L’era degli Ospedali Aggregati

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“Immensa area di grande prestigio architettonico che merita di essere sfruttata al meglio”. Così l’assessore regionale alla sanità, Massimo Russo ha commentato il sopralluogo all’ex ospedale “R. Margherita” durante la visita in città lo scorso 1 dicembre. A riferirlo è il dott. Salvatore Giuffrida, direttore generale dell’ASP al quale abbiamo carpito ulteriori approfondimenti riguardo questo “tour istituzionale”, organizzato per discutere sulla situazione della sanità provinciale.

“Il nosocomio del viale della Libertà dovrebbe avere una destinazione diversa da quella sanitaria – spiega il manager dell’ASP. Si ventila l’ipotesi di una struttura dedicata ad ospitare eventi culturali. Inoltre, è stato mostrato l’interesse del Ministero degli Interni per collocare gli uffici della Questura. Insomma, l’area è così vasta ( a detta dell’assessore Russo ) che possono coesistere anche diverse realtà come del resto esiste già, al suo interno, il distaccamento dei Vigili del Fuoco”.

“Si esclude l’idea del noto “Project financing” – continua Giuffrida – secondo cui l’ex ospedale doveva essere convertito in centro di riabilitazione d’eccellenza. Il progetto non può neppure essere rivisitato perché considerato troppo oneroso per le casse della Regione. In un periodo in cui si parla di razionalizzare le spese, non si può scegliere di ristrutturare un plesso così vetusto per destinarlo ancora all’assistenza sanitaria. Ormai, si procede verso i grandi centri specializzati dislocati in diverse zone della città”.

In effetti, è impossibile dimenticare che questa è l’era degli “Ospedali Aggregati” per cui, a volte, il cittadino sembra essere penalizzato dai provvedimenti presi dal governo regionale. Persino quando si tratta di dire addio a due ospedali importanti e collocati in punti nevralgici del territorio urbano come il “Margherita” (che sporge su due arterie principali, viale della Libertà e viale R. Elena) e il “Piemonte” sul viale Europa, vicino lo svincolo autostradale di Messina centro.

Tornando all’ex ospedale Margherita, “i tecnici del Comune e dell’ASP – puntualizza il direttore Giuffrida – stanno valutando le sorti della struttura e le possibili destinazioni in sinergia con l’Age.Na.S., Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, che funge da supporto al Ministero della Sanità.    

Potenziare le strutture esistenti (se è il caso ACCORPARLE) e concentrare le risorse umane ed economiche in centri unici d’eccellenza” sembra il motto della nuova riforma sanitaria. A questo ragionamento si allaccia sicuramente la conversione da Azienda Sanitaria Locale ad Azienda Sanitaria Provinciale, nata per garantire una visione d’insieme ed un monitoraggio completo del territorio.

Stessa linea di pensiero per l’organizzazione dei PTA (Punti Territoriali di Assistenza).

“Tra 15 giorni se non prima – ha affermato l’assessore Russo – si formulerà un accordo con i medici di base per coprire i comuni dove risulta carente l’intervento di primo soccorso”.

Considerando che la dichiarazione risale a qualche giorno fa, non dovremmo aspettare troppo per verificare l’ottima progettualità del governo. Alle spiegazioni espresse dall’assessore Russo, si aggiunge la volontà del manager Giuffrida di definire un piano provinciale di PTA.

“Stiamo lavorando – riferisce il direttore – perché venga erogata una assistenza medica in modo omogeneo in tutto il territorio e, nei prossimi giorni, presenteremo questo progetto all’assessore”.  

All’arrivo di Russo, presso la sala convegni della “Cittadella della Salute Mandalari”, è stata più che evidente la civile protesta dei lavoratori della SSR (Società dei Servizi di Riabilitazione) che vantano dall’ASP ben quattro mensilità arretrate. Tra l’altro, la società non risulta neppure accreditata per queste prestazioni perché ha ricevuto la sospensiva del TAR. La vicenda è controversa come ogni vicenda messinese ma, forse, per questa si profila un lieto fine. Affiancati dalla triplice confederale, gli operatori della SSR hanno potuto parlare con l’assessore che, successivamente, ha fissato un incontro con loro Palermo. Giorno 9 dicembre, si svolgerà questo vertice tra sindacati, dirigenti, assessore e una delegazione di lavoratori.

