Messina, la responsabilita’ politica del Consiglio Comunale

Sono la Procura di Messina e il GIP Maria Militello che per primi in Italia hanno disposto, come rilevato da molti commentatori, una misura cautelare che potremmo definire una sorta di lezione d’educazione politica, con funzione c.d. “politic-rieducativa”, al Consiglio Comunale di Messina. Funzione rieducativa che di solito si riconosce alla sola pena derivante da una sentenza di condanna definitiva. Il caso è quello dell’inchiesta gettonopoli di Messina che la Procura ha avviato su alcuni consiglieri comunali di Messina che intascavano i gettoni di presenza senza partecipare ai lavori di commissione oppure attestavano l’esistenza del numero legale per dichiarare valida la seduta consiliare. Le ipotesi di reato vanno dalla truffa al falso ideologico. La misura cautelare applicata è stata quella dell’obbligo di firma presso i VV.UU di Palazzo Zanca, il Comune di Messina, prima dell’inizio e dopo la fine dei lavori delle commissioni consiliari. Tutto questo a molti è sembrato essere una misura cautelare emessa non solo per evitare il ripetersi di fatti che la procura considera reato, come quello di firmare il foglio di presenza e lasciare i lavori d’aula senza aver fatto passare neanche tre minuti dalla firma, ma anche il mezzo per lanciare un messaggio di natura etica e morale per cui non si può pretendere un gettone di presenza di 58,00 € con meno di 3 minuti di lavoro politico

 

Tralasciando gli aspetti penali della vicenda e pur riconoscendo che l’attività politica, ispettiva e di lavoro dei consiglieri comunali non può essere valutata solo dal loro tempo trascorso in aula, quello che emerge è una sicura responsabilità politica imputabile al Consiglio. Una responsabilità connessa alla modifica legale che ha visto differenziare l’indennità di funzione (di consigliere) da quella del gettone di presenza. Una indennità di funzione mensile che i consiglieri prendevano a prescindere dell’effettivo svolgimento dei lavori d’aula e i gettoni di presenza che oggi richiedono l’affettiva partecipazione del consigliere ai lavori in consiglio o in commissione. Questo, unito alla diminuzione dell’emolumento mensile complessivo determinato dal calo degli abitanti di Messina (per cui al di sotto dei 250mila abitanti il gettone si è quasi dimezzato passando da 100 € a 58,00 €) ha visto formalmente aumentare in modo esponenziale i lavori d’aula e consiliari, in modo tale che gli oltre 2mila euro lordi al mese che i singoli consiglieri del Comune di Messina intascavano al tempo dell’indennità di funzione non subissero alcuna decurtazione nel passaggio al gettone di presenza.

Sarebbe troppo complicato fare calcoli precisi ma se consideriamo che necessitano 39 gettoni di presenza al mese per raggiungere gli oltre 2mila euro lordi della vecchia indennità di funzione, che i giorni del mese sono solo 30, a cui si devono togliere i Sabato e le Domeniche e che i consiglieri comunali sono 40, si comprende come i singoli consiglieri comunali siano stati costretti a farsi nominare quali membri permanenti in 5, 6 o 7 commissioni consiliari al solo fine di mantenere invariato l’emolumento.

Alcuni numeri per avere le idee chiare. Mentre Palermo ha 50 consiglieri comunali e solo 7 commissioni permanenti e Catania ha 45 consiglieri comunali e 12 Commissioni Consiliari composte da 10 membri ciascuna, Messina si trova con 10 commissioni consiliari permanenti composte da 15 membri ciascuna pur essendo i consiglieri solo 40. Per il resto, le materie delle commissioni consiliari di Messina riguardano tutto lo scibile umano: ambiante, bilancio, urbanistica, politiche sociali ecc. Argomenti e temi che avrebbero dovuto e potuto dare tanto alla città e allo stesso tempo produrre per i suoi abitanti tutta una serie di rilevanti decisioni amministrative. Purtroppo i dati sono impietosi ed abbiamo che nel 2015, alla data del 10 Novembre, i 40 Consiglieri Comunali di Messina hanno prodotto solo 72 atti amministrativi giuridicamente rilevanti, cioè le delibere del Consiglio Comunale, di cui il 90% sono semplici delibere di riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Cioè Decreti Ingiuntivi e Sentenze che hanno visto la condanna del Comune di Messina all’esborso di somme economiche che non erano previste in bilancio.

