L’essere umano è il suo cervello

È interessante notare la linea di confine che si crea tra deficienza o inabilità mentale e l’essere vittima ma anche tra deficienza o l’inabilità mentale ed il profilo del reo. Esistono alcuni genotipi che sono stati associati ad un comportamento sociopatico, più genericamente criminale, o ad un comportamento aggressivo che può sfociare in un comportamento violento nei confronti del prossimo. È necessario che la genetica interagisca con l’ambiente affinché si determinino delle condizioni particolari e, non meno importante, è necessario che vi sia una vittima. L’elemento più interessante è la non indispensabilità di una patologia mentale o di una disabilità mentale manifesta, per riscontrare alterazioni genetiche che in un caso remoto possono portare ad un comportamento antisociale.

 Se si effettuasse un’analisi di risonanza magnetica funzionale a largo spettro su un numeroso campione, esponendo i soggetti a stimoli critici con valenza emozionale, si riscontrerebbe che un ristretto gruppo dei soggetti presenta una soglia di attivazione anormale di quelle aree che vengono definite critiche per il comportamento aggressivo o per il rischio di comportamento sociopatico. Quindi, se uno di questi soggetti fosse un giorno sospettato di omicidio, saremmo autorizzati ad avvalerci di questi risultati in sede processuale o investigativa, anche se un’indagine individuale su più fronti (psicologico, neurologico ed investigativo) potrebbe fornire un miglior quadro del soggetto, permettendo un miglior utilizzo in campo processuale.

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