Tutti i maggiori quotidiani d’informazione locale hanno riportato la notizia che un centinaio di dipendenti comunali si sono recati davanti alle porte di Renato Accorinti, il Sindaco di Messina, per protestare veementemente per la mancanza d’acqua nei servizi igienici. Precisamente alle ore 12:00, dopo circa 5 ore di regolare attività amministrativa e in previsione del rientro pomeridiano che li avrebbe chiamati a stare sul posto di lavoro sino alle 17:00, giustamente, dico io, i dipendenti comunali, al di là di reali esigenze fisiologiche ma con una particolare attenzione alla prevenzione, si sono chiesti cosa sarebbe potuto accadere alla loro vescica impossibilitata a seguire il naturale corso degli eventi.
Non hanno più vent’anni e l’età media di lavoratori pubblici del comune di Messina si avvia più per i sessant’anni che per i trenta. Si comprende, pertanto, come la protesta si sia presto trasformata in vertenza sindacale e la maggiori sigle sindacali del comune (la famosa triplice, CISL CGIL e UIL) hanno subito provveduto a siglare un provvedimento congiunto con il quale si metteva in mora il datore di lavoro, cioè lo stesso Comune di Messina, al fine di ripristinare il servizio idrico nei bagni di Palazzo Zanca. Con contestuale minaccia di denuncia e richiesta di sanzione agli uomini dell’ispettorato del lavoro per le conclamate violazioni igienico sanitarie. Dimenticavano, i poverelli sindacati, che la mancanza d’acqua interessava e interessa tutta la città di Messina e che quindi gli ispettori del lavoro prima di sanzionare il Comune di Messina avrebbero dovuto sanzionare se stessi, quantomeno per un principio di equa e paritaria sofferenza idrica dei rispettivi sciacquoni.
Se questa è la cronaca più recente, i fatti all’epoca del senz’acqua al Comune di Messina sono ben altri e come per l’intera città partono da oltre una settimana addietro. I dati documentali che ci aggiornano storicamente della vicenda nascono con la prima ordinanza di Renato Accorinti la quale, pur richiedendo la chiusura degli edifici pubblici e scolastici per l’emergenza idrica, dimenticava i lavoratori del Comune di Messina. Dovette intervenire il Direttore Generale Le Donne il quale, nello stabilire che anche i comunali possono starsene a casa, precisava che le ore di lavoro dovevano essere recuperate dal personale dipendente oppure compensate con giorni di ferie non ancora godute. Apriti cielo! Anche in questo caso la triplice ci mette lo zampino e diffida l’amministrazione dal richiedere il recupero delle ore non lavorate. Come al solito dimenticano, i poverelli sindacati, che essendo la mancanza d’acqua dovuta a forza maggiore indipendente dal datore di lavoro, i lavoratori che non dovessero recuperare o compensare le ore e i giorni in cui il municipio era chiuso rischiano seriamente di vedersi decurtata la busta paga di quelle ore in cui non hanno fornito la controprestazione lavorativa dovuta a fronte della retribuzione mensile.
Ma torniamo ai nostri giorni. E’ ovvio che se l’intera città è chiamata al sacrificio del vivere senza acqua a maggior ragione gli edifici pubblici, e in massima logica il Comune di Messina, non possono stare chiusi per sempre. Nasce da questa semplice considerazione l’operazione che il responsabile dell’approvvigionamento idrico di Palazzo Zanca ebbe a fare lo scorso Lunedì per calcolare, dopo una settimana di chiusura degli uffici, quante autobotti fossero necessarie per soddisfare gli standard igienico sanitari dei dipendi comunali.
Non si tratta di un urologo ma necessariamente un minimo di conoscenza e frequentazione dei bagni pubblici è stata necessaria per riuscire a calcolare quanto sarebbe durata un’autobotte d’acqua. Ma andiamo per ordine e riportiamo il calcolo esatto fatto dal responsabile. A Palazzo Zanca ci sono 11 bagni, ci dice in modo serio e concentrato. “Ma quello che c’interessa veramente è quante cassette dello sciacquone vi sono e sappiamo che escluse e chiuse quelle rotte, il Municipio di Messina è dotato di 33 cassette per l’acqua. Ora, un’autobotte contiene circa 7 metri cubi che corrispondono a circa 7 mila litri d’acqua. Poi, con una semplice divisione ricaviamo che l’autobotte può rifornire lo sciacquone per 231 volte. Possiamo concludere, continua il funzionario, che se ad ogni schiacciata dell’apposito pulsante lo sciacquone rilascia circa 10 litri d’acqua, e pur volendo essere di manica larga, almeno 660 dipendenti comunali (20 x 33) potranno essere soddisfatti nelle prime tre ore di lavoro. Pertanto, Palazzo Zanca deve essere rifornito con 2 autobotti ogni 3 ore”.
Dopo questa lunga disamina e lasciando il responsabile alle sue urologhe riflessioni, i fatti di oggi e le proteste dei lavoratori si ammantano di mistero. Nelle prime ore di lavoro Palazzo Zanca è stato regolarmente rifornito, tanto è vero che il personale addetto è riuscito a provvedere alla pulizia dei servizi igienici. Il panico tra le maestranze è nato solo dopo le 10:00, di fronte ai rubinetti completamente asciutti, contestualmente incominciano a circolare voci che vorrebbero una nuova Ordinanza per motivi sanitari che consentisse loro di non lavorare di pomeriggio. La protesta monta, grida dei lavoratori iniziano a sentirsi nei corridoi e i sindacati iniziano ad arrotare i coltelli. Il resto, pur essendo cronaca, non riporta un particolare e cioè che la protesta iniziata alla 12:00, scema lentamente tanto che alle 12:30 è tutto finito. I lavoratori sono stati rassicurati che avrebbero avuto presto risposta e magia delle magie alle 13:00 i lavandini di Palazzo Zanca incominciarono a zampillare acqua come se fossero le fontane delle ” Mille e una notte”.
L’acqua era quella corrente, l’autobotte non era dovuta intervenire e i corridoi sussurrano una strana storia di un Capo di Gabinetto che di fronte alla protesta dei lavoratori ha chiamato l’AMAM e si è sentita rispondere: ma noi è da stamane che vi forniamo l’acqua direttamente dalla condotta!
Scena in dissolvenza, fuori campo si sente la voce di una conosciuta come la “vibrazione” che parlando con quello che per molti è l’artista dice: ma non è che la manetta che abbiamo chiuso stamane per immettere l’acqua dell’autobotte nei serbatori di Palazzo Zanca era quella che forniva l’acqua corrente dell’Amam al palazzo?
@PG