La prudenza e’ un dovere in terra di mafia

Molti applaudono la guerra al racket e seguono le mosse dei grandi uomini che hanno lottato contro cosa nostra, perdendo la vita. Spesso lasciati da soli, abbandonati dalle istituzioni, ma poi santificati pubblicamente in momenti cerimoniali nei quali molti politici o personaggi pubblici, passeggiano, spendendo parole di solidarietà soltanto per riverginarsi oppure coprirsi con l’ennesima foglia di fico. . Il dubbio è che qualcuno lo faccia per controllarci. La Sicilia, non dimentichiamolo, è una terra complessa: c`è la mafia dello scontro duro, e c`è quella più sofisticata». Come dire: la prudenza è un dovere, in terra di mafia. Soprattutto quando si ricoprono ruoli pubblici e si parla di legalità . «Allora, più che mai, è difficile capire chi hai davanti», dicono gli imprenditori. «Indispensabile è verificare la ragnatela delle società , dei contatti occulti. Ma anche i legami familiari, che riservano imbarazzanti sorprese Finalmente si è punita la finta antimafia. Ma tre quarti d`Italia non lo sa, perché la grande stampa spesso sorvola sulla notizia». Un fatto è certo: mafia e antimafia a volte s`incrociano. Come nell`antiusura, colpita per giunta dal fenomeno delle finte vittime. «Nell`arco del 2007», diceva il commissario nazionale antiracket Raffaele Lauro, «abbiamo risarcito 143 persone e bocciato 176 richieste». Idem per le estorsioni. A illustrare il lato oscuro dell`antimafia, ci ha pensato il collaboratore di giustizia Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, cittadina spesso nota per fatti di cronaca, complice di un piano per inscenare la finta guerra all`illegalità . 
In questa logica, ha favorito la nascita di un osservatorio permanente sulla criminalità e il fenomeno mafioso. E, ciliegina sulla torta, ha sponsorizzato la cittadinanza onoraria al Capitano Ultimo e Raoul Bova, suo alter ego televisivo. Risultato: un pedigree antimafia in sintonia con le cosche. «Una storia terribile», commentava Angela Napoli, membro della commissione parlamentare Antimafia, «ma agevolata da un atteggiamento diffuso: nessuno punta il dito contro la finta lotta all`illegalità. 
«Finché non si abbandonano le ipocrisie, e non si bonifica lo scandalo della finta antimafia, il malaffare avrà partita vinta. Certo è importante, quello che Confindustria sta facendo. Il pizzo è un male del meridione, ma perché nessuno parla degli appalti, delle grandi aziende che fanno accordi con Cosa nostra? E ancora: perché non si analizza com`è gestito il finanziamento pubblico dalle associazioni antimafia?». Insomma, potremmo soffermarci a raccontare decine, oppure centinaia di episodi, che dimostrano come, spesso, il fumo dell’antimafia fosse necessario per ottenere risultati politici, economici oppure ripulire gli armadi stracolmi di scheletri. 
Accade esattamente questo nella nostra disgraziata terra, è oramai un fatto inconfutabile che fare antimafia conviene, che farsi “vedere” nei luoghi del terrore, dove grandi uomini come Falcone, Borsellino, Caponnetto, Pio La Torre, Peppino Impastato, La Franca ecc, hanno perso la vita. Sono davvero tante le grandi personalità che ci credevano e che non cercavano proseliti oppure candidati, ma soltanto giustizia e verità. Grandi uomini che sono morti da soli, da veri eroi, solo perché avevano osato sfidare un sistema putrido e malato. 
Oggi cosa succede? Che è necessario avere un paio di foglie di fico per candidarsi ed essere eletti, offuscando e mortificando la memoria dei veri eroi. 
E cosi abbiamo il Presidente antimafia, il giornalista antimafia, il deputato antimafia, la lista antimafia.. ed il resto? Sono mafiosi? Noi, sinceramente, ripudiamo questo modo di pensare che denota una profonda ipocrisia. Siamo comunque consapevoli che, esistono e sono davvero tanti gli uomini che si impegnano quotidianamente per perseguire la giustizia, all’insegna della legalità e della trasparenza. Ma, come spesso accade, lavorano in silenzio, con gente onesta e non sicuramente per ricoprire un ruolo politico oppure per entrare dentro le stanze del potere. E poi? Ottenuto il risultato, ecco che tutto si sistema. La mafia non esiste più, e coloro che ieri erano considerati nemici oppure “collusi”, oggi sono potenziali alleati, buoni per portare acqua al nostro mulino. Insomma, funziona così, o sei con noi e sei antimafioso, oppure sei contro di noi e fai parte di cosa nostra. Ipocrisia allo stato puro. 
Molti esponenti, pronti a condonare errori del passato, all’insegna della giustizia sociale. Populismo? Demagogia? Chiamatela come volete, noi spesso leggiamo soltanto un fattore: AMBIZIONE PERSONALE E BRAMOSIA DI POTERE. 
Se le cose non cambieranno veramente, rimarremo con un pugno di mosche in mano e saranno i nostri figli a pagarne le conseguenza!

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