Musica e colore davanti allo stabilimento della birra Triscele.
Gli ex lavoratori hanno manifestato ancora una volta. È l’unica arma che gli rimane. Presenti anche gli orchestrali del Teatro, gli ex Ferrotel, i lavoratori della società di vigilanza “Il Detective”, i lavoratori della mensa universitaria, quelli dei Servizi sociali, quelli dell’ATM e gli occupanti del teatro Pinelli. I grandi assenti, i messinesi, che non hanno accolto l’invito dei loro concittadini, ufficialmente disoccupati che si stanno difendendo con le unghie con i denti.
Le donne, ex dipendenti dello stabilimento hanno destato la nostra attenzione. Lilly, Agata, Cettina e Francesca. La prima ha speso ventisei anni della sua vita tra quelle mura, che lei definisce una seconda casa. Il rammarico è rivolto al passato, quando hanno creduto alle promesse fatte dallo stabilimento Faranda: “L’Heineken allora ci dava la possibilità di un trasferimento poi è subentrato un lestofante. Fa ancora più male essere buttati fuori da un messinese. Noi abbiamo vissuto tutte le generazioni della famiglia Faranda. I figli non hanno la stessa tempra del padre”. Intanto, con il sottofondo di “In questo mondo di ladri”, le parole di Lilly si fanno più decise. Si chiede, dove sia la cittadinanza: “Per essere un paese civile ci manca poco. L’unione fa la forza. Questa è una città che sta sprofondando. Allora che facciamo tutti le valigie? Dobbiamo rimboccarci le maniche”. Siamo un’isola speciale. Ma di speciale abbiamo solo la disoccupazione. Ad Agata invece abbiamo chiesto cosa si aspetta dalla giunta Crocetta: “Da quello che mi è sembrato, il presidente della Regione vuole provarci a risollevare le sorti della nostra città. Siamo fiduciosi e abbiamo speranza”.
Cettina dice lapidariamente: ”Questa situazione ci toglie la voglia di lottare, ma poi ci rendiamo conto che solo questo possiamo fare: Manifestare”. Francesca si chiede invece, dove sono i giovani della città. I primi che non hanno alcuna garanzia per il futuro e poi lancia un messaggio dedicato all’imprenditoria: ”Gli imprenditori dovrebbero essere invogliati a investire su Messina, evitando di vederla come una terra di conquista”. Intanto mentre l’amministrazione messinese aspetta notizia da palazzo d’Orleans, domani ancora una volta i messinesi non faranno mancare sulla propria tavola la birra messinese.Un po’ perché è l’orgoglio della nostra città. Un po’ perché è diventato un rituale. Non importa se della città dello stretto resta solo l’etichetta.