Massoneria e mafie, ritrovato interesse

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Di Francesco Bertelli

Esiste la massoneria in Italia? Certo che esiste. Il problema è che se ne parla poco e quelle poche volte che si affronta il tema, pare che una coltre di mistero quasi illusorio e mistificatore attanagli il tutto. Quasi che si ridicolizzasse l’argomento.                                                                                    

La massoneria esiste e vive insieme a noi. La domanda che non dobbiamo mai dimenticare di porci è la seguente: che peso ha la massoneria nel nostro Paese?

Inutile girarci intorno: al di là di quello che viene raccontato dai capi dei grandi ordini (GOI in primis) non è tutto oro quello che cola.

E’ passata quasi inosservata la notizia della settimana scorsa che ha visto lo Scico della Guardia di Finanza di Roma, su ordine dell’Antimafia, entrare nelle sedi delle principali obbedienze italiane per acquistare gli elenchi degli iscritti di Sicilia e Calabria dal 1990 ad oggi.

Sono stati perquisiti: Grande Oriente d’Italia, Gran Loggia Regolare d’Italia, Serenissima Gran Loggia d’Italia, Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accertati Muratori.

L’azione dell’Antimafia ha ad oggetto i nomi dei massoni siciliani e calabresi sospettati di infiltrazioni mafiose. L’imbarazzo e le resistenze iniziali dei vertici di tali ordini è evidente.

Già a metà 2016 la Sicilia e nella fattispecie Trapani è tornata protagonista nelle notizie sulla massoneria: 19 logge solo nella città di Trapani con 460 nomi di massoni. Sei di queste logge situate a Castelvetrano, il paese di Matteo Messina Denaro.

Tra i 460 iscritti figurano mafiosi, esponenti delle forze dell’ordine, funzionari della prefettura, dirigenti di banca, professionisti, imprenditori, politici ed amministratori locali.

Da qui è partito l’interesse di Rosy Bindi e di tutta l’Antimafia per fare chiarezza. In mezzo a tutto questo, hanno fatto anche scalpore le parole di Amerigo Minnicelli a capo della Loggia Luigi Minnicelli di Rossano (Cosenza) del Grande Oriente d’Italia: “Fino al 1995 gli iscritti al GOI in Calabria erano 600-700 ora sono 2.600 e non si giustifica una crescita in questi termini in alcun modo.”

Non bastano le rassicurazioni o moniti dei capi di tali obbedienza (vedi Stefano Bisi a capo del GOI) in linea con il vecchio stile massonico dei tempi di Garibaldi. Non si può continuare ad evidenziare quei principi ottocenteschi nel contesto attuale e dopo tutto quello che è emerso dal mondo massonico e para-massonico. Occorre fare chiarezza. Troppo spesso infatti attorno alla massoneria (e se vogliamo addirittura all’interno di essa) si celano misteri oscuri.

L’esempio di Castelvetrano, roccaforte di Matteo Messina Denaro, rilanciato dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato è allarmante. In questi dossier  la questura ha scritto che “le clamorose vicende politico giudiziarie di risonanza nazionale (P2) e locale (Iside 2) non sembrano avere ancora incentrato il diffuso convincimento che in seno a logge massoniche, soprattutto se occulte o deviate, possa annidarsi un vero e proprio potere parallelo in grado di inquinare l’attività amministrativa e la gestione della cosa pubblica costituendo una temibili turbativa per le istituzioni e la collettività”.

Pare evidente l’interesse dell’Antimafia per gli iscritti di Sicilia e Calabria e tali obbedienze. Alcuni hanno però fatto notare che l’intervento delle Fiamme Gialle potrebbe essere giunto troppo tardi, dato che esiste la seria possibilità che alcuni nomi di rilievo possano essere stati eliminati dagli addetti ai lavori.

E’ notizia inoltre di poche ore fa che attorno ai magistrati di Palermo che indagano sulla vicenda trattativa tra Stato e mafia esistono nuove e serie minacce di attentati per volontà di Matteo Messina Denaro ed ambienti “circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore”. A dirlo è il procuratore generale Roberto Scarpinato nella parte di audizione pubblica alla Commissione parlamentare Antimafia.

Tornano alla mente le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, tra l’altro anche l’ultimo pentito sentito da Paolo Borsellino poco prima di saltare in aria. Tornano alla mente le “5 entità” che decidono le sorti di questo Paese: Cosa Nostra, Massoneria deviata, Vaticano deviato, Servizi Segreti deviati e ‘ndrangheta. Entità , come spiegò Calcara, autonome tra loro ma riunite in una Supercommissione. Cinque entità con una forza maggiore rispetto all’Italia degli anni 80-90 con legami profondi anche nel mondo politico.

Diceva Andreotti, esempio più calzante di altri, che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Ecco perché fa bene l’Antimafia a muoversi in modo così deciso.

Post scriptum: ci ricordiamo dei fratelli Occhionero? Perché non parla più nessuno di loro? Due fratelli legati al mondo massonico che avevano tentato più volte di accedere nel cuore dei sistemi informatici dei ministeri e quindi dei vertici dello Stato Italiano. Al di là di tutte le possibili responsabilità penali che la magistratura accerterà, è emerso un dato passato inosservato. L’indirizzo in cui operavano i due fratelli esperti di cyberspionaggio era in via Brighindi 44 a Frosinone. Lo stesso indirizzo in cui per sei anni ha abitato il maestro-venerabile Licio Gelli.

Solo una coincidenza?

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