L’analisi è oggettiva e la responsabilità è politica, prima ancora che penale o morale. Risuonano ancora le parole dell’autorità giudiziaria: -se avessimo allargato la soglia temporale dei 3 minuti per stabilire la rilevanza penale del fatto avremmo dovuto indagare tutti i consiglieri comunali-. Oggi dei consiglieri comunali indagati solo 12 hanno la misura cautelare dell’obbligo di firma con il c.d. fine “politic-rieducativo”. Questo fatto ha dato adito a tutta una seria di prese di posizione a difesa del lavoro “politico” dei consiglieri comunali di Messina che effettivamente e per la maggioranza di essi passano intere giornate al Comune di Messina a lavorare. Ciò non toglie che vi è un dato oggettivo inconfutabile che unito alla scarsa, se non inesistente, produzione di atti amministrativi giuridicamente rilevanti consente di parlare di responsabilità politica senza tema di essere smentiti.

La legge regionale di riferimento è la n° 22 del 2008 la quale recita: “La corresponsione dei gettoni di presenza è comunque subordinata all’effettiva partecipazione dei consiglieri comunali a consigli e commissioni”. Questo significa che non tutta l’attività che il consigliere considera politica, tesi peraltro usata a difesa da molti di essi nel mettere l’accento sulle proprie “attività politiche” d’interrogazione, d’indagine e d’ispezione, è quella che legittima la corresponsione del gettone di presenza, ma solo quella che si svolge in consiglio o in commissione. Potremmo dire solo quella che si svolge in “aula” e che produce atti politicamente rilevanti. Delibere, regolamenti, emendamenti ecc.

Ma non basta e la norma continua precisando che il regolamento dell’Ente Locale stabilisce “termini e modalità”. In altri termini e tralasciando le recenti novità legislative in materia, la normativa del 2008 lasciava agli stessi Consiglieri Comunali il compito di modificare il regolamento dell’Ente Locale e stabilire quanto tempo ad esempio dovessero durare le commissioni, come considerare il consigliere che firma in prima convocazione poi andata deserta ed assente nella seconda che invece è regolare e così via.

Tutti atti e comportamenti che per un verso o per un altro oggi fanno parte del procedimento penale aperto contro il Consiglio Comunale e che ha visto nei tre minuti di tolleranza fissati dalla Procura della Repubblica di Messina lo spartiacque tra responsabilità penale o politica.

Una responsabilità politica di fondo, quindi, che consiste nel non aver voluto cambiare il regolamento comunale nel momento stesso che in cui la legge regionale differenziava tra l’indennità di funzione che poteva essere data a prescindere dai lavori d’aula e il gettone di presenza che invece era strettamente legato ai lavori d’aula. La prova del nove è ancora in bella vista sul sito del comune di Messina dove si può notare che il regolamento comunale è stato modificato l’ultima volta nel 2009 e cioè dopo la legge regionale del 2008 ma senza che questo abbia comportato neanche la fissazione di un minimo temporale per la durata delle commissioni consiliari. 5 minuti, 10, 20 o 30 minuti, tanto che oggi il minimo temporale l’ha dovuto mettere la magistratura che ha stabilito che il minimo temporale delle commissioni permanenti è quantomeno fissabile in 3 minuti. 3 minuti al di sotto dei quali è ipotizzabile la responsabilità penale. Il classico caso in cui la Magistratura si sostituisce alla Politica.

Oggi le cose sono diverse, nel senso che dalla legge del 2008 in poi indennità e gettone di presenza coesistono e lasciano all’Ente locale, data per scontata l’effettiva partecipazione del consigliere, la valutazione sul quale sia il metodo più economicamente vantaggioso per le casse comunali. Quello che rimane da chiedersi è se il non aver previsto “termini e modalità al regolamento comunale dell’Ente” sia stata una svista o un disegno preordinato a massimizzare l’emolumento economico raggiungibile con il “lavoro politico” di Consigliere Comunale. In ogni caso la responsabilità politica del Consiglio Comunale, come del precedente Consiglio, oggi non può più essere sottaciuta, quanto questo poi porti alle dimissioni del singolo consigliere comunale, dei 12 obbligati alla firma, di tutti gli indagati o dell’intero Consiglio Comunale è una valutazione che lasciamo alla sensibilità politica dei singoli.

@PG 

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