affermare la verità, ma mortificarla nella sua sostanza e interezza. Le controindicazioni e gli effetti collaterali gravi, relativi alle scoperte di questi ultimi cinquant’anni, sono la dimostrazione inequivocabile di una scienza miope e autoreferenziale che ha anteposto, alla verità oggettiva e al limite etico, la vanità, l’interesse particolare e la sudditanza verso il Sistema Liberista Relativista . Il sapere non è della scienza ma della filosofia e, per tale e semplice motivo, non può essere oggetto di mercificazione. Parlare di certezza scientifica, è un ossimoro; un grottesco inganno, intrinseco alla locuzione medesima. Dall’origine dell’uomo ai giorni nostri, è tutta una lunga lista, di strampalate teorie e ipotesi, la sommatoria delle quali, ha prodotto quella che oggi è la nostra realtà; un’immensa cloaca asfittica e maleodorante che ha compromesso ogni vera gioia, felicità e futuro.

    Se voi scienziati (tornando all’oggetto in questione), foste più attenti e meno presi dalle vostre stravaganti ambizioni, ma soprattutto dall’arsura nevrotica di dare frettolosamente una spiegazione scientifica ad ogni cosa, capireste che l’anomalo, innaturale aumento del cervello nell’uomo, non è dipeso dell’azione del gene Myh16, ma da un’alterazione della coscienza e della consapevolezza. E’ la coscienza che alimenta il cervello, ma la sua degenerazione, può innescare una “infezione” così grave (iperplasia o ipertrofia), da indurre l’individuo, all’autodistruzione. Questo è ciò che accade oggi all’uomo delle società moderne. Questo processo ha avuto inizio sicuramente qualche milione di anni fa, milione più, milione meno.
    E’ possibile che l’uomo dei primordi (scimmia o non scimmia che fosse), abbia subito un trauma devastante, a tal punto inimmaginabile, da destabilizzarne e alterarne la sua coscienza di base, che utilizzava semplicemente per soddisfare le sue necessità e interagire socialmente. Tutto questo, potrebbe essere imputato all’impatto di un meteorite di grosse dimensioni con la crosta terrestre – una pioggia radioattiva – uno spavento oltre ogni capacità di comprensione; insomma, la visione sensoriale e traumatica di un fatto, talmente apocalittico da compromettere per sempre la capacità di codifica del cervello – di contemplare e quindi di assorbire un tale straordinario evento e, in seguito, di poterlo rimuovere. Il solo modo a disposizione dell’uomo “per incassare il colpo”, è stato di alterare la sua coscienza di base in un’altra di natura relativistica. Prova ne è che, negli ultimi decenni, fra guerre, olocausti, visioni apocalittiche di ogni genere, notizie raggelanti sullo stato dell’ambiente, i vari accadimenti hanno, in brevissimo tempo, modificato le nostre coscienze in coscienze malate. Il cammino comincia da molto lontano e, oggi, siamo all’apice di una sorta di iperplasia degli avvenimenti.
    E’ una coscienza sana che nutre in maniera funzionale il cervello ma, una coscienza malata, lo distrugge e lo fa implodere. E poi, chi ci dice che, all’aumento di volume del cervello corrisponda, necessariamente, un aumento della scatola cranica? In una logica evolutiva naturale, questo è sicuramente possibile, ma nell’ipotesi di un’anomalia, di una alterazione provocata da un trauma spaventoso, questo non lo è più. Chi ha vissuto l’orrore dell’olocausto e la prigionia nei campi, di concentramento nazisti ha, inevitabilmente, modificato la propria coscienza in una coscienza ipertrofica, che ha prodotto una tale infinità di pensieri schizofrenici e di domande vane, da costringere il proprio cervello ad una inevitabile pressione contro le pareti della scatola cranica. La scatola cranica come reagirà? Quanti suicidi ci sono stati dopo la liberazione dei deportati, e quanti soldati al ritorno dal Vietnam hanno fatto la stessa fine? L’uomo ha rinunciato alla terra per le macchine e questo, è segno di pura necrofilia, risultato di una coscienza frustrata e squilibrata.
    Io sono convinto che la verità sia figlia della bellezza, e l’orrenda visione del mondo tecnologico che é sotto i nostri occhi, non può che condurci ad una inevitabile conclusione.
    E’ dall’analisi del presente, dell’attuale, e da una oggettiva e leale comprensione del passato, non pregiudiziale, che possiamo fissare i termini di una vera conoscenza e di bellezza. La vera tragedia si evince dal fatto che gli uomini, non riescono a vedere, considerare una realtà diversa da quella che sono soliti vivere. Questo è il vero dramma! Scienziati, ricercatori, studiosi e affini, si sforzano in ogni modo e sempre, a volere ricondurre tutto a qualcosa di tangibile e determinabile scientificamente. Questo errore di base, condiziona per sempre il processo di verità, dando origine, in seguito, a scoperte monche e illusorie che, nelle loro controindicazioni, attestano la loro inefficacia e dannosità.
    E’ la coscienza che controlla e determina ogni cosa. Il gene Myh16 ( e vorrei tanto sapere, come siete arrivati a partorire questa sigla), non è, che un miserabile strumento – un servo al comando della coscienza. Per tanto, è falso affermare che a un grande cervello (e parlo di dimensioni), corrisponde una viva intelligenza. Mi sembra una conclusione infantile e riduttiva. E’ un grande pensiero o un’infinita moltitudine di pensieri che possono determinare l’aumento del volume del cervello, e di conseguenza, in ultima ipotisi, della scatola cranica. Questo è il vero casino! Sono ormai decenni che state lavorando al contrario, e i risultati si vedono.
    La conoscenza illumina. Come ne usciremo? Con un suicidio di gruppo? Perché è questo, oggi, il fine ultimo di una tale coscienza.
    Così, non è una proteina (come stupidamente affermate) la causa della depressione – No! E’ questo mondo insensato, il solo responsabile di questo male oscuro. Lo stesso, valga per gli attacchi di panico, l’ansia, le infinite turbe nevrotiche, e per quell’istinto di autodistruzione, oramai geneticamente prolifico nel cervello degli uomini. Come del resto, è del tutto fantasiosa la “leggenda” che vi vuole (scienziati e ricercatori), depositari delle verità e della conoscenza. Balle spaziali!! I veri asini, siete proprio voi, assoldati dal potere economico in cambio di privilegi, visibilità e perversione; narcisi e vanesi per definizione e naturali responsabili della catastrofe umana, ambientale e di valori, in cui avete trasformato le nostre “moderne” società.
    Ogni quarto d’ora, nel mondo, c’è una nuova scoperta, e ogni quarto d’ora sul pianeta si estingue una specie animale o vegetale. Come vi sembra l’equazione? Non vi fa un po’ riflettere, e rabbrividire al tempo stesso?
    Combattere il cancro con, la cobalto, la chemio e la radioterapia, è come volere guarire il paziente da una pericolosa indigestione, prescrivendogli una dieta a base di funghi velenosi e topi morti. Una macabra e disgustosa barzelletta! Avete rastrellato per 50 anni danaro pubblico in nome della ricerca, speculando sulla buona fede della gente, sul loro dolore e senso di responsabilità, tradendo ogni loro speranza e illusione. Questo del ‘cancro” è l’affare degli affari, e ve ne guardate bene (oltre a non esserne in grado) dal trovare una risolutiva cura. A sti prezzi!! “In verità vi dico” che il vero cancro delle nostre “moderne” società, siete proprio voi.
    Il cancro è si una potenzialità reale del nostro organismo, ma latente e remota, se noi non lo svegliamo dal suo torpore. Le sue origini sono di varia natura, le sue cause innumerevoli che vanno da una cattiva alimentazione, ad una qualità della vita inadeguata, innaturale, non sostenibile dalla nostra struttura psicofisica – praticamente la realtà che ci circonda! Nel passato, salvo le solite eccezioni, con il cancro ci si poteva convivere tranquillamente: una sorta di simbiosi, di scambio mutualistico, fino al nostro ultimo giorno. E’ lo stile di vita la causa scatenante dell’insorgere di questa vergognosa patologia. Tutto questo mette in attività quel complesso meccanismo che porta all’iperplasia e all’ipertrofia dei nostri organi. Anche la sua rimozione, attraverso interventi invasivi, chirurgici, può innescare l’esplodere della sua potenza distruttiva. Per tale motivo: “Non svegliare “cancr” che dorme.”
    Inviterei tutti a ricominciare da zero, consigliandovi, se mi é permesso, di partire dall’anima, dal cuore, dallo spirito e dalla coscienza di base. Allora si, che farete passi da gigante, voi che, oggi, non siete altro che dei piccoli puffi, senza coscienza.

    Tanto vi dovevo. Gianni Tirelli

  11. CHI SARA’ LA RAGAZZA DEL CLAN?

    In questo mondo al contrario, il servilismo, la sudditanza e la piaggeria sono sinonimi di garantismo. Attraverso questo miserabile escamotage, i rappresentanti di questa maggioranza politica, fanno scudo intorno all’essere più rivoltante che una democrazia abbia mai partorido, e non tanto per amore di verità e giustizia, ma per difendere i loro privilegi e interessi particolari, acquisiti dal mercimonio della dignità, dei valori morali e dei principi etici. Quale normale persona di buon senso può garantire i comportamenti di un personaggio come Silvio Berlusconi , le cui frequentazioni sono a dir poco criminogene? Basterebbe la mai abiurata amicizia con Marcello Dell’utri e lo stretto rapporto con lo scudiero Vittorio Mangano, perchè ogni possibile garantismo venga vanificato. L’avvocato personale, Previti, il medico di fiducia Scapagnini, il padre spirituale (ex) Don Gelmini, il protetto politico, Cosentino e, per non dimenticare, il venerabile maestro Licio Gelli, sono alcuni nomi altisonanti di lunga lista di loschi figuri che hanno costellato la sua vita privata e politica. Possiamo ragionevolmente definire, un complotto, l’azione della magistratura nei confronti di un tale individuo che, di legale, non ha neppure la suola delle sue scarpe? Affermare che i magistrati sono comunisti e quindi di parte, è la barzelletta più divertente del Cavaliere dei miei stivali. In verità, la loro, e la parte della giustizia e della legge uguale per tutti. Il nano laido, ha assunto la menzogna a pratica relazionale, imponendola, a fronte di una cieca obbedienza, come regola numero uno a tutto il suo entourage di falliti e accattoni della vita.

    Siamo oramai alla resa dei conti, alla farsa finale e a un punto di non ritorno. L’anacronistica e retorica metafora del “boumerang” ha perso ogni sua forza propagandistica e, di fronte all’indifendibilità di una realtà schiacciante e lapalissiana rischia, se ripetutamente tirata in ballo, di accelerare la capitilazione di questa cricca di malfattori e di cortigiani cialtroni.

    L’ennesima, ma la più triviale e miserabile delle boutades di Berlusconi, fa riferimento alla sua nuova compagna di vita che, il Cavaliere afferma, mai e poi mai, si sarebbe sognata di partecipare ai baccanali “bunga bunga.” Se mai, questa moderna “ragazza del Clan”, dovesse esistere per davvero, consiglierei giornalisti e novelli apprendisti investigatori, di indirizzare le loro ricerche fra le maitresse di esclusivi e altolocati postriboli.

