Mario Romano: un passato da scugnizzo. Oggi, per chi se ne intende, l’inventore di un genere musicale particolare. Il “Neapolitan Gipsy Jazz”. E tutto grazie ad una chitarra e ad un cd. http://myspace.com/quartierijazzmarioromano
“La musica mi ha salvato – racconta Mario – Sono nato nel ’78 a Napoli, nei quartieri spagnoli, dove vivo.. Ho avuto un’ infanzia da vero scugnizzo. Ricordo quegli anni come i più spensierati della mia vita. C’era meno violenza e Napoli era il fulcro della cultura del Paese. Era la Napoli di Massimo Troisi e di tutto il movimento Neapolitan Power.
La musica è stata una via di salvezza per me, mi ha aiutato a venir fuori da situazioni pericolose in un’età delicata, tra i diciotto e i diciannove anni. Nel mio quartiere molti dei miei amici d’infanzia sono finiti nel tunnel della droga e della delinquenza. La chitarra mi ha permesso di riscattarmi da chissà quale destino. Ho iniziato a suonare davvero tardi, a 19 anni credo, dopo essere scappato da una caserma militare del Nord, dove ero stato destinato per il servizio di leva. Quando ho avuto le prime ore di libertà, sono subito salito sul primo treno per tornare a casa. A dire la verità, qualche guaio con la giustizia l’ho avuto e non è stato facile liberarsene. Ma è stato in quel momento che ho deciso di prendere lezioni di chitarra.
A casa ne avevamo una, comprata non ricordo da chi. Ero e sono ancora innamorato della musica di Pino Daniele. All’epoca provavo a fare mille lavori. Avevo preso il diploma di ragioneria. Un giorno un amico mi portò in una scuola di musica “Musicisti Associati”, dove ora insegno chitarra ed a cui devo tantissimo”.
Perché?
Mi hanno fatto studiare senza chiedermi soldi. Sono cresciuto musicalmente con i maggiori esponenti della musica napoletana. Poi ho completato gli studi al conservatorio di Napoli. I miei maestri sono stati Paolo del Vecchio, Antonio Onorato, Daniele Sepe, Marco Zurzolo, Joe Amoruso, Piero De Asmundis e tanti altri, tutti quelli che giravano lì in quel periodo.
Ha inventato un genere particolare di musica. Ce ne parla?
Sì, credo di aver creato un genere in effetti! Nessuno suona questo tipo di musica che io ho chiamato “Neapolitan Gipsy Jazz“, nato dalla fusione del Jazz Manouche, sorto in Francia dall’ incredibile esperienza del chitarrista Django Reinhardt e di tutto il mio background “napoletano”. Il mio genere mescola jazz, musica brasiliana, musette francese, classica e moderna, scuola napoletana e tutte le esperienze musicali che ho fatto
Ma come ha fatto a tagliare con il suo passato?
La svolta è avvenuta un giorno. Per caso comprai su una bancarella il cd di un chitarrista francese, che aveva il mio stesso cognome “Romane”. Attratto dall’omonimia, decisi di prenderlo. Fu una rivelazione ascoltarlo a casa. Mi sembrava di sentire me un po’ più maturo. Il suono che avevo sulla chitarra classica era molto simile e già da un po’ di tempo stavo suonando in quel modo. Fu una vera scoperta per me. Questo ha accelerato di colpo l’idea di musica che avevo nel cuore e nella testa, dandomi nuovi spunti per la mia composizione.
Oggi?
Posso dire di essere riuscito a fare della mia passione una professione, e la mia professione ora per me è diventata una missione. Ho deciso di restare qui, nei quartieri spagnoli, a combattere contro l’ ignoranza, quella in cui sono cresciuto, con quest’ arma, la musica, l’arte. Questa città, con tutte le sue contraddizioni ha fatto di me un musicista particolare, con una grande sensibilità ed io sento il dovere di ricambiare, seminando a mia volta, qualcosa di buono per tutti, ma proprio tutti, anche per quelli che nascono qui, ma che non amano né rispettano Napoli, anche a causa della malapolitica.
A Gennaio scorso è uscito il primo disco di questo progetto, intitolato “Mario Romano – Quartieri Jazz – E Strade ca portano a mare”, in cui ci sono le collaborazioni di tutti i musicisti, che mi hanno aiutato a crescere. La mia fantastica band è fatta di musicisti che come me vengono dai quartieri popolari. Ed è questo che dà alla nostra musica un timbro davvero unico. Sono Luigi Esposito al piano, Ciro Imperato al basso ed Emiliano Barrella alla batteria. Il progetto prevede anche un trio in perfetta tradizione manouche con Gianluca Capurro alla chitarra ritmica e Ciro Imperato al contrabbasso. Da poco abbiamo esordito al Teatro Palcoscenico con una nuova band più allargata: “Quartieri Jazz Orkestrine”, in cui ci sono due musiciste fantastiche come Catherine Blanche al violino e Martina Mollò alla fisarmonica.
Altri sogni?
Non ho grandi sogni nel cassetto, il mio l’ho già realizzato ed era quello di fare il musicista, suonando la mia musica. Questo non mi fa sentire un tipo tosto. Però.
Però?
Mi sento orgoglioso del percorso durissimo che ho dovuto fare, più difficile sicuramente di quello di altri miei coetanei. Il riscatto è stato faticoso, ma mi ha fatto maturare molto. Oggi posso essere di aiuto ad altri.
Un messaggio a chi ci legge?
Dobbiamo impegnarci tutti a volerci più bene. Solo così usciremo da questo momento difficile,
Cinzia Ficco