“Per l’occasione – sottolinea Giuffrida – verranno esaminati tutti i dettagli giuridici, tecnici, amministrativi della SSR”.   

Nota dolente della sanità provinciale, è l’ospedale di Barcellona P.d.G. Tornato alla ribalta della cronaca dopo la seduta del consiglio comunale che si è tenuta lo scorso 3 dicembre, il nosocomio del comune tirrenico vive problematiche che vanno al di là dell’aspetto puramente sanitario.

“Al posto di rilanciare l’ospedale, si tenta di fare campagna elettorale promuovendo l’accorpamento a quello di Milazzo”. Così intervengono i consiglieri dell’MPA di Barcellona, Flaccomio e Torre. “Il sindaco Candeloro Nania si sta preparando alle regionali – incalzano gli esponenti della corrente Lombardo. Invece dovrebbe soltanto costituirsi parte civile per i decessi registrati in quella struttura”.

Cercando di mettere da parte la politica, riportiamo le rassicurazioni fornite dal dott. Giuffrida:          
“Ho chiesto esplicitamente all’assessore Russo di confermare tutti i presidi ospedalieri del versante tirrenico. Nessun accorpamento degli ospedali di Milazzo e Barcellona P.d.G.. Bisogna però evitare di mantenere unità operative non autorizzate dalla Regione (come nel caso della Traumatologia). Altrimenti si verificherebbe un illecito. Non si parla  assolutamente di tagli di posti letto”.

Per chiarire ulteriormente cosa sta accadendo, bisogna ricordare che, quattro anni fa, il nosocomio di Barcellona ha subito lo “scippo” dei fondi ex art.20 che sono stati stornati ad un ospedale di Catania. Si trattava di circa 14 miliardi delle vecchie lire che sarebbero serviti per ristrutturare due piani del plesso ospedaliero e per garantire la dotazione di apparecchi elettromedicali. La legina regionale prevedeva che a questi finanziamenti potevano accedere solo le strutture dotate di almeno 200 posti letto. Automaticamente, quello di Barcellona con i suoi 156 posti a regime (ora solo 139) veniva tagliato fuori. A questo punto, la direzione generale annuncia di aver elaborato un piano di rimodulazione dei presidi tirrenici: in particolare, si punta al potenziamento dell’area medica nell’ospedale di Barcellona e dell’area chirurgica in quello di Milazzo.

A proposito di finanziamenti persi, l’assessore alla sanità Russo ha dichiarato: “Utilizzeremo le somme del fondo europeo. A breve, metteremo mani ai fondi art.20 e FAS per sanare situazioni che non sono degne di un paese civile. Non esistono tagli: questa è solo una fase di investimenti”.

E poi l’esponente regionale ci regala una serie di promesse: “Gli ambulatori cadenti spariranno. Le risorse tecnologiche verranno utilizzate al meglio. Ci sarà un abbattimento delle liste d’attesa perché, entro il 2010, verrà varato il Centro di Accettazione Regionale. Entro marzo, tutte le aziende sanitarie riformuleranno le piante organiche perché il personale medico è in esubero, al contrario di ciò che si pensa”.                    

Da questo quadro, quasi tutto sembra migliorabile ma vale la pena ricordare che alcune realtà siciliane vivono condizioni peggiori.

Bagheria non è diventata famosa solo per il film di Tornatore ma anche perché non ha un ospedale pubblico. Una mancanza che sconcerta e che fa gridare allo scandalo se si pensa che è il secondo comune dell’intero comprensorio palermitano in ordine di grandezza e capofila di un territorio con oltre centomila abitanti.

In attesa che si realizzi la tanto decantata “Casa della Salute”, struttura dotata di servizi sanitari dignitosi, i cittadini di Bagheria devono accontentarsi di ciò che viene offerto. La realtà infatti è che l’unità di pronto soccorso, i due consultori, il poliambulatorio, il Sert ed i servizi di base e di prevenzione sono tutti situati in edifici inadeguati e in locali in affitto che impoveriscono i conti della Regione di circa quattrocentomila euro l’anno.

 

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