    Gianni Tirelli

  12. CHI SARA’ LA RAGAZZA DEL CLAN?

    In questo mondo al contrario, il servilismo, la sudditanza e la piaggeria sono sinonimi di garantismo. Attraverso questo miserabile escamotage, i rappresentanti di questa maggioranza politica, fanno scudo intorno all’essere più rivoltante che una democrazia abbia mai partorido, e non tanto per amore di verità e giustizia, ma per difendere i loro privilegi e interessi particolari, acquisiti dal mercimonio della dignità, dei valori morali e dei principi etici. Quale normale persona di buon senso può garantire i comportamenti di un personaggio come Silvio Berlusconi , le cui frequentazioni sono a dir poco criminogene? Basterebbe la mai abiurata amicizia con Marcello Dell’utri e lo stretto rapporto con lo scudiero Vittorio Mangano, perchè ogni possibile garantismo venga vanificato. L’avvocato personale, Previti, il medico di fiducia Scapagnini, il padre spirituale (ex) Don Gelmini, il protetto politico, Cosentino e, per non dimenticare, il venerabile maestro Licio Gelli, sono alcuni nomi altisonanti di lunga lista di loschi figuri che hanno costellato la sua vita privata e politica. Possiamo ragionevolmente definire, un complotto, l’azione della magistratura nei confronti di un tale individuo che, di legale, non ha neppure la suola delle sue scarpe? Affermare che i magistrati sono comunisti e quindi di parte, è la barzelletta più divertente del Cavaliere dei miei stivali. In verità, la loro, e la parte della giustizia e della legge uguale per tutti. Il nano laido, ha assunto la menzogna a pratica relazionale, imponendola, a fronte di una cieca obbedienza, come regola numero uno a tutto il suo entourage di falliti e accattoni della vita.

    Siamo oramai alla resa dei conti, alla farsa finale e a un punto di non ritorno. L’anacronistica e retorica metafora del “boumerang” ha perso ogni sua forza propagandistica e, di fronte all’indifendibilità di una realtà schiacciante e lapalissiana rischia, se ripetutamente tirata in ballo, di accelerare la capitilazione di questa cricca di malfattori e di cortigiani cialtroni.

    L’ennesima, ma la più triviale e miserabile delle boutades di Berlusconi, fa riferimento alla sua nuova compagna di vita che, il Cavaliere afferma, mai e poi mai, si sarebbe sognata di partecipare ai baccanali “bunga bunga.” Se mai, questa moderna “ragazza del Clan”, dovesse esistere per davvero, consiglierei giornalisti e novelli apprendisti investigatori, di indirizzare le loro ricerche fra le maitresse di esclusivi e altolocati postriboli.

    Gianni Tirelli

  13. SE PER IPOTESI SILVIO BERLUSCONI

    Se Silvio Berlusconi, per una inquietante, quanto suggestiva ipotesi, fosse stato il leader del Partito Democratico al governo, l’attuale maggioranza (ma opposizione nell’immaginario), dopo la prima legge ad personam, ne avrebbe chiesto la testa, e non in senso metaforico.
    Non oso pensare a cosa sarebbero stati in grado di imbastire ed escogitare “il Giornale” di Feltri e Belpietro di “Libero”, nella nuova e singolare veste, di nuovi paladini ed eroi di una giustizia giusta e uguale per tutti.
    Cerco di immaginare Bondi, che arringa Franceschini su tali vergognose proposte di legge, e che afferma, “non sono degne di uno stato democratico e di un paese che si ritenga civile” – Cicchitto, che insiste nel ribadire (per l’ennesima volta), l’anomalia tutta italiana di un “conflitto di interessi” grosso come una casa, tale da destabilizzare la tenuta delle istituzioni e la coesione sociale, senza eguali nella storia politica delle democrazie occidentali.
    Gasparri, in preda ad una crisi isterica, che si appella al senso di responsabilità del Presidente della Repubblica, perché non si presti (divenendone complice), a sottoscrivere tali porcate, ribadendo, inoltre, il concetto che, di fronte alla legge, tutti I cittadini sono uguali.
    La Russa, nel suo violentissimo attacco, che accusa Berlusconi per avere partecipato, a fianco di Busch (per sudditanza e mero protagonismo), all’insensata guerra in Irak, rendendosi così responsabile della morte dei nostri militari a Nassirya. Maurizio Lupi che, senza mezzi termini, definiva, criminale, il tentativo strumentale di usare il consenso popolare, come lasciapassare per sdoganare interessi particolari, privilegi e impunità, in barba ad ogni regola, principio etico e ragionevolezza.

    “Si faccia giudicare”, avrebbero scandito in coro, dai banchi dell’ipotetica opposizione, mentre I padani della Lega, tutti in piedi, mostravano orgogliosi, alle telecamere, la scritta, “BERLUSCONI NANO MAFIOSO”.
    Bonaiuti, declamava l’ode alla magistratura, invitandola a non farsi intimidire dalle inaccettabili e sistematiche accuse del Cavaliere, di essere politicizzata, e potere svolgere, in piena autonomia e serenità, l’arduo e nobile compito, finalizzato al trionfo della giustizia e della verità.
    La Santanché, con la sua voce slabbrata, deplorava ì comportamenti libertini del Premier, ritenendoli scandalosi, e indegni di una tale carica politica.
    Tutti, a gran voce, chiedevano lo scioglimento delle camere e le elezioni anticipate. La sinistra, al completo, votava la fiducia.

    Gianni Tirelli

  14. SE PER IPOTESI SILVIO BERLUSCONI

    Se Silvio Berlusconi, per una inquietante, quanto suggestiva ipotesi, fosse stato il leader del Partito Democratico al governo, l’attuale maggioranza (ma opposizione nell’immaginario), dopo la prima legge ad personam, ne avrebbe chiesto la testa, e non in senso metaforico.
    Non oso pensare a cosa sarebbero stati in grado di imbastire ed escogitare “il Giornale” di Feltri e Belpietro di “Libero”, nella nuova e singolare veste, di nuovi paladini ed eroi di una giustizia giusta e uguale per tutti.
    Cerco di immaginare Bondi, che arringa Franceschini su tali vergognose proposte di legge, e che afferma, “non sono degne di uno stato democratico e di un paese che si ritenga civile” – Cicchitto, che insiste nel ribadire (per l’ennesima volta), l’anomalia tutta italiana di un “conflitto di interessi” grosso come una casa, tale da destabilizzare la tenuta delle istituzioni e la coesione sociale, senza eguali nella storia politica delle democrazie occidentali.
    Gasparri, in preda ad una crisi isterica, che si appella al senso di responsabilità del Presidente della Repubblica, perché non si presti (divenendone complice), a sottoscrivere tali porcate, ribadendo, inoltre, il concetto che, di fronte alla legge, tutti I cittadini sono uguali.
    La Russa, nel suo violentissimo attacco, che accusa Berlusconi per avere partecipato, a fianco di Busch (per sudditanza e mero protagonismo), all’insensata guerra in Irak, rendendosi così responsabile della morte dei nostri militari a Nassirya. Maurizio Lupi che, senza mezzi termini, definiva, criminale, il tentativo strumentale di usare il consenso popolare, come lasciapassare per sdoganare interessi particolari, privilegi e impunità, in barba ad ogni regola, principio etico e ragionevolezza.

    “Si faccia giudicare”, avrebbero scandito in coro, dai banchi dell’ipotetica opposizione, mentre I padani della Lega, tutti in piedi, mostravano orgogliosi, alle telecamere, la scritta, “BERLUSCONI NANO MAFIOSO”.
    Bonaiuti, declamava l’ode alla magistratura, invitandola a non farsi intimidire dalle inaccettabili e sistematiche accuse del Cavaliere, di essere politicizzata, e potere svolgere, in piena autonomia e serenità, l’arduo e nobile compito, finalizzato al trionfo della giustizia e della verità.
    La Santanché, con la sua voce slabbrata, deplorava ì comportamenti libertini del Premier, ritenendoli scandalosi, e indegni di una tale carica politica.
    Tutti, a gran voce, chiedevano lo scioglimento delle camere e le elezioni anticipate. La sinistra, al completo, votava la fiducia.

    Gianni Tirelli

  15. L’UOMO CHE HA DISONORATO L’ITALIA E GLI ITALIANI

    Quella montagna di torbidi interessi che ruotano intorno alla “politica” di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Da questo momento tutto è possibile e i colpi di coda del caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Nababbo nano, daranno il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
    I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un’operazione di killeraggio politico, mediatico e fisico, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
    Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, detronizzato il piccolo ducetto, per loro sarà la fine e, niente e nessuno potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’imperatore nano, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica.
    “ Non vedo l’ora di farmi giudicare” affermava convintamene il Cavaliere nano, giorni or sono . A distanza di una settimana, con la stessa convinzione, dichiara. “ Non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti a quel plotone d’esecuzione.” Il nano non si smentisce mai! Malato era e malato resta, con la sola eccezione di un ulteriore peggioramento psico-patologico progressivo e degenerativo.
    L’operazione “Mani pulite”, al confronto dell’attuale circostanza, è stato un gioco da ragazzi. Oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani smarriti, si troveranno impreparati nel contrastarla. Aspettiamoci il morto!
    Io lo avevo detto!!

    Gianni Tirelli

  16. L’UOMO CHE HA DISONORATO L’ITALIA E GLI ITALIANI

    Quella montagna di torbidi interessi che ruotano intorno alla “politica” di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Da questo momento tutto è possibile e i colpi di coda del caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Nababbo nano, daranno il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
    I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un’operazione di killeraggio politico, mediatico e fisico, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
    Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, detronizzato il piccolo ducetto, per loro sarà la fine e, niente e nessuno potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’imperatore nano, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica.
    “ Non vedo l’ora di farmi giudicare” affermava convintamene il Cavaliere nano, giorni or sono . A distanza di una settimana, con la stessa convinzione, dichiara. “ Non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti a quel plotone d’esecuzione.” Il nano non si smentisce mai! Malato era e malato resta, con la sola eccezione di un ulteriore peggioramento psico-patologico progressivo e degenerativo.
    L’operazione “Mani pulite”, al confronto dell’attuale circostanza, è stato un gioco da ragazzi. Oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani smarriti, si troveranno impreparati nel contrastarla. Aspettiamoci il morto!
    Io lo avevo detto!!

