Mamma fausa! Dal liberi tutti all’incertezza diffusa

Abbiamo chiesto al sociologo, prof. Francesco Pira, di raccontarci questo momento storico senza precedenti. Dal liberi tutti alla confusione diffusa. Dalla voglia di normalità alla paura di vivere. Un'analisi sociologica profonda. E profondamente inquietante. 

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Il discorso del premier Conte dello scorso 26 aprile ha disatteso le aspettative di quanti si aspettavano il “liberi tutti”. In questo caso, l’espressione ludica “mamma fausa” sembra proprio cadere a pennello. Quasi un “ve lo diremo nella prossima puntata” che non fa che accentuare le difficoltà di una società che brama e teme il ritorno alla normalità. Se di normalità si può parlare.

Il nuovo DPCM non sembra aver sciolto la matassa. Si può uscire? E’ consentito visitare i parenti? Si può andare al bar? E se sì, come? L’incertezza fa da sovrana. E se i sempre più numerosi nuovi podisti possono finalmente indossare le scarpe da corsa, i tanti commercianti non hanno ancora le idee ben chiare sulle regole da seguire per la tanto attesa riapertura.

E intanto questa fase 2 riscatena la seppur per poco sopita valanga di fake news che tornano a insinuarsi in chat e social network. D’altronde tra “fake” e “fase” c’è solo una consonante di differenza.

Ecco quindi che la speranza del liberi tutti lascia lo spazio ai tanti neologismi che speravamo di abbandonare. Pauravirus. Infodemia. E anche di coglionavirus sembra che proprio non possiamo sbarazzarci. Quasi più pericoloso del vero contagio, la diffusione di false notizie presentate come verità assolute miete vittime in ogni continente. Dal presidente degli Stati Uniti che “umilmente” suggerisce la somministrazione di disinfettante per via endovenosa, al genio della medicina alternativa che consiglia di prendere sole per sconfiggere il coronavirus. E intanto gli esperti, quelli veri, devono farsi spazio a gomitate per avere quella visibilità che permetterebbe di ridurre le incertezze.

Cosa fare? Niente, verrebbe da dire. Ma la risposta probabilmente è fare ciò che abbiamo fatto finora. Aspettare che chi ne ha l’autorità ci dica cosa fare. E se l’incertezza trapela anche dalle parole di chi dovrebbe conoscere le soluzioni, non possiamo che attendere che qualcuno gridi “liberi tutti”. Nel frattempo, restiamo nei nostri nascondigli. Protetti da quegli schermi ormai diventati indispensabili. Pronti a urlare al miracolo… o a gridare “mamma fausa”!

G.S. Trischitta

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