L’ inno alla vita di Giusy Versace

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“Ho imparato che bisogna avere coraggio. Ho imparato a non lasciare mai nulla di intentato. Ho imparato che la determinazione porta ovunque. Ho imparato che i limiti si possono superare”. Queste parole impresse su carta -nella forma di un libro autobiografico- sono di Giusy Versace, che dopo il terribile incidente che nel 2005 le ha fatto perdere entrambe le gambe, ha riscoperto una nuova vita scandita da atti coraggiosi e non da paure e silenzi come si potrebbe pensare. Dalle gare paraolimpiche al grande impegno sociale il suo esempio e la sua testimonianza sono una sveglia morale per tutti, anche per quei giovani che si sentono sospesi in una situazione di immobilità e che cercano un desiderio di riscatto.

l libro autobiografico “Con la testa e con il cuore si va ovunque” è un inno alla vita ma anche un monito indiretto per tutte quelle che persone che oggi hanno perso fiducia perché stanno vivendo un momento di difficoltà.

Che cosa è la vita per Giusy Versace?

 La vita è decisamente un grande dono. Purtroppo nella maggior parte dei casi le si dà il giusto peso solo quando stiamo rischiando di perderla. Ho voluto testimoniare la mia esperienza scrivendo questo libro anche per invitare , soprattutto i più giovani, a non mollare e ad amare e apprezzare la vita nonostante le avversità che spesso ci pone davanti.

La vita ti ha portato ha porti nuovi obiettivi. Quanto la tua condizione in realtà è stato anche un modo per scoprire una parte di te che mai avresti sperimentato, come le sfide sportive e il grande impegno sociale ?

 Sono certa che se non avessi perso le gambe non avrei sperimentato tante cose. Forse non avrei mai fondato una Onlus come ho fatto, non avrei mai iniziato un percorso di volontariato con unitalsi, di cui oggi faccio parte, e sicuramente non mi sarei mai sognata di correre. Ero troppo impegnata a pensare al mio lavoro e alla mia crescita personale e professionale, questo purtroppo credo sia uno sbaglio che fanno in tanti. Concentrarsi troppo su stessi e dedicarsi poco agli altri. Toccando l’handicap con mano ho scoperto quanto il dedicarsi agli altri ti può arricchire molto più di qualsiasi somma di denaro.

Tornando invece alle tue origini calabresi. Cosa ne pensi dell’immagine della donna del sud che viene veicolata dai media? Non ti sembra che sopravvivono alcuni stereotipi arcaici poco rispondenti alla realtà? 

Dipende. Ultimamente sono tante le donne che si fanno largo nella società e nel mondo del lavoro. Donne affermate e riconosciute in tutto il mondo. Credo che i media più che veicolare l’immagine della donna diano troppo poco spazio a quanto di buono e di bello al sud si riesca a fare. 

Oggi hai creato una onlus che raccoglie fondi per donare ausili a chi non può permetterseli. Ti senti di mandare un messaggio alla politica che spesse volte non tutela i più deboli?

Ho come l’impressione che la politica abbia sempre qualcosa di più importante e urgente da fare che non pensare alle categorie dei cosiddetti svantaggiati. Si pensi solo che esiste un nomenclatore tariffario nazionale cui fanno riferimento tutte le ASL che non viene aggiornato dal 1999 e non menziona neanche lontanamente ausili sportivi. Per me Sport uguale Diritto. Ma per lo stato la voce “diritti” ha forse un significato diverso. Noi organizziamo eventi per sensibilizzare la gente e promuovere le nostre attività, finché lo Stato non si sveglia ci proviamo noi piccole onlus , a dare opportunità di vita migliori.

Come è cambiato il rapporto con la bellezza?

Beh decisamente molto. Per me prima dell’incidente bellezza ed eleganza erano dettate dal tipo di scarpe, gonne o collant che indossavi adesso ho imparato a dare più valore ad altro. Alla fine si può essere belle ed eleganti anche con un pantalone e una ballerina. Come per tutti, credo, molto dipende sempre da come ti senti quel giorno. 

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