Lettera a matteo messina denaro

Convenzionalmente le lettere dovrebbero iniziare con un ‘Egregio sig.’ o, se più confidenziali, con un ‘caro …’.

La mia non inizierà né con ‘egregio’, né tantomeno con ‘caro’, ma semplicemente con un nome.

 

matteo messina denaro,

sono Gaia Stella Trischitta, redattrice di questa testata giornalistica attiva da 7 anni contro ciò che rappresenti. Ho due lauree, una lunga esperienza nel campo. Insomma, quella che molti definirebbero ‘una in gamba’. Come me, ci sono migliaia, milioni di ragazzi che, mentre inseguono i propri sogni, sono costretti a vivere l’incubo della disoccupazione. Milioni di ragazzi che, come me, vivono in un territorio che tu, e tutto ciò che rappresenti, hai reso impossibilitato a realizzare quei sogni che ci accompagnano da sempre. Milioni di ragazzi che, come me, sono costretti a fare di tutto per andare avanti, scontrandosi con il lavoro nero, lo sfruttamento, il sistema delle raccomandazioni. Insomma…con tutto ciò che tu rappresenti.

Ti scrivo per farti gli auguri… ventisette anni di latitanza non sono da tutti…

A ventisette anni mi sono specializzata in giornalismo. Mi ricordo di questa ragazza vestita di nero, di fronte a una commissione come di fronte a un patibolo, sfoderare tutte le sue abilità oratorie per conseguire quel titolo tanto sudato. Perché quelli come me, le cose le sudano. Con le proprie forze, senza sottomettere, sfruttare o uccidere nessuno. E quelli come me, si portano dietro i sogni di un futuro che ha il sapore dell’incubo. L’incubo di dover lasciare la propria terra per poter ‘tirare a campare’, per poter vedere fruttare i sacrifici di decenni. Lasciare la propria terra… la Sicilia. Una regione dalle potenzialità inimmaginabili, che potrebbe da sola, con le proprie risorse energetiche e umane, provvedere al sostentamento dell’intera nazione. Una terra dalla bellezza indescrivibile.

Una splendida donna stuprata, che partorisce figli che dovrà vedere andar via…

La Mia Terra, che con fierezza mi ostino a non abbandonare. Perché non puoi vincere tu. Non potete vincere voi.

Questa terra non ve la lascio. Non la meritate.

Mi scontro ogni giorno con una realtà che puzza, sporca e inquina. Una realtà che premia il disonore, il prepotente. Quello che apparentemente è più forte, fino a quando non si scontra con la forza del coraggio dei tanti che spesso avete eliminato. Ma il siciliano, si sa, è testa dura, e per quanti ne eliminate, tanti prendono coraggio. Tanti abbracciano quell’eredità e la tengono stretta. Perché la Sicilia non ve la lasciamo. La Sicilia è di chi la ama. Anche se ci si scontra con ciò che tu rappresenti. Con quel sistema di ‘valori’ che diffonde l’idea per cui con l’arroganza si ottiene tutto. L’idea per cui usare la violenza garantisce il potere. Sfruttare le ‘amicizie’ è da furbi. Rubare è lecito perché tanto ‘lo fanno tutti’.

Sono una donna. Il pensiero di mettere alla luce un figlio in questa terra mi terrorizza. Il pensiero che cresca in mezzo a valori malati, che ciò che rappresenti ha iniettato nelle viscere della terra che un tempo era il centro del mondo, mi fa paura. Al tempo stesso però, mi stimola. Come me, milioni di giovani daranno alla luce una nuova generazione che crescerà sapendo che la mafia è una montagna di merda, citando quel giovane che, quelli come te, hanno fatto esplodere quasi 40 anni fa…

Mio figlio. I figli dei milioni di giovani come me. Tutti volteranno le spalle a quella realtà che ha contaminato la terra che ha dato loro i natali. Quella terra che non ti merita. Sogni irrealizzabili? Forse. Ma meglio il sogno alla rassegnazione.

Dal canto mio, continuo a fare tre lavori in attesa che i miei sforzi vengano ripagati. Continuo a sognare il momento in cui meritocrazia non faccia rima con utopia. Continuo a pensare al giorno in cui parlando all’estero della Sicilia, non mi sentirò rispondere mafia, ma magari Archimede, o perché no, arancino. Risposta sicuramente più accettabile. Continuo a credere in un futuro in cui i concorsi non siano truccati, in cui il lavoro onesto venga onestamente pagato, in cui un ragazzo più debole sia difeso e non sfruttato. Continuo a credere nella mia terra, la Sicilia. E nella mia città, Messina. Mi spiace solo che la mia città debba condividere con te anche il nome.

Con profondo disprezzo

Gaia Stella Trischitta