    Gianni Tirelli

  17. L’ITALIA E IL RISCHIO DI GOLPE

    Quella montagna di torbidi interessi in gioco, che ruotano intorno alla “politica” di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Con la discesa in campo di Berlusconi, la collusione, la concussione e la corruzione, hanno raggiunto livelli tali di indecenza che, se per un’ipotesi suggestiva, oggi, si applicassero le leggi, regole ferree e pene certe, il Sistema economico italiano, imploderebbe in meno di una settimana, rendendo vana e impraticabile ogni ipotetica riconversione alla legalità. E non solo! Tali comportamenti, assunti a pratica relazionale, sono oggi, la “condithio sine qua non”, nessuna operazione economico-commerciale potrebbe essere fattibile. Da questo momento tutto è possibile e i colpi di coda del caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Cavalire, daranno il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
    I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un’operazione di killeraggio politico, mediatico e fisico, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
    Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, detronizzato il Sultano, per loro sarà la fine e, niente e nessuno, potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’Imperatore, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica. Per tali mie considerazioni, sono convinto che il peggio debba ancora arrivare.
    “ Non vedo l’ora di farmi giudicare” affermava convintamene il Cavaliere, giorni or sono . A distanza di una settimana, con la stessa convinzione, dichiara. “ Non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti a quel plotone d’esecuzione.” Il Grande Pinocchio non si smentisce mai! Malato era, e malato resta! Con la sola eccezione di un ulteriore peggioramento psico-patologico progressivo e degenerativo.
    L’operazione “Mani pulite”, al confronto dell’attuale circostanza, è stato un gioco da ragazzi. Oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani, smarriti dentro una cronica letargia , si troveranno impreparati nel contrastarla. Aspettiamoci il morto!

    Gianni Tirelli

  18. L’ITALIA E IL RISCHIO DI GOLPE

    Quella montagna di torbidi interessi in gioco, che ruotano intorno alla “politica” di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Con la discesa in campo di Berlusconi, la collusione, la concussione e la corruzione, hanno raggiunto livelli tali di indecenza che, se per un’ipotesi suggestiva, oggi, si applicassero le leggi, regole ferree e pene certe, il Sistema economico italiano, imploderebbe in meno di una settimana, rendendo vana e impraticabile ogni ipotetica riconversione alla legalità. E non solo! Tali comportamenti, assunti a pratica relazionale, sono oggi, la “condithio sine qua non”, nessuna operazione economico-commerciale potrebbe essere fattibile. Da questo momento tutto è possibile e i colpi di coda del caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Cavalire, daranno il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
    I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un’operazione di killeraggio politico, mediatico e fisico, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
    Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, detronizzato il Sultano, per loro sarà la fine e, niente e nessuno, potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’Imperatore, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica. Per tali mie considerazioni, sono convinto che il peggio debba ancora arrivare.
    “ Non vedo l’ora di farmi giudicare” affermava convintamene il Cavaliere, giorni or sono . A distanza di una settimana, con la stessa convinzione, dichiara. “ Non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti a quel plotone d’esecuzione.” Il Grande Pinocchio non si smentisce mai! Malato era, e malato resta! Con la sola eccezione di un ulteriore peggioramento psico-patologico progressivo e degenerativo.
    L’operazione “Mani pulite”, al confronto dell’attuale circostanza, è stato un gioco da ragazzi. Oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani, smarriti dentro una cronica letargia , si troveranno impreparati nel contrastarla. Aspettiamoci il morto!

    Gianni Tirelli

  19. LETTERA APERTA A CONCITA DE GREGORIO “La rabbia dal profondo”

    Cara e dolce Concita, l’esercizio volto a spiegare l’evidenza e l’incontestabilità dei fatti, non solo non paga e mortifica la verità ma, rischia di trasfigurare la realtà in mistificazione e la vittima in carnefice. Alla luce degli ultimi, ennesimi e inauditi avvenimenti, Berlusconi e cricca dovrebbero rassegnare, seduta stante, le loro dimissioni e calarsi in un dignitoso e tombale silenzio. Questi signori, diversamente e contro ogni logica e ragionevolezza, attaccano e aggrediscono con violenza ancora maggiore, compatti, determinati e, certi che, la già sperimentata diabolica strategia mediatica della delegittimazione e della diffamazione, produrranno i loro frutti velenosi.

    E’ inaccettabile e incomprensibile che lei, cara Concita De Gregorio, permetta ancora a questa gente (nello specifico, Daniela Santanchè e Paolo Liguori), di offendere la sua onorabilità, intelligenza e onestà intellettuale e si presti (come chi dubita di se), ad essere interrotta, irrisa e zittita, dallo scomposto e fastidioso starnazzare di un oca isterica in menopausa e dalla tronfia ostentazione di superiorità di un cretino.

    Lei non può pensare e, davvero credere (almeno in questa circostanza eccezionale) che il suo argomentare sereno, non pregiudiziale e composto, possa sortire un qualche effetto positivo o chiarificatore. E’ un’imperdonabile ingenuità che rischia di essere interpretata, nel tempo, come atto di codardia, debolezza e mancanza di contenuti. Una patetica e improduttiva pratica relazionale che, in breve, accomuna tutti gli esponenti dell’opposizione. Non voglio credere, neppure per un secondo che, nessun moto di sana rabbia, abbia mai pervaso il suo cuore e che, il suo carattere, sia a tal punto conciliante e docile, da impedirle un qualsiasi sussulto di orgoglio e di amor proprio. Il sentimento di rabbia, non è un’invenzione dell’uomo, ma un atto dovuto; un’estrema e opportuna risorsa di umana ribellione, di fronte ai sistematici e volgari attacchi dell’uomo corrotto.

    Lei questa rabbia ce la deve! La deve a me, a tutti i suoi lettori e, in modo particolare, a tutte quelle donne, per la dignità delle quali, lei si batte da sempre con impegno, dispendio di energie e vera solidarietà. E’ finito il tempo della buona educazione e del “politicamente corretto.” Il messaggio che arriva agli italiani (che già non brillano per acume e senso civico), è quello di una sinistra senza spina dorsale, ricurva e appiattita su anacronistiche ideologie e investita dal privilegio di essere detentrice della cultura e dell’intellighentia e quindi, impermeabile ad ogni tipo di intrusione di diversa natura. Molti italiani, del resto, decidono il loro voto politico, proprio in ragione di quest’ultima considerazione, ritenendosi discriminati e. in un certo senso, offesi, proprio in ragione del loro basso livello culturale e di consapevolezza. Un tipico complesso di inferiorità indotto dall’atteggiamento di una sinistra supponente e aristocratica, poco propensa a confrontarsi (anche turandosi il naso) sul terreno degli altri.

    Giustificare gli italiani per la loro incapacità di discernimento e di una oggettiva valutazione degli avvenimenti, è l’ultimo dei miei pensieri. Le loro responsabilità sono gravi e conclamate ma, le attenuanti relative alla barbara campagna di disinformazione di mistificazione, di plagio e omologazione perpetrata in questi ultimi 15 anni dalla televisione commerciale, nello specifico ruolo di Grande Diseducatore, sono reali e non opinabili.

    Per tanto, dolce Concita, disertiamo la sterile, inconcludente indignazione per rovesciare, come un’onda anomala, su questa banda di cialtroni e impostori, tutta la nostra rabbia e ribellione. E’ questo l’atteggiamento che gli italiani, confusi, rassegnati e intorpiditi dalle subdole lusinghe del berlusconismo aspettano, a buon diritto, da tempo immemorabile. Un certo vittimismo della sinistra e un’antiberlusconismo inconsistente e fatuo, hanno concorso al prolungarsi di questa incredibile situazione tutta italiana e a consolidarla nel tempo.

    Dunque, cara Concita: “ Che rabbia sia!” Ci sentiremo tutti molto meglio, liberati dal peso di quella frustrazione da impotenza che ci ha indeboliti, castrati e umiliati. Al punto tale (in particolari momenti di sconforto), di accettare la realtà dei fatti, come la suprema volontà di un tragico destino.

    Gianni Tirelli

  20. LETTERA APERTA A CONCITA DE GREGORIO “La rabbia dal profondo”

    Cara e dolce Concita, l’esercizio volto a spiegare l’evidenza e l’incontestabilità dei fatti, non solo non paga e mortifica la verità ma, rischia di trasfigurare la realtà in mistificazione e la vittima in carnefice. Alla luce degli ultimi, ennesimi e inauditi avvenimenti, Berlusconi e cricca dovrebbero rassegnare, seduta stante, le loro dimissioni e calarsi in un dignitoso e tombale silenzio. Questi signori, diversamente e contro ogni logica e ragionevolezza, attaccano e aggrediscono con violenza ancora maggiore, compatti, determinati e, certi che, la già sperimentata diabolica strategia mediatica della delegittimazione e della diffamazione, produrranno i loro frutti velenosi.

    E’ inaccettabile e incomprensibile che lei, cara Concita De Gregorio, permetta ancora a questa gente (nello specifico, Daniela Santanchè e Paolo Liguori), di offendere la sua onorabilità, intelligenza e onestà intellettuale e si presti (come chi dubita di se), ad essere interrotta, irrisa e zittita, dallo scomposto e fastidioso starnazzare di un oca isterica in menopausa e dalla tronfia ostentazione di superiorità di un cretino.

    Lei non può pensare e, davvero credere (almeno in questa circostanza eccezionale) che il suo argomentare sereno, non pregiudiziale e composto, possa sortire un qualche effetto positivo o chiarificatore. E’ un’imperdonabile ingenuità che rischia di essere interpretata, nel tempo, come atto di codardia, debolezza e mancanza di contenuti. Una patetica e improduttiva pratica relazionale che, in breve, accomuna tutti gli esponenti dell’opposizione. Non voglio credere, neppure per un secondo che, nessun moto di sana rabbia, abbia mai pervaso il suo cuore e che, il suo carattere, sia a tal punto conciliante e docile, da impedirle un qualsiasi sussulto di orgoglio e di amor proprio. Il sentimento di rabbia, non è un’invenzione dell’uomo, ma un atto dovuto; un’estrema e opportuna risorsa di umana ribellione, di fronte ai sistematici e volgari attacchi dell’uomo corrotto.

    Lei questa rabbia ce la deve! La deve a me, a tutti i suoi lettori e, in modo particolare, a tutte quelle donne, per la dignità delle quali, lei si batte da sempre con impegno, dispendio di energie e vera solidarietà. E’ finito il tempo della buona educazione e del “politicamente corretto.” Il messaggio che arriva agli italiani (che già non brillano per acume e senso civico), è quello di una sinistra senza spina dorsale, ricurva e appiattita su anacronistiche ideologie e investita dal privilegio di essere detentrice della cultura e dell’intellighentia e quindi, impermeabile ad ogni tipo di intrusione di diversa natura. Molti italiani, del resto, decidono il loro voto politico, proprio in ragione di quest’ultima considerazione, ritenendosi discriminati e. in un certo senso, offesi, proprio in ragione del loro basso livello culturale e di consapevolezza. Un tipico complesso di inferiorità indotto dall’atteggiamento di una sinistra supponente e aristocratica, poco propensa a confrontarsi (anche turandosi il naso) sul terreno degli altri.

    Giustificare gli italiani per la loro incapacità di discernimento e di una oggettiva valutazione degli avvenimenti, è l’ultimo dei miei pensieri. Le loro responsabilità sono gravi e conclamate ma, le attenuanti relative alla barbara campagna di disinformazione di mistificazione, di plagio e omologazione perpetrata in questi ultimi 15 anni dalla televisione commerciale, nello specifico ruolo di Grande Diseducatore, sono reali e non opinabili.

    Per tanto, dolce Concita, disertiamo la sterile, inconcludente indignazione per rovesciare, come un’onda anomala, su questa banda di cialtroni e impostori, tutta la nostra rabbia e ribellione. E’ questo l’atteggiamento che gli italiani, confusi, rassegnati e intorpiditi dalle subdole lusinghe del berlusconismo aspettano, a buon diritto, da tempo immemorabile. Un certo vittimismo della sinistra e un’antiberlusconismo inconsistente e fatuo, hanno concorso al prolungarsi di questa incredibile situazione tutta italiana e a consolidarla nel tempo.

