Un progetto senza limiti, perché non ha particolari obiettivi se non quello di risvegliare la coscienza dei siciliani e l’amore per la propria terra: l’Arsenale, federazione siciliana delle arti e della musica, incarna questo desiderio di rivalutazione del territorio, per stessa ammissione di Cesare Basile, uno degli ideatori.
“Eravamo arrivati a una sorta di stadio zero. In Sicilia si dice che non pò fari cchiù scuru da menzanotti, ma il buio sta arrivando a quel punto. E una volta arrivati in questa situazione, ciclicamente, una terra, una popolazione prova a rialzarsi. Ci si parla, si vede come fare, ci si organizza: è così che nasce l’Arsenale“.
L’idea è quella di ridiscutere gli standard artistici della Sicilia, “la qualità della vita culturale e civile. Siamo partiti dall’arte, il nostro mestiere, organizzando a seconda di bisogni e possibilità per rivivere il territorio e inventarci una coscienza civile diversa“.
“La partecipazione è la chiave: sarebbe un sogno se riuscissimo a far sentire più coinvolti i siciliani verso la sorte del proprio territorio, verso i propri bisogni. Lo dico a ogni intervista, pur non essendoci un vero e proprio ‘obiettivo’ un po’ è questo lo scopo dell’Arsenale“.
Per far crescere la Sicilia bisogna conoscerla; per questo Basile, in occasione dell’uscita del suo nuovo album –Sette pietre per tenere il diavolo a bada– ha organizzato un tour chiamato “Ovunque in Sicilia”, dove lo si è potuto vedere (e ascoltare) in location importanti e conosciute, ma anche in
“Ho approfittato dell’uscita del disco per legare anche idealmente il discorso dell’Arsenale, cercando tramite la musica di girare e toccare quanti più punti possibili dell’isola; sia perché dopo tanti anni di lontananza è bello riscoprire la mia terra, sia perché è fantastico scoprire come molti ragazzi facciano i salti mortali per organizzare qualcosa, quanta buona volontà e impegno mettano in questo lavoro”.
Sette pietre per tenere a bada il diavolo: ma cosa sono queste pietre?
“Sono amuleti, spuntoni a cui aggrapparsi, punti di forza. Non sono purtroppo pietre da scagliare contro qualcuno o qualcosa, anche se in Sicilia avremmo l’imbarazzo della scelta per trovare persone, luoghi o istituzioni contro cui scagliarsi, talmente tanti da far sì che un’azione del genere lascerebbe il tempo che trova“.
Ma quindi, ora, fatto l’Arsenale bisogna fare i siciliani?
“No, non userei questa citazione; non amo molto il periodo del risorgimento e non sono affatto legato all’unità d’Italia. I siciliani hanno semplicemente bisogno di dirsi che esistono e che hanno tanto da raccontare“.
D’altronde, sta tutto scritto nel bel manifesto della Federazione (visibile sul sito http://larsenale.org/manifesto/ ): “Vogliamo produrre e ospitare arta in Sicilia per riappropriarci dei suoi luoghi, sottrarli all’impoverimento e renderli risorsa”; e ancora “Andare via alla ricerca di opportunità è stata la nostra storia, adesso le opportunità vogliamo crearcele da soli, in questa terra”. Frasi belle, forti e con un profondo significato, ben esplicato dalle parole di Basile, dei suoi sette amuleti per tenere a bada un diavolo che i siciliani, in questo caso, conoscono molto bene, perché spesso -quasi inconsapevolmente- sono loro stessi, che chinano il capo e non riconoscono lo splendore della terra che li circonda.
Come canta Basile come chiusura del suo concerto messinese (omaggiando Rosa Balistreri, cantastorie siciliana scuola 1927) La Sicilia havi un patruni: “I giovani sono fuori / ché le braccia le hanno forti / ma il padre italiano / se li è venduti per un pezzo di pane.
La Sicilia è addormentata / dorme il sonno dei morti / ed aspetta mentre dorme / che cambi la sua sorte.
Ma la sorte non è ostia / non è grazia dei Santi / si conquista con la forza / nelle piazze e si va avanti”.
E allora avanti, Arsenale.