Le parole non corrispondono alle opere

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Pullula la città di invisibili, poveri, emarginati. Brulica di persone che vivono di stenti, di elemosina, di accattonaggio.   Sono a Piazza Università, alla stazione in fila il lunedì sera a cercare un pasto caldo servito umilmente da volontari.  Sono tra i vicoli e le piazze. E ’ anche questa Messina, fuori dai palazzi, fuori dalle promesse, dalle parole rassicuranti. 

Le voci afone però non sono più solo quelle degli immigrati, dei clochard  ma di messinesi che hanno perso il lavoro, ergo la dignità.  Non c’è più Costituzione che tenga davanti a questo fiume di gente che si accartoccia su sé stessa, rincorre il giorno, contando tutti i minuti di vuoti, sperando che ogni nuovo giorno sorga e rivolga subito al termine. 

La città dello Stretto si sta annichilendo e ce lo dice questo viaggio tra i nuovi poveri. Qualcuno, come Franca, ha scelto, il “palco” speciale di una chiesa per chiedere l’elemosina e rivendicare i suoi diritti. I passanti e i frequentatori abituali della messa hanno imparato a volerle bene, qualcun altro però storce il naso osservandola portandosi il pollice e l’indice alla testa come per dire: “Ci sta bene questa con la testa?”.

 Franca d ’altronde  è una donna che attira l’attenzione: bella e intelligente, parla tre lingue correttamente ed è capace di discutere di qualsiasi argomento con piglio critico: “Io oggi chiedo l’elemosina – ci dice – pur di trovare un lavoro. Nella situazione in cui siamo oggi nemmeno chi fa il barista può permettersi di affittare una stanza.  Oggi dormo grazie a padre Francesco Pati, una persona a cui tutti dovrebbero voler bene.  Il sindaco continua a ripetere: ’ datevi da fare’ ma nessuno dice che un occupazione non c’è. Io oggi riesco a  racimolare cinque euro al giorno e non ho nessuna intenzione di fare la buttana per vivere”.  

Parole che sono dure, ma che nello stesso tempo offrono il ritratto di tutti coloro che in questi mesi si sono travestiti da “benefattori” offrendo un aiuto in cambio di prestazioni sessuali: “La donna ancora oggi ha una discriminazione terribile. A vent’anni è più semplice – prosegue Franca- Io ho investito molto nella mia formazione. Ho studiato a Milano in una scuola privata. Parlo tre lingue. So vivere e so lavorare.   Che fai nella vita se non lavori? “.

La domanda di Franca ovviamente rimane senza risposta ma quello che getta più nello sconforto è il sordido silenzio della Chiesa e del parroco che al grido d’aiuto della donna ha risposto dicendo: “Io più di un euro non glielo posso dare”. Mentre la donna ci affida le sue parole in una sua giornata qualunque i passanti lasciano un obolo in quel raccoglitore a forma di cuore e qualcuno come Stefano non risparmia i commenti: “E’ una cosa ingiusta. Perché fare finta di niente?”.

 Eppure fare finta di niente, allargare le braccia, considerare le persone povere come la peste sembra una prassi ormai consolidata qui.  Ne è convinta anche la signora Rosanna, una donna messinese, che oggi trova riparo nei dormitori. Lei ha alle spalle ha una storia di violenza. Violenza che ha subito da parte del compagno, e che è stata sottovalutata, da quanto sostiene, anche dalle forze dell’ordine, tanto che davanti ad una richiesta d’aiuto con tanto di labro spaccato e un orecchino divelto si è sentita rispondere: “l’amore non è bello se non è litigarello”.  In questi anni è stata ospitata dal centro di accoglienza con suo figlio, fino a quando ha ereditato la casa dei genitori.  L’abitazione sorge in via Alcantara numero 16, vicino all’ ospedale Piemonte. I segni dell’inagibilità, dell’incuria e dell’abbandono sono visibili da fuori ma nessun cartello o sigillo è stato posto come sarebbe normale anzi: “queste abitazioni sono state affittate a persone provenienti dall’estero- tuona Rosanna-  anche a rischio e pericolo della loro vita perché un controllo effettivo su questa palazzina non è mai stato fatto perché in fondo sono abitazioni private che non ricadono nelle competenze comunali.”  La stessa casa di Rosanna, quando lei l’ha lasciata temporaneamente per cercare lavoro fuori, è stata occupata abusivamente, e quello che c’era di salvabile, come i sanitari, è stato completamente distrutto.   Rosanna intanto non chiede di vivere di assistenzialismo ma chiede, come del resto ha fatto Franca, quel lavoro che le permetterebbe di uscire da questa condizione di indigenza:” Io voglio la mia autonomia che deve partire da quelli che sono i diritti inalienabili di un individuo: una casa e un lavoro. Certo, il lavoro devo cercarlo io, ma avere un punto di riferimento è necessario per recuperare un po’ di tranquillità, così io posso ripartire”.  

I nervi intanto mentre ci mostra la sua casa, senza luce, umida, e piena di inerti, diventano fragili e le parole nel racconto cedono lo spazio alle lacrime: “Quando non si hanno i soldi si diventa un numero. Un numero che non merita di essere ascoltato”. La situazione legale della signora Morlans è seguita dall’avvocato  Giovanni Parisi. Un avvocato molto attivo nel sociale e che con il gratuito patrocinio aiuta molte persone :“Qualunque persona forte sottoposta a batoste continue crolla -ci racconta- il comune dovrebbe occuparsi di più delle persone che stanno per strada senza affidarsi esclusivamente ai privati, gli unici molto attivi.  C’è Padre Pati che ha case di accoglienza dappertutto. Lo Spirito Santo ha accolto gli extracomunitari senza problema e so, perché ne ho contezza, che non hanno ancora mai preso un euro dal Comune. Gli invisibili ci sono e non sono nemmeno tanto invisibili perché noi li vediamo.  Noi stessi facciamo attività di gratuito patrocinio con l’MCL ma possiamo mettere un cerotto sul tumore, ma il tumore resta.

Quello della signora non è nemmeno il caso peggiore che abbiamo visto. Ci sono persone che dormono sotto gli alberi. Basta fare un giro a Piazza Università la sera. L’ente pubblico è arroccato sulla propria torre d’avorio per questo il cittadino non vede di buon occhio la pubblica amministrazione perché in qualunque società quando il cittadino è in basso l’ente pubblico dice: “Vedetela voi perché noi abbiamo problemi più gravosi.  Quali sono questi problemi? La chiusura del centro pedonale? Io ritengo che ci siano problematiche più grosse”.  

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