    Dunque, cara Concita: “ Che rabbia sia!” Ci sentiremo tutti molto meglio, liberati dal peso di quella frustrazione da impotenza che ci ha indeboliti, castrati e umiliati. Al punto tale (in particolari momenti di sconforto), di accettare la realtà dei fatti, come la suprema volontà di un tragico destino.

    Gianni Tirelli

  21. LA FAMIGLI BERLUSCONI – UNA STORIA SUD AMERICANA

    “Le parole di Roberto Saviano in difesa dei magistrati mi fanno orrore”, avrebbe dichiarato la primogenita di Silvio Berlusconi. Certo che, come il padre per la giustizia, ha una singolare e personalissima idea del concetto di orrore! Se Saviano, isignto della laurea in magistratura ad honoris causa, avesse dedicato questa prestigiosa onoreficienza a, Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano, Previti, Cosentino e al venerabile maestro Licio Gelli, avrebbe ottenuto un unanime plauso di tutta quella banda di cialtroni e filibustieri di questa maggioranza, e dei figli del nostro presidente del Consiglio, in primis. Una segnalazione particolare, poi, per il lupanare di Arcore alla direzione del giurato amico Emilio Fede e del procacciatore, sig. Lele Mora.

    Pover uomo, Sivio Berlusconi, ingannato, tradito e umiliato proprio da coloro che, da sempre, ha reputato e sbandierato come i suoi più fidati servitori. Del resto, il trasformismo intellettuale, è caratteriale degli infami che, d’avanti ti lavano la faccia e, lontano da sguarrdi indiscreti, ti sputtanano e ti fottono. Ma poi, Emilio Fede, basta guardarlo in faccia per avere un riscontro certo sulla sua miseria morale e vuotezza intellettuale.

    Ritornando alla figlia Marina e alla sua evidente malafede (confortata e conclamata dalle sue aberranti affermazioni, che peggiorano ulteriormente la cicostanza del padre padrone e pappone), risulta stupefaciente il fatto, che non abbia speso una sola parola (in perfetta sintonia con la società a delinquere capeggiata dal nano malefico) sui comportamenti paterni che hanno infangato l’onore dell’Italia nel mondo, la dignità degli italiani ed esposto a pubblico ludibrio le famiglie, i parenti e i fidanzati di signorine compiacenti indotte alla prostituzione.

    Soffermandomi per un attimo sul contenuto di questa mia nota, ho come l’impressione di descrivere la storia di una volgare, equivoca e sporca faccenda famigliare, ambientata nel torbido di una favela di Caracas dove, la quotidianità, è scandita dal turpiloquio gridato di trafficanti di droga, e il contrattare di povere prostitue in ragione di un prezzo più congruo. Un’aria di intimidazione, di tradimento, di ricatto, raggiro e minacce, si mescolano all’odore acre di bordello, di fogna e di miseria morale che trasuda da ogni baracca e camminamento. Capisco del resto, che il parallelo con il casato berlusconiano, non rende giustzia ai motivi di tanto degrado morale e materiale, essendo lo stesso il risultato dello strapotere, dell’arroganza e dell’ingordigia della peggiore feccia umana alla guida delle nazioni – ill frutto velenoso di un sincretismo demoniaco, partorito dalla convergenza ideologica fra potere politico, economico e mediatico e che vede, in Silvio Berlusconi, il suo autorevole fautore.

    Gianni Tirelli

  22. LA FAMIGLI BERLUSCONI – UNA STORIA SUD AMERICANA

    “Le parole di Roberto Saviano in difesa dei magistrati mi fanno orrore”, avrebbe dichiarato la primogenita di Silvio Berlusconi. Certo che, come il padre per la giustizia, ha una singolare e personalissima idea del concetto di orrore! Se Saviano, isignto della laurea in magistratura ad honoris causa, avesse dedicato questa prestigiosa onoreficienza a, Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano, Previti, Cosentino e al venerabile maestro Licio Gelli, avrebbe ottenuto un unanime plauso di tutta quella banda di cialtroni e filibustieri di questa maggioranza, e dei figli del nostro presidente del Consiglio, in primis. Una segnalazione particolare, poi, per il lupanare di Arcore alla direzione del giurato amico Emilio Fede e del procacciatore, sig. Lele Mora.

    Pover uomo, Sivio Berlusconi, ingannato, tradito e umiliato proprio da coloro che, da sempre, ha reputato e sbandierato come i suoi più fidati servitori. Del resto, il trasformismo intellettuale, è caratteriale degli infami che, d’avanti ti lavano la faccia e, lontano da sguarrdi indiscreti, ti sputtanano e ti fottono. Ma poi, Emilio Fede, basta guardarlo in faccia per avere un riscontro certo sulla sua miseria morale e vuotezza intellettuale.

    Ritornando alla figlia Marina e alla sua evidente malafede (confortata e conclamata dalle sue aberranti affermazioni, che peggiorano ulteriormente la cicostanza del padre padrone e pappone), risulta stupefaciente il fatto, che non abbia speso una sola parola (in perfetta sintonia con la società a delinquere capeggiata dal nano malefico) sui comportamenti paterni che hanno infangato l’onore dell’Italia nel mondo, la dignità degli italiani ed esposto a pubblico ludibrio le famiglie, i parenti e i fidanzati di signorine compiacenti indotte alla prostituzione.

    Soffermandomi per un attimo sul contenuto di questa mia nota, ho come l’impressione di descrivere la storia di una volgare, equivoca e sporca faccenda famigliare, ambientata nel torbido di una favela di Caracas dove, la quotidianità, è scandita dal turpiloquio gridato di trafficanti di droga, e il contrattare di povere prostitue in ragione di un prezzo più congruo. Un’aria di intimidazione, di tradimento, di ricatto, raggiro e minacce, si mescolano all’odore acre di bordello, di fogna e di miseria morale che trasuda da ogni baracca e camminamento. Capisco del resto, che il parallelo con il casato berlusconiano, non rende giustzia ai motivi di tanto degrado morale e materiale, essendo lo stesso il risultato dello strapotere, dell’arroganza e dell’ingordigia della peggiore feccia umana alla guida delle nazioni – ill frutto velenoso di un sincretismo demoniaco, partorito dalla convergenza ideologica fra potere politico, economico e mediatico e che vede, in Silvio Berlusconi, il suo autorevole fautore.

