La condanna di Berlusconi e la latitanza di Marcello Dell’Utri saranno gli ingredienti fondamentali dello spettacolo “E’ Stato la Mafia”. A svelarci i retroscena, prima del debutto messinese al teatro Vittorio Emanuele, il giornalista Marco Travaglio che con l’attrice Valentina Lodovini popolerà la scena.
Lo spettacolo che porta in scena a Messina è la rivisitazione del precedente omonimo, quali sono le differenze?
Sono stati apportati una serie di “aggiustamenti” a proposito degli eventi riferibili all’ultimo anno e mezzo. Quando siamo partiti eravamo alla vigilia delle elezioni dell’anno scorso è successo di tutto e non solo sulla trattativa. Abbiamo quindi accompagnato il pezzo con le cose nuove sino ad arrivare agli ultimi eventi.
Siamo ancora alla vigilia elettorale, stavolta ‘contraddistinte’ dalla figura di Silvio Berlusconi. Si parlerà di ciò nello spettacolo?
Abbiamo un’ introduzione sull’attualità politica in cui si parlerà anche di questo. Silvio Berlusconi pur non essendo candidato europeo metterà il suo nome. Nello stesso tempo è detenuto e mentre è detenuto fa la riforma della costituzione italiana con il presidente del consiglio Matteo Renzi, ma si parlerà anche del suo braccio destro; Marcello Dell’Utri che è latitante. Diciamo che queste sono le ultime importanti novità che fra l’altro non hanno ricevuto i giusti passaggi mediatici.
Recentemente sono state carpite in carcere le dichiarazioni di Totò Riina, come viene trattato questo episodio nel vostro spettacolo.
La cruda veridicità delle intenzioni di Riina sono state testimoniate dalle registrazioni audio-video ed è inequivocabile il suo desiderio che cosa nostra torni alle stragi e si dedichi in particolare a Nino di Matteo e gli altri magistrati che indagano sulla trattativa. Evidentemente non tanto per quello che hanno già scoperto ma più che altro per quanto lui pensa possano scoprire. La cosa sconvolgente è che Nino Di Matteo e i magistrati che hanno scoperto la trattativa sono i nemici pubblici sia di Riina che delle massime cariche dello Stato italiano, visto che da Napolitano in giù si è scatenata, negli ultimi due anni, una guerra senza quartieri contro di loro. E’ curioso un paese in cui un magistrato è nemico sia del capo della mafia che del capo dello Stato. O forse non è strano
Pensa che la presenza attiva de giornalisti passa essere non solo di conforto ma anche un elemento di protezione verso questi magistrati?
Io penso di Sì. Io penso che se tutti facessero il proprio lavoro sino in fondo, non solo i giornalisti ma anche gli artisti, gli intellettuali, i politici i magistrati sarebbero completamente fuori pericolo. Noi abbiamo scelto certe letture, che sono affidate a Valentina Lodovini, in cui si “sentono parlare” grandi politici come Pertini, grandi intellettuali come Calamandrei e Pasolini e grandi artisti come Gaber. Loro stavano dalla parte dei cittadini onesti e li aiutavano a riflettere , a sviluppare uno spirito critico, in un periodo di un’altra Italia dove c’era la consapevolezza di cosa fosse la costituzione.
Considerata la tendenza a un appiattimento culturale, in questo momento quanto sente difficile per un giornalista penetrare nella forma mentis comune?
Secondo me non è difficile, anzi appassionante. Il teatro ti dà l’opportunità di misurare in tempo reale le reazioni della gente e di confrontarti a fine spettacolo. Insomma ti fa rendere conto di quanto può essere utile il tuo lavoro. E’ una grande soddisfazione.
E’ considerato il personaggio giornalistico del momento. Quanto sente su di se la responsabilità del “personaggio” Marco Travaglio?
E’ una cosa che ogni tanto qualcuno mi costruisce addosso, io penso di essere semplicemente un giornalista che fa il suo lavoro cercando di sfruttare tutti i luoghi e tutti i canali attraverso i quali si può far passare questo racconto, questo messaggio. Quindi il giornale, la televisione, la rete, il teatro come in questo caso.
Oltre al suo impegno profuso nel giornalismo opera nelle scuole, cosa la spaventa maggiormente nel contatto con le nuove generazioni ?
Quello che mi spaventa è che mentre di questi temi prima se ne parlava anche nelle scuole e nelle università oggi è abbastanza raro, si tende a svilire la cultura trasformandola in un nozionismo avulso dalla realtà, la cultura ha un senso proprio perché aiuta a sviluppare uno spirito critico e a comprendere meglio le conoscenze che si hanno anche sull’attualità