La Cattedrale nel Deserto: progetti per l’archeologia industriale.

Ecco cosa ne pensano gli abitanti di Capo Peloro della ristrutturazione del Pilone: tra progettualità funzionale e la Cattedrale nel Deserto.

0
863
Frame del video degli arrampicatori del pilone del 2020
- Pubblicità-

Ecco cosa ne pensano gli abitanti di Capo Peloro della ristrutturazione del Pilone: tra progettualità funzionale e la Cattedrale nel Deserto.

Il Pilone. Per molti ha un valore sentimentale: la “Torre Eifel” di Messina, che rappresenta il punto più a nord della Sicilia. Per chi non abita a Messina, la decadente struttura di archeologia industriale, si presenta come Cariddi: un mostro, in questo caso di ruggine.

La ristrutturazione del Pilone è una tematica alimentata da quel vano vociare di politici, candidati alle elezioni e futuristi. Sin dal 2002, con i P.I.T. (Progetti Integrati Territoriali) che avevano l’obiettivo di una co-progettazione tra enti pubblici e privati del territorio mediante il gettito di fondi strutturali, Capo Peloro è stata innalzata al trono di speculazione progettuale.

Riassunto dell’opportunità perse di Torre Faro:

Il P.I.T. “EOLO SCILLA CARIDDI” ha investito con una serie di progetti la punta settentrionale della Trinacria. Vari progetti sono stati discussi, altri sono stati realizzati senza una reale motivazione. Come nel caso dell’idealistica metromare che ha rivoluzionato la piazza principale di Torre Faro, lasciando opere incomplete o incurate, come il caso della biglietteria del sistema di collegamento.

Altri progetti sono stati collocati all’interno del P.I.T. come le costosissime dune (costo del progetto 900 mila euro) che dovevano sorgere sulla costa di Capo Peloro; la colorazione uniforme del Borgo e la costruzione di opere che si rifacevano all’arte di Gaudì, progetto della prima Giunta Genovese e poi approvato, e mai realizzato, dalla seconda Giunta Buzzanca nel 2011.

Vent’anni di concorsi, progetti, delibere e manifestazioni d’interesse:

Tra i tanti progetti, è fondamentale citare il concorso per il re-styling del Pilone. Concorso indetto nel lontano 2000, denominato “Staccando l’ombra da terra”, venne vinto da tre studi riuniti: “Buffi” di Parigi, “Pierpaolo Balbo” di Roma, e lo studio “De Cola” di Messina. Il progetto prevedeva un costo di circa 10 milioni di euro e fu approvato in fase preliminare dall’Amministrazione Buzzanca nel 2012, ma mai realizzato.

Il 20 ottobre 2016, Nino Interdonato di Sicilia Futura propose di avviare una manifestazione di interesse/project financing per l’affidamento ai privati. Oggigiorno, la giunta De Luca, dopo aver immesso l’ex proprietà ENEL tra gli immobili da immettere a reddito, ha deciso di pubblicare una manifestazione di interesse per l’affidamento ad enti pubblici o a privati del Pilone per un canone annuo di 4238 euro.

La Cattedrale nel Deserto:

Ma la restaurazione del Pilone si pone come un costo ingente per qualsiasi imprenditore nel breve periodo. Soprattutto, la ripresa ad uso sociale e turistico dell’ex traliccio, per molti residenti del borgo marinaro, si pone come una “Cattedrale nel Deserto”.

 “Sembra, inverosimile, che il Comune si interessi del passaggio a privati dopo trent’anni dall’acquisizione. Perché la manutenzione del Pilone dovrebbe essere annuale. (invece è mai effettuata n.d.r.) Ci sembra inverosimile che un privato si impegni per mettere una struttura in sicurezza prima di prenderla in gestione. Quando ero imbarcato, per fare la manutenzione della nave incominciavamo a prua e, finito a poppa, ricominciavamo continuamente. Perché una struttura ferrosa in mare è soggetta continue usure” Così il Capitano Salvatore Arena, abitante attivo di Torre Faro, commenta l’idea del comune.

Inoltre, la grande preoccupazione è quella che, quando il Pilone inizierà a perdere pezzi, l’area balneare sottostante potrebbe essere chiusa alla cittadinanza.

Il Capitano Arena, in aggiunta, dichiara che “La ristrutturazione del Pilone si dovrebbe collocare all’intero di un progetto di riqualificazione del territorio. Se no, resterà una Cattedrale nel Deserto”. Difatti, la zona di Capo Peloro si presenta pienamente incurata. Durante le mareggiate di quest’inverno, il mare è arrivato fino alla strada. Servono opere di assoluta urgenza per bloccare l’erosione delle spiagge.  

Il progetto di ampio respiro che dovrebbe interessare Torre Faro dovrebbe occuparsi del prolungamento della passeggiata a mare di via Circuito sino alla Piazza dell’Angelo, della riqualificazione dei lungolaghi, come l’attuale progetto “balconi sui laghi”, una soluzione per l’alaggio delle barche dei pescatori e, infine, il Pilone.

- Pubblicità-

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome qui