L’indifferenza che uccide

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Pochissimi i metodi di cura, ancor meno le possibilità di guarire, del tutto inesistenti le garanzie che ciò accada: il tumore è la seconda causa di morte oggi nel mondo, dopo le malattie cardiovascolari. Riproduzione incontrollata di cellule impazzite, cellule che possono trovarsi in qualsiasi parte del corpo e che possono arrivare in ogni punto di esso, cellule che sono state danneggiate in seguito a un danno genetico, il cancro si può sviluppare in forme più o meno gravi a seconda dell’organo o degli organi che colpisce. È impossibile riuscire a fare una classificazione di gravità, ogni tipologia ha le sue caratteristiche e le sue conseguenze. L’unica cura risolutiva contro il cancro è l’intervento chirurgico, ma non sempre questo permette di eradicare completamente la malattia. Nei casi in cui è impossibile asportare per intero la massa neoplastica si può associare all’intervento chirurgico la chemioterapia, trattamento a base di composti chimici sintetici o semisintetici che non intacca le funzioni  vitali. Ma qual è il prezzo per sopravvivere al tumore? La chemioterapia, pur essendo oggi molto progredita, colpisce, indistintamente, tutte le cellule che incontra, siano esse malate o sane, è causa di fastidiosi effetti collaterali e, in alcuni casi, può portare all’assuefazione: se praticata per un tempo troppo lungo non avrà più alcun effetto sul paziente. L’unica vera arma che si possiede contro questo male è la prevenzione: proprio per questo motivo essere informati, sottoporsi periodicamente a dei controlli, conoscere quali sono i primi segnali d’allarme di un tumore è di fondamentale importanza per la propria vita.

Esistono anche dei casi in cui i tumori possono essere previsti, poiché strettamente collegati a fattori ambientali inquinanti, casi che sarebbe possibile evitare se si intervenisse sulla salvaguardia del territorio. A volte questo male è dovuto, infatti, all’inquinamento della zona in cui si vive: polveri sottili, biossido di azoto, anidrite solforosa, benzene, possono essere la causa di malattie inguaribili come tumori e leucemie.
È questo il caso dell’area di Valle del Mela, dichiarata “Zona ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale e Sito di Interesse Nazionale”; in pochi chilometri quadrati, infatti, si sviluppa uno dei più grandi poli industriali della nostra regione:  una centrale termoelettrica ad olio combustibile, una raffineria di petrolio, un cogeneratore, un’acciaieria, un impianto per il recupero del piombo dalle batterie esauste e numerosi altri centri minori. Diversi studi sono stati effettuati dall’ OMS, organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con AUSL 5 Messina, attualmente Asp, e il DOE, Dipartimento Osservatorio Epidemiologico, sulle condizioni ambientali dei centri abitati presenti attorno al polo industriale: l’inquinamento causato da agenti gassosi è superiore ai limiti previsti dalle legge; le zone maggiormente colpite sono il centro di Milazzo, le frazioni di Gabbia, Giammoro e Archi.
Ma l’inquinamento atmosferico non è l’unico presente nella Valle del Mela. Altri studi, infatti, sono stati effettuati nel suolo dal Centro Comune di Ricerca di Ispra e nelle acque da studiosi tedeschi: la presenza di metalli pesanti nel terreno che si sviluppa intorno al polo industriale è superiore ai limiti di concentrazione previsti e il mare è inquinato da composti chimici provenienti dalle industrie.
Tutto ciò viene completamente ignorato dai politici locali, nessuno si è mai occupato di proporre delle soluzioni a questi problemi. Gli abitanti di questi centri urbani non sanno più come difendersi, i loro appelli vengono regolarmente ignorati dalle amministrazioni locali, ed è per questo motivo che hanno deciso di creare un’associazione: l’ADASC, Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini, con lo scopo di combattere una battaglia apolitica, apartitica e senza scopo di lucro, che consenta loro di poter vivere sereni nella loro terra di origine.
“Quello che chiediamo” afferma la vicepresidente Annalisa Zaffini “non è che il polo industriale venga chiuso, noi chiediamo che venga effettuata una bonifica del territorio e che vengano fatti dei controlli periodici sull’inquinamento della Valle”. Una delle risposte che è stata data all’Associzione è, infatti, quella che il polo industriale non può essere chiuso, è una fonte di guadagno per l’intera area e di lavoro per moltissimi abitanti, ma questa non è la volontà di nessuno dei membri dell’ADASC.  
“Nessuno si è mai occupato di salvaguardare la salute nostra e dei nostri figli” afferma la vicepresidente, l’unico momento in cui il problema, causato dal Polo industriale di Milazzo, è stato oggetto di discussioni risale alla denuncia del caso del condominio dei tumori. Le acque sono state smosse, nove tumori all’interno di un unico palazzo hanno risvegliato sia i politici che l’opinione pubblica. “Ma questo condominio” spiega Annalisa Zaffini “è solo uno dei tanti, moltissimi altri presentano le nostre stesse condizioni”, il risultato ottenuto dalla denuncia non è stato altro che un gran polverone. L’Arpa, Azienda Regionale per la Protezione dell’Ambiente, si è preoccupata di installare, nelle case degli abitanti del condominio, dei sensori per rilevare il tasso di inquinamento presente in quella zona, “nessuno mai, però, ha rilevato i dati registrati da questi” afferma il presidente dell’ADASC Giuseppe Maimone, “avrebbero dovuto rilevarli dopo un anno dall’installazione dei sensori, adesso sono passati quasi due anni e ancora non è venuto nessuno”.

