Il dubbio, il sospetto sono dei tarli di facile attecchimento, lo sanno bene i dotti della comunicazione e Marco Travaglio tutto questo lo sa bene. Che senso ha “rispolverare” parentele scomode? E soprattutto che senso ha che lo faccia un giornalista colto di mafia e antimafia.
Dire: Mario Rossi è parente di Beniamino Rossi: mafioso, non qualifica certo Mario al ruolo di mafioso, anche in considerazione al fatto che fra Mario e Beniamino non vi è stato mai alcun rapporto diretto. Beniamino è morto prima che Mario nascesse.
Quindi possiamo dire che Mario è mafioso, estendendo l’accusa a un semplice collegamento parentale? Ha ricevuto benefici Mario da tutto ciò e nel caso, detti benefici sono documentati? Come i grandi maestri del giornalismo ci hanno educato: esistono le “carte”? Le abbiamo lette? La risposta è no!
Allora si tratta del vecchio tarlo sapientemente insinuato nelle orecchie di lettori sempre meno educati all’analisi e a un pensiero proprio.
Quindi non mi resta altro da pensare che il bravo, buon Marco Travaglio abbia usato il suo buon nome e la grande credibilità che gli è propria per insinuare un dubbio: Si, Mario è nipote di Beniamino.
Mi verrebbe da dire “Esticazzi”? ma non lo faccio, non è giornalisticamente corretto, come non è corretto creare discredito su un personaggio pubblico senza la sostanza di un “ragionevole dubbio”
Inoltre perché tutto questo bisogno di accanirsi contro il personaggio Mario, al punto tale che, non potendo argomentare l’attuale si rispolverano antichi fantasmi di uomini morti prima che Mario nascesse?
Non mi resta altro da dire che, provo profonda delusione verso chi, anch’io come tanti, avevo provato ammirazione. Credito purtroppo sfumato nel più becero dei modi.
Ciao Marchettino Travaglio