L’adesione di negozi e imprese al marchio “PizzoFree” a Messina è un segnale estremamente importante per l’affermazione della legalità e la promozione dello sviluppo. Ogni mese decine e decine di migliaia di euro, guadagnati con fatica e sudore da commercianti e imprenditori, vanno a finire nelle casse di Cosa nostra. Sono i soldi che i cittadini spendono per fare la spesa e acquistare beni e servizi di vario genere. La mafia non lascia scampo a nessuno e impone il pizzo senza pietà a qualsiasi esercizio o attività commerciale o imprenditoriale.
Un sistema facile e immediato che assicura alle cosche ingenti risorse con le quali sostenere le famiglie dei boss in carcere e finanziare le attività illecite dell’organizzazione, come il traffico di sostanze stupefacenti. In molti casi, invece, parte di queste risorse è reinvestita in attività lecite utilizzate per ripulire il denaro sporco.
Questo provoca degli effetti devastanti ai mercati e alle economie locali poiché sottrae ricchezza e soffoca qualsiasi possibilità di crescita e di sviluppo.
Il racket delle estorsioni non ha soltanto una funzione strumentale alle esigenze economiche della mafia; esso è il principale meccanismo di controllo e dominio mafioso del territorio. Le ripercussioni sul piano sociale e culturale sono pericolosissime. Attraverso la prepotenza Cosa nostra impone il proprio sistema di regole e valori, alternativo a quello dello Stato fondato sui diritti e le libertà. La capacità della mafia di fare affari e risolvere i problemi grazie ai suoi rapporti clientelari e collusivi con settori della politica e della burocrazia scredita le istituzioni agli occhi degli operatori economici e dei cittadini. E’ così che la rassegnazione e l’omertà corrodono l’etica pubblica e lo spirito civico.
Il pizzo è una delle principali cause del sottosviluppo e del degrado sociale del Mezzogiorno. Ecco perché è necessario combattere le mafie sia sul piano repressivo che su quello culturale. In questi ultimi anni sono stati fatti molti passi in avanti. La magistratura e le forze dell’ordine hanno smantellato numerose reti criminali, assicurando centinaia di boss alle patrie galere. In molte parti d’Italia sono nate le associazioni antiracket al fianco di commercianti e imprenditori che decidono di denunciare. La stessa Confindustria siciliana, che all’inizio degli anni ’90 lasciò solo di Libero Grassi, oggi ha deciso di espellere tutti coloro che pagano il pizzo e non denunciano.
Ci sono, quindi, tutti i presupposti per ribellarsi alle estorsioni. Lo Stato ha dimostrato di essere credibile e affidabile. La società civile ha deciso di prendere posizione. Ovviamente ognuno deve fare la propria parte: la politica, approvando leggi ancora più efficaci nel contrasto alla mafia; gli operatori economici, denunciando i loro aguzzini; le associazioni di categoria, adottando provvedimenti e protocolli; gli enti locali, individuando in collaborazione con gli altri soggetti interessati provvedimenti amministrativi di contrasto alle infiltrazioni e realizzando iniziative di promozione alla legalità; i cittadini, impegnandosi per la promozione di una cultura antimafiosa e preferendo i beni e i servizi col marchio “PizzoFree”.
Giuseppe Lumia