La verita’ relativa e il principio dell’onesta’ intellettuale.

 

 

E’ questo il pensiero, di pirandelliana memoria, che mi è venuto in mente davanti all’allarme sociale lanciato dal comitato la nostra città: “Dal 13 agosto 14 persone ( 4 bambini ) vivono tra i topi” e una serie di 28 fotografie ne attestano la situazione di degrado e abbandono…”, come a voler dire che l’assessore Cucinotta, (a cui si chiede un incontro) l’assessore Mantineo, Renato e tutta la città di Messina avrebbero abbandonato al loro destino i tre nuclei familiari che per quattro settimane hanno ciondolato, dormito, urlato e “vissuto” a Palazzo Zanca in attesa di sistemazione.

 

Ed è una verità pirandelliana incontestabile la situazione di degrado civile e morale in cui ci troviamo, come è degradante vedere una struttura comunale che da ex Scuola di Cataratti, passa a struttura di prima accoglienza della Protezione Civile e finisce come struttura di prima accoglienza per le famiglie disagiate di Messina.

 

Ma ancora non basta, perché dopo il disagio e il degrado deve esserci l’indignazione, la protesta e per finire l’onestà intellettuale, la quale rappresenta l’unico elemento discriminate delle proprie e delle altrui scelte. Scelte che possono essere pure sbagliate ma che devono presupporre sempre e comunque un’onestà intellettuale di partenza. In caso contrario ci troveremmo davanti a una palese malafede.

 

 Ed è in nome di questa ideale onestà intellettuale che mi accingo ad esporre quale è la mai verità pirandelliana su tutta la vicenda, iniziando dalla legalità.

 

E’ stato un principio di legalità che ha fatto si che pur avendo lo IACP 10 alloggi popolari disponibili non li si è potuti assegnare, sic et simpliciter, ai tre nuclei che hanno recentemente bivaccato a Palazzo Zanca. Il rispetto dei requisiti di preferenza, della graduatoria d’assegnazione e soprattutto l’aver scoperto l’uovo di colombo, cioè che il 90% delle richieste erano false e frutto di decenni clientelarismo politico, hanno determinato l’esigenza di una cautela preventiva che ha ritenuto non più sufficiente la semplice autocertificazione. E’, per altra via, come quando si vince un concorso,  prima di essere messo in ruolo devi dimostrare i requisiti precedentemente dichiarati.

 

E’ stato, invece, un principio di solidarietà sociale quello che ha determinato ed individuato nella ex Scuola di Cataratti il presidio momentaneo o il ricovero temporaneo per queste famiglie. E qui è obbligo fare alcune precisazioni. Da più parti e da più fronti si è più volte sottolineato che la soluzione trovata era più che dignitosa a fronte di realtà emarginali che vedevano queste famiglie vivere in garace o nelle macchine, e pur sempre in attesa di verificare la fondatezza delle loro richieste. O precisare che recentemente altre famiglie, diverse da queste ma con gli stessi bisogni, erano allocate a Palazzo Zanca e la soluzione delle loro necessità è stata affidata alla bontà dei privati. Non mi è dato sapere quel delle due ipotesi è la migliore ma conosco diversi proprietari di casa che per aver avuto la stessa sensibilità per gli sfollati delle alluvioni di Giampilieri, oggi si rivolgono al Giudice per avviare le procedure per lo sfratto per morosità, non provvedendo più da tempo la Regione a corrispondere il canone pattuito.

 

Ed è, infine, il principio d’onestà intellettuale che mi porta a dire che quelle foto unitamente a quella dichiarazione del comitato diventano un messaggio fuorviante per tutta una serie di fattori strutturali e sostanziali, che richiamano alle loro responsabilità associazioni, volontari, comitati e quant’altri. E non ultimo chiamano alla responsabilità lo stesso comitato per aver fatto delle foto in un ala del presidio scolastico ed averne attribuito gli effetti all’altra ala.

 

Strutturalmente l’ex Scuola di Cataratti si sviluppa su un solo ampissimo piano, con un atrio grande quanto il “transatlantico” di Palazzo Zanca e una divisione fisica che separa l’ala destra da quella sinistra ed entrambe di uguale ampiezza se non oltre. La struttura, anche materialmente divisibile in due parti, nella sua parte sinistra è nella disponibilità delle associazioni di volontariato che operano nel campo del pronto intervento (vedi i City Angels ed altre), e a cui è affidato il compito della gestione e custodia al fine di garantire “l’immediatezza d’intervento” in caso di calamità o la predisposizione e la messa in disponibilità degli spazi per uso di protezione civile. In altri termini è a queste associazioni che compete il presidio degli spazi e il mantenimento dei requisiti minimi affinché questi spazi siano idonei in caso d’emergenza. 

 

E’ ovvio che le tre famiglie sono state allocate provvisoriamente nell’ala destra della struttura e che giornalmente personale del comune, volontari, giornalisti e fotoreporter sono li per provvedere ai piccoli interventi quotidiani che il vivere in un “alloggio” nuovo comporta e a documentare il tipo di vita che si conduce in un ex Scuola. Per i più schizzinosi ricordo che le nostre forze dell’ordine, in occasione delle operazioni elettorali, spesso e volentieri sono chiamate a dormire nei presidi scolastici.

 

Certo che se il comitato con le sue foto avesse voluto denunciare l’abbandono delle derrate alimentari che sono a scadere il 2 di settembre o che alle stesse è imputabile l’eventuale presenza di topi (di cui nessun’altro ha dato notizia o contezza) l’avremmo supportato, se avesse voluto denunciare l’atteggiamento delle associazioni di volontariato che lasciano in stato d’abbandono masserizie e suppellettili e non provvedono a presidiare la struttura o a mantenerla aperta l’avremmo sostenuto, se avesse voluto denunciare che l’ala sinistra della struttura ha bisogno di manutenzione o che in quelle condizioni presto non servirà più allo scopo di ricovero di protezione civile in caso d’emergenza l’avremmo  affiancato.

 

Ma davanti ad una verità relativa e tendenzialmente fuorviante, sia pure di pirandelliana memoria e salva ed impregiudicata l’onestà intellettuale di tutti gli altri, noi propendiamo per un’altra verità relativa, la nostra.

 

Pietro Giunta.