    Gianni Tirelli

  23. LA DITTATURA DELLE LIBERTA’

    Con quale coraggio, oggi, gli individui delle nostre moderne società consumiste occidentali, si definiscono e si ritengono liberi? E poi, liberi da che cosa? Se è il nostro passato (fino a prima della rivoluzione industriale), ad essere assunto a parametro ideale e assoluto di comparazione del livello di libertà raggiunto, avremmo commesso un’imperdonabile, errore di valutazione e di interpretazione storica; frutto velenoso di un totale assenza di consapevolezza, disincanto e di senso della realtà. Non siamo in grado di immaginare e, tanto meno sperimentare, neppure per un momento, una realtà diversa e contraria da quella che siamo soliti vivere. E, nonostante i nostri laconici e retorici attacchi virtuali contro le incongruenze e le contraddizioni del Sistema (che disseminiamo nel grande mare della rete con l’automatismo di un robot), il nostro tasso di libertà, è ai minimi storici dalla comparsa dell’uomo sulla terra. Ed è questo il punto centrale e cardine imprescindibile della nostra attuale e miserevole condizione di moderni schiavi che, nel suo contrasto logico, incarna il germe malefico dell’ossimoro al potere.
    Come possiamo, dunque, pensare di essere liberi, quando dipendiamo in tutto e per tutto, dal Sistema? Siamo tristi, incattiviti e imbruttiti da un disagio esistenziale cronico e paralizzante, che compromette ogni vera felicità e naturale bisogno. Condividiamo le stesse paure, paranoie e ipocondrie ma, niente di tutto ciò che è autenticamente rigenerante e consono alla nostra vera natura di uomini. Questa modernità tanto sbandierata e mitizzata, ci ha derubato dei profumi, degli odori, dei sapori, della bellezza e, delle sognanti atmosfere di una natura immacolata e generosa di passione. Siamo stati accecati dalla sua luce rovente per poi incatenarci al palo delle nostre più miserabili debolezze e illusioni, intorpiditi dai canti invitanti, di subdole e seducenti sirene, sull’onda di promesse di libertà e di oblio. “Per il più libero di voi la libertà non è che prigione” – Gibran
    Non siamo altro che polli in batteria! In questa gabbia, ci siamo entrati volontariamente, dopo averla noi stessi costruita, recidendo ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La nostra conoscenza, è limitata all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorriamo una vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella nostra anima e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità.
    Questo tipo di particolare schiavitù, ci ha privati, dell’alba e del tramonto, costringendoci ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani inesistente. Definire tutto ciò come follia, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale anomalia, e la collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma, inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale di natura maligna.
    In virtù di un tale tecnicismo, si sono venute creare, le condizioni ideali, perché ciò accadesse.
    Quanti di noi,oggi, sono in grado di rinunciare alle lusinghe del Sistema, per tradurre in fatti concreti, le proprie supposte e ipotetiche convinzioni?
    “Se volete privare un despota del trono, badate che il vostro trono sia gia stato distrutto” – Gibran.
    Le responsabilità dei media e della TV commerciale, in questa operazione di contraffazione della realtà, sono immense e note a tutti; una portata di fuoco diseducatrice senza precedenti ma, non sufficiente a giustificarne sudditanza e incoscienza.
    Crediamo davvero che la “rete” sia un’arma potente per combattere il Sistema, e non ci rendiamo conto (diversamente) che é lo stesso Sistema ad usarla contro di noi, come un’esca per boccaloni, per alzare, sempre di più, il livello di narcolessia dei nostri cervelli? Se alle intenzioni, alle parole gridate e alle convinzioni ostentate, non corrispondono, fatti, azioni pragmatiche e determinazione,tutto questo chiacchiericcio assordante e auto-referenziale, ci si ritorcerà contro, acuendo la nostra frustrazione, già ai limiti del sopportabile.
    Di cosa stiamo parlando? Che cosa ci comunichiamo? Di che cosa ci informiamo? Che cosa produciamo noi, in realtà?
    Sappiamo bene di come stiano le cose. Sono sotto gli occhi di tutti. Il Sistema è marcio e corrotto in ogni sua cellula. Le scie chimiche, i vaccini, il signoreggio, i microchip, l’inquinamento, la deforestazione, l’effetto serra, la droga, il traffico d’organi, la pedofilia, la tortura, i massacri, la criminalità, e tutto quel baraccone di notizie raggelanti che, ad ogni minuto, si riversano come un fiume in piena sul WEB, non sono che alcune delle infinite nefandezze di un Sistema marcio nella sua totalità.
    E’ del tutto inutile e retorico, dare peso alle drammatiche notizie, che abbiamo attinto al grande mare della rete, per poi disseminarle nell’immenso deserto telematico, in attesa dell’altrui condivisione. Nessuno, nella sua pachidermica immobilità, farà nulla; solo infinite parole nel vento. Oggi, vanno di moda le scie chimiche ma già, domani, dopo averle rimosse, tratteremo dei vaccini che, rimossi a loro volta, cederanno il posto a qualcosa d’altro. Questo è ciò che il Sistema ha deciso per noi e questo è il suo gioco – la sua trappola. Il Sistema si sconfigge rinunciando al Sistema; e basta un click.
    Nel frattempo, eccoci qui! Seduti di fronte allo schermo di un computer, che abbiamo anteposto a una buona lettura, a una salutare passeggiata nel bosco, al sorriso dei nostri figli e, santo Dio!, a coltivare un orto o alla mietitura di un campo di grano.
    Vorrei essere scosso dalle parole rabbiose che ognuno cela dentro il suo cuore, e dalla più radicale ribellione contro questo mondo, in balia della menzogna, della vergogna e della profanazione.
    Questa nostra, è una schiavitù a piede libero; la dittatura delle libertà.
    Se non saremo in grado di percepire sulla nostra pelle e comprendere fino in fondo, la realtà che ci circonda, al punto tale da fare tendere ogni parte del nostro essere, e scuotere la nostra anima dormiente, dal suo lungo letargo, resteremo come androidi inebetiti, a fissare lo schermo, in attesa di una nota benevola o di un’inaspettata condivisone.
    Solo nell’azione rivoluzionaria, faremo risorgere dalle sue ceneri, un orgoglio mortificato e una dignità perduta.
    Vanità, egoismo, inettitudine morale e fisica, sono, oggi, i fantasmi della nostra solitudine, intrisa di paure e di ansia esistenziale. E’ necessario scrollarci di dosso ogni dipendenza che, in qualche modo, porti vantaggi al Sistema. Da tempo, sta modificando irreparabilmente la nostra consapevolezza, alterandone i parametri di giudizio.
    Ecco perché non va! Non va, perché abbiamo confuso la licenza con la libertà, la democrazia con la civiltà, la televisione con l’informazione, la profanazione con la scienza e il progresso con la catastrofe ambientale.
    Solo la Madre Terra, le ragioni della natura e il mistero inviolato, possono dissolvere i fantasmi e le paure dell’uomo moderno, per ricondurlo agli autentici valori della vita, e ricongiungerlo con il divino.
    Certo, è difficile trattare di libertà, definirla, tracciarne i suoi confini e stilare una lista dei mezzi e strumenti legittimi, necessari per il suo raggiungimento. In questo caso, poi, la possibilità, di oltrepassare i limiti etici e morali, e una circostanza reale, che può compromettere lo scopo di una missione così nobile per essere, in seguito, impugnata come arma strumentale, dagli impostori. La libertà è assenza di potere. Questo é il mio pensiero. Al grido di “libertà, libertà”, uomini e donne di tutte le nazioni, si sono battuti e sono morti; contro la schiavitù e per l’indipendenza, contro il razzismo e per i naturali diritti umani, contro l’invasore e per l’autodeterminazione. E non erano potenti altolocati o intraprendenti finanzieri, ma i rappresentanti degli strati più umili e indifesi della società, confortati e sostenuti dalle rappresentanze della cultura del buon senso. Il loro sacrificio, ha sradicato e divelto, le ataviche ingiustizie di un potere dominante dove, l’interesse particolare di corporazioni e consorterie si era sovrapposto all’interesse comune. Tali conquiste restituivano dignità all’uomo e assicuravano un futuro di civiltà alle nuove generazioni. Chi ha memoria di tutto questo, oggi? Quale significato assume, la parola libertà per i nostri giovani, sedotti e abbandonati dalla bestia liberista? Hanno compreso, la differenza che esiste, tra libertà e licenza, loro, vittime inconsapevoli, immolate sull’altare del consumismo imperante? “Quella che oggi chiamate libertà, è la più forte di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” Gibran.
    La libertà, non può prescindere mai dalla giustizia e viceversa; sono inseparabili e complementari, e condividono un solo cuore e una sola anima. Nelle democrazie occidentali, lo slogan della libertà, è l’ultimo rifugio del populismo e della demagogia di politici malfattori, legati a doppio nodo con potere economico e criminale. Sono gli squallidi personaggi del sottobosco culturale, assurti al rango di “grandi diseducatori”. Sono i commercianti della comunicazione, che hanno dispensato alla società italiana, ignoranza, qualunquismo, paura e miseria morale. La libertà è verità, in assenza della quale, tutto è schiavitù.
    Così, lo spettro della povertà e la paura di perdere il posto di lavoro, costringe gli individui, ad obbedire, senza discutere, agli ordini del padrone che mira, esclusivamente, al suo profitto personale (sempre maggiore), eludendo ogni regola di mercato e principio etico. L’arma di ricatto di un possibile allontanamento dal lavoro, fa precipitare l’individuo in uno stato di prostrazione e frustrazione, alimentato da una totale perdita di dignità e di quel minimo di autonomia che gli consentirebbe la possibilità di una scelta più consona ai suoi bisogni reali, e alla sua morale. L’individuo della società industriale, ha svenduto, anno dopo anno e pezzo dopo pezzo, la sua autonomia fino all’azzeramento, delegando al Sistema tale incombenza e illudendosi che questi (il Sistema), avrebbe tutelato il suo diritto ad esistere, il suo stato sociale, e ogni suo legittimo bisogno. Le cose, in verità, sono andate diversamente. Il Sistema, consapevole di questo, impone le sue logiche liberticide, relegando gli individui delle società moderne dentro una nuova e rivoluzionaria forma di schiavitù senza catene: la schiavitù dalla dipendenza e dal bisogno. Gli individui moderni, figli della rivoluzione industriale, abbagliati dai presunti miracoli economici, dall’illusione di un’esistenza più degna e, stregati dalle chimere di una propaganda becera (che esaltava le opportunità del nuovo mondo tecnologico e mortificava il lavoro della terra e di tutte le sue ragioni), hanno ceduto al Sistema ogni loro capacità di autosufficienza, personalismo e slancio creativo, in cambio di una vita svuotata da ogni vera gioia, motivo, e futuro.
    I fautori, responsabili e colpevoli, di questo inganno globale, sono gli stessi che, oggi, demonizzano la morte e sbandierano il diritto alla vita, macabro vessillo teso ad esorcizzare la paura di una esistenza svuotata di ogni contenuto che, nella promessa di immortalità, elude ogni più remoto barlume di consapevolezza, di volontà e di verità. Sono quelli che in forma di proseliti promettono la vita eterna fra le braccia del creatore ed esaltano la sofferenza catartica di questa miserabile vita terrena e della sua provvisorietà. Sono i ricchi gerarchi del clero pagano e idolatra che, nel sempre più rari interventi rubati all’ozio e ad una vanità femminea, gridano a gran voce “beai gli ultimi, che loro sarà il regno dei cieli”. Sono quelli che esaltano il primato dello spirito, per poi accanirsi su corpi inermi (cavie umane) con le macchine assemblate da satana, e prolungare così all’infinito una tortura lacerante in un esaltato accanimento, sperimentale, degno del più spietato aguzzino nazista. Sono quelli che non accettano la sconfitta di una scienza effimera e miope, che ha anteposto il profitto e il potere, al buon senso, alla carità cristiana. Sono loro le anime infernali di questo secolo, loro, terrorizzate dal più ineludibile atto di giustizia: la morte.

