L’altra velocità

Da Catania a Scicli in treno. Un viaggio di oltre tre ore, su una littorina che attraversa tutto il sud-est siciliano costeggiando il mare e immergendosi nella campagna. Un viaggio lento, gradevole per i turisti, impossibile per i pendolari

 Partire.

Partire da Catania per raggiungere Ragusa o Scicli, che tutta Italia un po’ conosce e confonde con la Vigata nata dalla penna di Andrea Camilleri.
In mezzo, oltre tre ore di viaggio per 170 chilometri, una coincidenza a Siracusa, l’attesa di un treno che, con estrema lentezza, immerso nella bellezza del territorio, ti conduce a destinazione.
Niente a che vedere con l’alta velocità pubblicizzata nei mesi scorsi, nessuna freccia rossa, nessuno spot per le ferrovie della linea sud della Sicilia orientale. C’è da far fronte ai tagli, agli interessi, alle possibilità e anche alla storia.

Come quella della stazione ferroviaria del capoluogo ibleo che viene inaugurata nel 1893, ma che vede arrivare il primo treno a Ragusa con “tre anni di ritardo”, per via delle difficoltà presentate dalla conformazione geografica del territorio durante i lavori di costruzione.

Eppure la stazione cresce: ingrandita negli anni e dotata di un ampio scalo merci, è persino punto di partenza di una tratta destinata a Roma Termini. La si potrebbe certo considerare una grossa opportunità per lo sviluppo economico della Sicilia sud orientale, ma l’Oriente che sa sfruttare le proprie risorse non è, per definizione, quello che si configura nel sud-est siciliano. Così le corse verso la capitale si concluderanno nel novembre 1988 e l’ampio scalo merci verrà chiuso dieci anni più tardi. La linea sarà riservata a collegamenti regionali e – per arrivare ai giorni nostri – si apprende che, dal marzo di quest’anno, le corse previste nei giorni festivi e domenicali sono state soppresse, così come il collegamento coi treni diretti a Siracusa e Gela. Quella Gela che, tra l’altro, vede la sua stazione prossima all’abbandono secondo l’opera di progressiva dismissione messa in atto dai vertici di Trenitalia.

Una storia dall’epilogo nefasto, questa, che si riversa sui pendolari, unici fruitori di una proposta ferroviaria sempre meno valida e conveniente. In questo stato il treno non regge il confronto con i collegamenti in autobus -più veloci e spesso più economici- che da e per la provincia di Ragusa sono dominati dall’Ast, unica compagnia di autotrasporto a servire l’area iblea.

Sulle ferrovie, però, i vertici politici delle tre province siciliane vogliono l’ultima parola. Il 9 giugno del 2010, gli onorevoli Nicola Bono, Franco Antoci e Giuseppe Federico – rispettivamente i tre presidenti delle province di Siracusa, Ragusa e Caltanissetta -, supportati dai sindacati, si sono riuniti per discutere il rilancio del trasporto su binari, con la proposta del passaggio ad una gestione diretta del servizio dal parte della Regione Sicilia; a Trenitalia toccherebbe, tra gli altri, il compito di garantire la disponibilità dei mezzi e la riattivazione di tratte come, appunto, la Siracusa-Ragusa-Gela, mentre il governo regionale contribuirebbe con uno stanziamento da 117 milioni di euro l’anno. Come il più svogliato degli scolari, l’incontro è rimandato a settembre.

Il viaggio di Trenitalia sul versante “tagli”, però, non si arresta: è del maggio scorso la notizia che duri provvedimenti interesseranno i convogli regionali che collegano il capoluogo aretuseo e quello ibleo con Modica. Pronta la risposta della Cisl: capeggiate dai due segretari generali delle UST di Siracusa e Ragusa, Paolo Sanzaro e Giovanni Avola, le delegazioni composte da oltre duecento tra dirigenti, lavoratori e pensionati, si sono ritrovate alla stazione di Noto. La città di mezzo, capitale del barocco e culla di quel patrimonio riconosciuto dall’Unesco, ha riunito Siracusa e Ragusa, almeno per un giorno. Pare che, alla base della decisione, ci sia il limite di disponibilità delle automotrici adatte alla linea ferrata in questione. Senza considerare, poi, la reale condizione di questa linea, obsoleta e ancora priva di elettrificazione, talmente insicura da richiedere una velocità di percorrenza che non superi i 60 chilometri orari.

C’è chi, tuttavia, in barba alla lentezza, ai ritardi, ai disagi, fa sentire la propria voce rivendicando la bellezza del territorio e l’importanza anche estetica della presenza di questa tratta in particolare: il prezzemolino fra i social network, l’ormai sempre più presente Facebook, accoglie, tra i suoi gruppi, uno intitolato proprio a questa tormentata storia: “Riprendiamoci la ferrovia in provincia di Ragusa”, recita l’intestazione e chiedono gli oltre 1.200 iscritti.

Un gruppo che – parola del suo fondatore, Antonio Chessari – «nasce dalla volontà di sensibilizzare tutti gli abitanti della provincia di Ragusa su questo tema (la ferrovia), che ormai è diventato fondamentale sia per la sopravvivenza che per lo sviluppo economico e culturale della nostra provincia. Dobbiamo cominciare a fare proposte concrete per riappropriarci di un servizio di cui tutti abbiamo diritto».

La speranza si mantiene, le domande pure. I rappresentanti della Cisl chiedono che fine abbiano fatto i tanto pubblicizzati veicoli “Minuetto”, che avrebbero dovuto sostituire le vecchie motrici “aln668”. Non arriva risposta, solo silenzio. «Trenitalia ha fatto molta pubblicità a questo mezzo, facendocelo quasi toccare con le mani, ma ora sembrano spariti nel nulla, o peggio sono stati trasferiti in altre regioni o su altre tratte dell’Isola», dicono Avola e Sanzaro.

Insieme ai “Minuetto” era sparito anche il “Treno Barocco” che però è tornato a correre sui binari da Siracusa a Ragusa. I già citati presidenti delle province di Siracusa e Ragusa e diversi sindaci e assessori, si sono riuniti a Noto per riconfermare il servizio di collegamento a scopo turistico culturale dei centri principali barocchi del Val di Noto. Trenitalia ha immediatamente dato la sua disponibilità a ripristinare il servizio a pagamento e a condizione che venissero confermati, nei centri interessati, i servizi ai turisti, in particolare il pullman e le guide turistiche con l’avvio del servizio previsto per domenica 8 agosto. Una bella soddisfazione per chi non ha perso la voglia di alimentare, con discussioni, proposte e determinazione, la forza delle proprie esigenze.

Ma il viaggio della linea ferroviaria sud orientale della Sicilia è ancora lungo e si porterà avanti pigramente tra clamori e silenzi fino a destinazione. Di quale destinazione si tratti non ci è dato sapere, ma resta ancora, magari, proprio attraversando quelle meraviglie paesaggistiche che si stendono tra terra e mare, la speranza di contraddire il Conte cantautore piemontese, vedendo che quel “treno dei desideri” ha finalmente preso la direzione giusta.