Le malattie di cui gli abitanti di Valle del Mela soffrono, non sono solo tumori, ma esistono anche molti casi di malattie cardiovascolari, laringiti, problemi tiroidei, problemi leucemici, si registra un alto tasso di malattie respiratorie in età infantile, e anche qualche caso di malattia MCS, sensibilità chimica multipla.
“Avevo 45 anni e mezzo quando ho scoperto di avere un tumore al seno” racconta una donna membro dell’associazione “facevo periodicamente i controlli e nessuno si è accorto delle micro calcificazioni evidenti già nelle radiografie. La prima domanda rivoltami dai medici che mi hanno diagnosticato il tumore è stata «dove vive?» “ . Il cancro al seno infatti colpisce, generalmente, le donne al di sopra dei 50 anni che hanno avuto difficoltà durante l’allattamento dei figli, questo fattore consente alla cellula del seno di svilupparsi e giungere ad una maturazione completa dandole una maggiore resistenza. La signora però non rispondeva a nessuna di queste descrizioni, la spiegazione fornitale dai medici era riconducibile all’inquinamento presente nell’ambiente in cui vive. Ma di casi come questo Milazzo e l’intera Valle del Mela, è piena e purtroppo, sempre più spesso, non si tratta di adulti, ma di giovani o bambini che si trovano a combattere contro malattie terribili. Non tutti, però, sono stati così fortunati da sopravvivere alla malattia, non tutti hanno la forza di raccontare la loro storia e combattere affinché la loro terra natale sia di nuovo un’area vivibile. Alcuni abitanti infatti, sono stati costretti a lasciare Milazzo per andare a vivere in luoghi lontani da raffinerie o industrie, altri sono andati all’esterno per ricevere cure adeguate, altri ancora non sono sopravvissuti. L’associazione ADASC vuole mettere fine a tutto questo, vuole urlare la rabbia, la disperazione di quelle persone che, pur piegate da un male che le distrugge, non si lasciano spezzare dall’indifferenza dell’amministrazione locale.

“Ho inviato diverse lettere a Manlio Magistri quando era direttore sanitario dell’Asp” denuncia il presidente dell’ADASC “ma non ho ricevuto mai nessuna risposta. Tutte le amministrazioni che ci sono state fino ad ora a Milazzo hanno ignorato il suo problema fondamentale: l’inquinamento”. Ma tutto questo movimento, questa ribellione alle leggi dei potenti è causa di preoccupazione per chi teme che giustizia venga fatta. Un messaggio minatorio è arrivato per posta al presidente dell’associazione: FINISCILA! ATTENTO! Giuseppe Maimone ha prontamente fatto denuncia alle autorità con querela contro ignoti, ma non sarà certo questo a fermarlo! Ciò che l’associazione chiede è di consentire agli abitanti della Valle del Mela di sentirsi liberi di poter fare il bagno nel proprio mare, di poter stendere i panni senza ritrovarli pieni di polvere o addirittura bucati, richiede un intervento diretto sul campo che consenta loro di vivere finalmente sereni. La loro battaglia continuerà finché qualcuno non inizierà a far cambiare le cose.

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