    Gianni Tirelli

  24. LA DITTATURA DELLE LIBERTA’

    Con quale coraggio, oggi, gli individui delle nostre moderne società consumiste occidentali, si definiscono e si ritengono liberi? E poi, liberi da che cosa? Se è il nostro passato (fino a prima della rivoluzione industriale), ad essere assunto a parametro ideale e assoluto di comparazione del livello di libertà raggiunto, avremmo commesso un’imperdonabile, errore di valutazione e di interpretazione storica; frutto velenoso di un totale assenza di consapevolezza, disincanto e di senso della realtà. Non siamo in grado di immaginare e, tanto meno sperimentare, neppure per un momento, una realtà diversa e contraria da quella che siamo soliti vivere. E, nonostante i nostri laconici e retorici attacchi virtuali contro le incongruenze e le contraddizioni del Sistema (che disseminiamo nel grande mare della rete con l’automatismo di un robot), il nostro tasso di libertà, è ai minimi storici dalla comparsa dell’uomo sulla terra. Ed è questo il punto centrale e cardine imprescindibile della nostra attuale e miserevole condizione di moderni schiavi che, nel suo contrasto logico, incarna il germe malefico dell’ossimoro al potere.
    Come possiamo, dunque, pensare di essere liberi, quando dipendiamo in tutto e per tutto, dal Sistema? Siamo tristi, incattiviti e imbruttiti da un disagio esistenziale cronico e paralizzante, che compromette ogni vera felicità e naturale bisogno. Condividiamo le stesse paure, paranoie e ipocondrie ma, niente di tutto ciò che è autenticamente rigenerante e consono alla nostra vera natura di uomini. Questa modernità tanto sbandierata e mitizzata, ci ha derubato dei profumi, degli odori, dei sapori, della bellezza e, delle sognanti atmosfere di una natura immacolata e generosa di passione. Siamo stati accecati dalla sua luce rovente per poi incatenarci al palo delle nostre più miserabili debolezze e illusioni, intorpiditi dai canti invitanti, di subdole e seducenti sirene, sull’onda di promesse di libertà e di oblio. “Per il più libero di voi la libertà non è che prigione” – Gibran
    Non siamo altro che polli in batteria! In questa gabbia, ci siamo entrati volontariamente, dopo averla noi stessi costruita, recidendo ogni rapporto con il mondo degli spiriti. La nostra conoscenza, è limitata all’area occupata all’interno del loculo metallico, dove tutti, trascorriamo una vita apparente. Disperazione e solitudine regnano sovrane nella nostra anima e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aspirano all’immortalità.
    Questo tipo di particolare schiavitù, ci ha privati, dell’alba e del tramonto, costringendoci ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani inesistente. Definire tutto ciò come follia, non renderebbe giustizia alle ragioni di una tale anomalia, e la collocherebbe dentro i confini dell’umano. Una circostanza del genere, si è venuta a creare, si, per dei fattori tecnici dipendenti dall’essere umano ma, inattiva, senza l’intervento di una forza soprannaturale di natura maligna.
    In virtù di un tale tecnicismo, si sono venute creare, le condizioni ideali, perché ciò accadesse.
    Quanti di noi,oggi, sono in grado di rinunciare alle lusinghe del Sistema, per tradurre in fatti concreti, le proprie supposte e ipotetiche convinzioni?
    “Se volete privare un despota del trono, badate che il vostro trono sia gia stato distrutto” – Gibran.
    Le responsabilità dei media e della TV commerciale, in questa operazione di contraffazione della realtà, sono immense e note a tutti; una portata di fuoco diseducatrice senza precedenti ma, non sufficiente a giustificarne sudditanza e incoscienza.
    Crediamo davvero che la “rete” sia un’arma potente per combattere il Sistema, e non ci rendiamo conto (diversamente) che é lo stesso Sistema ad usarla contro di noi, come un’esca per boccaloni, per alzare, sempre di più, il livello di narcolessia dei nostri cervelli? Se alle intenzioni, alle parole gridate e alle convinzioni ostentate, non corrispondono, fatti, azioni pragmatiche e determinazione,tutto questo chiacchiericcio assordante e auto-referenziale, ci si ritorcerà contro, acuendo la nostra frustrazione, già ai limiti del sopportabile.
    Di cosa stiamo parlando? Che cosa ci comunichiamo? Di che cosa ci informiamo? Che cosa produciamo noi, in realtà?
    Sappiamo bene di come stiano le cose. Sono sotto gli occhi di tutti. Il Sistema è marcio e corrotto in ogni sua cellula. Le scie chimiche, i vaccini, il signoreggio, i microchip, l’inquinamento, la deforestazione, l’effetto serra, la droga, il traffico d’organi, la pedofilia, la tortura, i massacri, la criminalità, e tutto quel baraccone di notizie raggelanti che, ad ogni minuto, si riversano come un fiume in piena sul WEB, non sono che alcune delle infinite nefandezze di un Sistema marcio nella sua totalità.
    E’ del tutto inutile e retorico, dare peso alle drammatiche notizie, che abbiamo attinto al grande mare della rete, per poi disseminarle nell’immenso deserto telematico, in attesa dell’altrui condivisione. Nessuno, nella sua pachidermica immobilità, farà nulla; solo infinite parole nel vento. Oggi, vanno di moda le scie chimiche ma già, domani, dopo averle rimosse, tratteremo dei vaccini che, rimossi a loro volta, cederanno il posto a qualcosa d’altro. Questo è ciò che il Sistema ha deciso per noi e questo è il suo gioco – la sua trappola. Il Sistema si sconfigge rinunciando al Sistema; e basta un click.
    Nel frattempo, eccoci qui! Seduti di fronte allo schermo di un computer, che abbiamo anteposto a una buona lettura, a una salutare passeggiata nel bosco, al sorriso dei nostri figli e, santo Dio!, a coltivare un orto o alla mietitura di un campo di grano.
    Vorrei essere scosso dalle parole rabbiose che ognuno cela dentro il suo cuore, e dalla più radicale ribellione contro questo mondo, in balia della menzogna, della vergogna e della profanazione.
    Questa nostra, è una schiavitù a piede libero; la dittatura delle libertà.
    Se non saremo in grado di percepire sulla nostra pelle e comprendere fino in fondo, la realtà che ci circonda, al punto tale da fare tendere ogni parte del nostro essere, e scuotere la nostra anima dormiente, dal suo lungo letargo, resteremo come androidi inebetiti, a fissare lo schermo, in attesa di una nota benevola o di un’inaspettata condivisone.
    Solo nell’azione rivoluzionaria, faremo risorgere dalle sue ceneri, un orgoglio mortificato e una dignità perduta.
    Vanità, egoismo, inettitudine morale e fisica, sono, oggi, i fantasmi della nostra solitudine, intrisa di paure e di ansia esistenziale. E’ necessario scrollarci di dosso ogni dipendenza che, in qualche modo, porti vantaggi al Sistema. Da tempo, sta modificando irreparabilmente la nostra consapevolezza, alterandone i parametri di giudizio.
    Ecco perché non va! Non va, perché abbiamo confuso la licenza con la libertà, la democrazia con la civiltà, la televisione con l’informazione, la profanazione con la scienza e il progresso con la catastrofe ambientale.
    Solo la Madre Terra, le ragioni della natura e il mistero inviolato, possono dissolvere i fantasmi e le paure dell’uomo moderno, per ricondurlo agli autentici valori della vita, e ricongiungerlo con il divino.
    Certo, è difficile trattare di libertà, definirla, tracciarne i suoi confini e stilare una lista dei mezzi e strumenti legittimi, necessari per il suo raggiungimento. In questo caso, poi, la possibilità, di oltrepassare i limiti etici e morali, e una circostanza reale, che può compromettere lo scopo di una missione così nobile per essere, in seguito, impugnata come arma strumentale, dagli impostori. La libertà è assenza di potere. Questo é il mio pensiero. Al grido di “libertà, libertà”, uomini e donne di tutte le nazioni, si sono battuti e sono morti; contro la schiavitù e per l’indipendenza, contro il razzismo e per i naturali diritti umani, contro l’invasore e per l’autodeterminazione. E non erano potenti altolocati o intraprendenti finanzieri, ma i rappresentanti degli strati più umili e indifesi della società, confortati e sostenuti dalle rappresentanze della cultura del buon senso. Il loro sacrificio, ha sradicato e divelto, le ataviche ingiustizie di un potere dominante dove, l’interesse particolare di corporazioni e consorterie si era sovrapposto all’interesse comune. Tali conquiste restituivano dignità all’uomo e assicuravano un futuro di civiltà alle nuove generazioni. Chi ha memoria di tutto questo, oggi? Quale significato assume, la parola libertà per i nostri giovani, sedotti e abbandonati dalla bestia liberista? Hanno compreso, la differenza che esiste, tra libertà e licenza, loro, vittime inconsapevoli, immolate sull’altare del consumismo imperante? “Quella che oggi chiamate libertà, è la più forte di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” Gibran.
    La libertà, non può prescindere mai dalla giustizia e viceversa; sono inseparabili e complementari, e condividono un solo cuore e una sola anima. Nelle democrazie occidentali, lo slogan della libertà, è l’ultimo rifugio del populismo e della demagogia di politici malfattori, legati a doppio nodo con potere economico e criminale. Sono gli squallidi personaggi del sottobosco culturale, assurti al rango di “grandi diseducatori”. Sono i commercianti della comunicazione, che hanno dispensato alla società italiana, ignoranza, qualunquismo, paura e miseria morale. La libertà è verità, in assenza della quale, tutto è schiavitù.
    Così, lo spettro della povertà e la paura di perdere il posto di lavoro, costringe gli individui, ad obbedire, senza discutere, agli ordini del padrone che mira, esclusivamente, al suo profitto personale (sempre maggiore), eludendo ogni regola di mercato e principio etico. L’arma di ricatto di un possibile allontanamento dal lavoro, fa precipitare l’individuo in uno stato di prostrazione e frustrazione, alimentato da una totale perdita di dignità e di quel minimo di autonomia che gli consentirebbe la possibilità di una scelta più consona ai suoi bisogni reali, e alla sua morale. L’individuo della società industriale, ha svenduto, anno dopo anno e pezzo dopo pezzo, la sua autonomia fino all’azzeramento, delegando al Sistema tale incombenza e illudendosi che questi (il Sistema), avrebbe tutelato il suo diritto ad esistere, il suo stato sociale, e ogni suo legittimo bisogno. Le cose, in verità, sono andate diversamente. Il Sistema, consapevole di questo, impone le sue logiche liberticide, relegando gli individui delle società moderne dentro una nuova e rivoluzionaria forma di schiavitù senza catene: la schiavitù dalla dipendenza e dal bisogno. Gli individui moderni, figli della rivoluzione industriale, abbagliati dai presunti miracoli economici, dall’illusione di un’esistenza più degna e, stregati dalle chimere di una propaganda becera (che esaltava le opportunità del nuovo mondo tecnologico e mortificava il lavoro della terra e di tutte le sue ragioni), hanno ceduto al Sistema ogni loro capacità di autosufficienza, personalismo e slancio creativo, in cambio di una vita svuotata da ogni vera gioia, motivo, e futuro.
    I fautori, responsabili e colpevoli, di questo inganno globale, sono gli stessi che, oggi, demonizzano la morte e sbandierano il diritto alla vita, macabro vessillo teso ad esorcizzare la paura di una esistenza svuotata di ogni contenuto che, nella promessa di immortalità, elude ogni più remoto barlume di consapevolezza, di volontà e di verità. Sono quelli che in forma di proseliti promettono la vita eterna fra le braccia del creatore ed esaltano la sofferenza catartica di questa miserabile vita terrena e della sua provvisorietà. Sono i ricchi gerarchi del clero pagano e idolatra che, nel sempre più rari interventi rubati all’ozio e ad una vanità femminea, gridano a gran voce “beai gli ultimi, che loro sarà il regno dei cieli”. Sono quelli che esaltano il primato dello spirito, per poi accanirsi su corpi inermi (cavie umane) con le macchine assemblate da satana, e prolungare così all’infinito una tortura lacerante in un esaltato accanimento, sperimentale, degno del più spietato aguzzino nazista. Sono quelli che non accettano la sconfitta di una scienza effimera e miope, che ha anteposto il profitto e il potere, al buon senso, alla carità cristiana. Sono loro le anime infernali di questo secolo, loro, terrorizzate dal più ineludibile atto di giustizia: la morte.

    Gianni Tirelli

  25. LA PASSIONE PERDUTA E LA VENDETTA DEGLI SPIRITI

    Pensando alle nostre società moderne e all’insensatezza dei nostri comportamenti, mi è apparsa l’immagine di un padre che ha trascorso la sua vita lavorando, risparmiando e rinunciando ad ogni effimero piacere, per lasciare ai suoi figli, sicurezza materiale e dignità. Un uomo con la schiena ricurva sotto il sole, con un grande cuore colmo di valori e di inossidabili punti di riferimento che, nella sana tradizione e nella consapevolezza della brevità dell’esistenza, aveva riposto tutte le sue aspirazioni etiche e religiose e gli intenti delle sue passioni. Poi, un giorno, il padre li lasciò, sereno e appagato, dopo averli, con un sorriso innocente, salutati e ricordando loro, ancora una volta, responsabilità e doveri, affinché il senso, che aveva dato alla sua vita, non fosse stato vano. I figli, accecati dalla stupidità e dalle lusinghe della città industriosa, presto abbandonarono i campi e la fattoria ma, in poco tempo, ogni risorsa si esaurì. Per sopravvivere, escogitarono i modi più abietti e deprecabili, tradendo ogni loro impegno morale, e infangando, così, la memoria del padre. Una notte di pioggia e di vento, ubriachi, a bordo di una macchina di lusso rubata, precipitarono giù da un alto ponte per finire fra le acque gelide di un fiume in piena. Di loro non si seppe più nulla.

    Noi, oggi, siamo quei figli, sordi, alle grida di dolore della Madre Terra, stuprata e vilipesa – ciechi, dentro il buio di un presente assente che ha privato le nuove generazioni dell’orizzonte di un futuro e, nudi, di fronte alle ragioni del nostro esistere.
    Il mito tanto sbandierato della “modernità” foriero di speranze, di felicità e libertà, si è trasformato in breve tempo, nelle peggiori delle schiavitù, trasfigurando i sogni in incubi e, la passione, in un esercizio compulsivo, volto alla soddisfazione sistematica di bisogni effimeri, dipendenze e perversioni. La paura, oggi, è il perno cancerogeno intorno al quale ruota tutta la nostra vita, metastasi di un’esistenza epurata da ogni valore, principio etico e necessario parametro di comparazione. Ogni residuo sentimento di passione, è stato cancellato dalla nostra anima, soppiantato dall’opportunismo, dall’interesse particolare e da un’inettitudine fisica e morale che non ha precedenti nella storia dell’uomo. Ansia, depressione, attacchi di panico e, tutta quella lunga lista di disturbi legati al sistema nervoso, che flagellano senza sosta la nostra quotidianità condizionandone le scelte, sono gli effetti collaterali gravi dell’assenza di passione.

    Nessun farmaco al mondo, oggi, può placare i morsi di un tale disagio esistenziale e restituirci quella gioia di vivere e la necessaria serenità che, in passato, caratterizzavano lo spirito vincente delle società contadine – fattori indispensabili per affrontare il domani, con rinnovato entusiasmo. Erano gli strati sociali più poveri e meno abienti, un tempo, a godere di un tale privilegio, proprio in virtù di una passione connaturata che si esprimeva in tutta la sua potenza in ogni azione, che fosse creativa, pratica o di natura filosofica e spirituale.
    La passione, ha il potere sovrannaturale di tradurre ogni sforzo, fisico o intellettuale che sia, in autentica gioia, fonte perenne di umiltà, di pace interiore e di preghiera.
    L’impulso di solidarietà, motore di aggregazione e socializzazione della civiltà rurale, affondava le sue ragioni nel cuore comune di una profonda felicità di base, autonoma e indipendente da ogni concetto di possesso, di privilegio e di stato sociale.
    Senza passione, non può esistere alcuna forma di vita, essendo la nostra esistenza, una sua estensione. Il frenetico adoperarsi di api e formiche, nel loro instancabile e incessante andirivieni strutturato da regole ferree e codici etici, è l’espressione di una volontà e di un’intelligenza superiore che attingono la loro energia nel sentimento della passione.
    Gli stessi “schiavi” d’Egitto, innalzarono le piramidi sotto la spinta propulsiva di una smisurata passione. E non era il denaro, lo spartiacque fra la gioia e il dolore, fra la vita e la morte e fra la bellezza e l’orrore, ma quella capacità di amare e di sperare che, da sempre, aveva contraddistinto gli individui delle civiltà del passato. Un mondo perfetto, messo a tacere per sempre dalla stupidità dell’uomo moderno.
    La passione deterge, purifica, rigenera, forgia la volontà ed è messaggera di bellezza – trascende ogni debolezza e paura, per dare forma e contenuto alle aspirazioni umane, suggerendo all’uomo, il significato della vita.
    “Quale passione, oggi, arde nel cuore di quest’uomo? Quale spirito divino alberga nella sua anima? Da quale pozzo, misura il livello della sua felicità e, l’acqua di quale torrente, ristora e placa l’arsura della sua sete di conoscenza?”

    L’immagine raccapricciante di quest’epoca insensata, pregna di relativismo, è la rappresentazione iconografica di un’umanità svuotata da ogni più remoto barlume di passione e di bellezza. Un mondo affollato di anime dannate che, al pari di cavallette fameliche, si agitano impazzite dentro il caos di pensieri schizofrenici, vagando avanti e indietro, senza una meta e una qualsiasi comprensibile ragione, lasciando dietro di loro, morte, dolore e distruzione. Tutto questo, ha innescato un processo di necrosi che, dal tessuto sociale, si è esteso all’ambiente tutto, compromettendo irrimediabilmente, ogni auspicabile e radicale riconversione e più remota speranza.

    Per tanto, non esiste una via di uscita da una tale condizione! E’ partito il conto alla rovescia e, il Sistema, come una bomba ad orologeria, è sul punto di esplodere. Gli individui della società delle illusioni, ricurvi sulle loro debolezze, paure e, incapaci di qualsiasi rinuncia, si sono resi responsabili e complici di quell’immane tragedia che segnerà un punto di svolta radicale e di non ritorno, nella storia dell’umanità.
    Il male, un tempo riconoscibile e collocabile, ha assunto le sembianze della normalità, espropriando lo spirito dell’uomo, privandolo, così, della consapevolezza, del discernimento e dell’impulso passionale. Abbiamo voluto sfidare le ragioni imperiture del nostro destino, come alieni venuti da un’altra galassia, ma presto, la terra, ci ripagherà con la stessa moneta, per averla infamata e violentata.

    Il Sistema Consumista Relativista ha raggiunto il suo picco massimo di perversione. A questo punto, comincia a rotolare come un grande masso, lungo la china scoscesa di quella montagna di cose effimere da lui stesso prodotte, per sfracellarsi sul fondo di un baratro di menzogne e di pura cazzonaggine

    Definire questo momento socio-economico, una normale crisi, è un’imperdonabile ingenuità, a dimostrazione, ancora un’ennesima volta, dell’assoluta incapacità dell’uomanoide moderno, di separare la libetà dalla licenza, il giusto dall’iniquo e la forza dalla debolezza. Una tale circostanza, esula da un’interpretazione di bene e di male ma, per la sua natura relativista, si colloca all’interno di una dimensione eccezionale di pertinenza della sfera del Nulla.

    Non esistono, oggi, aggettivi in grado di descrivere la portata e la crudeltà dei crimini relativi a questo ultimo secolo e l’opera di profanazione e di violazione sistematica, perpetrata dall’uomo tecnologico contro la natura e le sue leggi.

    I principi etici, regolatori e sentinelle dei comportamenti umani, sono stati rimossi per sempre e, vizio, paura, li hanno sostituiti.

    Il futuro dell’umanità, è stato divorato dalla voracità di un presente ipertrofico che, come un buco nero, travolge nel suo vortice le nostre esistenze. Proprio in ragione di queste mie ultime considerazioni, posso affermare, con la certezza e il disincanto di chi ancora sa interpretare i segnali del cielo, ascoltare il tormento straziante degli spiriti della terra e le loro promesse di vendetta, che la fine di questo mondo,è prossima.

    “Risuolate le vostre scarpe signori!!, Mettete toppe alle vostre giacche e pantaloni e rammendate camice e calzini. Non acquistate oltre l’indispensabile e l’essenziale, perché è arrivata l’ora di aiutare il Sistema a morire.”

    Gianni Tirelli

  26. LA PASSIONE PERDUTA E LA VENDETTA DEGLI SPIRITI

    Pensando alle nostre società moderne e all’insensatezza dei nostri comportamenti, mi è apparsa l’immagine di un padre che ha trascorso la sua vita lavorando, risparmiando e rinunciando ad ogni effimero piacere, per lasciare ai suoi figli, sicurezza materiale e dignità. Un uomo con la schiena ricurva sotto il sole, con un grande cuore colmo di valori e di inossidabili punti di riferimento che, nella sana tradizione e nella consapevolezza della brevità dell’esistenza, aveva riposto tutte le sue aspirazioni etiche e religiose e gli intenti delle sue passioni. Poi, un giorno, il padre li lasciò, sereno e appagato, dopo averli, con un sorriso innocente, salutati e ricordando loro, ancora una volta, responsabilità e doveri, affinché il senso, che aveva dato alla sua vita, non fosse stato vano. I figli, accecati dalla stupidità e dalle lusinghe della città industriosa, presto abbandonarono i campi e la fattoria ma, in poco tempo, ogni risorsa si esaurì. Per sopravvivere, escogitarono i modi più abietti e deprecabili, tradendo ogni loro impegno morale, e infangando, così, la memoria del padre. Una notte di pioggia e di vento, ubriachi, a bordo di una macchina di lusso rubata, precipitarono giù da un alto ponte per finire fra le acque gelide di un fiume in piena. Di loro non si seppe più nulla.

    Noi, oggi, siamo quei figli, sordi, alle grida di dolore della Madre Terra, stuprata e vilipesa – ciechi, dentro il buio di un presente assente che ha privato le nuove generazioni dell’orizzonte di un futuro e, nudi, di fronte alle ragioni del nostro esistere.
    Il mito tanto sbandierato della “modernità” foriero di speranze, di felicità e libertà, si è trasformato in breve tempo, nelle peggiori delle schiavitù, trasfigurando i sogni in incubi e, la passione, in un esercizio compulsivo, volto alla soddisfazione sistematica di bisogni effimeri, dipendenze e perversioni. La paura, oggi, è il perno cancerogeno intorno al quale ruota tutta la nostra vita, metastasi di un’esistenza epurata da ogni valore, principio etico e necessario parametro di comparazione. Ogni residuo sentimento di passione, è stato cancellato dalla nostra anima, soppiantato dall’opportunismo, dall’interesse particolare e da un’inettitudine fisica e morale che non ha precedenti nella storia dell’uomo. Ansia, depressione, attacchi di panico e, tutta quella lunga lista di disturbi legati al sistema nervoso, che flagellano senza sosta la nostra quotidianità condizionandone le scelte, sono gli effetti collaterali gravi dell’assenza di passione.

    Nessun farmaco al mondo, oggi, può placare i morsi di un tale disagio esistenziale e restituirci quella gioia di vivere e la necessaria serenità che, in passato, caratterizzavano lo spirito vincente delle società contadine – fattori indispensabili per affrontare il domani, con rinnovato entusiasmo. Erano gli strati sociali più poveri e meno abienti, un tempo, a godere di un tale privilegio, proprio in virtù di una passione connaturata che si esprimeva in tutta la sua potenza in ogni azione, che fosse creativa, pratica o di natura filosofica e spirituale.
    La passione, ha il potere sovrannaturale di tradurre ogni sforzo, fisico o intellettuale che sia, in autentica gioia, fonte perenne di umiltà, di pace interiore e di preghiera.
    L’impulso di solidarietà, motore di aggregazione e socializzazione della civiltà rurale, affondava le sue ragioni nel cuore comune di una profonda felicità di base, autonoma e indipendente da ogni concetto di possesso, di privilegio e di stato sociale.
    Senza passione, non può esistere alcuna forma di vita, essendo la nostra esistenza, una sua estensione. Il frenetico adoperarsi di api e formiche, nel loro instancabile e incessante andirivieni strutturato da regole ferree e codici etici, è l’espressione di una volontà e di un’intelligenza superiore che attingono la loro energia nel sentimento della passione.
    Gli stessi “schiavi” d’Egitto, innalzarono le piramidi sotto la spinta propulsiva di una smisurata passione. E non era il denaro, lo spartiacque fra la gioia e il dolore, fra la vita e la morte e fra la bellezza e l’orrore, ma quella capacità di amare e di sperare che, da sempre, aveva contraddistinto gli individui delle civiltà del passato. Un mondo perfetto, messo a tacere per sempre dalla stupidità dell’uomo moderno.
    La passione deterge, purifica, rigenera, forgia la volontà ed è messaggera di bellezza – trascende ogni debolezza e paura, per dare forma e contenuto alle aspirazioni umane, suggerendo all’uomo, il significato della vita.
    “Quale passione, oggi, arde nel cuore di quest’uomo? Quale spirito divino alberga nella sua anima? Da quale pozzo, misura il livello della sua felicità e, l’acqua di quale torrente, ristora e placa l’arsura della sua sete di conoscenza?”

    L’immagine raccapricciante di quest’epoca insensata, pregna di relativismo, è la rappresentazione iconografica di un’umanità svuotata da ogni più remoto barlume di passione e di bellezza. Un mondo affollato di anime dannate che, al pari di cavallette fameliche, si agitano impazzite dentro il caos di pensieri schizofrenici, vagando avanti e indietro, senza una meta e una qualsiasi comprensibile ragione, lasciando dietro di loro, morte, dolore e distruzione. Tutto questo, ha innescato un processo di necrosi che, dal tessuto sociale, si è esteso all’ambiente tutto, compromettendo irrimediabilmente, ogni auspicabile e radicale riconversione e più remota speranza.

    Per tanto, non esiste una via di uscita da una tale condizione! E’ partito il conto alla rovescia e, il Sistema, come una bomba ad orologeria, è sul punto di esplodere. Gli individui della società delle illusioni, ricurvi sulle loro debolezze, paure e, incapaci di qualsiasi rinuncia, si sono resi responsabili e complici di quell’immane tragedia che segnerà un punto di svolta radicale e di non ritorno, nella storia dell’umanità.
    Il male, un tempo riconoscibile e collocabile, ha assunto le sembianze della normalità, espropriando lo spirito dell’uomo, privandolo, così, della consapevolezza, del discernimento e dell’impulso passionale. Abbiamo voluto sfidare le ragioni imperiture del nostro destino, come alieni venuti da un’altra galassia, ma presto, la terra, ci ripagherà con la stessa moneta, per averla infamata e violentata.

    Il Sistema Consumista Relativista ha raggiunto il suo picco massimo di perversione. A questo punto, comincia a rotolare come un grande masso, lungo la china scoscesa di quella montagna di cose effimere da lui stesso prodotte, per sfracellarsi sul fondo di un baratro di menzogne e di pura cazzonaggine

    Definire questo momento socio-economico, una normale crisi, è un’imperdonabile ingenuità, a dimostrazione, ancora un’ennesima volta, dell’assoluta incapacità dell’uomanoide moderno, di separare la libetà dalla licenza, il giusto dall’iniquo e la forza dalla debolezza. Una tale circostanza, esula da un’interpretazione di bene e di male ma, per la sua natura relativista, si colloca all’interno di una dimensione eccezionale di pertinenza della sfera del Nulla.

    Non esistono, oggi, aggettivi in grado di descrivere la portata e la crudeltà dei crimini relativi a questo ultimo secolo e l’opera di profanazione e di violazione sistematica, perpetrata dall’uomo tecnologico contro la natura e le sue leggi.

    I principi etici, regolatori e sentinelle dei comportamenti umani, sono stati rimossi per sempre e, vizio, paura, li hanno sostituiti.

    Il futuro dell’umanità, è stato divorato dalla voracità di un presente ipertrofico che, come un buco nero, travolge nel suo vortice le nostre esistenze. Proprio in ragione di queste mie ultime considerazioni, posso affermare, con la certezza e il disincanto di chi ancora sa interpretare i segnali del cielo, ascoltare il tormento straziante degli spiriti della terra e le loro promesse di vendetta, che la fine di questo mondo,è prossima.

    “Risuolate le vostre scarpe signori!!, Mettete toppe alle vostre giacche e pantaloni e rammendate camice e calzini. Non acquistate oltre l’indispensabile e l’essenziale, perché è arrivata l’ora di aiutare il Sistema a morire.”

    Gianni Tirelli

  27. UNA VITA FRA L’INCUDINE E IL MARTELLO

    Se, per fare un esempio, tutti gli automobilisti di Milano rispettassero alla lettera il codice della strada, questa città, già di per se invivibile e caotica, si bloccherebbe all’istante. Può sembrare un assurdo ma è proprio grazie a chi elude e infrange le regole che, oggi, miracolosamente il traffico continua a scorrere, e la casse del comune a rimpolparsi a dismisura. Lo stesso principio e meccanismo, vale anche per l’economia del nostro paese che, se dovesse attenersi a regole ferree e pene certe, imploderebbe in una settimana. Se i cittadini di un qualsiasi paese occidentale poi, in virtù di un risparmio ragionevole e doveroso, si astenessero dal consumare beni effimeri, contraffatti e voluttuari, orientandosi su quelli primari, durevoli e di prima necessità, il Sistema, che oggi ci governa e che ci opprime, si squaglierebbe come neve al sole. Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.” C.A.
    Sentire ancora parlare di ricerca, di crescita, di sviluppo e delle semplificazioni relative al fare impresa, come le inderogabili soluzioni alla crisi, è come volere rendere libera la pesca, epurando il suo regolamento da, licenze, normative e divieti, ben sapendo che di pesci nel mare, non ce ne sono più.
    Siamo paralizzati dai problemi più stupidi perché non ne conosciamo le stupide soluzioni; siano essi pratici o psicologici. Questo ci costringe ad essere dipendenti da terzi, rinunciando a quella autonomia che é presupposto di libertà e felicità. La capacità di sapere risolvere tali incombenze, produce autostima e ci libera dal dubbio e dalla paura, per produrre certezze e quindi, consapevolezza e felicità. Il sempre più ricorrente e gettonato leit motive del “tutto è relativo”, non è che il riassunto delle infinite attenuanti, addotte a discolpa della nostra incapacità di agire in modo pragmatico e di una inettitudine fisica e morale, dentro la quale (in maniera infantile e ipocrita), ci rifugiamo. Relativa, è quella parte della verità che non conosciamo, essendo noi, privi di ogni capacità critica, personalismo e slancio rivoluzionario. Ci atteniamo alle indicazioni di un libretto di istruzione che, il Sistema, ci da in dote al momento della nostra venuta al mondo. La consapevolezza dei nostri reali bisogni e la competenza nel trovare le giuste soluzioni ai nostri problemi, è quel meccanismo che ci rende uomini a tutti gli effetti, in grado di mantenere gli impegni presi, sia con gli altri che con noi stessi. Relativizzare la verità, è una pratica che porta all’autodistruzione e ci confina in un limbo gelatinoso di paranoia, frustrazione e solitudine. Per tanto, prima di pensare, dobbiamo agire essendo, la pratica, il solo strumento idoneo per affinare il pensiero positivo. Tutto il resto non è che inconcludente introspezione, disagio psichico e infelicità.
    Solo il lavoro della terra e la tradizione, possono soddisfare i bisogni dell’uomo – vino, folclore, sogni e magia, le passioni. Oggi, la totale omologazione delle azioni, dei pensieri e dei comportamenti, ha eluso qualsiasi forma di confronto e di scambio, svuotando l’uomo del suo spirito divino e quindi, della morale e dell’etica. L’intraprendenza emotiva e primordiale dell’individuo “mobile”, motore di cultura e di magia, è stata cancellata per sempre dallo strapotere dell’ignoranza e della menzogna imperante. Alle emozioni si sono sostituiti i numeri, e alle atmosfere, le immagini. L’uomo “immobile” del nostro tempo, defraudato di ogni reale parametro, sociale, religioso e politico, cerca, nell’introspezione, la fuga e la soluzione al suo cronico disagio esistenziale, acuendolo ulteriormente. Un tale e così insopportabile dolore, costringe l’individuo, a dovere decidere tra due sole possibilità;
    a) Accettare integralmente il Sistema, le sue logiche e il suo fine, diventandone parte attiva e produttiva. In questo modo, la vittima, cerca e trova consolazione fra le braccia del suo carnefice che, in cambio, pretende ed ottiene la sua totale sottomissione. b) Il suicidio.

    Gianni Tirelli

  28. UNA VITA FRA L’INCUDINE E IL MARTELLO

    Se, per fare un esempio, tutti gli automobilisti di Milano rispettassero alla lettera il codice della strada, questa città, già di per se invivibile e caotica, si bloccherebbe all’istante. Può sembrare un assurdo ma è proprio grazie a chi elude e infrange le regole che, oggi, miracolosamente il traffico continua a scorrere, e la casse del comune a rimpolparsi a dismisura. Lo stesso principio e meccanismo, vale anche per l’economia del nostro paese che, se dovesse attenersi a regole ferree e pene certe, imploderebbe in una settimana. Se i cittadini di un qualsiasi paese occidentale poi, in virtù di un risparmio ragionevole e doveroso, si astenessero dal consumare beni effimeri, contraffatti e voluttuari, orientandosi su quelli primari, durevoli e di prima necessità, il Sistema, che oggi ci governa e che ci opprime, si squaglierebbe come neve al sole. Per tutti questi motivi, “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Una tale disperazione, avvolge questo paese da molto tempo.” C.A.
    Sentire ancora parlare di ricerca, di crescita, di sviluppo e delle semplificazioni relative al fare impresa, come le inderogabili soluzioni alla crisi, è come volere rendere libera la pesca, epurando il suo regolamento da, licenze, normative e divieti, ben sapendo che di pesci nel mare, non ce ne sono più.
    Siamo paralizzati dai problemi più stupidi perché non ne conosciamo le stupide soluzioni; siano essi pratici o psicologici. Questo ci costringe ad essere dipendenti da terzi, rinunciando a quella autonomia che é presupposto di libertà e felicità. La capacità di sapere risolvere tali incombenze, produce autostima e ci libera dal dubbio e dalla paura, per produrre certezze e quindi, consapevolezza e felicità. Il sempre più ricorrente e gettonato leit motive del “tutto è relativo”, non è che il riassunto delle infinite attenuanti, addotte a discolpa della nostra incapacità di agire in modo pragmatico e di una inettitudine fisica e morale, dentro la quale (in maniera infantile e ipocrita), ci rifugiamo. Relativa, è quella parte della verità che non conosciamo, essendo noi, privi di ogni capacità critica, personalismo e slancio rivoluzionario. Ci atteniamo alle indicazioni di un libretto di istruzione che, il Sistema, ci da in dote al momento della nostra venuta al mondo. La consapevolezza dei nostri reali bisogni e la competenza nel trovare le giuste soluzioni ai nostri problemi, è quel meccanismo che ci rende uomini a tutti gli effetti, in grado di mantenere gli impegni presi, sia con gli altri che con noi stessi. Relativizzare la verità, è una pratica che porta all’autodistruzione e ci confina in un limbo gelatinoso di paranoia, frustrazione e solitudine. Per tanto, prima di pensare, dobbiamo agire essendo, la pratica, il solo strumento idoneo per affinare il pensiero positivo. Tutto il resto non è che inconcludente introspezione, disagio psichico e infelicità.
    Solo il lavoro della terra e la tradizione, possono soddisfare i bisogni dell’uomo – vino, folclore, sogni e magia, le passioni. Oggi, la totale omologazione delle azioni, dei pensieri e dei comportamenti, ha eluso qualsiasi forma di confronto e di scambio, svuotando l’uomo del suo spirito divino e quindi, della morale e dell’etica. L’intraprendenza emotiva e primordiale dell’individuo “mobile”, motore di cultura e di magia, è stata cancellata per sempre dallo strapotere dell’ignoranza e della menzogna imperante. Alle emozioni si sono sostituiti i numeri, e alle atmosfere, le immagini. L’uomo “immobile” del nostro tempo, defraudato di ogni reale parametro, sociale, religioso e politico, cerca, nell’introspezione, la fuga e la soluzione al suo cronico disagio esistenziale, acuendolo ulteriormente. Un tale e così insopportabile dolore, costringe l’individuo, a dovere decidere tra due sole possibilità;
    a) Accettare integralmente il Sistema, le sue logiche e il suo fine, diventandone parte attiva e produttiva. In questo modo, la vittima, cerca e trova consolazione fra le braccia del suo carnefice che, in cambio, pretende ed ottiene la sua totale sottomissione. b) Il suicidio.

    Gianni Tirelli

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